mercoledì 6 aprile 2011

Il Punto di PC: Diciamo la nostra sul calcio italiano



Oggi torniamo a parlare delle problematiche del calcio italiano, a margine della disfatta europea delle nostre squadre che non sono riuscite a imporsi in nessuna manifestazione europea e continuano ad offrire un gioco poco rassicurante circa lo sviluppo e la crescita delle nostre formazioni. In passato vi abbiamo chiesto quali fossero i 3 mali del calcio (solo 3 per non infierire), mentre oggi vediamo nel dettaglio cosa impedisce ai nostri club di riportare il campionato italiano ai vertici del calcio europeo:

- DEBITI. Inter, Milan e Juventus sono le squadre più ricche e anche più indebitate del nostro calcio. Quasi tutti i club di serie A sono indebitati e con l'avanzare del Fair Play Finanziario la situazione non è destinata a migliorare. Con i debiti non si migliorano le strutture, non si investe denaro e non si può programmare un futuro di crescita bensì un futuro di ripianamento.

- DIRITTI TV. Si è cercato negli anni di migliorare la ridistribuzione degli introiti derivati dai Diritti Tv per la trasmissione degli incontri ma la metodologia attuale desta ancora forti dubbi. In Italia la ripartizione collettiva vede il 40% degli introiti suddivisa in parti uguali per ogni club, il 30 in base al bacino d'utenza (numero dei tifosi) e il restante 30% suddiviso in base ai risultati ottenuti dal 1946 ad oggi. I piccoli club inevitabilmente ne risentono. Facciamo un piccolo confronto con la Premier League Inglese dove il 50% va ad ogni club, il 25% in base al piazzamento e il restante 25 in base al bacino d'utenza.

- STADI. Gli stadi di proprietà in Italia sono un miraggio. L'unica società di rango ad essere passata da una fase progettuale ad una esecutiva è la Juventus che a luglio 2011 inaugurerà il nuovo impianto. In Spagna, Inghilterra e Germania gli stadi garantiscono introiti molto importanti, spendibili nel rinnovamento del club (mercato, strutture, iniziative, settore giovanile). Gli sponsor investono molto in società con impianti che forniscano aree commercial e in Italia queste possibilità sono minime. Si necessita un disegno di legge adeguato affinché si possano definire progetti a lungo termine. Un disegno di legge fatto per lo sviluppo economico di questo sport nel "bel paese", per le società calcistiche e soprattutto per i tifosi e non per interessi immobiliari di tipo speculativo. Abbiamo perso l'amore per lo stadio e dobbiamo ritrovare il piacere di condividere questo luogo con passione.

- SETTORE GIOVANILE. Ecco una delle note dolenti. Abbiamo un settore giovanile trascurato e il coraggio di investire realmente nei prodotti di casa nostra ci manca. Un esempio lampante può essere Giuseppe Rossi. Pepito dopo il prestito dallo United al Parma poteva essere preso per 11 milioni di €, ora ne vale circa 25-30 (a gennaio sembra che gli spagnoli abbiano rifiutato 37 milioni dal Tottenham). Nei vari settori giovanili crescono ottimi prospetti, ma le grandi squadre se ne liberano inserendoli nelle trattative per giocatori sul viale del tramonto e spremuti. Le medie-piccole poi ci credono fino ad un certo punto, preferendogli di gran lunga stranieri da rivendere a valore triplicato (gli stranieri vengono inspiegabilmente valutati di più). Un giovane italiano dopo qualche passo valso viene subito accantonato mentre un giocatore proveniente dall'estero spesso gode di maggiori opportunità.
Parliamo poi del livello di gioco che c'è nelle primavere italiane. Si privilegia l'aspetto tattico ma atleticamente e tecnicamente il gioco non è paragonabile a quello delle giovanili straniere. Si lasciano i primavera in squadra fino ai 20 anni mentre dovrebbero essere inseriti stabilmente in prima squadra (e fatti giocare). Invece l'esperienza dei nostri ragazzi si esaurisce in comparsate in panchina e in qualche amichevole. Ora sembra che l'opportunità migliore per i giovani sia andare a maturare all'estero ma questo non è la soluzione per noi e oltretutto tanti ragazzi italiani diffidano dal provare un'esperienza di questo tipo.

- CONSIGLIO FIGC e LEGA NAZIONALE PROFESSIONISTI (più in generale le istituzioni coinvolte). Domanda: quali scelte produttive ed intelligenti sono state fatte fino ad ora? Nessuna.
Si doveva riportare il nostro calcio sulla vetta ma fino ad ora è stato un grande fallimento. L'unica operazione radicale, per altro discutibile, è stata il taglio degli extracomunitari acquistabili nel mercato estivo 2010/11 (da 2 a 1). Questo taglio è avvenuto a mercato in corso, sull'onda del fallimento azzurro ai Mondiali in Sudafrica, ed ha sconvolto le strategie societarie che avevano preso accordi importanti. Questa norma non favorisce l'impiego di italiani, limita il mercato e penalizza.
Ultima proposta del C.t azzurro Prandelli è stata la possibilità di utilizzo dell' Italia Under21 in Serie B. Ma da chi sarebbero pagati questi giovani calciatori? Come la prenderebbero i club della Serie B? Come farebbe “mercato” una squadra del genere? Non potendo accedere alla Serie A (oppure sì?) andrebbe ad alterare le competizione fra le altre squadre? Non possiamo affidarci a queste proposte del tutto inattuabili. Chi governa il nostro calcio sembra essere INADEGUATO.

---Piccola proposta
Creiamo un campionato nazionale Under18 competitivo e permettiamo o di avere le squadre riserva (come in Inghilterra) o di avere squadre satellite (come in Spagna), dando la possibilità ai giovani migliori di poter fare il “salto” in prima squadra, e giocarsela (Pedro Rodriguez, ora punto fermo della squadra di Guardiola ha giocato tre stagioni nel Barcellona B prima del grande salto).

Piccola nota: al Mondiale Under 20 che si svolgerà in Colombia la prossima estate non ci sarà l'Italia (che ha fallito la qualificazione).
Noi di ProssimiCampioni siamo tristi!

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