venerdì 30 marzo 2012

Lukas Spendlhofer


Nome: Lukas Spendlhofer
Data di nascita: 2 giugno 1993, Neunkirchen
Nazionalità: Austria
Altezza: 187cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Fc Inter Primavera - Campionato Primavera
Ruolo: Difensore centrale, Mediano
Valore: 150.000€



La selezione Under19 dell'Inter si è appena laureata Campione della neonata Next Generation Series, rinominata la "Champions League dei ragazzi", affrontando alcuni tra i migliori settori giovanili d'Europa. I ragazzi di Mister Stramaccioni si sono contraddistinti grazie ad un gioco maturo e solido, e soprattutto grazie ad una difesa molto ben organizzata che ha permesso a Bessa e compagni di esprimersi al meglio in fase offensiva. Ma il reparto arretrato ad inizio stagione non era esente da critiche: fin da subito Stramaccioni ha cominciato la sperimentazione spostando Mbaye dalla posizione di centrale a terzino sinistro alternandolo con Rodrigo Alborno, e soprattutto dando fiducia a Lukas Spendlhofer al centro della difesa.
Dopo un avvio difficoltoso con ben sette reti subite dal Tottenham, la difesa nerazzurra ha cominciato ad acquistare fiducia e confidenza, arrivando ad essere considerata giustamente una delle migliori della competizione.

Pensare che l'arrivo di Spendhofer a Milano era passato in sordina, oscurato dall'acquisto del talento conosciuto da tutti i migliori scout d'Europa: Cristoph Knasmuller. Purtroppo per l'ex Bayern Monaco l'esperienza italiana non è andata nel migliore dei modi e la società ha deciso di cederlo a titolo definitivo all'Ingolstadt. A molti tifosi la successione degli eventi ha evocato un dejà-vù di alcuni avvenimenti accaduti nell'ormai lontano 1995 quando a Milano, sponda Inter, arrivarono due interessanti giocatori dall'Argentina. Uno di loro era Sebastian Rambert, promessa del mondo calcistico e abbonato fisso alle Nazionali giovanili argentine. L'altro giocatore era un acquisto di "contorno", un giovane promettente ma non molto conosciuto, un certo Javier Zanetti. Alla fine Rambert, il più quotato, ha deluso tutte le aspettative ed ha abbandonato l'Inter dopo soli sei mesi nonostante il debutto nella Nazionale maggiore, l'altro, il contorno, ne è divenuto capitano.
Il giovane Spendlohofer è arrivato all'Inter nel gennaio 2011, dopo che Piero Ausilio lo ha notato in occasione di un incontro dell'Austria Under18 contro la Svizzera, dall'AKA St. Pölten dove stava vincendo il Campionato Under18 austriaco a danno dei più quotati pari età del Rapid Vienna. All'epoca giocava nel ruolo di centrocampista davanti la difesa dove ha realizzato sei gol in quella stagione. Al suo arrivo all'Inter non è stato molto utilizzato dall'allora tecnico Fulvio Pea a causa di alcuni problemi burocratici e dalla dura concorrenza.
Con l'arrivo in panchina di Stramaccioni ha iniziato a vedere il campo con più regolarità nella stagione in corso, ma la svolta è arrivata in occasione dell'infortunio di Bianchetti, difensore centrale titolare, quando ha iniziato a sostituirlo. Da allora non ha più lasciato il reparto arretrato, affiancato proprio dallo stesso Bianchetti, e sono arrivate delle ottime prestazioni soprattutto in occasione delle partite contro Reggina, dove ha trovato anche il gol, e Fiorentina quando ha annullato Babacar.

Fisicamente il giovane Lukas è pronto ad un eventuale passaggio al professionismo, alto 187cm e dotato di una grande forza e resistenza. Dal punto di vista tecnico è un giocatore molto valido, non dimentichiamo che nasce centrocampista. Notevole tocco di palla e buona tecnica personale sono le sue caratteristiche migliori. Le sue doti naturali gli hanno permesso di distinguersi anche nel ruolo di difensore centrale e di farlo diventare il suo ruolo principale. Da mediano centrale ha sviluppato notevoli capacità in fase di contrasto e di anticipo che sono le sue basi in fase difensiva. Personalmente si è sempre dichiarato un jolly difensivo, in Nazionale ha sempre giocato a centrocampo, ma all'AKA St. Pölten all'occorrenza ha ricoperto il ruolo di centrale. Chiaramente deve migliorare ed acquisire ancora molta esperienza prima di potersi approcciare al professionismo nel suo nuovo ruolo. All'Inter lo descrivono come un ragazzo serio, con la testa sulle spalle e molta voglia di lavorare e migliorarsi. Appena arrivato a Milano si è ovviamente dichiarato felicissimo di avere la possibilità di crescere in una delle migliori squadre al mondo ed ha espresso da subito la volontà di migliorarsi per debuttare nel campionato italiano.

Negli ultimi anni è stato notato dai selezionatori delle Nazionali giovanili austriache e dopo sole 2 presenze condite da un gol in Under18 è stato promosso in Under19 nella quale fa parte tuttora e vanta 6 presenze.

Stramaccioni ha grande considerazione per il giovane austriaco e il suo arrivo sulla panchina della prima squadra non esclude una possibile convocazione, anche solo per gli allenamenti. Sono in molti ad aspettarsi qualche debutto eccellente a San Siro di uno dei Primavera che ha ben figurato finora. Spendlhofer rientra giustamente in questa lista.





mercoledì 28 marzo 2012

Next Generation Series 2011-2012: il cammino delle squadre fino al trionfo italiano



Vi abbiamo parlato della Next Generation Series ad inizio stagione, quando ancora doveva partire la manifestazione (era il 29 giugno 2011), con tutto l'entusiasmo per il primo vero torneo internazionale Under 19 che cerca di raggruppare i migliori settori giovanili d'Europa. Quest'anno, come detto, sono state selezionate 16 fra le migliori "cantere" del vecchio continente e la vittoria finale è andata, con grande piacere per il calcio italiano, all'Inter, che ha battuto l'Ajax in una spettacolare e combattutissima finale. La Next Gen nasce con l'intento di offrire ai validi prospetti dei club europei la possibilità di giocare contro pari età di scuole e culture calcistiche diverse. L'obbiettivo è quello di formare giocatori di stampo internazionale attraverso il gioco, la preparazione agli incontri, lo studio delle squadre avversarie e i viaggi che si devono affrontare, utili ai piccoli atleti nel maturare per la vita da professionista del pallone. Inter, Ajax, Marsiglia, Barcellona, Tottenham, Manchester City, Liverpool, Aston Villa, PSV Eindhoven, Marsiglia, Celtic, Sporting di Lisbona, Rosenborg, Molde, Fenerbache, Wolfsburg e Basilea hanno dato vita ad un calcio eccezionale che ha permesso a tutti i giocatori di uscire dal torneo, chi prima chi dopo, con un bagaglio tecnico, tattico e d'esperienza al quale non avrebbero potuto ambire se non in una competizione di questo tipo. Un primo significativo passo verso il giocatore di formato internazionale che qualcuno di loro potrebbe diventare. Di seguito il cammino delle squadre nella prima edizione della Champions League Under 19:

GRUPPO 1 (classifica al termine del girone)

Barcellona 15 Pts
Marsiglia 12
Celtic 9
Manchester City 0

Il gruppo 1 è un testa a testa tra Barcellona e Marsiglia. I catalani mostrano il solito gioco fatto di possesso e manovre ragionate mentre gli ottimi francesi si distinguono per fisicità e ripartenze. Nel Barcellona si distinguono Dongou (camerunense classe 95 che risulterà il capocannoniere della Next Gen con 7 reti), l'altra punta classe 93 Ernesto Cornejo e il trequartista David Babunsky. Nel Marsiglia interessanti i difensori Gael Andonian (classe 95) e Aloé Baptiste (classe 1994). Nel Celtic da annotare i nomi della rapida punta Anthony Watt classe 1993 (3 reti) e del centrale difensivo ceco Filip Twardzik (anche lui classe 93). Malissimo il City che chiude il torneo senza neanche un punto. Ci si aspettava di più dall'attaccante spagnolo Joan Roman, classe 93 di provenienza Espanyol, una sola rete per lui.



(17 agosto 2011) Marsiglia - Celtic 1-0
(31 agosto 2011) Celtic - Barcellona 1-3
(15 settembre 2011) Manchester City - Barcelona 1-2
(29 settembre 2011) Barcellona - Marsiglia 4-1
(5 ottobre 2011) Marsiglia - Manchester City 3-0
(17 ottobre 2011) Manchester City - Celtic 2-4
(20 ottobre 2011) Marsiglia - Barcellona 4-2
(3 novembre 2011) Barcellona - Manchester City 4-1
(7 novembre 2011) Celtic - Manchester City 2-1
(24 novembre 2011) Barcellona - Celtic 5-1
(24 novembre 2011) Machester City - Marsiglia 1-2
(7 dicembre 2011) Celtic - Marsiglia 3-0


GRUPPO 2 (classifica al termine del girone)

Sporting Lisbona 16 Pts
Liverpool 7
Wolfsburg 6
Molde 4

Lo Sporting Lisbona stravince il girone e si accredita come una delle candidate maggiori alla vittoria finale sia per talento che gioco. La prima punta Betinho (classe 93) è un giovane davvero promettente (6 reti, una in rovesciata stupenda contro il Liverpool e grandi colpi), Farley Rosa un centrocampista brasiliano classe 94 dalla tecnica sopraffina, Gael Etock un attaccante camerunese scuola Barcellona (classe 93) che può risultare letale quando parte palla al piede, Carlos Chaby è il classico 10 (del 94) che gioca dietro le punte e inventa nella manovra offensiva, Agostino Cà (mediano davanti la difesa del 93) è ottimo interditore e il difensore centrale (classe 94) Edgar Lé una valida scommessa. Questi sono i talenti più evidenti di una formazione, quella portoghese, che ha offerta un calcio spettacolare ed è tutta da seguire, principalmente dal centrocampo in avanti. Il Liverpool ha mostrato una scadente fase difensive e un discreto attacco. Da annotare l'attaccante mancino classe 94 Adam Morgan e il compagno di reparto brasiliano Silva (classe 93). Il Wolfsburg ha mostrato prestazioni altalenanti ma non per questo non ha offerto giocatori degni d'esser presi in considerazione per il futuro. Molto interessanti i centrocampisti Maximilian Arnold e David Chamorro (rispettivamente del 94 e del 93). Il Molde ha esordito alla grande con una squadra piuttosto giovane (molti 95 in rosa) e nonostante alla fine sia arrivata ultima nel girone ha chiuso più che degnamente la Next Gen. Nella compagine norvegese hanno spiccato principalmente l'interessante centrale Kristen Wembergv (classe 92) e l'esterno destro offensivo Zlatko Tripic (classe 92 che messo a segno 4 reti).



(17 agosto 2011) Liverpool - Sporting di Lisbona 0-3
(18 agosto 2011) Molde - Wolfsburg 3-1
(31 agosto 2011) Sporting - Wolfsburg 2-1
(7 settembre 2011) Molde - Liverpool 0-4
(14 settembre 2011) Liverpool - Wolfsburg 1-1
(15 settembre 2011) Sporting - Molde 6-1
(21 sttembre 2011) Wolfsburg - Liverpool 2-0
(29 settembre 2011) Liverpool - Molde 3-0
(19 ottobre 2011) Wolfsburg - Sporting 0-0
(2 novembre 2011) Wolfsburg - Molde 3-3
(12 novembre 2011) Molde - Sporting 3-4
(16 novembre 2011) Sporting - Liverpool 5-1


GRUPPO 3

Aston Villa 12 Pts
Ajax 10
Rosenborg 9
Fenerbache 4

L'Aston Villa vince il girone un po' a sorpresa, dimostrando merò l'ottimo lavoro che la società di Birmingham sta facendo con i giovani in questi anni. Il trequartista Gary Gardner, classe 92 già stabilmente in prima squadra, lo conoscono tutti ed infatti ha dimostrato il proprio spessore con grandi giocate e 6 reti, mentre ottimo torneo disputato anche da Graham Burke (punta irlandese del 93) dal portiere svizzero Siegrist (classe 92) e dal centrocampista inglese ma di origini giamaicane Daniel Johnson (classe 93). L'Ajax dimostra un potenziale immenso ma anche qualche calo di tensione. Grande girone del belga Rits a centrocampo (1993) e dell'attaccante Viktor Fischer, autentico gioiello danese classe 1994. Grande impressione l'ha destata anche il trequartista Klaassen (1993) ma soprattutto il difensore centrale Stefano Denswil, classe 1993 con piedi da centrocampista che tira punizioni e rigori da autentico campione. Il Rosenborg conferma il buon livello dei suoi giovani e sfiora il passaggio di turno. E' mancato l'apporto del grande talento Henriksen a centrocampo ma interessantissimo è stato l'attaccante Bakenga (classe 93 che ha segnato 6 reti ed è stato preso a gennaio 2012 dal Club Bruges per 2 milioni e mezzo) ed il centrocampista Fredrik Midtsjo (centrale del 93). Il Fenerbache chiude con soli 4 punti ed un livello ancora modesto rispetto alle altre squadre. Nonostante tutto si è fatto notare il centrocampista Omer Kandemir (classe 1993).



(17 agosto 2011) Ajax - Aston Villa 2-0
(7 settembre 2011) Ajax - Fenerbache 5-1
(28 settembre 2011) Aston Villa - Fenerbache 4-0
(28 settembre 2011) Rosenborg - Ajax 1-2
(12 ottobre 2011) Rosenborg - Fenerbache 4-2
(26 ottobre 2011) Fenerbache - Aston Villa 1-2
(2 novembre 2011) Aston Villa - Rosenborg 4-1
(2 novembre 2011) Fenerbache - Ajax 0-0
(9 novembre 2011) Rosenborg - Aston Villa 3-2
(16 novembre 2011) Fenerbache - Rosenborg 1-0
(22 novembre 2011) Aston Villa - Ajax 3-0
(29 novembre 2011) Ajax - Rosenborg 0-2


GRUPPO 4

Tottenham 14 Pts
Inter 11
Basilea 5
PSV Eindhoven 3

Nel gruppo 4 era difficile fare pronostici, essendo un gruppo formato da 4 settori giovanili al Top in Europa. Il Tottenham vince il girone mostrando un gioco solido con una formazione piuttosto matura (molti 93 in squadra). Benissimo l'attaccante inglese Alex Pritchard (classe 93), l'esterno destro di centrocampo Fredericks (classe 92), il giovanissimo difensore serbo Milos Veljkovic (classe 95) e il portiere scozzese Jordan Archer (classe 93). Non male anche l'ex Siena Coulibaly (1994). L'Inter parte malissimo con la sconfitta per 7-1 contro gli inglesi ma Stramaccioni è stato bravissimo a motivare i ragazzi nel credere nelle proprie qualità e costruire una solidità che poi l'avrebbe accompagnata per tutto il torneo. Bessa è il trascinatore dei nerazzurri che mettono in mostra degli eccellenti Crisetig, Longo e Vojtus. Ottimi Alborno, Duncan (centrocampista centrale ghanese del 93), Spendlhofer (centrocampista austriaco 93 reinventato difensore centrale da Stramaccioni) e il terzino mancino M'Baye (senegalese del 94). Il Basilea è promettente ma inconcludente e non risulta essere più che un avversario ostico sulla via della qualificazione. Bravo il centrale difensivo Arlin Ajeti (classe 93). Il PSV è forse la delusione del girone. Gioca un ottimo calcio ma si perde nei momenti decisivi e seppur di misura perde quasi tutte le partite. Da tenere d'occhio però il centrocampista austriaco Marcel Ritzmaier (classe 93) e il portiere Eric Verstappen (classe 1994).



(17 agosto 2011) Basilea - Tottenham 2-2
(31 agosto 2011) Tottenham - Inter 7-1
(31 agosto 2011) Basilea - PSV 1-0
(14 settembre 2011) Inter - PSV 3-2
(27 settembre 2011) PSV - Tottenham 1-2
(28 settembre 2011) Inter - Basilea 1-0
(19 ottobre 2011) Tottenham - PSV 4-1
(2 novembre 2011) PSV - Basilea 4-1
(23 novembre 2011) Tottenham - Basilea 1-0
(8 dicembre 2011) Inter - Tottenham 1-1
(20 dicembre 2011) PSV - Inter 1-2
(15 gennaio 2012) Basilea - Inter 0-0


QUARTI DI FINALE (gara secca)

(25 gennaio 2012) Aston Villa - Marsiglia 1-2
Pareggio al termine del tempo regolamentare con le reti di Gadi (Mar) al 36' e Gardner (Aston) al 90'. Durante i supplementari arriva la rete decisiva di Omrani al 101' (Mar).

(25 gennaio 2012) Sporting - Inter 0-1
Partita durissima con un tifo incredibile con oltre 20.000 persone a Lisbona. La rete decisiva la firma M'Baye (Int) al 55'.

(1 febbraio 2011) Tottenham - Liverpool 1-0
Rete di Coulthirst al 70' (Tot).
(Passa il Liverpool a causa di una violazione del regolamento da parte del Tottenham)

(8 febbraio 2012) Barcellona - Ajax 0-3
Sfida tutta da vivere ma chiusa nel secondo tempo dalla rete di Fischer al 55' e dalla doppietta di Schoop al 67' e 81' (Aja).


SEMIFINALI (gara secca)

(14 marzo 2012) Liverpool - Ajax 0-6
Reti di Fischer al 7', 50', 78' De Sa al 44' e Klaassen al 58' e al 65' (Aja)


(21 marzo 2012) Inter - Marsiglia 2-0
Reti di Crisetig al 3' e Longo al 42' (Int)



Highlights Liverpool - Ajax 0-6


Highlights Inter - Marsiglia 2-0


FINALE 3° - 4° POSTO

(24 marzo 2012) Liverpool - Marsiglia 2-0
Reti di Ngoo al 40' e Morgan al 90' (Liv)


FINALISSIMA 25 MARZO 2012



AJAX
1. Mickey van der Hart, 2. Sven Niewport, 3. Joel Veltman, 4. Stefane Denswil, 5. Mithail Dijks, 6. Fabian Sporkslede, 7. Lesley de Sa (75), 8. Mats Rits (105), 9. Rowendey Schoop (54), 10. Davy Klaassen (C), 11. Viktor Fischer

Panchina: 12. Peter Leeuwenburgh, 15. Mike Busse, 16. Sinan Keskin, 17. Nick de Bondt (75), 18. Danzell Gravenberch (54), 19. Ruben Ligeon, 20. Hasnaoui El Abdelmalek (105)

INTER
1. Raffaele Di Gennaro, 2. Simone Pecorini, 3. Ibrahima Mbaye, 4. Lukas Spedlhofer, 5. Marek Kysela, 6. Joseph Duncan, 7. Andrea Romano (C), 8. Lorenzo Crisetig, 9. Samuele Longo, 10. Daniel Bessa, 11. Marko Livaja (75)

Panchina: 12. Andrea Sala, 13. Eugenio Giannetti, 14. Rodrigo Alborno (75), 15. Marco Benassi, 16. Giovanni Terrani, 17. Gianmarco Falasca, 18. Francesco Forte


Ajax - Inter 1-1 (4-5 dopo i calci di rigore)
Reti di Longo al 44' (Int) e Denswil al 48' (Aja)

La partita.


I rigori.


Il trionfo nerazzurro può dare quello stimolo in più alle nostre squadre, in primis a quella nerazzurra, nel puntare decisamente sui giovani. Moratti è stato entusiasta del lavoro della primavera quest'anno e quindi bisognerebbe tramutare questo entusiasmo in coraggio nel ripartire con i ragazzi che vengono faticosamente ma ottimamente fatti crescere dalle parti di Appiano Gentile. Ovviamente questo discorso vale per tutte le squadre del nostro calcio che ha bisogno di questa ventata di freschezza in un periodo come questo ove le casse piangono e i talenti in nazionale scarseggiano. La Next Generation è stato uno straordinario banco di prova per tutti i calciatori che vi hanno partecipato e sarà ancora più entusiasmante il prossimo anno con la partecipazione già confermata di nuove grandi squadre (tra cui il Chelsea, Arsenal e United) e con alcuni rumors che riguardano Milan, Juve e Roma prossime partecipanti. Juventus e Roma in particolare sembrano le squadre meglio attrezzate per competere assieme all'Inter il prossimo anno con i classe 94 e 95 ma siamo sicuri che anche il Milan non si farebbe trovare certo impreparata. Chiudiamo con una piccola critica fatta a qualche media italiano che ha voluto sminuire il trionfo nerazzurro nella competizione (trionfo invece celebrato in Spagna, Inghilterra, Francia e Portogallo). La Next Generation Series è una manifestazione straordinaria, come ce ne poche nel mondo (vedi Torneo di Viareggio e Manchester United Premier Cup). E' considerata la Champions League Under 19 in quanto è la prima competizione che realmente seleziona i club fra i più importanti settori giovanili del mondo (una dimostrazione sono le squadre che partecipavano quest'anno). Qualsiasi opinione che sminuisce quello che di buono hanno fatto questi ragazzi, non solo per l'Inter ma anche per l'Italia, fa il male del calcio giovanile italiano. Ragazzi di 18 anni che vincono un trofeo importante come questo rappresentano l'orgoglio di un movimento calcistico italiano criticato da mezza europa come inadeguato e vecchio. Tutto il resto è chiacchiera da tifoso che mal si sposa con l'idea di rinnovamento di cui avremmo bisogno e che i media dovrebbero promuovere. ProssimiCampioni celebra i ragazzi dell'Inter e con entusiasmo attenderà la prossima edizione per celebrare la vincitrice 2013 con la speranza sia ancora un italiana.

lunedì 26 marzo 2012

Gerard Deulofeu


Nome: Gerard Deulofeu Lázaro
Data di nascita: 13 marzo 1994, Riudarenes
Nazionalità: Spagna
Altezza: 179cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Fc Barcellona B - Segunda Divisiòn
Ruolo: Ala Sinistra, seconda punta
Valore: 1.500.000€



La quantità di talenti prodotti dalla Spagna, ed in particolar modo dalla Catalogna, ormai non stupisce più, non fa più notizia. Eppure il Barcellona nella fattispecie continua a basare la sua forza sul lavoro svolto sui giovani negli anni precedenti. Ogni anno debuttano in maglia azulgrana talenti che sarebbero la fortuna della maggior parte dei settori giovanili al mondo, eppure in terra catalana sembra un fatto normale. Un giovanissimo che ha avuto la possibilità di debuttare nella stagione in corso, e che tanto sta facendo parlare di sè nel Barcellona B, è Gerard Deulofeu, canterano e catalano DOC.

Gerard nasce nel piccolissimo comune di Riudarenes ed a nove anni inizia a giocare a calcio proprio con la maglia del Barça. Comincia a mettersi in mostra fin da subito grazie ad un talento naturale fuori dal comune che spingerà i suoi allenatori a farlo giocare sempre con ragazzi più grandi di lui, in modo da abituarlo fin da subito ad affrontare le difficoltà di "stazza" dovute all'età maggiore. Percorre tutta la trafila delle giovanili fino ad approdare nella stagione 2010/2011 allo Juvenìl A (la categoria precedente al Barcellona B) un anno in anticipo. Al suo unico anno in Juvenil conquista il campionato vincendo anche la classifica marcatori giocando da attaccante esterno. Nel corso di questa stagione debutta anche con il Barcellona B, giocando quindici minuti nella sfida vinta 4-1 contro il Cordoba.
All'inizio della stagione 2011/2012 viene aggregato ufficialmente al Barcellona B, ed inoltre prende parte alla preparazione precampionato con la Prima Squadra, nella quale viene chiamato con ormai una certa regolarità a svolgere allenamenti. Nel corso della prima parte della stagione in Segunda Divisiòn non fa parte della rosa dei titolari, ma entra sempre a partita in corso. Le cose cambiano dalla fine di ottobre quando scalza definitivamente le gerarchie conquistando un posto fisso nell'undici iniziale. Quello stesso ottobre risulta essere un mese chiave nella carriera di Gerard, il 29 infatti arriva il debutto al Camp Nou, entra al sessantreesimo minuto per David Villa nel match di Liga vinto 5-0 sul Mallorca. Non si tratta della prima convocazione per il giovane attaccante esterno, il precedente aprile infatti era stato convocato per la partita contro il Real Sociedad, ma in quell'occasione non aveva lasciato la panchina.
Il sei dicembre arriva la seconda chiamata da parte di Pep Guardiola, questa volta in occasione di un match del girone eliminatorio della Champions League. Gerard gioca gli ultimi venti minuti nella vittoria per 4-0 sul Bate Borisov, mostrando grandi doti ma non ancora una piena maturità per giocare a quei livelli. Lo scopo del tecnico catalano poteva essere proprio questo: far comprendere meglio al giovane i suoi pregi ma soprattutto gli aspetti sui quali deve migliorare prima del salto al grande calcio.
Dopo queste due apparizioni in Prima Squadra il giovane attaccante esterno è tornato a pieni regimi nella formazione B nella quale fino ad oggi ha totalizzato 27 presenze e 5 gol.

Dal punto di vista tecnico Gerard è un giocatore dalle doti eccezionali le quali unite al suo ottimo atletismo lo rendono un giocatore potenzialmente devastante. Il suo problema principale potrebbe essere proprio lui stesso. Arrivano voci, piuttosto insistenti, da Barcellona che dicono abbia un carattere un po bizzoso e che fuori dal campo non conduca certe volte una vita propriamente da atleta. Chiaramente si tratta principalmente di voci e tutti i suoi allenatori lo hanno sempre difeso, ma a volte la sua insofferenza si vede anche in campo. Fin da piccolo è cresciuto con delle doti superiori rispetto ai suoi compagni e spesso si perde in giocate senza uno scopo particolare, con il semplice esito di mettere in mostra le sue abilità, ma è anche vero che questo è un atteggiamento comune in giocatori con doti straordinarie. A Barcellona addetti ai lavori e giornalisti lo paragonano al primo Ronaldinho, quel Gaucho che ha incantanto il Camp Nou e tutti i tifosi, chiaramente il paragone è esagerato per un ragazzo di appena diciotto anni che ha ancora tutto da dimostrare. Paragoni a parte il gran talento di Gerard lo si nota fin da uno sguardo sfuggevole, controllo di palla, dribbling secco, visione di gioco e finalizzazione sono le sue doti principali, caratteristiche che lo hanno reso uno dei migliori prospetti delle ultime stagioni. Inoltre dispone di un gran fisico, ancora in fase di sviluppo, una notevole facilità di corsa ed una buona resistenza.

Gerard può vantare anche diverse convocazioni nelle Nazionali giovanili iberiche: conta 4 presenze e 1 gol con l'Under16; 20 apparizioni e 6 marcature in Under17 con la quale ha preso parte al Campionato Europeo di categoria nel 2010 segnando una splendida doppietta al Portogallo ed un gol nella finale persa per 2-1 contro l'Inghilterra; e 11 presenze con un gol con la maglia dell'Under19 con cui ha vinto il Campionato Europeo nel 2011 segnando un gol in semifinale contro i pari età dell'Irlanda.

A Barcellona hanno praticamente blindato il ragazzo. Contratto fino al 2014 con un opzione per un ulteriore anno e clausola rescissoria che fino alla scorsa stagione era fissata a venti milioni ma che è stata alzata per resistere alle sirene inglesi che iniziavano a interessarsi al ragazzo. Proprio dall'Inghilterra sono arrivate le voci più inisistenta su un'offerta per Gerard. Manchester United, Arsenal e soprattutto Chelsea hanno sempre dichiarato di ammirare il giovane, ma la dirigenza azulgrana non ha nessuna intenzione di privarsi del giocatore.
Anche la Nike, uno dei più famosi brand sportivi al mondo, ha intuito le potenzialità del ragazzo e l'ha messo sotto contratto fin da quando aveva tredici anni, dapprima fornendogli solo scarpe e materiale tecnico, e dalle ultime due stagioni con un assegno da 150.000€ l'anno. Il futuro è tutto dalla parte di Deulofeu, ma bisogna che capisca che il confine tra il successo e l'anonimato è molto sottile.












La splendida doppietta realizzata al Portogallo nell'Europeo 2010

venerdì 23 marzo 2012

Pedro Obiang

Nome: Pedro Obiang
Data di nascita: 27 marzo 1992, Alcala' de Henares
Nazionalità: Spagna
Altezza: 1,85 m
Piede preferito: Destro
Squadra: Sampdoria - Serie Bwin
Ruolo: Centrocampista centrale
Valore: 800.000 €




Oggi parliamo di una "vecchia" conoscenza del calcio italiano, o meglio, vecchia in quanto nonostante la giovane età il suo nome riecheggia nei campi della serie A e della serie B già da un paio d'anni. Stiamo parlando del centrale di centrocampo Pedro Obiang, giocatore della Guinea Equatoriale (naturalizzato spagnolo) che si sta mettendo in luce nell'altalenante stagione della Sampdoria guidata da Iachini nella serie B italiana (serie Bwin).

Pedro Mba Obiang Avomo nasce in Spagna, a pochi chilometri da Madrid, da genitori africani, ed entra giovanissimo nel settore giovanile dell' Atletico Madrid il quale lo porta nella squadra B. Nei colchoneros inizia a catturare l'interesse di numerose compagini tra cui le blasonate Arsenal, Valencia, Juventus e Tottenham ma è la Sampdoria la squadra più lesta ad accaparrarselo grazie al lavoro di Marotta e Paratici, al tempo direttore sportivo e relativo braccio destro dei doriani. Pagando un indennizzo di circa 130.000 € la società di Garrone lo porta a Genova nel 2008 e lo aggrega agli allievi nazionali prima e alla primavera poi. Nella stagione 2010/2011 l'allora tecnico Di Carlo lo convoca nel ritiro di Moena (TN) aggregandolo di fatto alla prima squadra perché colpito dalle qualità del ragazzo. Il 12 settembre 2010 arriva l'esordio in Serie A a 18 anni, 5 mesi e 16 giorni nel 3 a 3 di Torino contro la Juventus. Nonostante la stagione sfortunata dei blucerchiati (con relativa retrocessione a fine stagione) potrà comunque archiviare altre 3 presenze nella massima serie ed esordire in Europa League il 16 dicembre 2010 nella trasferta ungherese contro il Debresceni (persa per 2 reti a 0). L'attuale stagione nella serie cadetta ha visto il centrocampista ritagliarsi un ruolo importante nonostante un fastidio al legamento del ginocchio destro. Ha all'attivo 19 presenze ed è pian piano diventato una sicurezza del centrocampo di Iachini che sta risollevando le sorti della squadra dopo l'inconsistente gestione Atzori. Il ragazzo ha dimostrato anche grande attaccamento ai colori della Samp quando nel novembre 2011 ha rifiutato la convocazione per la Coppa D'Africa con la sua nazione d'origine, la Guinea Equatoriale, per rimanere vicino ai compagni in un momento delicato della stagione.

Pedro Obiang è un centrocampista centrale di qualità e quantità. Ha doti fisiche importanti ed una buona rapidità unita ad una buona capacità di interdizione e di relativa impostazione della manovra. Tiene bene la palla tra i piedi, caratteristica che probabilmente ha sviluppato con successo ai tempi dell'Atletico, ma può essere anche un discreto mediano davanti la difesa. E' un centrocampista moderno che ricorda il primo Song (Arsenal) ma meno dotato in fase offensiva. Per non allontanarci dalla Spagna possiamo paragonarlo in proiezione a Marcos Senna (Villareal).

Il colpo della Samp nel 2008 è sicuramente stato un acquisto azzeccato. Il valore di Pedro Obiang è indiscutibile e a nostro avviso potrebbe tranquillamente giocare da titolare in qualsiasi formazione di medio livello della Serie A, della Premier, della Bundes e della Liga (con ambizione di crescita rilevante). Ha una discreta esperienza nelle selezioni giovanili spagnole con le quali ha accumulato diverse presenze tra Under 17 e Under 19. Detto del rifiuto alla nazionale della Guinea Equatoriale, il ragazzo non ha ancora scelto con quale nazionale prendere un impegno definitivo anche perché sembra che ci sia la possibilità che possa giocare anche per quella azzurra. Su di lui si vociferava poco tempo fa di un'opzione della Roma anche se entrambe le parti hanno smentito qualsiasi accordo formale. Sempre vivo l'interesse delle big italiane (la Juventus in testa vista la stima del duo Marotta-Paratici) accompagnate da molte inglesi e spagnole, anche se la Roma rimane in testa nella corsa al giocatore. Siamo sicuri che l'anno prossimo il forte atleta di colore salirà di categoria sperando che possa fare le fortune di una squadra italiana e dimostrare tutto il talento di cui dispone. La sorella Jennifer, che ne cura gli interessi, avrà un'estate di grande lavoro.




mercoledì 21 marzo 2012

Quando il calcio non è lo sport nazionale... Storia della MLS


Non in tutto il mondo il calcio è lo sport nazionale. Questo può sembrare strano a molti di noi che siamo cresciuti con il mito degli idoli calcistici. Da Pelè a Rivera, passando per Maradona, Baggio, Del Piero e Totti in Italia siamo ormai abituati a considerare il calcio come unico vero sport. Ma in alcune nazioni il calcio non è lo sport più seguito, come per esempio negli Stati Uniti d'America dove si respira il mito dell'NBA, del basket e di Micheal Jordan. Ma anche qui esiste il calcio, su buoni livelli in realtà, in continua crescita e in costante evoluzione.

La storia del calcio negli USA è molto controversa e piena di anedotti. Basti pensare che il campionato professionistico è stato creato solo nel 1993, anno di fondazione della Major League Soccer, spesso abbreviato come MLS, come tentativo di ospitare il Mondiale del 1994, ricordato da noi italiani come maledetto per gli errori ai rigori contro il Brasile in finale. Precedentemente il calcio era giocato solo a livello federale (noi diremmo regionale) e semi-professionistico.



Il primo campionato si è tenuto solamente nel 1996 con un formato molto particolare. Le squadre sono divise in due gironi, o conference: la Western Conference e la Eastern Conference. Lo svolgimento del torneo avviene in due fasi. La prima fase è la regular season, in cui ogni squadra affronta le altre due volte (una in casa e una in trasferta), per un totale di ventotto gare. La regular season si conclude con altre due gare, in cui ogni squadra affronta una volta soltanto 2 rivali della stessa conference per arrivare ad un totale di 30 partite. La seconda parte del torneo vede partecipare otto squadre: le due migliori squadre di ogni conference, più le migliori classificate del torneo nel suo complesso, ovvero accorpando le classifiche delle due conference. Queste squadre danno vita a scontri diretti con andata e ritorno nei quarti di finale e match unico per semifinali e finale: quest'ultima si disputa sul campo di una formazione MLS scelto all'inizio della stagione. Similmente agli altri sport professionistici americani, non è prevista alcuna retrocessione né promozione. Insomma una tipologia di formato che ricorda da molto vicino l'NBA e il Superbowl. Inoltre disputano l'MLS anche alcune squadre del Canada, che non possiede un campionato professionistico.

Come in Europa, anche in America ci sono delle coppe, quindi dei criteri per qualificarsi. Le prime sei classificate della regular season si qualificano direttamente alla Lamar Hunt U.S. Open Cup (la coppa nazionale degli Stati Uniti), mentre le altre squadre (ad eccezione di Toronto,Vancouver e Montreal, che hanno sede in Canada e partecipano alla Coppa nazionale canadese) effettuano tra loro un torneo di qualificazione per i restanti due posti. La massima competizione al quale un club può aspirare è la CONCACAF Champions League. I club qualificati non sono determinati in base alla competizione ma in base alla federazione.
Quattro posti sono riservati alle squadre statunitensi: le squadre vincenti del campionato e della "stagione regolare" si qualificano direttamente alla fase a gruppi. La finalista perdente dei playoff MLS e la vincente della US Open Cup si qualificano ai preliminari.
Un posto è riservato al Canada: la squadra vincente della Canadian Championship parteciperà ai preliminari di Champions. Interessante capire come le squadre canadesi possono qualificarsi solo tramite la coppa nazionale, indipendentemente dalla loro posizione finale nella MLS.



Ritorniamo però alla storia. Abbiamo detto che tutto iniziò nel 1996, quando il campionato era formato da dieci squadre, cinque per conference. Il campionato è posto sotto l'egida della federazione calcistica statunitense, conosciuta anche come United States Soccer Federation, che possiede tutti i club, gestiti da investitori, e i cartellini dei giocatori. Nell'Ottobre del '95 la federazione concesse ad ogni squadra due giocatori statunitensi e due stranieri (giocatori alla fine della carriera soprattutto in cerca dell'ultimo contratto) per costruire le rose che poi vennero completate tra il 6 e il 7 Febbraio con il Draft MLS Player inaugurale. Il Draft è una specie di calciomercato, ma con le regole del Draft dell'NBA, nel quale le squadre possono scegliere nuovi giocatori che devono essere maggiorenni e provengono dai college e/o dall'estero. Le rose dovevano essere ridotte dai 25 ai 18 giocatori entro il 15 Aprile, giorno in cui furono diramate le rose ufficiali dalla stessa federazione. Ogni squadra aveva un tetto salariale di 1,2 milioni di dollari e nessun giocatore poteva guadagnare più di 192.500 dollari annui. Ogni rosa poteva disporre solo di cinque giocatori stranieri per promovuore i talenti statunitensi. Furono i DC United a vincere il primo campionato MLS, battendo in finale per 3-2 i Los Angeles Galaxy al Foxboro Stadium. Furono sempre i DC United a vincere nella stagione successiva, questa volta al RFK Stadium contro i Colorado Rapids.
Nel 1998 ci furono invece diverse novità. Prima di tutto furono introdotte altre due squadre: Chicago Fire e i Miami Fusion. Furono proprio i Chicago Fire a mettere la parola fine all'egemonia del DC United al Rose Bowl (Stadium). Ci fu un grosso calo di spettatori e il deludente Mondiale in Francia diede vita a molti dubbi riguardo l'effettiva qualità del campionato. Così si decise di commercializzare ed esportare i talenti maggiori come Beasley e Donovan, cercando così di catturare l'attenzione dell'Europa. Continui problemi finanziari portarono poi alle dimissioni di Doug Logan, Commissario della MLS, che venne sostituito da Don Garber, all'epoca direttore esecutivo della National Football League, meglio conosciuta come NFL (campionato di football americano). Egli tentò di stabilizzare la lega, costruendo nuovi stadi solo per il calcio, in gran parte finanziati dai proprietari della MLS, riuscendo così a garantire un futuro alla stessa.
Nella stagione del 1999 tornano a vincere il campionato i DC United, battendo in finale i Los Angeles Galaxy, di nuovo al Foxboro Stadium. E' l'anno della costruzione del famoso Columbus Crewe Stadium, finanziato da Lamar Hunt (la coppa nazionale è chiamata così in suo onore), primo stadio statunitense costruito solo per partite di calcio, divenuto modello poi più volte replicato.

L'anno successivo vennero unite le due conference in un unico girone: il Central Division. Furono i Kansas City Wizard a trionfare, mentre nel 2001 i Los Angeles Galaxy persero nuovamente in finale con i San Josè Earthquakes proprio nel nuovo stadio, Columbus Crewe Stadium.



L'anno 2002 fu un anno fondamentale per l'MLS che cambiò radicalmente la filosofia della lega. Maggior spazio ai talenti americani (quindi riduzione dei giocatori stranieri in rosa) da una parte, e fallimento di due squadre storiche come il Miami Fusion e il Tampa Bay Mutiny che ridussero nuovamente il torneo a dieci squadre. L'attentato dell'11 Settembre 2011 portò alla cancellazione della stagione, i Chicago Fire furono dichiarati vincitori ed ebbe fine il Central Division, con il ritorno delle due conference: Western Conference e Eastern Conference. Ma soprattutto fu l'ottimo Mondiale in Giappone e Corea del Sud a far risorgere il calcio statunitense. Dopo tre sconfitte, i Los Angeles Galaxy riuscirono finalmente a vincere il loro primo campionato, battendo in finale il New England Revolution.
Nel 2003 furono di nuovo i San Josè Earthquakes a vincere, mentre il 2004 è ricordato soprattutto per l'esordio dell'appena 14enne Freddy Adu con i DC United che così tornano a vincere dopo gli ultimi deludenti anni. Entrambe le finali si disputarono all'Home Deport Center, costruito e inaugurato proprio per la finale del 2003.
Anche il 2005 registrò grandi novità. Nacquero due nuove squadre, il Real Salt Lake e il Chivas USA, che riportarono il numero di squadre in campionato a dodici. Fu creato la MLS Reserve Division, con le riserve di ogni squadra che disputa 12 partite, avendo così la possibilità di far crescere i propri giovani senza fretta. Il Kansas City Wizard venne spostato nella Eastern Conference perché c'erano ormai più squadre nel girone occidentale rispetto a quello orientale. Furono i Los Angeles Galaxy a trionfare in finale con il New England Revolution al Pizza Hut Park, costruito e inaugurato nel 2004. Inoltre ci fu il primo gemellaggio di una squadra statunitense con una squadra straniera. Si tratta ovviamente del Chivas USA che strinse un rapporto di gemellaggio con il club messicano del Guadalajara.
Il 2006 si aprì con l'acquisto da parte di Red Bull dei MetroStars, che quindi divennero i New York Red Bulls e con il trasferimento dei San Josè Earthquakes a Houston, in Texas, a causa del fatto che il proprietario non riuscì a garantire la costruzione di un nuovo stadio. Così cambiarono nome in Dynamo Houston che vinsero al termine della stagione il campionato. Anche i Chicago Fire si trasferirono ma solo perché fu costruito il Toyota Park, il nuovo stadio della squadra di Chicago.



Nel 2007 ci furono novità che cambiarono l'assetto economico della lega. Prima di tutto nacque il Designated Player Rule, soprannominato anche come La Regola Beckham, grazie al quale ogni squadra all'inizio di ogni stagione può acquistare un giocatore che sarebbe considerato al di fuori del tetto salariale della squadra, consentendo così i club statunitensi a poter competere sul mercato internazionale. E così che arrivarono i vari Beckham, Henry, Marquez, Frings, Keane, Lopez, Ljungberg, e tutti gli altri che hanno sicuramente migliorato la qualità del campionato nel corso di queste ultime stagioni. Inoltre i club furono autorizzati a firmare contratti di sponsorizzazione: insomma vennero messi i primi sponsor sulle magliette. Ci furono anche diverse modifiche strutturali. Entrò a far parte della Eastern Conference il Toronto FC, squadra canadese. Vennero costruiti altri due stadi: Park Sporting Goods Dick per i Colorado Rapids e il BMO Field per i Toronto FC. Nacque infine la SuperLiga, una sorta di Champions League che avrebbe visto affrontarsi le migliori quattro squadre della MLS e le migliori quattro della Primera Division del Messico. Furono sempre i Dynamo Houston a trionfare di nuovo in finale contro i New England Revolution (terza finale persa consecutiva) in MLS. Il 2007 viene ricordato anche come la nascita del calcio statunitense moderno.
Nel 2008 i San Josè Earthquakes tornarono a giocare la Western Conference. La qualificazione alla SuperLiga fu limitata ai primi quattro classificati non già qualificati alla CONCACAF Champions League. I Real Salt Lake cambiarono stadio nel Rio Tinto Stadium. Il campionato fu vinto dai Columbus Crewe di Schelotto.



Il 2009 si aprì con l'introduzione nella Western Conference dei Seattle Sounders e l'eliminazione della MLS Reserve Division, con la conseguente riduzione della rosa da 28 a 24 giocatori. In una appassionante finale al Qwest Field i Real Salt Lake sconfissero i Los Angeles Galaxy.
Dopo la diatriba sindacato-lega che portò ad un nuovo accordo per l'aumento dei contratti dei giocatori con tetto salariale fissato a 415.000 dollari annui e la possibilità di scegliere due giocatori secondo il Designated Player Rule con il pagamento di una tassa di 250.000 dollari per un terzo, nella Eastern Conference fu introdotto nella stagione 2010 il club dell'Unione Philadelphia, con sede nel PPL Park. I Toronto FC sostituirono il BMO Field con il FieldTurf. I New York Red Bulls si trasferirono al Red Bull Arena. Furono i Colorado Rapids ad aver la meglio sui Dallas nella finale del BMO Field, ultima partita giocata in questo stadio.
Nel 2011 nacquero due nuovi club: il Portland Timbers e Vancouver Whitecaps FC, entrambe introdotte nella Western Conference con il passaggio dei Dynamo Houston alla Eastern Conference. Venne riaperto l'MLS Reserve Division, con il conseguente ampliamento della rosa a 30 giocatori. I Kansas City Wizard cambiarono nome in Sporting Kansas City, trasferendosi nel nuovo stadio, il Livestrong Sporting Park. Finalmente i Los Angeles Galaxy tornarono alla vittoria guidati da Beckham.

lunedì 19 marzo 2012

Nathan Redmond

Nome: Nathan Redmond
Data di nascita: 6 marzo 1994, Birmingham
Nazionalità: Inghilterra
Altezza: 1, 73 m
Piede preferito: Entrambi
Squadra: Birmingham City, Championship
Ruolo: Centrocampista di fascia sinistra e destra
Valore: 1.000.000 €




Spesso ci si chiede come faccia una nazionale come quella inglese a non vincere qualcosa d'importante nelle manifestazioni internazionali. In fin dei conti siamo al cospetto di un Paese calcisticamente avanzatissimo, nel quale tutto è partito e nel quale gran parte delle innovazioni iniziano a svilupparsi. E' il bello del football, la magia di uno sport che vede trionfare nazionali di secondo piano come la Danimarca (Europeo 1992) o la Grecia (Europeo 2004) e cadere regolarmente sul più bello Inghilterra, Olanda, Italia e fino a poco tempo fa anche la Spagna. Oltremanica si continua imperterriti a macinare un calcio fatto di solida tradizione e nuove tecniche, con la speranza di costruire una nazionale che si prenda qualche reale rivincita nei confronti di chi luccica meno ma risulta essere più concreto. In Inghilterra si investe moltissimo nel settore forse più affascinante del pallone e cioè nella formazione dei giovani, elementi che faranno le fortune dei ricchi club inglesi ma non riescono ad imporsi definitivamente con la maglia bianca dei leoni. Il giocatore di cui parliamo oggi è uno di quei talenti del quale si pronostica un grande avvenire, con la speranza che questo si concretizzi sia nella società di appartenenza e magari possa essere decisivo anche in nazionale (dove molti suoi predecessori hanno fallito o non sono ancora stati determinanti). Stiamo parlando di Nathan Redmond, stella del Birmingham City.

Nathan Redmond nasce a Birmingham da madre di fede Villans (la città propone una delle rivalità più accese del Paese, quella tra Aston Villa e Birmingham). Entra nel settore giovanile del Birmingham nel 2002, all'età di 8 anni e inizia l'incredibile ascesa bruciando le tappe e confrontandosi spesso con ragazzi più grandi di lui. Nel 2009 trascina i Blues Under 15 alla semifinale della Nike Premier Cup (poi andata al San Paolo) e nella stagione 2009/2010 inizia a fare già le prime apparizioni nella squadra riserve. In quella stagione è in procinto di essere convocato con la prima squadra, allora in Premier League, per la partita con l'Everton, ma il tecnico McLeish alla fine non lo porterà nemmeno in panchina. Il 26 agosto 2010 arriva la sua grande occasione nei 12 minuti finali della partita di Carling Cup contro il Rochdale nella quale mostra a tutti di che pasta è fatto con giocate rapide ed efficaci (diventa il secondo più giovane debuttante del Birmingham dietro Trevor Francis a 16 anni e 173 giorni). Nel corso della stagione 2010/2011 gioca altre 2 partite con la prima squadra che trionferà in Carling Cup ma dovrà retrocedere in Championship. All'inizio di questa stagione ha impressionato fin da subito nel Mondiale Under 17 in Messico nella quale però l'Inghilterra si ferma ai quarti contro la Germania (3-2). In ritiro con il Birmingham ha catturato l'attenzione del nuovo tecnico Chris Hughton che decide di dargli fiducia e lo schiera nei preliminare d'Europa League (disputata grazie alla vittoria in Carling Cup). Redmond inizia alla grande con 5 presenze e una rete contro il Maribor che però non permette a lui e compagni il passaggio alla fase a gironi. Ad ora gioca con buona regolarità in Championship (il Birmingham è a ridosso della zona promozione ma fa un po' di fatica a tenere il passo delle prime) con 19 presenze e 4 reti.

Redmond è un esterno di centrocampo che predilige la fascia mancina ma può tranquillamente ricoprire lo stesso ruolo a destra essendo ambidestro. Ha tantissima corsa ed è molto rapido palla al piede, caratteristica che spesso lo associa ad Aaron Lennon. Possiede una grande tecnica di base con finte e controfinte ubriacanti che fortunatamente non rimangono fini a se stesse ma risultano essere decisive. E' un centrocampista offensivo, un funambolo poco incline nel ritornare a difendere e per questo può fungere anche da seconda punta. Ha tutto per diventare grande ma deve disciplinarsi in tutti i sensi e mettere su qualche chilo per competere ad alti livelli.

La sua esperienza in nazionale inizia con una breve apparizione in Under 16. Diviene subito un perno fondamentale dell'Under 17 con 19 presenze e 2 reti ma dopo essere passato nell'Under 18 (una presenza) nel 2011, è diventato subito titolare nella nuova Under 19 ad inizio anno. Il passaggio in Under 21 non è così lontano come non è lontano un suo trasferimento in una big inglese. Chelsea, City e Liverpool lo seguono da molto tempo e i Reds sembrano al momento i più accreditati per poterselo assicurare ma occhio anche ad un possibile inserimento dello United all'ultimo minuto (Sir Alex adora questo genere di giocatori). Ad ogni modo Nathan è un ragazzo molto espansivo e per questo va gestito al meglio. Le sue qualità tecniche sono indiscutibili e sulla fascia risulta straripante ma deve concentrarsi nel non buttare via la sua carriera come hanno fatto giocatori simili a lui come Jermain Pennant oppure l'ex fenomeno dell'Arsenal Owusu-Abeyie (talenti cristallini ma ingestibili fuori dal campo). Redmond è ancora nei binari giusti ma bisogna fare le giuste scelte. Lo aspettiamo in Premier il prossimo anno.








venerdì 16 marzo 2012

Colin Coosemans

Nome: Colin Coosemans
Data di nascita: 3 Agosto 1992, Gent
Nazionalità: Belgio
Altezza: 1,85 cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Club Brugges - Jupiler League
Ruolo: Portiere
Valore: 1.500.000 Euro




Nonostante la nazionale belga non abbia troppe pretese (non qualificata all'Europeo e probabilmente non si qualificherà nemmeno al Mondiale 2014), i club del Belgio continuano regolarmente a sfornare giovani talenti che poi fanno le fortune dei club stranieri. Impressionante è la categoria dei giovani portieri. Dopo Thibaut Courtois del Chelsea, in prestito all'Atletico Madrid, è arrivato il momento di parlare di Colin Coosemans.

Colin Coosemans nasce a Gent il 3 Agosto 1992, entrando a far parte delle giovanili del Gand VSV. Le ottime prestazioni portano all'interessamento del prestigioso Club Brugges, con il quale fa la trafila di tutte le giovanili dal 2000. Nel 2010 viene inserito in prima squadra dall'allenatore Adrie Koster come terzo portiere, dietro a Stijnen e De Vlieger. Gli infortuni subiti contemporaneamente dai due compagni veterani portano all'esordio di Coosemans il 30 Settembre 2010 nella sfida con il Villareal di Europa League, persa 2-1, subentrato al 60' minuto proprio a De Vlieger. Pochi giorni dopo, il 3 Ottobre, arriva anche l'esordio in Jupiler Pro League nella sfida vinta 3-2 contro il club della sua città natale, il KAA Gent. Alla fine della stagione saranno 21 le presenze del giovane Colin che diventa così titolare nella stagione successiva (cioè quella in corso), a discapito di Kujovic e Jorgacevic, collezionando finora 22 presenze, nonostante il nuovo allenatore Christoph Daum l'abbia messo in discussione all'inizio della stagione. E' attualmente il titolare della nazionale Under-21, con la quale ha esordito il 1 Settembre 2011 contro l'Islanda, valida per la Qualificazione agli Europei Under-21. Ma precedentemente è stato uno dei punti di forza dell'Under-19, con la quale ha esordito il 18 Agosto 2010 nell'amichevole contro la Germania.

Coosemans è un portiere molto pratico, non eccede in interventi spettacolari né in errori di sufficienza. Fisicamente è molto compatto, fisico che sa far valere nelle uscite e nel senso della posizione. Agile e veloce, non soffre i tiri angolati e non ha paura di rischiare interventi pericolosi. Ciò che più risalta è sicuramente la personalità, grazie alla quale è riuscita a strappare la maglia da titolare a colleghi molto più esperti. Inoltre è un grande para rigori (già tre con il Brugges e uno con l'Under-19). Deve sicuramente acquisire esperienza. Il giocatore piace non poco alla Roma che vorrebbe farne il vice Stekelenburg, idolo di Coosemans. Ha un futuro assicurato, ma in nazionale dovrà battere la concorrenza di Courtois, al momento più esperto in campo internazionale.



mercoledì 14 marzo 2012

Per non dimenticare...Arpad Weisz




E' sempre difficile riassumere una vita in poche righe, soprattutto quando la vita in questione è piena ed intensa, tanto che a volte nemmeno mille pagine possono bastare. Molti appassionati di calcio, veri amanti di questo sport, non hanno mai sentito parlare di Arpad Weisz, infatti alla sua epoca, ci focalizzeremo sugli anni '30, gli allenatori non erano delle superstar come oggi, erano i direttori d'orchestra silenziosi che molto spesso non scendevano neanche in campo durante la settimana. Arpad Weisz è stato uno dei primi a farlo, a mettersi i pantaloncini e lavorare con i suoi ragazzi in un campo fangoso un mercoledì mattina qualunque. Ma non è per questo che è passato alla storia; è diventato leggenda per i risultati che ha ottenuto, per come li ha ottenuti, ma soprattutto per la sua tragica morte direttamente collegata al capitolo più buio della storia dell'umanità: la Shoah.

Arpad Weisz nasce a Solt, un piccolissimo villaggio dell'Ungheria meridionale, il 16 aprile 1896, figlio di due ebrei ungheresi. Si appassiona al calcio fin da giovane ma i tempi gli sono avversi. La Prima Guerra Mondiale investe il suo Paese, all'epoca l'Impero Austro-Ungarico e lascia le sue tracce per gli anni a seguire. Il giovane Weisz inizia a giocare in piccole squadre nei vari campionati di zona per poi passare al Törekves e in seguito al Maccabi Brno, squadre più blasonate che gli valgono la convocazione nella Nazionale ungherese. Giocava da attaccante e anche se non segnava spesso era molto insidioso in contropiede grazie al fisico leggero.
Il calcio ungherese dell'epoca era tra i più popolari, grazie alle innovazioni tattiche la sua Nazionale era una delle più forti ed ostiche da affrontare, e Arpad si fa notare in occasione dell'Olimpiade del 1924 che gli vale l'acquisto da parte dell'Alessandria e l'arrivo nel nostro Paese. Gioca una sola stagione in Piemonte per poi trasferirsi all'Inter, dove dopo sole undici partite di campionato, in seguito ad un contrasto molto duro, è costretto ad abbandonare il campo per sempre.
Weisz non si lascia demoralizzare dall'incidente, ed inizia a studiare tattiche e schemi di gioco delle altre squadre per intraprendere la carriera di allenatore. Passa del tempo in Sudamerica tra Argentina ed Uruguay ed inizia ad affinare le conoscenze che lo renderanno il miglior allenatore della sua epoca. La prima esperienza in panchina la fa proprio all'Alessandria come vice di Augusto Rangone, prima di diventare il capo tecnico dell'Inter la stagione seguente.

Molte cose stanno cambiando in quel periodo, siamo in piena epoca fascista, e l'Inter come molte altre attività è costretta a cambiare nome, ad "Italianizzarlo", e visto che Internazionale ha un richiamo troppo socialista, i nerazzurri diventano l'Ambrosiana. Lo stesso campionato cambia, dalla stagione 1929/30 per la prima volta si avrà un girone unico, detto "Girone all'italiana", dove tutte le squadre si affronteranno in partite di andata e ritorno. L'Ambrosiana, o Inter, non stava vivendo il momento migliore della sua storia. Era reduce da alcuni campionati anonimi, ma spinta da una notevole voglia di riscatto. L'arrivo in panchina di Weisz porta molte novità, soprattutto a livello tattico e di gioco, ma la novità più importante è sicuramente la promozione in Prima Squadra di un giovane ragazzo delle giovanili, dal fisico a detta di molti non adatto, Giuseppe Meazza. Sotto la guida del tecnico ungherese Meazza segna gol a ripetizione, candidandosi a leader della squadra a soli diciannove anni.
Nella stagione 1929/1930 l'Ambrosiana non parte benissimo, ma in rimonta supera Juventus e Genoa (in quegli anni "Genova" per la già citata politica di Italianizzazione), le due maggiori accreditate per lo scudetto, e vince il girone di andata. Da li in poi, guidati dal giovane Meazza, i nerazzurri iniziano a staccare tutti gli avversari, compreso il Genova, l'ultimo ad arrendersi.
A tre partite dal termine l'Ambrosiana guidava la classifica con quattro punti di vantaggio sui liguri. All'epoca erano assegnati due punti ad ogni vittoria, quindi il vantaggio era notevole ma non impossibile da recuperare. L'occasione del recupero si presenta per i rossoblu il 15 giugno 1930, allo stadio milanese di Via Goldoni. Il pubblico era quello delle grandi occasioni, tribune piene fino all'ultimo posto disponibile, anzi fin troppo piene, tanto che iniziarono prima a scricchiolare per poi crollare ferendo diverse persone. La partita però era troppo importante, non poteva essere rimandata e si giocò con i tifosi praticamente sul campo di gioco. L'incontro stava dando lo spettacolo sperato tanto che a cinque minuti dal termine le due formazioni si trovavano sul 3-3, quando venne assegnato un calcio di rigore in favore del Genova. Sul dischetto si presentò Felice Levratto, soprannominato lo "sfonda reti", ed autentico pericolo per tutte le difese d'Italia. I tifosi impauriti, e soprattutto a due passi dal terreno di gioco, iniziarono ad urlare, inveire e minacciare il giocatore, tanto che fu costretto a tirarsi indietro e lasciare il compito di battere il rigore a Elvio Banchero che lo sbagliò.
Partita finita in parità, l'Ambrosiana gestisce le ultime due di campionato e vince con l'incredibile punteggio di 50 punti. Merito della squadra, dei 31 gol siglati da Giuseppe Meazza e delle innovazioni tecniche di Arpad Weisz.
Negli anni a seguire la squadra non riesce a ripetere lo stile di gioco arioso e all'avanguardia di quella gloriosa stagione e lascia campo libero alla Juventus che apre un ciclo durato ben cinque stagioni.
L'allenatore ungherese lascia Milano per accasarsi al Bari nella stagione 1931/32, per poi tornare nuovamente all'Ambrosiana la stagione successiva, che sarà anche l'ultima sulla panchina nerazzurra. Nel 1935 si trasferisce al Bologna, una cosiddetta "provinciale" che però dalla sua fondazione inizia a farsi notare nel grande calcio tanto da vincere due scudetti negli anni '20. Il Presidente, Renato Dall'Ara da subito carta bianca al neo tecnico che nella realtà emiliana è libero di esprimere al massimo le sue ideologie tattiche ed i rossoblu iniziano a dare lezioni di calcio a tutti, tanto che riescono a conquistare il titolo al primo anno di panchina dell'allenatore ungherese.

In questi anni Arpad non si è dedicato solo alla pratica delle sue tattiche, ma ha realizzato anche un saggio, in collaborazione con Aldo Molinari con prefazione firmata Vittorio Pozzo (Commissario Tecnico dell'Italia Campione del Mondo nel 1934 e nel 1938), dove spiegava tutte le sue moderne teorie sul Giuoco del Calcio, per riprendere il titolo del libro, con schemi disegnati ad hoc per ogni ruolo e per ogni giocatore che si dedicavano anche al modo in cui un difensore doveva spazzare il pallone dalla propria area ed a come doveva valutare le situazioni di parità o inferiorità numerica. Il manuale ha fatto scuola per gli anni a venire ed è stato un saggio fondamentale nella formazione dei tecnici che hanno fatto la storia del calcio.

L'anno successivo al primo scudetto "la squadra che tremare il mondo fa", come verrà in seguito chiamata dai giornali, è tenuta a ripetersi. Giocatori e tecnico non mancano l'obbiettivo centrando nuovamente la vittoria nonostante l'insidiosa rincorsa della Lazio guidata da Silvio Piola.
La vera vittoria di quell'anno, e la più grande per Arpad, non avviene sui campi Nazionali, ma bensì in terra francese. Nel 1937 il Bologna è stato invitato a prendere parte al Torneo Internazionale dell'Expo Universale di Parigi, dove si fronteggiavano le migliori squadre Europee in una sorta di antenata della Coppa dei Campioni. Nei quarti di finale i felsinei si liberano facilmente con un perentorio 4-1 dei francesi del Sochaux. Nella semifinale giocata a Lille battono 2-0 l'insidioso Slavia Praga, che come tutte le squadre dell'est europeo giocava un calcio a livello di club secondo solo agli inglesi progenitori del gioco. La finale, giocata allo Stadio Colombe di Parigi, vede i bolognesi di Arpad, "la squadra che tremare il mondo fa", opposta agli inglesi del Chelsea, una delle migliori formazioni britanniche di quel periodo. Ebbene il gioco innovativo, caratterizzato dal movimento continuo dei giocatori sia in fase di possesso che in copertura, dei bolognesi, autentica invenzione di Arpad Weisz distrugge i genitori del calcio, gli inventori del gioco, con un secco 4-1 che non lascia spazio a interpretazioni.

Quel momento, quel successo e quella vittoria sarebbero solamente l'inizio di una grande ascesa per l'uomo che ha realizzato il tutto. Ebbene accade totalmente l'opposto. Siamo in un periodo di grande tensione politica, e l'Italia di Benito Mussolini promulga le Leggi Razziali sulla base di quanto già avvenuto nella Germania nazista. Agli Ebrei, ed a molte altre minoranze, vengono imposte molte limitazioni che si fanno via via più dure negli anni. Tra le cose che non possono fare c'è insegnare, l'andare a scuola con gli altri e dirigere imprese nelle quali ci siano o lavorino ariani. Per Arpad Weisz e la sua famiglia, che intanto si era stabilita ed integrata a Bologna, è la fine di tutto, la fine di una vita normale e la fine del lavoro di Arpad che si trova costretto ad abbandonare l'Italia. Si trasferisce insieme alla moglie Elena, anche lei ungherese di origini ebraiche, ed i figli Roberto e Clara a Parigi, dove però presto la situazione crolla. L'allenatore che ha vinto tutto ed insegnato il calcio non riesce a trovare lavoro, ed a peggiorare il tutto c'è l'arrivo dei nazisti e delle leggi razziali dalle quali stanno scappando. La Francia è stata inglobata nella pazzia dell'antisemitismo, persino il capitano della Nazionale francese del 1930, Alexandre Villaplane, si fa coinvolgere dal tutto diventando addirittura informatore per la Gestapo.
Arpad e la sua famiglia sono costretti nuovamente a scappare e l'unica soluzione possibile arriva dall'Olanda, precisamente da Dordrecht che lo voleva come allenatore della squadra cittadina. Il Dordreschte era una delle società più antiche dei Paesi Bassi e prima dell'arrivo dei Weisz si trovava in lotta per non retrocedere. Arpad riuscì a salvarla dopo uno spareggio e si dedicò all'insegnamento del suo sistema. La stagione successiva il Dordreschte riuscì a conquistare un insperato quinto posto, battendo addirittura il Feyenoord, purtroppo però l'incubo dei Weisz e di molti altri nelle loro condizioni si fece vivo anche in Olanda. Nel 1940 i tedeschi invasero i Paesi Bassi, Arpad riuscì a guidare il Dordreschte per un'altra stagione conquistando nuovamente il quinto posto, ma il 29 settembre 1941 arrivò l'ordine perentorio delle leggi razziali e il tecnico ungherese fu costretto nuovamente ad abbandonare la panchina.
Molti olandesi durante l'occupazione si distinsero con atti eroici per aiutare ebrei o chi nelle loro stesse condizioni. Anche i Weisz furono aiutati dalla comunità di Dordrecht, che aiutò lui e la sua famiglia a tirare avanti in quel periodo buio, purtroppo però non riuscirono mai a raccogliere abbastanza soldi per permettergli di abbandonare il Paese e il 2 agosto 1942 l'intera famiglia Weisz fu prelevata dalla Gestapo ed avviata ai campi di sterminio. Dopo una breve sosta a Westerbork il 2 ottobre furono messi in viaggio in direzione Auschwitz-Birkenau. Il 5 ottobre sua moglie Elena ed i figli Roberto e Clara trovarono la morte nelle camere a gas. Arpad riuscì a resistere ai lavori forzati fino al 31 gennaio 1944 quando morì ed il suo corpo venne gettato in una delle innumerevoli fosse comuni.

Fu così che trovò la morte Arpad Weisz insieme ad altri sei milioni di ebrei, prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, Rom, Sinti, Jenisch, Testimoni di Geova, Pentecostali, omosessuali, malati di mente e portatori di handicap, tutte vittime della follia collettiva, tutte vittime del capitolo più buio della storia umana.
Arpad Weisz ha lasciato tanto al mondo del calcio, le sue innovazioni, le sue tattiche hanno cambiato il modo di pensare dell'epoca facendo fare un balzo in avanti all'evoluzione del gioco. A Bologna e Milano viene ricordato con una targa apposta sugli stadi delle due città in modo che anche le future generazioni ricordino ciò che ha fatto e ciò che gli è successo, perché il più grande errore che l'umanità potrebbe commettere è il dimenticare.




Per chiunque volesse approfondire l'incredibile e triste storia di Arpad Weisz consigliamo la lettura del libro: "Dallo scudetto ad Auschwitz. Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo" di Matteo Marani, Aliberti Editore.
Inoltre in alcune biblioteche è ancora possibile trovare il manuale "Il giuoco del calcio" di Arped Weisz e Aldo Molinari. All'epoca, sempre a causa della già citata politica di italianizzazione l'allenatore ungherese si firmava "Veisz", quindi qualora qualche lettore volesse cercare il libro alla voce autori dovrà ricercare: Veisz-Molinari.

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