mercoledì 12 ottobre 2011
Il caso Fuentes, doping anche nel calcio?
L’ombra del doping è tornata ad aleggiare minacciosa durante l’estate 2010 nel mondo del calcio e più precisamente nella Spagna appena laureatasi Campione del Mondo ai Mondiali in Sud Africa. A scatenare quello che per poco tempo è stato considerato uno scandalo fu Eufemiano Fuentes, medico accusato nell'operazione antidoping "Galgo", finito, insieme all'ematologo Merino Batres, in tempi non sospetti nell'occhio del ciclone in merito all'inchiesta Puerto, indagine che svelò un traffico di sostanze proibite nel mondo del ciclismo.
La goccia che fece scoppiare il tutto fu una confessione fatta da Fuentes ad un compagno di cella nel tribunale di Plaza Castilla, a Madrid. Queste le sue parole: "Se dicessi quello che so, la Spagna direbbe addio al Mondiale e all'Europeo". Parole davvero clamorose che hanno minacciato per poco tempo l’illeceità delle vittorie della nazionale spagnola di Aragones e Del Bosque. In realtà, al margine dell’inchiesta Puerto, Fuentes, inventore del doping ematico, svelò che anche molti calciatori frequentavano il suo studio sottoponendosi alle sue miracolose pratiche di ossigenazione del sangue, terapie che consentono un'innaturale e veloce recupero fisico. A questo bisogna aggiungere le scottanti dichiarazioni della moglie di Fuentes, Cristina Perez, che affermò nel 2008: “Se mio marito rivelasse ciò che sa, lo sport spagnolo crollerebbe”. Subito partirono le esternazioni e le smentite dei protagonisti delle Furie Rosse che si difesero a spada tratta in tutti i modi. Ancora riecheggiano le dichiarazioni di Del Bosque: "Non siamo dopati. In 43 anni di calcio non ho mai visto o saputo nulla che potesse alimentare sospetti. Non ho mai visto un tentativo di conquistare nello sport un vantaggio con mezzi illeciti", e di Xavi: "è un peccato che succedano queste cose nello sport spagnolo, ma dal mondo del calcio possiamo dire che non c'è nessun tipo di doping. Abbiamo vinto i Mondiali con la certezza di non essere dopati. Siamo tranquilli, non c'è alcun problema".
Ovviamente l’agenzia mondiale antidoping il WADA subito prese una posizione. Come dimenticare le dichiarazioni del presidente John Fahey: "Lavoriamo per garantire che le prove raccolte nell'ambito dell'ultima operazione vengano condivise con le autorità antidoping e nel rispetto della legge spagnola. La Wada si è sentita molto frustrata dalla lentezza della giustizia spagnola nel caso scaturito dall'Operacion Puerto". Indignati e frustrati perché i trionfi spagnoli degli ultimi anni sono tanti e multidisciplinari, vittorie che qualcuno avrebbe dovuto indagare soprattutto quando nel 2006, le indagini per l’inchiesta Puerto, rivelarono il coinvolgimento di Real Madrid e Barcellona, le due big del calcio spagnolo e europeo, che addirittura avevano dei programmi di preparazione scritti a mano dallo stesso Fuentes. Non si andò a fondo della situazione perché non c’erano sufficienti fondi per andare alle Canarie, dove appunto dimorava Fuentes, per controllare l’archivio del computer, nonostante degli indizi forti e univoci. Poco dopo venne fatto il nome del fuoriclasse francese ex Merengues Zinedine Zidane, ma fu subito smentito non perché fosse falso ma perché non si continuò ad indagare. Il motivo di tale decisione è semplice da individuare e capire. Continuare ad indagare avrebbe significato attaccare i vertici del sistema, penalizzando quindi se stessi, cancellando così le proprie vittorie e i propri trionfi, preferendo quindi insabbiare invece di fare giustizia.
Ovviamente Fuentes, proprio per mancanza di prove (infatti una dichiarazione di seconda mano come quella che ha fatto scoppiare il caso non può essere considerato come una prova reale), si difese smentendo le presunte dichiarazioni: “ Smentisco, non ho mai fatto questi commenti. Sono solo uno degli oltre 40 milioni di spagnoli che si sono sentiti orgogliosi e riconoscenti per i successi della Roja, che sicuramente si ripeteranno”. Insomma, questa volta mancavano le prove per incastrarlo e incriminarlo. E, infatti, l’'8 marzo 2011 è tornato a lavorare nel calcio, diventando il medico dell'Universidad Las Palmas club di terza divisione spagnola della sua città natale.
Pubblicato da Ben.
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Effettivamente sono stati davvero furbi i spagnoli! Non hanno indagato perché sennò gli sarebbero state tolte le vittorie nella Coppa Europea e nella Coppa del Mondo.
RispondiEliminaPerò è proprio una vergogna!