mercoledì 7 marzo 2012

Un caso ancora aperto: Denis Bergamini


Il mondo del calcio si intreccia con storie che spesso con il pallone hanno poco a che fare. Storie di depressione (Justin Fashanu), di alcol, droga, malavita (Escobar e Adriano) e di grandi tragedie (Obilalé). Oggi vi raccontiamo una vicenda che ha un finale ancora tutto da scrivere e delle risposte che qualcuno deve ancora dare: il caso Bergamini e il suo presunto suicidio. Conosciamo brevemente il soggetto principale di questa storia che suo malgrado è diventato protagonista di uno dei casi più discussi degli ultimi anni.

Donato Denis Bergamini è nato il 18 settembre 1962 ad Argenta, comune alle porte di Ferrara. E' cresciuto nell'Imola come centrocampista ma il grande salto di qualità si compie nel 1985 quando a 23 anni viene acquistato dal Cosenza Calcio, all'epoca in serie C1 (ora Lega Pro). Nella stagione 1987/88 è uno dei protagonisti della vittoria del campionato, sotto la guida di Gianni Di Marzio, e della promozione in serie B, preludio di una grande stagione nella serie cadetta, dove riesce a dare il suo contributo nonostante un infortunio. Al termine dell'annata il ventisettenne Bergamini, all'apice della carriera e conteso da diverse squadre, decide di accettare il rinnovo milionario del Cosenza ma il 18 novembre 1989 viene trovato morto sulla strada statale 106 Jonica.


VERSIONE UFFICIALE DELL'EPOCA

Attorno alle ore 16 di quel 18 novembre 1989 Bergamini avrebbe chiamato l'ex fidanzata Isabella Interno' dal Motel Agip nel quale era in ritiro con la squadra prima dell'importante derby contro il Messina. Le avrebbe detto di volerle parlare di cose importanti e che sarebbe andato a prenderla a casa a Rende (CS), poco distante dal luogo dove risiedeva. Una volta arrivato dalla ragazza l'avrebbe fatta salire sulla sua Maserati per poi andare verso Taranto, fermarsi ad un controllo lungo la strada intorno alle 17 e 30, e ripartire successivamente sulla statale Jonica. Nel tragitto avrebbe riferito all'ex fidanzata di voler lasciare tutto ed imbarcarsi in un traghetto verso l'Amazzonia o le Hawaii perché stufo del pallone e dell'Italia. Nonostante il tentativo di farlo desistere sarebbe sceso dall'auto ferma in una piazzola di sosta (all'altezza di Rose Capo Spulico presso Cosenza) e si sarebbe tuffato sotto un camion di 108 quintali, pieno di mandarini. L'automezzo guidato da Raffaele Pisano l'avrebbe trascinato per oltre 50 metri per poi arrestare bruscamente la sua corsa una volta realizzata la tragedia. Erano le 19.15 circa. Questa è la ricostruzione dell'epoca effettuata dal brigadiere Barbuscio.


INCONGRUENZE RISCONTRATE DAI GENITORI

Condotti i familiari in ospedale viene raccontata loro la dinamica, di matrice suicida, relativa alla morte del figlio ma una volta che Domizio Bergamini (il padre del ragazzo) chiese di vedere il corpo, gli venne negata questa possibilità in quanto si presentava tumefatto dalle ruote del camion e dal trascinamento. L'autopsia sul corpo, effettuata senza valide spiegazioni con cospicuo ritardo, certificò che la morte fosse avvenuta tra le ore 13.50 e le 18.50 (orario che si scontra con la versione ufficiale delle 19.15). Quando venne mostrato il corpo del centrocampista ai suoi cari, questi si resero conto fin da subito dell'integrità dello stesso e della mancanza di segni evidenti dell'incidente (un corpo sottoposto ad uno scontro con un camion di quel peso e il relativo trascinamento avrebbero avuto esiti ben più evidenti). Il viso presentava solo un piccolo graffio e le lacerazioni si estendevano in minima parte solo dalla cinta in giù, in un solo fianco del corpo dell'atleta. Alla richiesta di restituzione degli indumenti di Denis, il responsabile dell'ospedale affermò che quel che restava dei vestiti fosse subito stato bruciato. La famiglia si dovette accontentare della catenina di un orologio che la vittima indossava al momento della morte. Da notare che quest'ultimo reperto non presenta tutt'ora alcun graffio. Successivamente i Bergamini ricevettero da un factotum del Cosenza le scarpe che il calciatore indossava al momento dello scontro (anche queste perfettamente intatte e pulite nonostante l'incidente e la pioggia che bagnava la strada infangata) con la promessa che a fine stagione, assieme ad un altro collaboratore, avrebbero raccontato alla famiglia delle cose importanti relative al figlio. Al termine del campionato i due uomini della società calabrese morirono in un incidente stradale sulla statale Jonica.


L'EX FIDANZATA ISABELLA INTERNO'

Le ricostruzioni che vedono Isabella Interno' come l'unica testimone dell'ultimo gesto di Bergamini raccontano che dopo il presunto suicidio la ragazza si sia subito fatta accompagnare da un passante ad un vicino ristorante di Roseto Marina per telefonare. Ufficialmente non fu la ragazza a chiamare i carabinieri ma le chiamate si rivolsero alla madre, all'allora tecnico del Cosenza Gigi Simoni e al compagno di squadra Francesco Marino. Il titolare del ristorante disse che Isabella Internò era arrivata verso le 19.30 e fuori era buio, ma successivamente ricordò che in realtà, al momento dell'arrivo della giovane in lacrime, era ancora chiaro. A questo punto sorgono dei dubbi relativamente all'ora della telefonata e relativamente a chi chiamò effettivamente. L'avvocato di Isabella Interno', Massimo Florita, ammette tutt'ora le incongruenze circa le versioni della sua assistita all'epoca, ma le riconduce esclusivamente alla giovinezza e allo stato di shock a cui era stata sottoposta.

In un 'intervista al Corriere della Sera del 21 luglio 2011, un carabiniere intervenuto sul luogo del sinistro insieme al brigadiere Barbuscio, ha rivelato che nell'intervallo tra il posto di blocco delle 17.30, nella quale era stata fermata la Maserati e la chiamata nella quale si informava della presenza di un cadavere sulla strada, fosse passata meno di mezz'ora.

LE TELEFONATE A BERGAMINI

Denis Bergamini conduceva una vita apparentemente serena, con una carriera in ascesa (Parma, Fiorentina e Padova erano pronte a comprarlo). La sua vita era e sembrava normale ma il suo umore nel periodo precedente alla morte era stato scosso da alcune telefonate. Una di queste lo aveva turbato mentre si trovava dai familiari a Boccaleone (FE) e Donata Bergamini, la sorella, racconta come fosse evidente la sua preoccupazione. Un'altra telefonata la ricevette proprio il 18 novembre verso le 15.30 circa. L'allora compagno di stanza Michele Padovano ha spiegato come questa rese l'espressione del compagno alquanto turbata e seria. La ragazza che frequentava in quel periodo affermò inoltre che Bergamini gli avrebbe rivelato che qualcuno gli voleva male.


INDAGINI E RIAPERTURA DEL CASO

Il caso Bergamini fu archiviato dopo poco tempo e senza approfondimenti. Nel 1991 c'è stato il processo a Raffaele Pisano, autista del camion ormai deceduto, ma l'uomo è stato assolto per l'accusa di omicidio colposo. Nel 1994 è stata aperta un' indagine contro ignoti e per la prima volta si parla di omicidio volontario ma non se ne fece nulla.

Il 18 luglio 2011 la procura di Castrovillari (CS) ha riaperto le indagini: il Procuratore ha trasmesso la richiesta al GIP sulla base di un memoriale di 108 pagine di Eugenio Gallerani, avvocato dei Bergamini. Si stanno facendo numerosi riscontri ed è stata ammessa l'incompatibilità tra le informazioni raccolte dal brigadiere Barbuscio (anche lui nel frattempo deceduto) e la versione attuale. Il procuratore di Castrovillari, Franco Giacomantonia, ha escluso la riesumazione del corpo ma sta analizzando i reperti confermando che al tempo della tragedia si sarebbero dovuti fare molti approfondimenti che inevitabilmente ora non si posso più fare con medesima efficacia. Alcuni oggetti sono rimasti però sotto custodia fino ad ora in perfette condizioni anche se la statale Jonica ha subito diversi lavori con il rifacimento da una a due corsie e l'eliminazione della famosa piazzola di sosta della Maserati. Si parla di malavita (la macchina di Bergamini pare fosse appartenuta ad uno spacciatore), si ipotizza un regolamento di conti oppure un delitto passionale. Quel che resta alla famiglia è un ricordo di un ragazzo (serio e rispettabile come viene descritto) e dei fiori in una lapide di una strada che non c'è più, cancellata come sono stati cancellati gli elementi che avrebbero dato una spiegazione immediata a tutto ciò. Il 22 febbraio 2012 i RIS di Messina hanno depositato presso la suddetta procura la perizia secondo la quale, quando fu investito, era già morto.


Il Cosenza Calcio e i suoi tifosi erano molto attaccati al giocatore e la sua morte continua a sensibilizzare anche i giovani della nuova generazione. La Curva Sud dello Stadio S.Vito è intitolata a lui ed un busto in sala stampa continua a ricordarlo. Le prove dalle quali si evince l'assenza di chiarezza sono sempre più evidenti e negli anni sono emerse tante altre incongruenze oltre a quelle sopracitate per un mistero che si infittisce di puntata in puntata. Carlo Petrini, ex calciatore di Messina e Milan, ha scritto il libro: “Il calciatore suicidato” nella quale sostiene l'impossibilità nel credere al suicidio e numerosi gruppi, come quelli su Facebook, hanno organizzato ritrovi e convegni (Bergamini-Day) per chiedere risposte. Un passo ufficiale verso la risoluzione è stato fatto. La verità, anche se scomoda, rappresenta l'argine che interrompe il fiume di dolore che ha investito questa famiglia in tutti questi anni.



Per chi volesse seguire la vicenda o ulteriori approfondimenti potete visitare il sito ufficiale (denisbergamini.com).

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