Molti sostengono che il calciomercato sia nato negli anni '50, probabilmente come diretta conseguenza della guerra. Tutte le squadre in quel periodo infatti si trovavano irrimediabilmente a corto di uomini, e nascevano le prime trattative per riorganizzare le rose.
Una delle figure più importanti, oltre che più affascinanti e pittoresche, è quella del Principe Raimondo Lanza di Trabia, amante delle automobili veloci, delle belle donne e del Palermo. Il suo sogno infatti era quello di fare della società siciliana la diretta antagonista della fortissima Juventus e per arrivare a questo pare non badasse a spese. Un divertente aneddoto che lo riguarda a proposito della sua disponibilità economica narra che acquistò il centrocampista laziale Fuin solo per vederlo palleggiare nel suo giardino.
Epici erano gli incontri con gli altri Presidenti dell'epoca: i vari Agnelli, Dall'Ara, che riceveva spesso in bagno in vestaglia, e a volte addirittura nudo sul letto. Quando a lui si unirono due esperti intenditori di calcio come Paolo Mazza e il trevigiano Giuseppe Viani (soprannominato "Lo Sceriffo" per il suo fare autoritario), il calciomercato esplose definitivamente, i trasferimenti diventarono via via sempre più costosi e pubblicizzati, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Eppure i passaggi di giocatori ad altre squadre sono sempre avvenuti. I primi trasferimenti che fecero scalpore si possono datare 1912/1913, con il passaggio del doriano Emilio Santamaria al Genoa per 1500 lire (un prezzo spropositato per l'epoca), ma oltre che per il valore è ricordato come il primo "traditore" del nostro campionato. I tifosi della Doria, indispettiti dal passaggio in rossoblu, lo trattarono come un delinquente, venne infatti "squalificato a vita" dallo stadio e dalle partite doriane. Solo diversi anni dopo, quando i trasferimenti diventarono fatti comuni venne reintegrato.
In quegli anni di calcio pioneristico i trasferimenti avvenivano in due modi: con la gentilezza, o con lo "scippo aziendale".
Il primo dei due è una cosa assolutamente impensabile ai nostri giorni. Capitava sovente che un Presidente scrivesse una lettera a un altro, proprietario del giocatore in questione, per informarlo che avrebbe gradito averlo nella sua squadra. Molto spesso la risposta era positiva, si informava che poteva accontentare la richiesta e che in futuro venisse ricordato questo atto di gentilezza in caso di situazione a parti invertite. Un metodo sicuramente cavalleresco, ma decisamente impensabile nel calcio moderno.
Il secondo metodo invece era attuabile grazie allo stato di dilettantismo dei calciatori di qualunque categoria. Infatti i giocatori durante la settimana avevano un normalissimo impiego (chi faceva l'impiegato, chi il panettiere o il ragioniere), e la sera e la domenica si trovavano per giocare a pallone.
Un esempio è quello di Renzo De Vecchi
soprannominato "Figlio di Dio", terzino del Milan e fattorino in una banca milanese. Il Genoa voleva il giocatore a tutti i costi, e lo ottenne grazie ad un trasferimento aziendale. Il difensore continuava a fare il fattorino a Genova e intanto vinceva uno scudetto in rossoblu. Per la cronaca, la vittoria gli valse la promozione a fattorino di Direzione con conseguente aumento di stipendio.
Nel 1923 avvena un fatto che si può a tutti gli effetti considerare il primo passo dell'avvento del professionismo.
Il Presidente della Pro Vercelli scrisse una lettera a
Rosetta (un suo giocatore di ruolo attaccante) per concedergli lo svincolo gratuito. Appena la Juventus ne venne a conoscenza (da tempo infatti era interessata al giocatore) lo ingaggiò, gli offrirono un impiego presso la ditta Simone-Marsan con l'impiego da ragioniere a 1050 lire al mese. Il Presidente della Pro Vercelli e della federazione, l'avvocato Bozzinigli, diede il via libera al trasferimento. La juve in campo domina, sette vittorie nelle prime sette partite, e a quel punto si scatena il putiferio.
Il Genoa (che in questa storia non c'entra nulla, ma in quegli anni era sempre in mezzo a tutto) raccoglie deleghe da tutte le società per far invalidare il trasferimento di Rosetta. Alla fine riescono a vincere, alla Juventus vengono inflitti sei punti di penalità, l'intero consiglio federale si dimette e la Juve si ritira dal campionato.
L'anno successivo, per avere la certezza di evitare altri guai, il Presidente dei bianconeri versa la somma di 45.000 lire al Pro Vercelli, e Rosetta riceve un ingaggio di 6.000 lire al mese.
Sul finire degli anni '30 si ha l'avvento totale del professionismo, i calciatori giocano solo a calcio e guadagnano anche molto bene. Però il calcio non aveva fatto i conti con la politica. Con la nascita del fascismo le frontiere vennero chiuse agli stranieri e le squadre potevano tesserare solo giocatori italiani, con un conseguente abbassamento del livello tecnico.
Fu cosi che nacquero la "caccia all'oriundo", e i trasferimenti intercontinentali. Le società spulciavano i dati anagrafici di una miriade di giocatori per trovare parentele italiane. Arrivarono diversi campioni dal Brasile, dall'Argentina e dall'Uruguay, come arrivarono anche moltissimi bidoni. Su dieci brasiliani acquistati dalla Lazio in quel periodo solo uno, Guarisi, era un vero campione.
La juventus demolii il precedente record di 45.000 lire per Rosetta pagandone 100.000 per l'uruguayano Raimondo Orsi, che ricevette inoltre 5000 lire al mese e una Fiat 509.
Quel periodo vide nascere i mediatori (i progenitori dei procuratori) che si occupavano anche di trattare la nave con cui sarebbero arrivati i giocatori dal sudamerica in Italia.
Fu proprio in quel periodo che i soldi iniziarono a girare a livelli incontrollati nel calcio, in seguito negli anni ci sarebbero state delle normali flessioni economiche, ma sul finire del 1920 si è intrapresa la strada che porta ai giorni nostri. Quella di un calcio sempre più distante da una realtà socio-economica attuale.
Fonti: storiedicalcio.altervista.org
mercoledì 30 marzo 2011
lunedì 28 marzo 2011
Julian Draxler
Nome: Julian Draxler
Data di nascita: 20 settembre 1993, Gladbeck
Nazionalità: Germania
Altezza: 1,83
Piede preferito: Ambidestro
Squadra: Schalke 04 - Bundesliga
Ruolo: Trequartista, centrocampista centrale
Valore: 1.000.000 €
La Germania ha attuato una politica di formazione del settore giovanile fra le più all'avanguardia d'Europa, e le società si sono adeguate puntando forte alla crescita dei giovani in casa. Se il Borussia Dortmund è la realtà più importante, Sahin, Schmelzer, Großkreutz, Götze sono i gioielli made in Dortmund che stanno guidando la squadra alla vittoria, anche lo Schalke 04 finalista di DFB Pokal (Coppa di Germania) e in corsa nei quarti di Champions League non resta a guardare. Höwedes, Matip, Schmitz sono elementi molto interessanti, ma dopo aver portato al calcio tedesco un campione come Manuel Neuer la squadra di Gelsenkirchen ha bisogno di un'altro fenomeno per tentare l'assalto al Meisterschale, e questo fenomeno potrebbe rispondere al nome di Julian Draxler.
Julian Draxler muove i primi passi nel Bv Renfort (di Gladbeck) e nell'SSV Buer ma a soli 8 anni entra a far parte del settore giovanile dello Schalke 04 nel quale scalerà tutte le formazioni fino alla prima squadra. Nel settore giovanile bianco-blu ha totalizzato 41 presenze e 14 goal nell'Under 17 e 15 presenze e 11 reti nell'Under 19. Ha esordito in prima squadra in questa stagione (15 gennaio 2011) totalizzando ad ora 9 presenze totali tra Bundesliga, Champion League e DFB Pokal. Proprio in DFB Pokal è balzato all'onore delle cronache realizzando un fantastico goal da 30 metri al minuto 118 che ha permesso allo Schalke di superare il Norimberga ai supplementari 3 a 2 (ricordando che lo Schalke ora è in finale contro il Duisburg).
Ha iniziato giocando come trequartista ma nel tempo ha dimostrato di poter essere un'ottimo centrocampista centrale che riesce sia ad impostare la manovra, sia a inserirsi in fase offensiva. Possiede doti tecniche invidiabili e una grande visione di gioco ma pur essendo piuttosto alto (1,83 m), ha un fisico ancora esile (70 kg). Draxler è un centrocampista di personalità e qualità che assomiglia molto ad uno dei sui idoli Ballack, anche se deve lavorare molto per avere l'impatto fisico che possiede l'ex capitano della Germania.
Molte squadre sono interessate a lui tra cui Borussia Dortmund (che a gennaio aveva tentato un serio approccio) e Bayer Monaco in particolar modo, ma lo Schalke ha blindato recentemente il ragazzino fino al 2014. Oltre alle squadre sopracitate anche le italiane e le inglesi continuano a seguirlo con interesse. Il talento della Germania Under 18 (7 presenze e 1 goal) ha tutto per sfondare.
Contro il Norimberga.
Con la Germania Under18
venerdì 25 marzo 2011
Lucas
Nome: Lucas Rodrigues Moura da Silva
Data di nascita: 13 agosto 1992, San Paolo
Nazionalità: Brasile
Altezza: 1, 72 m
Piede preferito: Destro
Squadra: San Paolo - Campeonato Brasileiro serie A
Ruolo: Trequartista, centrocampista centrale
Valore: 6.500.000 €
Non sono solo Ganso, Pato, Coutinho, Neymar e Casemiro a rappresentare l'estremo potenziale del Brasile della generazione 89-92, infatti il serbatoio verdeoro continua a produrre fenomeni che possono arricchire ulteriormente la selezione che vuole a tutti i costi vincere il Mondiale di casa 2014.Parliamo dell'ultimo talento delle giovanili del San Paolo: Lucas Rodrigues Moura da Silva. Lucas, che poco tempo fa veniva chiamato Lucas Marcelinho (poi modificato per evitare paragoni con Marcelinho Carioca del Corinthias), è un trequartista tutta tecnica e agilità che si sta imponendo non solo nella prima squadra di San Paolo ma anche nel Brasile Under 20 con il quale ha vinto il Sudamericano 2011.
Lucas muove i primi passi nella scuola di Marcelinho Carioca, passando poi per Santa Maria e Clube Atlético Juventus. Nel 2002 entra nelle strutture di formazione del Corinthias di San Paolo per poi passare dopo 3 anni nelle giovanili della prima squadra della metropoli brasiliana. Nelle giovanili della Tricolor Paulista (soprannome del San Paolo) rimane 4 anni dove riesce a migliorare tatticamente e ad irrobustire il fisico, sebbene non sia molto alto. Nel 2010 ha vinto anche la Coppa Sao Paulo de Juniores, la più importante coppa giovanile del Brasile in squadra con Casemiro.
Il debutto in prima squadra avviene l'8 agosto 2010 contro l'Atletico Paranaense. Ad ora ha disputato 25 incontri con 4 reti realizzate e tantissimi assist che arricchiscono giocate di primo livello. Quando il San Paolo ha deciso di vendere Hernanes alla Lazio nell'estate 2010, l'ha fatto con la consapevolezza di poter puntare sul talento di questo ragazzo classe 92 che assieme a Casemiro forma un centrocampo giovane e dal potenziale immenso.
Nel Sudamericano Lucas è stato uno dei giocatori più decisivi, fornendo tantissimi assist e segnando una tripletta nel 6 a 0 della finale contro l'Uruguay. Il numero 10 dell'Under 20 è stato inserito nella lista FIFA dei giovani più interessanti e l'enorme interesse creatosi attorno a lui gli è valso anche un contratto di sponsorizzazione da poco firmato con la Nike.
Ricorda un po' Robinho ma sembra essere molto più solido in prospettiva e conserva una capacità di possesso palla davvero invidiabile. Ha grande rapidità e visione di gioco ma deve irrobustirsi per il calcio europeo. In Brasile molti lo paragonano a Neymar anche se dobbiamo dire che Lucas oltre ad avere un ruolo più a centrocampo, ha meno qualità nella giocata spettacolare e più solidità fisica (si dice anche sia molto più serio e diligente). L'attuale Ct brasiliano Menezes l'ha convocato con il Brasile ma non è ancora sceso in campo.
Su di lui Inter e Milan su tutte, ma anche Chelsea, Real, Barcellona, Tottenham, United e l'onnipresente City. Da poco ha rinnovato il contratto con il San Paolo fino al 2015, stabilendo il record brasiliano della clausola rescissoria fissata a 80 milioni di €. Ci sentiamo di dire che probabilmente rimarrà un'altro anno in Brasile per crescere fisicamente e tatticamente ma nell'estate 2012 sarà vera e propria bagarre per acquisirne le prestazioni. Questo ragazzo può diventare un fenomeno.
Guardate che goal nelle finale del Sub 20 contro l'Uruguay.
Pubblicato il 25/03/2011
mercoledì 23 marzo 2011
Fenomeno...
ProssimiCampioni è lieta di dedicare la rubrica di oggi ad uno dei più forti calciatori della storia del calcio, Ronaldo Luís Nazário de Lima o più semplicemente Ronaldo.
Ronaldo nasce a Rio de Janeiro in Brasile il 22 settembre 1976 da una famiglia poverissima di una baraccopoli del quartiere Bento Ribeiro nei sobborghi di Rio. Come tantissimi talenti verdeoro inizia a giocare a calcio per strada, con palloni improvvisati e ben presto dimostra di avere un talento ben più cristallino di quello dei compagni di gioco. Si inizia a mettere in luce nella formazione giovanile del Valqueire ma a 16 anni viene ingaggiato dal São Cristóvão, nelle cui formazioni giovanili milita per 3 anni (dal 91 al 93) segnando la bellezza di 44 goal in 73 incontri disputati. Le prestazioni di questo ragazzino dal potenziale immenso non passano inosservate e il giovane carioca viene ingaggiato dal Cruzeiro di Belo Horizonte con la promessa di passare immediatamente nel calcio professionistico.
Spostatosi nel Sudeste del Brasile il giovane Ronaldo si affaccia al grande calcio brasiliano con una rapidità incredibile per un 17 enne. Disputa la prima stagione tra i pro segnando 12 reti in 14 incontri con l'apice della popolarità di quegli anni raggiunta dopo una tripletta rifilata all'Atletico Mineiro. Inutile dire che l'entusiasmo che si stava creando attorno al campioncino era enorme e le sirene europee iniziavano a farsi sentire. In questi anni non solo si toglie la soddisfazione a livello di club conquistando la Coppa del Brasile con il Cruzeiro ma riesce anche a passare rapidamente tutte le selezioni della nazionale brasiliana fino alla convocazione per il Mondiale americano del 1994 con la Maggiore. (Nella foto qui sotto con la maglia numero 20).
Nel 1994 quindi fa parte della spedizione brasiliana a USA 94, diventando campione del mondo (seppure da riserva di Romario e Bebeto, senza giocare nemmeno un minuto) a 17 anni come il mitico O Rei Pelè.
Il 1994 è anche l'anno dell'arrivo in Europa al PSV Eindhoven in Olanda: mamma Sonia spaventata per il cambiamento così radicale del figlio decide di partire con lui ed abitare assieme ad Eindhoven dove non faticherà ad ambientarsi. Ingaggiato dal PSV per 6 milioni di dollari USA, tra campionato olandese, coppe nazionali e internazionali, Ronaldo in 57 incontri mette a segno 55 gol, 42 dei quali in campionato. In questi due anni di Olanda vince una Coppa d'Olanda e si pone all'attenzione delle big europee che iniziano una corte spietata. Seppur l'Inter era riuscita a strappare un'opzione con il Psv, è il Barcellona a prelevare il giocatore alla formazione biancorossa che lo lascia partire per 30 miliardi di vecchie lire, siamo nel giugno 1996. Nel frattempo non ancora ventenne arriva terzo alle Olimpiadi di Atlanta e a soli tre voti dal Pallone d'Oro (andato a Mathias Sammer del Borussia Dortmund).
In maglia catalana il "Fenomeno", come cominciano a definirlo i media internazionali, esplode tutto il suo talento fatto di una tecnica unica, dribbling ubriacanti, finte e giocate che solo lui riusciva a fare e una velocità e una potenza che lo autenticavano come l'attaccante più forte del Mondo. In Spagna vince il suo primo trofeo internazionale, la Coppa delle Coppe 1996-1997, realizzando il calcio di rigore decisivo per battere 1-0 il Paris Saint-Germain. Con la squadra blaugrana mantiene un rendimento altissimo, segnando 47 reti in 49 partite ufficiali, di cui 34 gol in 37 presenze nella Liga, che gli valgono il titolo di Pichichi. Il mondo del pallone è ai piedi di un ragazzino sul quale aleggia un'aura che solo chi ha scritto la storia del calcio possiede e il Barcellona si gusta quel campione che gli poteva garantire il dominio totale. Ma la dirigenza non aveva fatto i conti con la clausola del suo contratto che lo liberava ad una cifra, considerata esorbitante per l'epoca: 48 miliardi di lire. Vince pure la Confederation Cup con il Brasile nello stesso anno.
Nel 1997 il presidente dell'Inter Massimo Moratti, uno dei principali estimatori del Fenomeno, mette in piedi un'ingente operazione commerciale e paga la clausola di 48 miliardi che portano Ronaldo a vestire il nerazzurro e ad incassare importanti contratti di sponsorizzazione come quello con la Pirelli, che assieme alla Nike ha ricoperto d'oro l'attaccante brasiliano.
Il calciatore giunge a Milano il 25 luglio 1997, accolto con grande entusiasmo dai tifosi e nella stagione 1997-1998 porta l'Inter al secondo posto in campionato, e alla vittoria in Coppa UEFA. A livello personale Ronaldo segna 25 gol in campionato a sole due marcature dal capocannoniere Bierhoff, e conquista il suo primo Pallone d'Oro. Sembra il Ronaldo più forte mai visto e l'intero panorama sportivo aspetta il Mondiale di Francia del 98 per consacrare il Fenomeno nell'olimpo degli dei assoluti di questo sport. Questa rassegna invece, dove il Brasile perde in finale contro i padroni di casa, vede scattare qualcosa di ancora poco chiaro nella testa e nel fisico del campione verdeoro. Nonostante un ottimo mondiale Ronaldo inizia a manifestare problemi fisici e psicologici non ben definiti e sul quale permangono e permarranno sempre e solo suggestioni. (Imbarazzante la famosa discesa dalle scale dell'aereo che riportava il Brasile a casa dopo la finale, dove Ronaldo è apparso goffo e confuso quasi sotto l'effetto di un' anestesia).
In maglia nerazzurra questo rappresenta l'inizio della fine. In una partita con il Lecce nella stagione 98/99 l'attaccante si lesiona gravemente il tendine rotuleo destro e iniziano a sorgere forti dubbi sulle condizioni di recupero completo. Torna in campo nel 2000 dopo una convalescenza difficile e sembra che tutto si sia risolto, ma durante la finale di Coppa Italia contro la Lazio il ginocchio cede nuovamente e spinge il brasiliano nell'oblio (12 aprile 2000).
Il recupero è lento ma costante grazie all'aiuto e alla comprensione di Moratti e ad un equipe medica all'avanguardia. Ronaldo torna nel 2002 e sembra poter tornare a livelli consoni al suo talento. Un pessimo rapporto con l'allenatore dell'Inter Cuper lo allontana dalla compagine meneghina ma la rottura definitiva avviene quando l'Inter perde il campionato 2001/2002 all'ultima giornata nella debacle contro la Lazio (il famoso 5 maggio a favore della Juventus). Sarà l'ultima apparizione in nerazzurro.
Nel Mondiale 2002, che si giocò in Corea del Sud e Giappone, Ronaldo (tornato ai suoi livelli, anche se con un taglio di capelli improponibile) vince la classifica marcatori con 8 gol e si evidenzia come la stella della squadra che arriva in finale per la terza volta consecutiva. Questa volta l'avversaria per il titolo è la Germania, che il Brasile batte 2-0 con due suoi gol. La vittoria mondiale gli vale a fine anno il suo secondo Pallone d'oro (2002) e l'approdo al Real Madrid per una cifra pari a circa 90 miliardi di lire.
Il Fenomeno rimane al Real dal 2002 al 2007 e in 4 stagioni e mezzo con i blancos vanta 177 partite ufficiali con 104 gol e il secondo titolo di Pichichi nel 2004. Vince una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale, Un Campionato Spagnolo, una Supercoppa Spagnola. In Spagna cominciano a sorgere dubbi sulla professionalità dell'atleta e sull'alimentazione, testimoniati da un fisico eccessivamente "rotondo" per un professionista. Nonostante l'incisività nelle stagioni delle merengues Ronaldo non attira la simpatia della stampa e la dirigenza inizia a spazientirsi per l'irregolarità nell'impegno in allenamento. Il 30 gennaio 2007, dopo una lunga e complessa trattativa, il Real cede Ronaldo al Milan per la cifra di 8 milioni di euro e il "9" brasiliano torna in Italia ma questa volta sull'altra sponda del Naviglio.
L'esordio in campionato con il Milan avviene l'11 febbraio 2007, vittoria contro il Livorno. Nella giornata successiva, in trasferta contro il Siena, realizza una doppietta nell'incontro vinto dal Milan per 4-3. Infine, nel derby dell'11 marzo 2007, realizza il gol del provvisorio 1-0 contro l'Inter, la quale ha poi vinto l'incontro 2-1. Nel complesso l'acquisto di Ronaldo ha segnato una svolta nella stagione del Milan: con 7 gol in 14 presenze il brasiliano ha dato un apporto decisivo alla rimonta della squadra verso la quarta posizione, necessaria per qualificarsi alla Champions League tramite i preliminari che poi i rossoneri hanno potuto saltare, avendo vinto la massima manifestazione europea per club ad Atene contro il Liverpool. La stagione 2007/2008 si apre con un infortunio alla coscia che gli fa saltare la prima parte di stagione e si chiude ancora peggio con l'altro traumatico infortunio il 13 febbraio 2008 nel quale si rompe il tendine rotuleo del ginocchio (questa volta il sinistro) e viene operato il giorno dopo nuovamente a Parigi (come 8 anni prima). Di fatto si chiude l'esperienza al Milan con 20 presenze e 9 reti. Ronaldo inizia a mostrare anche le prime evidenti problematiche fisiche dettate da un peso eccessivo e una vita non esclusivamente dedita allo sport.
Dopo aver affrontato problemi personali che poco hanno a che fare con il calcio e che sinceramente a noi appassionati non interessano, Ronaldo decide di ripartire dalla sua terra: il Brasile.
Dopo essere stato vicino al Flamengo, la squadra per cui ha sempre fatto il tifo, firma per il Corinthias e con la compagine paulista trascorre un anno e mezzo conquistando un Campionato paulista e segnando 18 reti in 31 presenze. Nonostante una mole fisica inadeguata il campione brasiliano riesce a riconfermare la sua fama e guidare la squadra di San Paolo ad importanti vittorie. Le critiche sul peso sembrano scivolargli addosso ma effettivamente questo gli impedisce di allenarsi correttamente e stare bene. Dopo continui infortuni, di tutti i tipi, Ronaldo annuncia l'addio al calcio (25 febbraio 2011).
Ronaldo ha vinto 2 volte il Pallone d'Oro, 3 volte il FIFA World Player, un Pallone d'Oro dei Mondiali. Con il Brasile vanta 62 goal (secondo solo a Pelè) in 92 incontri. E' il miglior marcatore della fase finale dei Mondiali con 15 centri (uno più di Klose e Gerd Muller).
E' stata un'icona del calcio e dello sport in generale. Ha fatto la fortuna di squadre e sponsor e molti si chiedono dove sarebbe potuto arrivare se fosse stato fisicamente integro. Non sappiamo se sia stato il più grande, in molti lo pensano, ma sicuramente ha cambiato il calcio.
lunedì 21 marzo 2011
Stefan de Vrij
Nome: Stefan de Vrij
Data di nascita: 5 febbraio 1992, Ouderkerk aan den Ijssel
Nazionalità: Olanda
Altezza: 1,89 m
Piede preferito: Destro
Squadra: Feyenoord - Eredivisie
Ruolo: Difensore centrale, Terzino destro
Valore: 1.000.000 €
Dopo Willems, Labyad e Castaignos ecco uno dei giovani talenti olandesi più promettenti del panorama della Eredivisie (serie A olandese). Stefan de Vrij è una delle grandi speranze della nuova generazione per il futuro della difesa Orange e non solo tecnicamente, ma anche per le casse, del club del Feyenoord.
Stefan de Vrij comincia a giocare giovanissimo nel VV Spirtit, giocando per 5 stagioni da centrocampista. All'età di 10 anni partecipa a una selezione indetta dal Feyenoord, e dopo vari allenamenti e un'amichevole il club olandese gli chiede di entrare a far parte del settore giovanile.
Qui avviene il cambiamento, i tecnici delle varie selezioni iniziano a farlo giocare da difensore centrale per fargli sfruttare al massimo l'eccellente fisico.
Dopo un'impressionante inizio nell'under 15 passa direttamente all'under 17 e il 17 luglio 2009 firma il suo primo contratto da professionista, siglando un accordo valido per cinque anni.
Poche settimane dopo, esattamente il 24 settembre 2009, fa il suo debutto in prima squadra durante un match di Coppa d'Olanda contro l'Harkemase Boys, entrato in campo al cinquantottesimo minuto nella partita poi vinta 5-0.
Il 6 dicembre 2009 debutta in Eredivisie, giocando pochi minuti finali contro il Groningen. Ad oggi ha giocato 27 partite in prima squadra con un gol all'attivo.
Il fisico e l'abilità tattica sono le sue doti migliori. E' in grado di leggere molto bene l'azione senza farsi mai trovare fuori posto. Gli piace molto uscire dalla difesa palla al piede, è infatti dotato di una buona tecnica e di un'ottima abilità nei passaggi. La grossa mole fa di lui una vera roccia difensiva, ma a volergli trovare un difetto bisogna ammettere che dovrebbe migliorare la rapidità nei movimenti. Sicuramente però è un difensore estremamente abile che non si fa saltare con facilità.
Oltre al curriculum con il Feyenoord può vantare 3 presenze in under 16, 20 in under 17 e 6 in under 19. Il suo debutto in under 21 sembra imminente.
Difficilmente, per non dire che sarà impossibile, lo vedremo in Italia. Il Feyenoord ha tutte le intenzioni di trattenerlo quanto più a lungo possibile, anche se un affare come fu quello tra l'Arsenal e l'Ajax per Vermaelen sembra possibile. Proprio l'Inghilterra pare sia la sua prossima destinazione, e molto probabilmente sarebbe quella a lui più congeniale. Indovinate chi pare sia molto interessato al giocatore?...Esatto, proprio l'Arsenal.
Pubblicato il 21/03/2011
venerdì 18 marzo 2011
Kyriakos Papadopoulos
Nome: Kyriakos Papadopoulos
Data di nascita: 23 febbraio 1992, Katerini
Nazionalità: Grecia
Altezza: 183cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Fc Schalke 04 - Bundesliga
Ruolo: Difensore centrale
Valore: 3.000.000€
All'Europeo under 19 dell'estate 2007 era il più giovane torneo della manifestazione, era inoltre titolare nella selezione del suo Paese, ma soprattutto è stato uno dei giocatori che hanno meglio figurato in tutta la competizione, ed entrando nell'11 ideale del torneo.
Nato a Katerini, città del Pireo, inizia a giocare nella squadra del luogo lo Svoronos Katerini, in seguito si trasferisce all'Olimpiakos under 18.
Nell'estate del 2007, dopo l'Europeo, è stato invitato ad un provino dall'Espanyol, che rimasto colpito dalle doti del giocatore voleva ingaggiarlo, ma l'Olimpiakos prevedendo la cosa aveva già raggiunto un accordo di rinnovo con il padre del ragazzo, che quindi resta in Grecia.
La stagione 2007/08 inizia in modo promettente per il centrale, debutta nella Greek Superleague il 2 dicembre 2007 nella sfida vinta 3-1 contro l'Atromitos diventando il giocatore più giovane di sempre ad avere debuttato nella massima serie ellenica. Si è dovuto accomodare in panchina nelle sfide di champions League contro Real Madrid e Lazio, ed ha inoltre giocato diverse partite della Coppa di Grecia.
Se avesse debuttato in Champions sarebbe divenuto il giocatore più giovane ad aver mai calcato campi europei.
Nel settembre 2008 rinnova con l'Olimpiakos, con una calusola rescissoria di 5,2 milioni di Euro.
Nel giugno 2010 è stato ufficializzato il passaggio in prestito con diritto di riscatto del giocatore allo Schalke 04. Dopo una sola presenza nella seconda squadra viene promosso nel team principale, ad oggi ha giocato 11 presenze in Bundesliga, 3 in Champions League e 4 in Coppa di Germania.
Oltre ad avere grandi doti difensive, il giovane greco è dotato di una tecnica di tutto rispetto. Ha un ottimo controllo di palla, esce molto spesso dalla difesa palla al piede. Fisicamente è molto valido, veloce e reattivo, deve migliorare lo stacco aereo ma sicuramente ha un grande tempismo. Nonostante la giovane età dimostra una notevole esperienza ed autorevolezza in campo, questa forse è la caratteristica che impressiona di più quando si vede il ragazzo.
Le selezioni giovanili hanno sempre avuto in grande considerazione il ragazzo, ha giocato 9 partite in under 17, 2 nell'under 19 e 12 con 2 gol in under 21.
Lo Schalke pare abbia tutte le intenzioni di riscattare il ragazzo a fine stagione facendolo progredire con la sua crescita in Germania. Prima della scorsa estate il Manchester United era tra le squadre più interessate, aveva fatto diversi sondaggi all'Olimpiakos senza però avanzare un'offerta concreta.
Pubblicato il 18/03/2011
mercoledì 16 marzo 2011
Cocò Roccotelli "Il mago della Rabona"
La "Rabona" è indubbiamente uno dei gesti tecnici più difficili ma sicuramente tra i più spettacolari che un giocatore possa fare in campo durante una partita. L'enciclopedia Wikipedia la descrive cosi: "La rabona è, nel gioco del calcio, un movimento in cui viene colpito il pallone spostando il piede con cui si calcia dietro il piede di appoggio (e quindi incrociandolo con esso). Il pallone viene così colpito da un colpo secco alla base, che genera quindi un cross o comunque un tiro morbido verso l'alto.", c'è da aggiungere che la giocata è scomoda, eseguendo movimenti innaturali, proprio per questo è un gesto rarissimo. Eppure c'era un giocatore, che noi giovani non possiamo conoscere, che aveva fatto della rabona il suo personale marchio di fabbrica, anzi di più, sembrava fosse il colpo più naturale del mondo per lui. Quel giocatore si chiamava Giovanni "Cocò" Roccotelli, detto anche "il mago della rabona".
Cocò nasce a Bari nel 1952, e per come tutti i giovani della sua generazione il calcio lo impara per strada, giocando con gli amici tra i vicoli. Proprio con gli amici un giorno ha un'intuizione: "avevo la palla sul lato sinistro, così infilai il piede destro dietro il ginocchio mancino e calciai. Stupore: "ooohhh, che hai fatto".... E io: ma che ne so più avanti trovammo il nome, per noi ’sto colpo diventò l’incrociata.", e incrociata restò per molti anni, fino al suo debutto nel professionismo dove la fece conoscere a tutta Italia, e non solo.
Dal 1977 al 1979 Cocò giocò nell'Ascoli dei record in Serie B, le squadra che indubbiamente giocò meglio e diede spettacolo in tutta Italia, proprio in questo periodo la gente cominciò a notare la sua "incrociata", racconta: "Calciavo con il collo del piede destro e piegavo al massimo la gamba sinistra, quella d'appoggio". Più facile a dirsi che a farsi. E i difensori come reagivano? "Rimanevano senza parole, li sentivo mormorare ma che cavolo... I tifosi deliravano. Ad Ascoli mi fermavano per strada: "Gianni, per favore, domenica fai quella cosa". E io facevo, mi dispiaceva deluderli".
Ma questo colpo non era nato da un giorno all'altro, era cresciuto insieme a Cocò: "Scoprii di avere questa dote da bambino. Mi venivano cross tesi o tiri forti, senza differenza. Gli allenatori delle giovanili della Graziani Bari, la società della mia adolescenza, mi dicevano di non esagerare perchè davo l'impressione di prendere in giro gli avversari", "Ma a me il "colpo" veniva naturale, non volevo schernire nessuno".
Negli anni Cocò affinò talmente tanto la tecnica dell'ormai noto "tiro alla Roccotelli" che arrivò addirittura a battere i rigori di rabona, ma la più grande soddisfazione l'ha ricevuta involontariamente da "O Rei", Cocò racconta l'accaduto: "Tanto tempo fa Pelé venne in Italia e finì a parlare di incrociate. Vi giuro che a un certo punto disse: "So che c’è un italiano bravo a fare le rabone, un tipo coi baffi, me ne hanno parlato". Si riferiva a me, a chi sennò?, e non potete capire la soddisfazione".
Purtroppo la sua carriera, nonostante le alti dosi di spettacolo, non è mai riuscita a decollare, ha sempre giocato in provincia, ai margini delle grandi squadre.
Ha avuto una grande occasione, con il Torino nel 1974, arrivò in granata dopo aver rifiutato l'offerta di Mazzone, che stravedeva per lui, di seguirlo all'Ascoli. Qui fece più panchina che altro, essendo all'epoca disponibile una sola sostituzione, nel suo ruolo giocava già Claudio Sala, lui era la seconda scelta, e dopo due stagioni lasciò per andare a Cagliari e infine ad Ascoli.
Nonostante questo Cocò è felicissimo della sua vita da calciatore, sa che nonostante abbia sempre giocato in squadre di provincia verrà ricordato come "il più brasiliano degli italiani", e il suo soprannome deriva da questo come racconta lui: Quando ero giovane, tutti parlavano del Brasile di Didì, Vavà e Pelé. Un giorno non ce l’ho fatta più e ho detto: e allora a me chiamatemi Cocò. Didì, Vavà, Pelé e Cocò: bello, no?".
Cocò adesso si è ritirato in Sardegna ed ha aperto una scuola calcio a Quartu Sant'Elena dove segue 170 ragazzi di cui dice: "Io li chiamo "ragazzi di appartamento". Se piove, non vengono all'allenamento, se scoprono i videogiochi, è finita. E non sanno cosa sia il pallone di strada, quelle partite infinite sull'asfalto o sulla terra", "il livello tecnico è calato perché non si gioca più a pallone nelle strade. I bambini che dribblano sono rari e, nonostante io la insegni a ogni allenamento, non ce n’è uno che riesca a fare una rabona come si deve. Su dieci passaggi otto sono sbagliati".
Alla domanda di un giornalista della Gazzetta dello Sport che gli chiese se avesse rimpianti Cocò rispose cosi: "E certo. Io sono stato un numero sette sfortunato, trent’anni fa avevo davanti Causio e Claudio Sala. Se fossi giovane oggi..."
Ecco un video di qualche incredibile Rabona
Fonti: Wikipedia, gazzetta.it, storiedicalcio.altervista.it
Cocò nasce a Bari nel 1952, e per come tutti i giovani della sua generazione il calcio lo impara per strada, giocando con gli amici tra i vicoli. Proprio con gli amici un giorno ha un'intuizione: "avevo la palla sul lato sinistro, così infilai il piede destro dietro il ginocchio mancino e calciai. Stupore: "ooohhh, che hai fatto".... E io: ma che ne so più avanti trovammo il nome, per noi ’sto colpo diventò l’incrociata.", e incrociata restò per molti anni, fino al suo debutto nel professionismo dove la fece conoscere a tutta Italia, e non solo.
Dal 1977 al 1979 Cocò giocò nell'Ascoli dei record in Serie B, le squadra che indubbiamente giocò meglio e diede spettacolo in tutta Italia, proprio in questo periodo la gente cominciò a notare la sua "incrociata", racconta: "Calciavo con il collo del piede destro e piegavo al massimo la gamba sinistra, quella d'appoggio". Più facile a dirsi che a farsi. E i difensori come reagivano? "Rimanevano senza parole, li sentivo mormorare ma che cavolo... I tifosi deliravano. Ad Ascoli mi fermavano per strada: "Gianni, per favore, domenica fai quella cosa". E io facevo, mi dispiaceva deluderli".
Ma questo colpo non era nato da un giorno all'altro, era cresciuto insieme a Cocò: "Scoprii di avere questa dote da bambino. Mi venivano cross tesi o tiri forti, senza differenza. Gli allenatori delle giovanili della Graziani Bari, la società della mia adolescenza, mi dicevano di non esagerare perchè davo l'impressione di prendere in giro gli avversari", "Ma a me il "colpo" veniva naturale, non volevo schernire nessuno".
Negli anni Cocò affinò talmente tanto la tecnica dell'ormai noto "tiro alla Roccotelli" che arrivò addirittura a battere i rigori di rabona, ma la più grande soddisfazione l'ha ricevuta involontariamente da "O Rei", Cocò racconta l'accaduto: "Tanto tempo fa Pelé venne in Italia e finì a parlare di incrociate. Vi giuro che a un certo punto disse: "So che c’è un italiano bravo a fare le rabone, un tipo coi baffi, me ne hanno parlato". Si riferiva a me, a chi sennò?, e non potete capire la soddisfazione".
Purtroppo la sua carriera, nonostante le alti dosi di spettacolo, non è mai riuscita a decollare, ha sempre giocato in provincia, ai margini delle grandi squadre.
Ha avuto una grande occasione, con il Torino nel 1974, arrivò in granata dopo aver rifiutato l'offerta di Mazzone, che stravedeva per lui, di seguirlo all'Ascoli. Qui fece più panchina che altro, essendo all'epoca disponibile una sola sostituzione, nel suo ruolo giocava già Claudio Sala, lui era la seconda scelta, e dopo due stagioni lasciò per andare a Cagliari e infine ad Ascoli.
Nonostante questo Cocò è felicissimo della sua vita da calciatore, sa che nonostante abbia sempre giocato in squadre di provincia verrà ricordato come "il più brasiliano degli italiani", e il suo soprannome deriva da questo come racconta lui: Quando ero giovane, tutti parlavano del Brasile di Didì, Vavà e Pelé. Un giorno non ce l’ho fatta più e ho detto: e allora a me chiamatemi Cocò. Didì, Vavà, Pelé e Cocò: bello, no?".
Cocò adesso si è ritirato in Sardegna ed ha aperto una scuola calcio a Quartu Sant'Elena dove segue 170 ragazzi di cui dice: "Io li chiamo "ragazzi di appartamento". Se piove, non vengono all'allenamento, se scoprono i videogiochi, è finita. E non sanno cosa sia il pallone di strada, quelle partite infinite sull'asfalto o sulla terra", "il livello tecnico è calato perché non si gioca più a pallone nelle strade. I bambini che dribblano sono rari e, nonostante io la insegni a ogni allenamento, non ce n’è uno che riesca a fare una rabona come si deve. Su dieci passaggi otto sono sbagliati".
Alla domanda di un giornalista della Gazzetta dello Sport che gli chiese se avesse rimpianti Cocò rispose cosi: "E certo. Io sono stato un numero sette sfortunato, trent’anni fa avevo davanti Causio e Claudio Sala. Se fossi giovane oggi..."
Ecco un video di qualche incredibile Rabona
Fonti: Wikipedia, gazzetta.it, storiedicalcio.altervista.it
martedì 15 marzo 2011
Concluso il sondaggio: "Qual'è il dirigente italiano più capace del nostro campionato?"...Adriano Galliani
Si è concluso il sondaggio lanciato da Prossimi Campioni che vi chiedeva quale fosse il dirigente più valido del nostro campionato e l'esito è andato nettamente a favore di Adriano Galliani che ha ricevuto il 56% dei voti totali.
Galliani è al Milan dal 1986 come Amministratore Delegato, e in qualche periodo ne è stato anche Vice Presidente vicario, durante la sua gestione il Milan ha vissuto indubbiamente il periodo più florido della sua storia, e senza dubbio le scelte di Galliani e della società hanno contribuito fortemente alla conquista di numerosi trofei. La bacheca degli ultimi 25 anni può vantare 5 Champions League, 5 Supercoppe Europee, 3 Coppe Intercontinentali (quella del 2007 Mondiale per Club visto il cambio di nome e formula della competizione), 7 Campionati italiani, 1 Coppa Italia e 5 Supercoppe italiane, rendendo il Milan la squadra più titolata al mondo come trofei internazionali e sicuramente la squadra più vincente dell'ultimo quarto di secolo.
Galliani supportato dallo staff dirigenziale può inoltre vantare il merito di aver portato al Milan grandi allenatori come Arrigo Sacchi, Fabio Capello e Carlo Ancelotti, ovvero i tre più vincenti della sua gestione, e i vari Alberto Zaccheroni, vincitore di uno Scudetto, Leonardo, terzo classificato la passata stagione e ora con successo alla guida dell'Inter, Oscar Tabarez, poco fortunato al Milan ma dallo spessore indubbio ha guidato l'Uruguay a un incredibile quarto posto nei Mondiali 2010.
Tutti questi allenatori avevano a disposizione grandissimi campioni già affermati o in procinto di esplodere che l'A.D. originario di Monza ha portato in rossonero, Marco Van Basten acquistato dall'Ajax, Ruud Gullit dal PSV, Frank Rijkaard dallo Sporting CP, Marcel Desailly dell'Olympique Marsiglia, George Weah dal PSG, Dejan Savicevic dalla Stella Rossa di Belgrado che aveva elimintato il Milan dalla Coppa dei Campioni l'anno precedente andando poi a vincere la competizione, Zvonimir Boban dalla Dinamo Zagabria dopo un anno di prestito al Bari, Andriy Shevchenko dalla Dinamo Kiev, Rui Costa dalla Fiorentina, Rivaldo dal Barcelona, Seedorf e Pirlo dall'Inter, Filippo Inzaghi dalla Juventus, Alessandro Nesta dalla Lazio, Ricardo Kakà dal San Paolo, Alexandre Pato dall'Internacional, Ronaldinho dal Barcelona, Thiago Silva dall Fluminense, e gli ultimi arrivi di quest'anno Zlatan Ibrahimovic, Robinho, Boateng, Antonio Cassano e Mark Van Bommel.
Sicuramente Galliani non avrebbe concluso tutti questi importantissimi affari senza l'aiuto del suo staff, a volte fondamentale come nel caso di Leonardo nelle trattative per Kakà, Pato e Thiago Silva, ma il dirigente brianzolo ha sempre dimostrato un notevole fiuto per gli affari. Certo in 25 anni di carriera sono capitati diversi errori a livello di organico ma comunque le vittorie parlano chiaro, e le scelte di Galliani hanno sempre vinto sul campo, e per un dirigente questo è indubbiamente il riconoscimento migliore.
In tutti questi anni sono anche capitati dei periodi bui, poco fortunati e felici, come ha dichiarato Galliani spesso in diverse interviste il momento peggiore l'ha vissuto a Marsiglia nel 1991, quando nella partita di ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni a pochi minuti dal termine un black out ha colpito lo stadio Velodrome e l'Amministratore ha deciso di ritirare la squadra dalla partita nonostante dopo pochi minuti la situazione stesse tornando alla normalità. Questa sciagurata decisione è costata al Milan, oltre la partita, la squalifica per l'anno successivo dalle competizioni europee.
Fortunatamente per lui e per i tifosi i momenti felici sono stati la maggioranza in questi anni, e quello che ricorda con più piacere è la finale di Coppa dei Campioni vinta nel 1994 contro l'ultra favorito Barcelona allenato da Cruyff, partita giocata senza lo squalificato Baresi, vinta 4-0 con la doppietta di Massaro e i gol di Savicevic e Desailly.
E' inoltre famoso in Italia e all'estero per le sue esultanze da vero "ultras" in occasione dei gol del Milan.
Ecco le percentuali del sondaggio "Qual'è il dirigente italiano più capace del nostro campionato" finito il 16 marzo 2011:
1) Adriano Galliani (56%)
2) Marco Branca (12%)
3) Walter Sabatini (10%)
4) Pantaleo Corvino (8%)
5) Giuseppe Marotta (7%)
6) Giovanni Sartori (1%)
7) Riccardo Bigon (1%)
8) Pietro Leonardi (1%)
9) Rino Foschi (0%)
Da citare ovviamente gli altri partecipanti al sondaggio: Marco Branca ha dimostrato in questi ultimi anni di essere un dirigente di altissimo livello autore degli acquisti di Julio Cesar, Lucio, Maxwell, Maicon, Snejder, Balotelli e Ibrahimovic scambiato per Eto'o più diversi milioni di euro, per citare i più importanti. Si è fatto notare anche come ottimo scopritore di talenti con gli acquisti del già citato Balotelli, Santon, Castaignos e molti della primavera che hanno vinto l'ultimo Torneo di Viareggio.
Walter Sabatini, per il solo fatto di aver lavorato cosi bene con Zamparini accanto meriterebbe più che una citazione. Ha fatto un lavoro ottimo con il Palermo prima di lasciarlo all'inizio di questa stagione per divergenze con la società. Ha portato in rosanero: Abel Hernandez, Ilicic, Bacinovic, Kasami e soprattutto Pastore. Inoltre negli anni si è fatto un nome come scopritore di talenti e valorizzatore di giovani promesse, dei nomi legati a lui si devono citare: Gattuso, Di Vaio, Foggia, Kolarov, Kozak, Macheda, Muslera, Pandev, Nesta e Rocchi, più molti altri.
Un'ultima citazione se la merita Giovanni Sartori, se il Chievo è ancora in Serie A parte del merito è suo. Riesce a realizzare dei veri e propri miracoli per la piazza clivense disponendo di un budget a dir poco inadatto a una squadra della massima serie, da citare gli ultimi Gelson Fernandes e Kevin Constant richiesti in Italia ed Europa.
Ringraziamo tutti voi lettori che avete votato numerosissimi a questo sondaggio, ne approfittiamo per presentarvi il prossimo:
"Qual'è il giocatore che la prossima stagione esploderà accasandosi a una grande squadra?"
Si potrà scegliere tra giocatori che in questa stagione hanno dimostrato doti di tutto rispetto e che sono al centro di voci di mercato che li danno vicini a grandi squadre.
Le opzioni sono:
- Gabriel Agbonlahor, classe 1986, attaccante dell'Aston Villa. E' cresciuto molto nelle ultime stagioni, nonostante non stia vivendo la sua miglior annata è sempre stato accostato a grandi club per le sue doti atletiche e realizzative.
- Papiss Cissè, classe 1985, attaccante del Friburgo. E' vice cannoniere della Bundesliga dietro Mario Gomez, ha già realizzato 22 reti in 37 partite. La prossima stagione potrebbe essere una svolta per la sua carriera, se approdasse a una grande squadra dovrebbe confermare quanto di buono fatto finora.
- Balazs Dzsudzsak, classe 1986, ala sinistra del PSV. Sta vivendo una grandissima stagione, 21 gol in 37 partite, ha attirato l'attenzione di mezza Europa. Difficilmente resterà un altro anno al PSV, in Italia Milan e Inter sono in prima fila per il giocatore.
- Hulk, classe 1986, attaccante del Porto. Anche per lui miglior stagione della carriera finora, Villas Boas è riuscito a tirare fuori le qualità migliori del giovane attaccante. Chissà che l'anno prossimo non segua l'allenatore portoghese in una squadra più blasonata.
- Aiden McGeady, classe 1986, centrocampista-ala dello Spartak Mosca. Si era fatto notare giovanissimo nel Celtic Glasgow, a neanche 20 anni era già conteso da tutta la Premier League e da qualche spagnola, alla fine il Celtic decise di tenerlo fino all'estate 2010 quando accettò un offerta di 9 milioni e mezzo di Sterline dallo Spartak. A Mosca ha fatto benissimo e l'interesse su di lui ha ripreso vigore.
- Giuseppe Rossi, classe 1987, attaccante del Villarreal. Italiano con poca esperienza in Italia. A soli 16 anni Alex Ferguson lo porta a Manchester praticamente scippandolo al Parma. Ritorna in Emilia nel 2007 per sei mesi in prestito e realizza 9 gol in 19 partite contrubuendo in modo fondamentale alla salvezza del Parma, che lo vorrebbe trattenere anche per la stagione successiva ma lo United lo vende al Villarreal per 10 milioni di Euro. Quest'anno è a quota 25 gol in 41 partite, e in molti hanno dimostrato interesse per il giovane attaccante. Lui vorrebbe tornare in Italia ed è possibile che qualche dirigente stia già lavorando per accontentarlo.
- Nuri Sahin, classe 1988, centrocampista del Borussia Dortmund. In questa stagione ha dimostrato doti incredibili, se il Borussia è la sorpresa dell'anno buona parte del merito va a lui. La prossima estate sarà sicuramente al centro di trattative di mercato caldissime.
- Moussa Sow, classe 1986, attaccante del Lille. Sta aiutando la sua squadra con dei gol pesantissimi a vincere il titolo del Campionato francese, finora è a quota 17 in 25 partite. Ha attirato su di se le più grandi squadre d'Europa, inglesi in testa.
lunedì 14 marzo 2011
Alex Oxlade - Chamberlain
Nome: Alexander Oxlade-Chamberlain
Data di nascita: 15 agosto 1993, Portsmouth
Nazionalità: Inghilterra
Altezza: 180cm
Piede preferito: Ambidestro
Squadra: FC Southampton - League One
Ruolo: Centrocampista laterale, trequartista esterno
Valore: 2.500.000 €
Il vivaio del Southampton è riconosciuto come uno dei più attivi d'Inghilterra, molto florido soprattutto per quanto riguarda gli esterni, come conferma basta vedere dove sono arrivati Theo Walcott e Gareth Bale, due prodotti della squadra dell'Hampshire, divenuta negli anni una "nobile" decaduta, relegata alla League One, il corrispettivo della nostra C1. Nonostante questo la società non ha smesso di puntare sui giovani, e ora ne stanno raccogliendo i frutti, in particolar modo con questo funambolico esterno, soprannominato "il nuovo Walcott", che pare sinceramente destinato a grandi cose.
Nasce a Portsmouth, ma si trasferisce a soli sette anni a Southampton, poco distante, per entrare nella Academy dei "Saints". Qui gioca nelle varie selezioni giovanili, facendosi notare fin da giovanissimo. Debutta in prima squadra il 2 marzo 2010 a soli 16 anni e 199 giorni, entrando dalla panchina nella partita contro l'Huddersfield che la sua squadra stava vincendo 5-0, e chiude la stagione con un'altra presenza contro il Southend United giocando i dieci minuti finali. La stagione 2010/2011 comincia molto bene per il promettente centrocampista, gioca la prima partita stagionale nella League Cup contro il Bournemouth siglando la sua prima marcatura da professionista e si conquista partita dopo partita il posto da titolare nella formazione allenata da Nigel Adkins. Ad oggi (14/03/2011) ha collezionato 37 presenze segnando 9 gol e dispensando 8 assist.
La sua caratteristica principale è indubbiamente l'incredibile velocità, unita a un'ottima tecnica e a un buon senso del gol. L'esperienza che sta maturando al Southampton è di notevole importanza, la League One è un campionato duro e difficile, Alex trova molto spesso davanti a se giocatori dall'esperienza decennale, e il giocare con continuità questa competizione sarà sicuramente un bagaglio notevole che il giocatore porterà con se per molto tempo.
E' un giocatore funambolico ma molto concreto, non cerca la giocata fine a se stessa, gli piace arrivare sul fondo per servire i compagni o cercare il tiro, effettivamente ricorda molto Theo Walcott, ma a differenza dell'attaccante dei Gunners è un vero e proprio jolly offensivo, può giocare sia a centrocampo che sulla trequarti, e può fare anche l'attaccante esterno, inoltre essendo ambidestro ha la possibilità di svariare su entrambe le fasce.
Ha giocato una sola partita per la Nazionale under 18 inglese, contro la Polonia il 16 novembre 2010, peraltro giocando i soli primi 45 minuti. Era stato inoltre convocato nell'under 19 per l'incontro contro i pari età tedeschi dello scorso 8 febbraio ma è stato promosso direttamente all'under 21 giocando il 2 febbraio a Empoli contro l'Italia di Ciro Ferrara, entrando al sessantesimo minuto e dimostrando le sue doti caratteristiche che hanno attirato gli osservatori nostrani.
Il Milan pare sia la squadra italiana più interessanta, seguiva il giocatore da tempo ma pare si sia convinta proprio dopo il match di Empoli, la concorrenza per l'esterno però è estremamente agguerrita, su tutti l'Arsenal, sempre in prima fila per quanto riguarda i giovani talenti inglesi. Wenger pare disposto a tutto pur di avere il giocatore, che per caratteristiche adora, pare abbia già inoltrato un'offerta di 10 milioni di sterline per Chamberlain. Da non sottovalutare l'interesse del Liverpool che pare disposto a pareggiare l'offerta dell'Arsenal pur di avere il giocatore. Nell'ultimo periodo anche il Manchester United e il Barcelona hanno dichiarato di ammirare e apprezzare le doti del ragazzo.
Da tifosi come in ogni occasione davanti a un grande talento ci augureremmo di vederlo in Italia, ma in questo caso pare un'operazione estremamente difficile, quasi sicuramente però Alex lascerà il Southampton la prossima estate, destinazione sconosciuta.
venerdì 11 marzo 2011
Francesco Bardi
Nome: Francesco Bardi
Data di nascita: 18 febbraio 1992, Livorno
Nazionalità: Italia
Altezza: 1, 87m
Piede preferito: Destro
Squadra: Inter (in prestito con riscatto dal Livorno) Campionato primavera
Ruolo: Portiere
Valore: 150.000 €
Vi abbiamo parlato di Simone Dell'Agnello, attaccante dell'Inter premiato come Golden Boy (capocannoniere) all'ultimo Torneo di Viareggio che ha visto i nerazzurri vittoriosi contro la Fiorentina in finale. Oggi vi parliamo invece del “miglior portiere” del Viareggio e cioè l'altro interista Francesco Bardi. L'Inter ha chiuso la “Coppa Carnevale” (Viareggio) con la bellezza di 1 sola rete subita (nella fase a gironi) in 8 partite, e il merito non è solo di una promettentissima difesa capeggiata dal talentuoso centrale Simone Benedetti, ma soprattutto del “pararigori” Bardi che ha parato un tiro dal dischetto decisivo a Polenta del Genoa nei quarti e altri due nella semifinale contro l'Atalanta sfoderando peraltro durante tutto il torneo grandi prestazioni.
Francesco Bardi è un prodotto del settore giovanile del Livorno, squadra della sua città. Con il Livorno fa tutta la trafila delle giovanili fino a debuttare in Serie A il 16 maggio 2010, con una squadra già retrocessa, nella partita interna contro il Parma (1-4). Nella stagione corrente ha disputato il Campionato primavera con il Livorno fino a gennaio, quando un summit di Branca l'ha strappato al Livorno in prestito con diritto di riscatto per il mercato estivo. L'Inter era solo una delle tante squadre (anche estere) che lo stavano monitorando, ma ha deciso di rompere gli indugi e aggregarlo alla formazione primavera.
A gennaio 2011 Bardi arriva a Milano e l'impatto è ottimo. Non solo si integra alla perfezione con i compagni, ma convince tutto lo staff nerazzurro e in particolare mister Pea a puntare su di lui, scalzando l'altrettanto promettente Gallinetta per una maglia da titolare. Il Campionato primavera è ancora in corso e sicuramente la formazione nerazzurra è una delle favorite alla vittoria finale. Il riscatto di Bardi è assolutamente certo e gira la voce che l'Inter stia addirittura pensando a lui come futuro post Julio Cesar, lasciando andare Viviano da inserire in importanti trattative di mercato (voci di mercato come sempre tutte da confermare).
Il portierino Livornese è un punto fermo dell' Italia Under 19 con la quale ha collezionato 6 presenze. E' stato protagonista ai mondiali 2009 Under 17 parando il rigore cha ha permesso all'Italia U17 (di Benedetti, Natalino, Dell'Agnello, Fossati, Camporese, El Shaarawi) di battere gli USA agli ottavi (fermata poi dalla Svizzera campione per 2 a 1). Ha disputato inoltre anche gli Europei Under 17 (Italia che si è dovuta arrendere alla Germania di Götze solo in semifinale, Germania poi campione ai danni dell'Olanda per 2-1 nonostante la rete di Castaignos). Con l'Under 17 ha collezionato 6 presenze e con l'Under 18 altre 2. Bardi fa parte di una nuova generazione di portieri che speriamo posso riportare in auge la tradizione italiana che ha sempre prodotto i più forti portieri del Mondo.
Bardi, Dell'Agnello, Benedetti, Natalino e Biraghi alla vittoria del Viareggio.
Rigori parati in semifinale al viareggio dal minuto 8,15.
Pubblicato il 11/03/2011
mercoledì 9 marzo 2011
SINTETICO... Perchè no?
Oggi parliamo di un argomento che divide profondamente l'opinione pubblica calciofila italiana: la possibilità di introdurre regolarmente il campo sintetico nell'utilizzo comune delle squadre delle serie italiane. In realtà dal 15 marzo 2005 in Italia è possibile utilizzare il campo sintetico fino alla serie B (prima era possibile solo in serie C, l'attuale Lega Pro), dopo l'approvazione del Consiglio Federale che ha deliberato successivamente all'intesa raggiunta tra FIFA E UEFA con una regolamentazione omogenea a partire dalla stagione 2005/2006. Il campo sintetico è sempre stato oggetto di discussione e possiamo identificare due filoni di pensiero. Chi approva il sintetico che garantisce una manto erboso regolare, una manutenzione meno onerosa e condizioni favorevoli in caso di maltempo e quelli invece che si pongono contro, rifacendosi a studi americani che hanno evidenziato una maggiore incidenza negli infortuni alle ginocchia, sostenendo possa portare ad infortuni muscolari per chi non è abituato o semplicemente affermando che l'artificiale possa snaturare profondamente il calcio.
Come sempre la realtà sta nel mezzo ed è necessario fare chiarezza, anche in virtù del fatto che siamo in un periodo nel quale il progresso tecnologico è rapido e costante. Ci sono delle differenze abbastanza importanti tra i campi di calcetto e i campi per il calcio a undici in erba sintetica. Il metodo produttivo è molto simile: semplicemente si inseriscono dei ciuffi più lunghi, quando si parla di calcio a undici, su un manufatto o supporto già preparato industrialmente. Una volta messi in opera questi tappeti ci sono vari metodi di intasamento e per il calcio a undici si opta per un misto di granulati, di sabbia e di gomma.Come ogni buona casa ci devono essere delle buone fondamenta, perché possiamo mettere i migliori manti, con i migliori sistemi di intasamento, su un pessimo sottofondo e ottenere un pessimo risultato. L’importante non è il manto in sé, che è una delle componenti, ma tutte le componenti del sistema sono fondamentali.
Il campo del Novara (serie Bwin) è la realtà italiana più importante del nostro calcio. Dopo la fantastica promozione della stagione 2009/2010 la famiglia De Salvo ha deciso di investire denaro per rimodernare un impianto non abilitato per la serie cadetta ed ha preso l'importantissima decisione di effettuare il rifacimento del terreno di gioco utilizzando Erba Sintetica secondo la normativa FIFA 2 star (normativa che consente di ospitare anche gare di UEFA Champions League).
Il campo dello stadio Silvio Piola (del Novara) ora è un manto organico, con una fibra di cocco, che rende il terreno molto simile al classico campo in erba. Con una differenza sostanziale, naturalmente. “Il sintetico toglie imprevedibilità al rimbalzo del pallone in diverse zone del campo - sostiene Danilo Albani Rocchetti il direttore commerciale dell’Italgreen, l’azienda che sta ultimando i lavori per il nuovo manto del Piola -, non ci sono rallentamenti e, grazie al particolare sistema di drenaggio, anche in condizioni climatiche difficili, pioggia o neve che sia, il manto rimane in condizioni eccellenti. Il problema dei campi in erba è proprio legato alla durata della stagione.
Tempo fa la strada verso il futuro era stata indicata da club di serie D: Manfredonia, Sorrento, Capo d'Orlando, Lavagna, Polisportiva San Sergio di Trieste. Chi è riuscito a scalare le gerarchie ha poi portato la novità più in alto, anche a livello professionistico. Con i suoi 700 mila € di spesa il Novara ha fatto diventare realtà un progetto che supera di gran lunga la qualità del terreno del Luzhniki di Mosca (lo stadio dei quarti di finale di Champions 2009/10 tra Inter e CSKA per intenderci).
Esistono, tuttavia, superfici miste come il Bernabeu di Madrid e anche il campo del Meazza. Teniamo conto che all’estero si usano sistemi di riscaldamento e di raffreddamento per dar modo alla vegetazione del manto erboso di essere funzionale sia durante le stagioni molto calde che in quelle molto fredde. Ma è necessario dire che dopo Italia 90, i nostri campi hanno subito processi di rimodernamento degli stadi che hanno tolto aria e luce ai manti erbosi e questo ha portato ad un deterioramento inaccettabile di quasi tutti i terreni dei club professionistici più importanti.
Negli altri paesi d'Europa ovviamente si stanno sviluppando sempre più le metodologie di costruzione e le sperimentazioni ad alto livello: il Boavista in Portogallo, Nancy e Lorient in Francia e svariate formazioni in Svezia, Norvegia e Finlandia.
In Italia fatichiamo ad accettare dei cambiamenti importanti e radicali ma spesso dovremmo avere più coraggio nel assumere un atteggiamento più aperto all'innovazione.
La maggior parte dei campi di A e B, per non parlare di moltissimi terreni delle serie minori e delle formazioni primavera riversano in condizioni inaccettabili. L'ultima edizione del Torneo di Viareggio è l'emblema di quanti problemi abbiano i campi da gioco in Italia (la finale non si è giocata a Viareggio ma a Livorno a causa di terreni eccessivamente rovinati). La manutenzione ha un costo e le società riversano in problematiche economiche che non garantiscono un intervento costante (senza considerare strutture vecchie ed il clima che non aiuta la vegetazione).
Se davvero la tecnologia riesce a superare problemi come il rimbalzo naturale del pallone e l'impatto del fisico su un terreno artificiale (come sostengono in molti esperti del settore), sarebbe un' opzione straordinaria per il futuro di questo sport.
Il "Silvio Piola" di Novara.
Stadio "Miramare" di Manfredonia.
Sandro Farina (preparatore atletico dello Spezia Calcio): "E' un discorso di adattamento. Ma secondo me piuttosto che giocare su un campo malconcio, troppo condizionato dai fattori climatici, meglio allora un sintetico. Non è una questione di tipologia ma di continuità. Chiaro che un giocatore più anziano può fare fatica ma, ripeto, il problema viene a porsi quando cambi sempre e la percentuale di fastidi muscolari aumenta.
Piero Volpi (ex medico sociale dell'Inter, ora consulente dell'Aic)
- Cosa ne pensa dei campi sintetici?
«Ben vengano, perché credo possano rivelarsi un bene per il calcio. Eliminano i problemi legati alle condizioni dei terreni di gioco, contribuiscono a creare condizioni uguali per tutti».
-Studi americani hanno evidenziato una maggiore incidenza di infortuni alle ginocchia.
«C'è differenza tra gli sport americani e il nostro calcio. L'esempio di Gallipoli è lampante: la squadra pugliese giocava su un campo sintetico ma gli studi effettuati non hanno mostrato una maggiore incidenza di infortuni. Un tempo potevano sorgere problemi, eliminati ormai dal sintetico di ultima generazione. Anzi: a essere pericolosi sono i campi naturali in cattive condizioni».
-Quali le controindicazioni?
«I campi in sintetico sono ancora pochi. E chi gioca sempre su erba naturale deve fare l'abitudine: il consiglio è allenarsi prima, per adattarsi alle differenti condizioni, soprattutto riguardo ai rimbalzi del pallone».
(intervista di Piero Volpi da laStampa.it)
-
lunedì 7 marzo 2011
Ryo Miyaichi
Nome: Ryo Miyaichi
Data di nascita: 14 dicembre 1992, Okazaki
Nazionalità: Giappone
Altezza: 1,83 m
Piede preferito: Ambidestro
Squadra: Feyenoord – Eredivisie (in prestito dall' Arsenal)
Ruolo: Ala destra e sinistra, Attaccante esterno
Valore: 500.000 €
Apriamo il primo nostro capitolo sul Sol levante proponendovi un talento sul quale molti sono pronto a scommettere, Ryo Miyaichi, ala in prestito al Feyenoord dopo essere stato acquistato a gennaio dall'Arsenal.
Ryo Miyaichi cresce nella Chukyodai Chuyko High School, in Giappone lo sport funziona un po' come negli Stati Uniti dove le scuole sono fondamentali per la crescita sportiva degli atleti che vengono poi arruolati dai club calcistici che monitorano le rassegne scolastiche. Durante l'All Japan High School Soccer, il torneo annuale dedicato agli studenti delle scuole superiori, viene notato da numerose squadre europee e viene invitato in Europa per svolgere alcuni provini.
Arriva in Germania per un periodo di prova con il Colonia che non convince i tedeschi, per poi trasferirsi in Olanda con l'Ajax ma anche con i Lancieri non riscuote pieno successo a causa di un fisico piuttosto leggero. Invitato a Londra dall'Arsenal riesce ad impressionare lo staff dei Gunners per la sua rapidità e i suoi fondamentali e nonostante un po' di leggerezza fisica lo staff di Wenger decide di prelevarlo nel gennaio 2011. Wenger conosce bene la realtà nipponica, nel 95-96 ha allenato i Nagoya Grampus, e si è dimostrato subito entusiasta dicendo di volerlo aiutare ad esprimere tutto il suo potenziale.
Ryo Miyaichi è un' ala velocissima e dalla grandissima tecnica col pallone. Ha un dribbling molto stretto ed efficace e può calciare con entrambi i piedi essendo ambidestro. Ha un fisico da irrobustire assolutamente per un calcio fisico come quello inglese e se riuscirà in questo potrà essere devastante sulle fasce con la sua tecnica e soprattutto la sua velocità, corre i 100 metri in 10,8 secondi.
Per i soliti problemi burocratici legati al permesso di lavoro (la legge vieta di poter giocare in Inghilterra ai giocatori extracomunitari con meno del 75% di partite disputate con la propria nazionale negli ultimi due anni), l'Arsenal non è riuscito a portarlo subito a casa ma l'ha girato in prestito fino a giugno agli olandesi del Feyenoord che è squadra che ha dimostrato di saperci fare molto bene con i giovani, basti pensare agli ultimi prodotti Fer, Wijnaldum e Castaignos.
Arrivato a Rotterdam a gennaio 2011 il talento nipponico impressiona subito il tecnico Mario Been che lo lancia subito il 5 febbario contro il Vitesse. Nel match contro l'Heracles segna il suo primo goal e fornisce un assist per il secondo facendo scatenare pubblico e stampa giapponese. Ad ora 3 presenze, un goal e 2 assist con i biancorossi.
Miyaichi è probabilmente il più grande talento dell'Under 17 giapponese con la quale ha disputato 10 incontri e segnato 4 goal. Ora è in Under 19 e tutto il mondo giapponese aspetta che si imponga anche in Under 21. Il ragazzo spera di raggiungere presto anche i Gunners per emulare la fortuna che hanno avuto in Europa giocatori come Nakata, Nakamura ma soprattutto i giovani Honda e Kagawa e non imitare la sfortunata esperienza, proprio in maglia Gunners di Inamoto.
Siamo molto curiosi di vederlo partire sulle fasce e crediamo possa essere un giocatore in prospettiva esaltante.
Eccolo durante il periodo di prova nelle fila dell'Arsenal (proprietaria del cartellino).
Ryo in maglia Feyenoord.
Pubblicato il 07/03/2011
Iscriviti a:
Post (Atom)