giovedì 6 dicembre 2012

Il Mobbing nel calcio




Il gioco del calcio nel corso degli ultimi anni ha avuto dei radicali cambiamenti, cercando però di ammodernarsi, nel bene e nel male. Abbiamo assistito a cambi di regolamenti, sono stati costruiti nuovi stadi, le pay-tv oramai sono il nostro pane quotidiano per la trasmissione delle partite, ma purtroppo teatro anche di vere e proprie battaglie tra le società e i propri giocatori, causa le grosse quantità di denaro che circolano in questo mondo. Una volta il calcio veniva vissuto per quello che era, come una grande manifestazione sportiva, senza badare più di tanto ai soldi e ai super contratti. Ora invece molti scenari sono cambiati e numerose questioni si sono sollevate, una di queste è il Mobbing. Riconosciuto per la prima volta nel 1999 dalla Caorte di Cassazione e poi confermato dalla Cassazione nel 2002, il mobbing si definsce come l'insieme di quei comportamenti violenti, perlopiù di natura psicologica, i quali vanno a ledere nel lungo tempo la dignità delle persone. Nel mondo del calcio non c’è una norma che disciplina in particolare la materia ma negli ultimi anni sono sorti dei casi di tensione tra società e i rispettivi atleti e la definizione è entrata, senza volerlo, anche in questo ambito.
Il primo caso di Mobbing l’abbiamo avuto con il calciatore Zanin, ex attaccante del Montichiari che a causa di una controversia con la società per il suo stipendio troppo elevato venne messo ai margini della squadra con umiliazioni sia da parte dei compagni di squadra che dell’allenatore, arrivando persino a minacce e a delle percosse; tutto ciò si evince dagli articoli letti nei diversi quotidiani che raccontano la vicenda. Nel 2004 la Corte Disciplinare da ragione al calciatore e condanna con ammende la società Montichiari, l’allenatore e il Team Manager. La stessa Corte Disciplinare però definisce con più precisione questa sentenza in quanto il Mobbing può essere appellato e disciplinato solo se vi è stata una lesione a livello psichico nei riguardi del soggetto. Tale lesione quindi deve essere accertata da un medico legale che verifica con accuratezza l’effettiva patologia. Un altro caso che vogliamo mettere in luce è quello dell’ex giocatore di Ternana,  Fiorentina, Inter e Lazio, Luis Antonio Jiménez. Il centrocampista cileno per anni è stato al centro di una controversia con la società Ternana la quale ha sempre mantenuto la proprietà della metà del suo cartellino, chiedendo cifre esorbitanti alle società che tentavano di acquistare l’intero diritto di prestazione del giocatore. Il cileno per anni ha vissuto nel limbo dei prestiti, cambiando molte squadre e appellandosi poi alla FIFA chiamando in causa la società per Mobbing e finendo infine fuori rosa. La situazione si è conclusa con la rescissione del contratto con il club umbro appellandosi all'articolo 17 anche se la carriera di Jimenez non è mai riuscita a decollare nonostante il grande talento.


Altri casi da rilevare sono state le problematiche tra il portiere Federico Marchetti, attuale giocatore nella Lazio ma al tempo portiere del Cagliari, che era stato messo ai margini della rosa fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di terzo portiere a causa di una sua intervista riguardo il gradimento di un eventuale trasferimento alla Sampdoria. Alla fine la vicenda dopo un anno si risolse consensualmente e il giocatore andò alla Lazio. Gli ultimi episodi rilevanti sono quelli di Goran Pandev della Lazio e non ultimo quello di Snejder dell’Inter. L’ex giocatore della Lazio, adesso al Napoli, fu uno dei casi più accesi negli ultimi anni e per molto tempo le pagine dei giornali scrissero articoli in merito; venne messo fuori per mesi per una diatriba sulla non vendita del giocatore in sessione di calciomercato. Il giocatore tramite il suo avvocato si appellò alla giustizia sportiva e fece un’azione legale contro la società Lazio per Mobbing e alla fine il collegio arbitrale condannò la società capitolina ad un risarcimento delle spese legali e ad un’ammenda di 160.000 euro svincolando il giocatore, libero di accasarsi a parametro zero all'Inter. Il caso Snejder non possiamo definirlo un caso di mobbing ma in molti pensano che la questione possa essere associata. Negli ultimi mesi la società Inter ha deciso di spalmare gli ingaggi dei suoi giocatori con i contratti più onerosi e quindi ha deciso di proporre all’Olandese un prolungamento del contratto; l’Olandese però sembra non voler accettare, chiedendo che la società nerazzurra rispetti i principi contrattuali. A questo punto non si capisce bene ancora, però la società nerazzurra lascia in panchina l’olandese (ufficialmente per scelta tecnica) e quindi spunta nelle ultime ore la parola Mobbing. Tutt’ora non ci sono sviluppi ma Snejder sembra che non abbia nessuna intenzione di firmare la spalmatura del contratto mentre la società nerazzurra sembra sempre più intenzionata a non farlo giocare per “scelta tecnica”. Aspetteremo nuovi sviluppi però al momento non si prospetta un caso mobbing in quanto la società guidata da Massimo Moratti non ha messo fuori rosa il giocatore che continua ad allenarsi con i proprio compagni a differenza del suo compagno di squadra Antonio Cassano il quale ai tempi della Sampdoria venne fatto fuori (si allenava da solo) per i suoi comportamenti verso la società e soprattutto rispetto ai massimi dirigenti blucerchiati. Riprendiamo le parole del dottor Cerri esperto di diritto sportivo e procuratore il quale ha dichiarato che per il caso Snejider/Inter il Mobbing non può essere citato in quanto i singoli fatti tenuti dalla società Inter possono essere anche leciti, ma devono essere valutati nell’effetto che causano al lavoratore. Possiamo concludere dicendo che dobbiamo aspettare una definizione normativa che definisca meglio il problema del Mobbing anche in ambito calcistico. La questione necessita una linea più chiara da seguire definendo dei parametri più specifici per non incorrere in casi “falsi” di mobbing. Purtroppo l’evoluzione del calcio ha portato anche a questo e speriamo che di questi casi in futuro se ne sentano parlare molto meno.



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