mercoledì 30 novembre 2011

Everton Academy - L'Everton indica la via...



Iniziamo con Tony Hibbert, Leon Osman, Victor Anichebe, James Vaughan, proseguiamo con James Wallace, José Baxter, Jack Rodwell, l'ultima stellina Ross Barkley e terminiamo in bellezza con "The Wonder Boy" Wayne Rooney. Sono tutti importanti giocatori in Premier League, alcuni hanno scritto pagine importanti del calcio britannico mentre altri forse le scriveranno in futuro, ma tutti hanno in comune qualcosa: sono "made in Everton". Vi abbiamo citato solo alcuni fra i più importanti atleti frutto del duro lavoro del fantastico settore giovanile della squadra di Liverpool che basa le sue fortune sportive in uno dei centri più moderni ed efficaci, non solo del Regno Unito, ma dell'intero panorama giovanile internazionale.L'Everton Academy è molto più che una sezione fondamentale del club e infatti si può definire anche come filosofia e soprattutto come studio della tecnica della formazione sportiva. Intendiamoci, non siamo al cospetto di una chissà quale rivoluzione che differisce da altri grandi club che lavorano benissimo con i giovani (Ajax e Barcellona in testa), ma ad un metodo e ad una preparazione di altissimo livello e nella quale la differenza la fanno i dettagli. The Everton Way è il nome del progetto nella quale l'Everton Academy pone le proprie basi. La sede centrale si trova nella Finch Farm di Halewood (nella periferia sud di Liverpool) ma si estende anche in varie parti dell'Inghilterra e nel mondo, con centri principalmente in Irlanda e negli USA. Il centro principale comprende dieci campi regolamentari e strutture all'avanguardia per garantire tutto quello che gli addetti ai lavori necessitano per crescere le future colonne dei Toffies.

Il programma che sta alla base del lavoro di questo club si articola in un insieme di tecniche e metodologie specifiche che i preparatissimi allenatori del club mettono in atto nei propri centri di sviluppo. Le categorie sulle quali si pone la maggior attenzione sono:
- Velocità e resistenza;
- Forza e Potenza;
- Rigenerazione e dieta;
- Lesioni;
- Psicologia dello Sport.


Queste categorie sono state analizzate e sulla base di uno studio molto complesso è nato il progetto che si chiama appunto The Everton Way, volto non solo a sviluppare le risorse della società inglese ma anche e soprattutto ad offrire un servizio alla comunità e contribuire nello sviluppo dello sport per tutti gli allenatori e gli atleti. The Everton Way è infatti anche un sito internet nel quale è possibile apprendere tutte le tecniche e i metodi che i professionisti del club hanno messo a disposizione degli utenti e che ripropongono in numerosi forum e convegni ai quali partecipano costantemente. E' uno strumento unico di coaching online che fornisce un accesso senza precedenti alle competenze che hanno contribuito a produrre alcuni dei migliori giovani calciatori della scena inglese e mondiale. Il servizio è aperto a tutti ad un costo bassissimo, poco meno di 50 sterline, e permette un accesso illimitato al sito, la possibilità di visionare oltre 350 video di tecniche d'allenamento, rubriche professionali su alimentazione, educazione, tecniche sanitarie, tecnologie dedicate e tutti gli aspetti prioritari per una strategia di sviluppo calcistico vincente per i giovani atleti.
Abbiamo detto che la differenza la fanno i dettagli, vediamo allora quali sono queste peculiarità che distinguono il lavoro dei Toffees:

1) allenatori preparatissimi e con esperienza nella categoria d'insegnamento. Ogni allenatore deve avere alle spalle un certo tipo di metodo e conoscenze rispetto alla categoria della quale si occupa. Ogni giovane atleta ha specifiche esigenze che differiscono da anno ad anno d'età.

2) tecnica e sviluppo fisico sono assolutamente prioritari mentre la vittoria è un optional. Non si guarda per nessun motivo il risultato ma la struttura singola del giocatore e della squadra. L'importante è possedere basi tecniche solide, sapersi muovere intelligentemente nel campo e crescere fisicamente in maniera sana ma soprattutto costante.

3) ogni anno viene fatto debuttare in prima squadra un giocatore che fa parte delle giovanili dall'età di 9 anni. Ricordiamo che in Inghilterra è vietato ingaggiare ragazzini al di sotto dei 9 anni che vivano a più di un'ora di macchina dalla propria casa. L'Everton prende i ragazzini molto giovani proprio per farli crescere in casa e portare i più bravi e meritevoli fino ai vertici del club. E' uno dei club inglesi che ha portato più giocatori in Premier e soprattutto con maggior successo negli ultimi 20 anni.

Il responsabile di "The Everton Way" Tony Farrell (foto a destra), conosciuto da tutti come Tosh, si è detto entusiasta del lavoro fin qui svolto dal club e segue con particolare attenzione i centri attivi negli Stati Uniti. ad allenatori e professionisti come lui, scopritore di giocatori come Rooney, Arteta e Jagielka, e come l'Academy Manager Ray Hall, che ha portato al grande calcio molti dei titolari odierni dei Toffees e giocatori come Richard Dunn, Gavin McCann e Michael Ball, la "seconda squadra" di Liverpool può contare su un settore giovanile a 5 stelle. I ragazzi vengono seguiti molto anche sotto l'aspetto psicologico oltre che ovviamente quello sanitario. La modernizzazione delle strutture e dei metodi ha conferito prestigio ad un'organizzazione fra le più all'avanguardia di tutti il Regno Unito. E' semplice poter contare sul denaro delle proprie casse nel prelevare giocatori di talento mentre è difficile puntare le proprie risorse sulla crescita di giovanissimi calciatori che devono ancora imparare a giocare. L'Everton è una delle società che svolgono meglio questo tipo di lavoro di formazione e lo fa investendo tutto sui propri ragazzini. Una bella storia per una bella realtà come questa, soprattutto se pensiamo che nell'altra sponda di Liverpool c'è un club che riversa nei debiti a causa di compagne acquisti sconsiderate. E che in questi anni sono valse a poco viste le scarse vittorie.
Dopo Rooney è il turno di Rodwell e Barkley e dopo di loro ci saranno sicuramente nuovi giocatori pronti ad emergere. Questo è l'Everton.

lunedì 28 novembre 2011

Eliaquim Mangala


Nome: Eliaquim Mangala
Data di nascita: 13 Febbraio 1991, Parigi
Nazionalità: Francia (con passaporto congolese)
Altezza: 1,88 cm
Piede preferito: Sinistro
Squadra: Porto - SuperLiga
Ruolo: Difensore centrale, terzino sinistro, mediano
Valore: 5.000.000 €



La Francia in questi ultimi anni sta sfornando grandi talenti, molti dei quali si sono trasferiti in campionati più importanti e stanno impressionando gli addetti ai lavori. Gli esempi più lampanti sono Varane del Real Madrid e Kakuta del Chelsea. Meno sponsorizzato di questi due giocatori è sicuramente Eliaquim Mangala del Porto.

Mangala è nato nel sobborgo parigino di Colombes, ma si trasferì in Belgio all’età di cinque anni a Namur. Alla stessa età entra a far parte delle giovanili del Lustin Club Atletico e dopo sei anni al CS Wépionnais nella vicina Wépion. Dopo due anni, Mangala è entrato finalmente nella squadra principale della sua città, l’UR Namur, dove ha impressionato rapidamente i vari osservatori fino a quando nell’estate del 2007 si trasferisce allo Standard Liegi, firmando un contratto giovanile della durata di tre anni. Nella stagione 2007-2008 impressiona da terzino sinistro nell’Under-17 del club belga, tanto che nel Gennaio del 2008 viene subito promosso nella categoria degli Under-19, giocando questa volta come difensore centrale. Nel frattempo comincia ad allenarsi con la prima squadra e il 23 Ottobre 2008 arriva la firma sul nuovo contratto quinquennale da professionista. Esordisce ufficialmente il 9 Novembre 2008 all’89’ minuto nella sfida con il Germinal Beerschot, vinta per tre a uno. L’esordio da titolare arriva invece il 17 Gennaio 2009 con il Dender dove Mangala fa l’assist per il gol di Jovanovic che chiude la partita sul definitivo tre a due per il Liegi. Ha terminato la stagione con 11 presenze in campionato e la vittoria dello Jupiler Pro Ligue. Nella stagione successiva Mangala parte titolare nella Super Coppa di Belgio con il Genk, vinta per due a zero. Il 12 Settembre arriva finalmente il primo gol contro il Mechelenque, vinta per tre a zero, e replica in Champions League con l’Arsenal, persa però tre a due. Questa estate, grazie alle grandi prestazioni offerte in soli due anni con la prima squadra dello Standard Liegi, diverse squadre sono interessate a Mangala ma alla fine il Porto batte la concorrenza pagandolo ben 6,5 milioni di euro. Finora Mangala ha disputato solo sei partite.

Nel 2008 Mangala venne contattato dalla Federazione belga per convocarlo nell’Under-18, ma senza il passaporto non ha potuto rispondere alla convocazione. Il 5 novembre 2009, Mangala è stato convocato per la prima volta dal ct della nazionale francese Under-21 Erick Mombaerts. Ha esordito il 13 Novembre nella partita amichevole contro la Tunisia. In totale ha collezionato finora ben 17 presenze condite da due reti.

Difensore centrale dotato di grande fisico, ha buona capacità di corsa ed è ottimo nel gioco aereo. E' un mancino naturale, calcia e controlla la palla molto bene. Può quindi giocare anche come terzino sinistro e come mediano davanti alla difesa dove fa valere le sue doti tecnico-fisiche. Deve sicuramente migliorare nella concentrazione, nella posizione e nel capire quando è il momento di impostare o di partire palla al piede. Deve quindi imparare a misurare i suoi eccessi e migliorare molto tatticamente.

Prima che andasse al Porto è stato ad un passo dall’Udinese che ha poi deciso di non puntare sul

franco-congolese sia per motivi economici, troppi i 6,5 milioni di euro del Porto per pareggiare l’offerta, sia per motivi fisici, poiché il giocatore aveva subito un infortunio che l’ha tenuto fermo fino a metà Ottobre. Nonostante si sia accasato al Porto viene seguito con molta attenzione dall’Arsenal, dal Tottenham, dal Valencia e dal Milan.

E’ sicuramente un giocatore di grande talento che con il Porto ha l’occasione giusta per correggere i suoi difetti. Per le caratteristiche tecnico-fisico-tattiche somiglia al suo connazionale Mamahadou Sakho del PSG ma più bravo di testa e meno bravo nell’anticipo, vera dote di colui che viene considerato il nuovo Thuram.




venerdì 25 novembre 2011

Oscar


Nome: Oscar
Data di nascita: 9 settembre 1991, Americana
Nazionalità: Brasile
Altezza: 1,79 m
Piede preferito: Destro
Squadra: Internacional - Campeonato Brasileiro Série A
Ruolo: Trequartista, Esterno offensivo
Valore: 3.000.000 €




ProssimiCampioni è un sito che tende a parlare di giovani promesse che devono ancora esplodere, anche e soprattutto a livello mediatico e non solo di gioco. Oggi però, con la classe 91 all'alba della pensione, da gennaio 2012 infatti ProssimiCampioni come ogni anno non tratterà più giocatori nati nel 91, ci sentiamo "costretti" a parlarvi di uno dei giovani più promettenti di questa generazione: Oscar dos Santos Emboaba Jùnior, conosciuto semplicemente come Oscar, trequartista dall'immenso talento dell'Internazionale de Porto Alegre e fresco debuttante nel Brasile dei grandi. Seguiamo questo giocatore fin dagli albori e possiamo tranquillamente inserirlo nel gruppo dei Top di ProssimiCampioni, anche se abbiamo deciso di proporvelo solamente nella scheda di oggi per diversi motivi.

Oscar nasce ad Americana, comune di San Paolo e muove i primi passi nelle squadre locali fino all'età di 12 anni quando verrà messo sotto contratto dal San Paolo. Nella gloriosa squadra che ha regalato Kakà al mondo del calcio fa tutta la trafila delle selezioni giovanili e in 4 anni (2004-2008) arriva in prima squadra con l'immensa responsabilità di "nuovo Kakà" della formazione paulista. Non ancora sedicenne il San Paolo decide di spedirlo per venti giorni in Spagna ad Albacete per attendere la possibilità di tesserarlo come professionista ed evitare che le molte squadre che lo seguivano (Corinthias, Santos e Manchester United principalmente) lo potessero scippare con un insignificante indennizzo. Una volta firmato il contratto il ragazzo torna a San Paolo e debutta il 21 giugno 2009 nella sconfitta esterna con il Corinthias per 3 a 1. In stagione chiuderà con 14 presenze e due reti. Vince il Campionato Brasiliano nel 2008.

Le vicende legate al contratto del trequartista però lasciano dei problemi piuttosto importanti tra la dirigenza e il ragazzo. In primis il San Paolo invita piuttosto insistentemente Oscar, orfano di padre, a richiedere l'emancipazione per poter decidere autonomamente e firmare i contratti, in secondo luogo non si riesce a trovare il giusto accordo sulla somma dell'ingaggio concessa al giocatore, annessi bonus. Dopo lo scontro legale, il talento verdeoro ottiene la rescissione del contratto (17 giugno 2010) e si accasa all'Internazionale di Porto Alegre, squadra che ha cresciuto il campione del Milan Pato.

Nell'Internacional Oscar debutta il 15 agosto 2010 nel match esterno che ha visto l'Internazionale uscire sconfitto per 3 a 0 dalla Fluminense che diventerà poi campione del Brasile, strappando il titolo proprio alla formazione di Porto Alegre. Ad ora ha disputato 29 incontri e segnato 10 reti con la sua nuova squadra e dopo essere partito come sostituto dell'argentino D'Alessandro, ora è un punto fermo della squadra allenata da mister Dorival Jùnior. Vince anche la Recopa Sudamericana 2011 (una sorta di Supercoppa Europea che si disputa tra i campioni di Libertadores e i campioni della Copa Sudamericana dell'anno precedente). Ha disputato anche qualche minuto nel Mondiale per Club 2010, vinto poi dall'Inter, nel quale l'Internacional è uscita in semifinale sconfitta dagli africani del Mazembe.
Il percorso di Oscar nelle nazionali verdeoro invece è di tutt'altro tenore: è l'eroe della finale del Mondiale Under 20 vinta dalla Selecao contro il Portogallo. Dopo aver disputato un'ottimo torneo, fatto di grandissime giocate e numerosi assist, Oscar ha pensato bene di decidere da solo l'ultima partita segnando tutti e tre i goal con il quale il Brasile si è aggiudicato il titolo ai danni del Portogallo (3 a 2 il risultato finale). Recentemente è stato anche convocato con la nazionale maggiore del C.t Mano Menezes.

Oscar è un classico trequartista brasiliano, tocco dolcissimo e fantasia da vendere, ma può giocare benissimo anche come esterno offensivo (mezzala) sia a destra che a sinistra. E' molto veloce ed è bravissimo nello stretto ma se gli si concede spazio per partire palla al piede allora sono dolori per le difese avversarie. Tende a cercare le giocate efficaci e fa tutto con estrema facilità e nella rapidità e per questo somiglia molto al suo idolo Kakà. Non possiede però la fisicità del trequartista del Real anche se non è gracile e con il tempo crescerà moltissimo anche sotto questo aspetto. E' ancora giovane e ne deve fare d'esperienza per competere ai massimi livelli ma è assolutamente pronto per l'Europa. E' anche un ragazzo molto professionale e caratterialmente tranquillo. E' sposato da due anni e dimostra di avere la testa sulle spalle pur essendo di umili origini e pur avendo perso il padre molto piccolo e quindi aver affrontato la crescita senza una figura molto importante come quella paterna.
Su di lui ci sono ovviamente tutte le big europee. Le più interessate sono Inter, Milan, Barcellona, United, Chelsea, City, Tottenham e Bayern Monaco anche se comunque è costantemente monitorato da tutte le maggiori società. L'Internacional, che cederà presto anche l'altro gioiello Damiao, fiuta l'affare ed ha fatto sapere che il ragazzo non partirà per un offerta minore di 20, 25 milinoni di €. Cifre importanti ma Oscar potrebbe davvero valere tutti quei milioni.





mercoledì 23 novembre 2011

Croazia e Serbia...dallo stadio al fronte


Croazia e Serbia, due Paesi dalla lunga e gloriosa tradizione calcistica, ma segnata dal fanatismo dei loro tifosi. Si autodefiniscono eroi e in tempi passati quando hanno abbandonato le tribune degli stadi per darsi battaglia al fronte sono stati “combattenti per la libertà”. Oggi vivono separati, non giocano più nello stesso campionato e raramente si incontrano in Europa, ma nonostante la lontananza e le differenze culturali gli esponenti ultras di entrambi i Paesi hanno molte caratteristiche in comune.
I due gruppi più famosi della Croazia sono la “Torcida” dell’Hajduk Spalato che detiene anche il primato come gruppo più antico d’Europa e i “Bad Blue Boys” della Dinamo Zagabria, la squadra più titolata del Paese.
Tra i loro vicini serbi i più noti sono i “Grobari” o becchini del Partizan, il gruppo più numeroso, e i “Delije” o eroi della Stella Rossa, coloro che hanno maggiormente fatto parlare di se durante la Guerra d’Indipendenza.


Torcida

Come già detto sono il gruppo organizzato più antico d’Europa, nati nel 1950, hanno sempre seguito e sostenuto il loro glorioso club. Vengono da Spalato, città tipicamente adriatica con molte influenze veneziane, si possono fregiare di una lunga storia di scontri, risse e battaglie.
Il gruppo si è costituito dopo la partita del 28 ottobre 1950 contro la Stella Rossa quando alcuni tifosi, per sostenere al meglio la squadra, hanno organizzato imponenti coreografie nello stile dei brasiliani durante la Coppa del Mondo giocata pochi mesi prima proprio nel Paese del Samba.
Da allora in poi la storia della Torcida ha iniziato sempre di più a macchiarsi di violenza:
Nel 1961 aggrediscono un arbitro per aver negato il rigore del possibile pareggio nella partita contro l’FK Sarajevo.
Nel 1966 dopo una sconfitta presi dalla rabbia demoliscono un intero settore dello stadio.
Durante gli anni ’70 si scontrano ripetutamente contro le forse dell’ordine, come quando nel 1974 costrinsero la polizia ad evacuare l’intero stadio.
Nel 1984 in occasione di un match contro il Tottenham un tifoso in campo uccise e macello un gallo, simbolo della squadra londinese.
Nel 1988 vengono estromessi per tre anni dalle competizioni europee dopo alcuni violenti scontri a Marsiglia.
Nel 1990 invadono il campo di gioco cercando lo scontro con la tifoseria del Partizan.

Dopo la fine della guerra, con la conseguente indipendenza della Croazia e la nascita del Campionato Nazionale i loro scontri si concentrarono soprattutto contro gli storici rivali della Dinamo Zagabria.
Nel 2000 alcuni tifosi della squadra di Zagabria lanciarono fumogeni contro i normali tifosi dell’Hajduk, visto che il settore della Torcida era fuori dalla loro portata. Questi raggiunsero il settore vicino ai tifosi capitolini cercando di abbattere le barriera al fine di invaderli ed attaccarli. Il bilancio finale è stato di oltre cento feriti, 98 arresti e chiaramente la sospensione della partita.
Il 2001 li vide protagonisti di un violento scontro con la polizia, quando ruppero le recinzioni invadendo la pista di altetica per attaccare in massa i poliziotti. Le forze dell’ordine risposero con gli idranti ricacciando i tifosi sugli spalti ma lo scontro si spostò in seguito nel centro della città.

I sostenitori della Torcida sono regolati da un loro statuto interno, ma è strano sapere che la proprietà della maggioranza delle quote dell’organizzazione appartiene all’Hajduk stesso che le ha acquisite tramite contributi volontari, donazioni, sovvenzioni, sponsorizzazioni e altri mezzi in conformità alla legge.

La rivalità storica della Torcida è con i tifosi dei Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria, che da vita all’incontro più atteso e pericoloso della stagione. Raramente un incontro tra queste due compagini si è concluso senza scontri o arresti.


Bad Blue Boys

La differenza di ambiente tra Spalato e Zagabria si nota subito, Zagabria è la capitale, una città cosmopolita di ottocento mila abitanti all’interno del Paese. Estremamente diversa dal porto di mare ed incontro di culture che è Spalato.
Il gruppo organizzato della Dinamo nasce nel 1986 prendendo spunto per il nome dal film di Sean Penn “Bad Boys” a cui viene aggiunto Blue, il colore della squadra. Basandosi su due semplici regole: Sostieni la squadra per novanta minuti e se necessario battiti, si sono fatti conoscere fin da subito. Durante gli anni ’90 gli scontri con gli altri tifosi e la polizia erano all’ordine del giorno, ma nel frattempo acquisirono anche la forza interna necessaria per opporsi o contrastare alcune scelte della Dinamo. Come quando l’allora Presidente Tuđman decise di cambiare nome al club e per tutta risposta trovò un intero settore dello stadio (quello dove aveva il suo posto) ridotto in cenere.
Persino quando non sono contenti del gioco espresso lo fanno capire ai giocatori sfasciandogli le auto o tirandogli qualche pugno. Una volta alcuni di loro entrarono di nascosto al centro di allenamento per rubare magliette e pantaloncini visto che, a loro dire, i giocatori erano indegni di portarli.
Nel 2000 furono protagonisti di un violento scontro a Milano prima di una partita con il Milan il cui bilancio fu di una cinquantina di arresti e altrettanti feriti da entrambe le parti.

Come già accennato la rivalità maggiore è con i tifosi dell’Hajduk, ma il risentimento nei loro confronti è nulla rapportato all’odio di entrambi per i loro vicini serbi, maturato durante la Guerra Civile.
Nel maggio del ’90 la Jugoslavia era sull’orlo della guerra per gli impulsi nazionalistici di Croazia e Serbia. In questo clima di tensione e con la situazione sul punto di degenerare bisognava giocare la sfida più attesa: Dinamo Zagabria – Stella Rossa.
I gruppi ultras di entrambe le tifoserie arrivarono allo stadio preparati e armati: acido per sciogliere le recinzioni, pietre, spranghe di ferro e quant’altro. Ad un certo punto la violenza esplose scatenando una battaglia spinta dall’odio e dal nazionalismo, non si trattava più di una partita di calcio tra Dinamo e Stella Rossa, e neanche di uno scontro tra Bad Blue Boys e Delije, era una battaglia fra Croazia e Serbia.
Si respirava un clima di tensione già prima che iniziasse l’incontro, tutti si aspettavano ed erano pronti al peggio.
Durante la partita i tifosi della Stella Rossa divelsero i seggiolini ed iniziarono a lanciarli in direzione dei tifosi croati mentre quelli della Dinamo abbattevano le recinzione per riversarsi in campo. Ad un certo punto si trovarono addosso la Polizia, ed in un primo momento riuscirono a metterla in fuga, ma poi i poliziotti, in maggioranza serbi, si accanirono contro i tifosi croati, uno di loro aggredì un giovane riverso a terra e ciò scatenò l’ira del capitano della Dinamo, Zvonimir Boban, che lo colpì con un calcio al fine di proteggere il tifoso. Questo fu un momento simbolico, sono molti a ritenere il calcio di Boban come l’inizio della fine della Jugoslavia.
Il combattimento terminò solo a notte inoltrata provocando ingenti danni sia all’impianto di gioco che ai quartieri limitrofi e un bilancio di 138 feriti e 147 arresti. Lo stesso Boban rischiò la galera ma alla fine ebbe solo una sospensione di sei mesi e la non convocazione per i Mondiali di Italia ’90.




Un anno dopo le parti entrarono ufficialmente in guerra, calci e pugni vennero sostituiti da proiettili e granate, e gli stessi ultras indossarono la divisa e sfogarono il loro odio in una guerra vera durata quattro anni che ha provocato oltre 15.000 vittime, decine di migliaia di sfollati e profughi e la separazione di Croazia e Serbia in due diversi Paesi.
Per far capire il livello di coinvolgimenti degli ultras in questo conflitto ci sono due memoriali a testimoniare la loro presenza al fronte, uno fuori lo stadio Maksimir che raffigura i militi della Dinamo, uno fuori la sede della Torcida, nel pieno centro cittadino di Spalato.

L’odio provato dai tifosi croati per i serbi è ricambiato dalla loro parte, le due tifoserie dei Grobari e dei Delije (rispettivamente del Partizan e della Stella Rossa) sono unite dall’avversione nei confronti della Croazia prima di essere separate dall’odio che provano nei confronti gli uni degli altri.



Grobari e Delije

In un ambiente, Belgrado, estremamente diverso da quello di Zagabria per non parlare di Spalato, di fatti la capitale serba è la tipica città dell’est europeo, hanno sede i due più numerosi gruppi ultras della Serbia e forse degli interi Balcani. Le due organizzazioni hanno sede una vicina all’altra e ogni occasione è buona per affrontarsi. Essi di fatto definiscono Belgrado una città senza regole dove sono loro a comandare.
I becchini del Partizan si formarono negli anni ’70 iniziando a seguire in massa i bianconeri sia alle partite nel Campionato Jugoslavo che in Europa. Infatti detengono un triste record di scontri in 25 partite europee su 36, e solo questo dato basterebbe a rendere l’idea del loro temperamento.
Nel 1999 lanciarono un razzo nel settore dello stadio occupato dai supporters della Stella Rossa ferendo a morte un giovane tifoso.
Nel 2000, in occasione di un nuovo scontro tra le due parti, centinaia di ultras diedero vita a una vera e propria battaglia sul campo della Stella Rossa e i Delije sfregiarono in volto il tecnico del Partizan.
Gli scontri tra tifosi vengono esportati dallo stadio di calcio al palazzetto di basket, dove entrambe le società hanno un team con un’ottima tradizione. Nel 2006 in un derby scoppiarono incidenti sugli spalti, la polizia caricò i tifosi della Stella Rossa e cento di loro si ferirono cadendo dalle scale.

Durante la guerra civile entrambi i gruppi hanno abbandonato gli spalti per andare al fronte, alcuni di loro erano al servizio di Arkan, leader para-militare, criminale di guerra incriminato dall’ONU per crimini contro l’umanità, includendo ruoli principali in genocidi e atti di pulizia etnica. Arkan era presente all’epoca della famosa partita tra Dinamo e Stella Rossa, era l’addetto alla sicurezza dei serbi e controllava gli “Eroi”. Negli anni ’90 era il leader assoluto e i ragazzi lo ammiravano per il suo coraggio provando sentimenti di vera adorazione. Arkan era un ultra-nazionalistà che durante la guerra costituì un gruppo para-militare sotto gli auspici del governo serbo, noto come “Le tigri”, reclutando direttamente dai Delije, e anche alcuni Grobari vi aderirono.

Alla vigilia della Guerra la Stella Rossa vinse la Coppa dei Campioni, con la scissione il livello complessivo dei due campionati scese di molto e c’è chi vorrebbe tutt’oggi una riunificazione in un campionato unico. Un’ipotesi del genere oltre che impraticabile sembra del tutto fuori da ogni concetto logico, basti pensare che durante un amichevole del 2003 in Svizzera tra Partizan e Dinamo ci furono violentissimi scontri in campo, o come magari all’Australian Open del 2007 a Melbourne oltre 150 tifosi croati e serbi vennero cacciati per rissa da un incontro di tennis.

Questi concetti esulano da una visione di calcio o situazione sociale che conosciamo. Solo chi vive in un determinato ambiente, con determinate convinzioni o influenze può capire i sentimenti che provano croati e serbi. La ferita della Guerra Civile è ancora aperta e ci vorranno molti anni per iniziare solo a parlare di una riconciliazione.
Noi vi lasciamo con un macabro aneddoto avvenuto negli anni ’80 quando il leader della Torcida venne invitato a Belgrado dai Grobari. Dopo aver alzato un po’ il gomito pare abbia detto qualche parola di troppo, i tifosi del Partizan lo portarono sulla tomba di uno dei loro miti intimandogli di baciarla al fine di umiliarlo. Lui si rifiutò e il capo dei becchini lo violentò su quella stessa tomba.

George Orwell disse: “Lo sport è come la guerra, ma senza sparatorie”, in Croazia e Serbia ci sono state anche quelle.

lunedì 21 novembre 2011

Patrick Herrmann


Nome: Patrick Herrmann
Data d nascita: 12 febbraio 1991 Uchtelfangen
Nazionalità: Germania
Altezza: 1,77 m
Piede preferito: Destro
Squadra: Borussia Monchengladbach
Ruolo: Esterno di centrocampo, ala destra, sinistra.
Valore: 2.250.000 €



La Germania è il modello da seguire, non c'é dubbio. Le società tedesche non hanno alcun problema a lanciare in prima squadra i propri giovani e il sistema favorisce la giusta crescita di questi giocatori che non fanno solo le fortune tecnico-economiche per i club, ma rappresentano il nuovo corso in una nazionale che promette scintille. Il Borussia Monchengladbach è una delle squadre migliori per la crescita dei giovani: Marko Marin, poi passato al Werder Brema e Marco Reus sono solo gli ultimi prodotti di un settore giovanile fra i più rispettati in Europa. Ora è la volta di un talento eccezionale che sta recentemente attirando su di se tutte le big europee assieme al compagno Reus, stiamo parlando di Patrick Herrmann.

Herrmann muove i primi passi nelle giovanili del club della sua città, l'FC Uchtelfangen. A 13 anni passa nell' FC Saarbrucken dove trascorre 4 anni prima di venir contattato dal Borussia, sempre molto attento con i propri scout al panorama giovanile nazionale. Nel Monchengladbach cresce tantissimo e in brevissimo tempo. Dopo appena un anno di settore giovanile debutta nella stagione 2009/2010 segnando una splendida doppietta contro il Leverkusen e timbrando un'altro centro contro il Bayer Monaco la stagione successiva. L' ultima rete ufficiale risale alla settimana appena passata nel 5-0 rifilato in casa al Werder Brema, secondo posto momentaneo in classifica. Ad ora ha totalizzato 47 presenze ufficiale e 6 reti in Bundesliga .

E' un esterno di centrocampo molto abile palla al piede e rapido nelle giocate. E' veloce ed agile e possiede una tecnica importante che gli consente giocate difficili in spazi brevi. E' il classico esterno che può benissimo ricoprire il ruolo di ala sia a destra che a sinistra e infatti il tecnico lo Favre lo schiera assieme all'altro fenomeno Reus alternandoli su tutte e due le parti di campo. Deve mettere su qualche muscolo e trovare ancora maggior continuità ma possiamo dire che si dimostra molto più maturo di quando il compagno Reus aveva la stessa età. Per completarsi deve anche cercare di limitare le giocate ed essere più incisivo al fine di non intestardirsi inutilmente nell'andare contro due o tre difensori in dribbling. Possiede anche ottime capacità di inserimento di testa nei calci piazzati. Il mancino è da migliorare.
Con le selezioni tedesche vanta numerose presenze: 8 e 2 reti in Under 17, 10 e una rete in Under 18, 3 presenze in Under 19, 4 presenze e 3 reti in Under 20, 6 presenze e una rete in Under 21.

Su Herrmann ci sono le più grandi società europee: Real Madrid, Arsenal, Manchester United, Manchester City (manco a dirlo), Chelsea, Tottenham, Juventus, Inter e Napoli lo stanno monitorando costantemente anche se le merengues sembrano essere ad un passo dall'acquisto di un altro fenomeno tedesco, Julian Draxler dello Schalke. Il Borussia se lo tiene stretto e vorrebbe cedere solo Marco Reus per potersi tenere Herrmann un'altra stagione. La sensazione è che sia ad un passo dalla prima convocazione con la Germania e quindi il prezzo potrebbe lievitare ulteriormente. Ha tutto per diventare un grande giocatore e il tempo ci dirà quanto vale.





domenica 20 novembre 2011

Concluso il sondaggio "Qual'è il giovane che nelle ultime stagioni ha deluso le vostre aspettative?" ... Freddy Adu



E' Freddy Adu la delusione più grande degli ultimi anni secondo i lettori di ProssimiCampioni.com. Il giovane centrocampista statunitense dei Philadelphia Union (squadra della Major League Soccer) ha preceduto in classifica Giovanni Dos Santos del Tottenham e l'italiano Robert Acquafresca, centravanti del Bologna.

Freddy Adu nasce in Ghana il 2 giugno 1989 ma cresce negli States che raggiunge con la famiglia quand'era molto piccolo. Muove i primi passi nella IMG Soccer Academy (dal 2000 al 2003), accademia calcistica di Bradenton in Florida, ottenendo una formazione tecnico -tattica che non è semplice poter seguire per i giovani calciatori negli USA. Nel 2004 passa al D.C. United, glorioso club di Washington che lo fa debuttare in campionato a soli 14 anni, risulta il più giovane ad aver mai esordimmo nella Major League Soccer. Le attenzioni sul giovanissimo talento iniziano a prendere piede e la squadra della capitale comincia a dargli sempre maggior spazio. Dal 2004 al 2006 gioca circa 87 partite con la D.C. United, segnando 11 reti e attirando su di se non solo i club europei ma anche gli sponsor. Con i titoli sui giornali arriva inevitabilmente la classica immaturità del ragazzino alla ribalta troppo presto. Forte di un contratto di sponsorizzazione da un milione di dollari firmato con la Nike Freddy punta i piedi con il club che lo ha fatto esordire nel calcio che conta. In questo contesto si inserisce l'Inter che lo porta a Milano per un provino e viste le buone qualità del centrocampista gli offre un contratto adeguato per un ragazzino di quell'età, con la promessa di gestire la sua crescita con pazienza. Adu rifiuta, alla ricerca di un salario più ricco, e i nerazzurri lo mollano. Tornato a Washington, i
problemi con la dirigenza portano a decisioni drastiche e quest'ultima lo scarica cedendolo al Real Salt Lake di Salt Lake City nello Utah (11 partite e 2 reti a fine stagione). Tra giugno e luglio 2007 disputa un convincente Mondiale Under 20 con gli USA e si ferma ai quarti fermato dall'Austria (vincerà l'Argentina di uno strepitoso Aguero e di Zarate). La buona prestazione con la selezione americana riporta in auge il suo nome e il Benfica lo acquista subito dopo per 2 milioni di dollari. Con il Benfica disputa una discreta prima parte di stagione: 18 presenze tra campionato e coppa (2 reti) ed esordio in Champions League. Un piccolo passo in avanti corrisponde però ancora a due passi indietro: non sembra convincere il club lusitano che lo accantona, non si integra con lo staff tecnico e con i compagni e viene ceduto in prestito al Monaco. Da gennaio 2008 a giugno 2011 cambia tantissimi club: Monaco in Francia, Belenenses in Portogallo, Aris Salonnicco in Grecia, Igolstadt nella serie b tedesca, Sion in Svizzera, Randers in Danimarca e Rizespor in Turchia. Nel mezzo di tutte queste esperienze c'è da annotare anche un provino per il Manchester United con Ferguson che ha bocciato il giocatore. Nell'estate del 2011 torna in MLS con la maglia dei Philadeplhia Union (11 presenze e due reti in questa stagione).
Freddy Adu ha anche unimportante esperienza nelle selezioni statunitensi USA. Ha militato nell'Under 17, Under 20 e nell'Under 23 con ottime prestazioni. Con la maglia della nazionale maggiore vanta 17 presenze e 2 reti ma non ha mai ricevuto fiducia nelle competizioni più importanti. Si è spesso dimostrato troppo immaturo per il grande calcio e probabilmente il sistema che l'ha riempito di eccessive attenzioni in principio è stato la prima causa delle sue continue debacle. Troppi soldi a ragazzini troppo giovani, è sempre la stessa storia e l'esito è quasi sempre lo stesso.
Tutti gli allenatori di Adu sembrano essere d'accordo con quest'affermazione: "Grande talento, ma con scarse conoscenze tattiche. Perché è come se avesse smesso di imparare all’età di 15 anni".

Ecco le percentuali del sondaggio concluso il 19 novembre 2011:

1)Freddy Adu (29%)
2)Giovanni Dos Santos (18%)
3)Robert Acquafresca (16%)
4)Dominic Adiyiah (16%)
5)Gabriel Agbonlahor (3%)
6)Richard Sukuta-Pasu (3%)
7)Fran Merida (3%)
8)Sergio Asenjo (3%)

Conclusione dedicata ai due giocatori che condividono con Adu il nostro podio. Giovanni Dos Santos è un attaccante esterno dall'incredibile talento e che non riesce ad imporsi nel calcio che conta. e' cresciuto con l'appellativo di "nuovo Ronaldinho" nella Cantera del Barcellona ma ha presto fatto ricredere i propri estimatori con una discontinuità disarmante e con un carattere non semplice da gestire. Il Barcellona ha reputato non potesse far parte del progetto blaugrana e il Tottenham che ha speso una bella cifra per acquistarlo non lo fa giocare (probabilmente per valide motivazioni) e ogni anno lo cede in prestito. Ha davvero tutto per sfondare ma deve capire di dover essere un professionista serio e deve avere l'umiltà di ripartire da un club minore (con ingaggio dimezzato) per tornare alla celebrità che possedeva al Barcellona e possiede in nazionale con il Messico.
Robert Acquafresca è il bomber italiano che tra il 2007 e il 2009 con 24 reti nel Cagliari ha fatto scrivere ai giornali pagine importanti. Riscattato interamente dall'Inter, che ne deteneva la metà, è stato ceduto al Genoa (nell'operazione Milito-Motta) dove poteva avere la condizione migliore per esplodere definitivamente. Il ragazzo se l'è presa con il club nerazzurro che non aveva puntato su di lui ed ha giurato vendetta. Vendetta che ad ora non è mai arrivata perché con il passare del tempo e delle stagioni il bomber nativo di Torino non è mai tornato ai livelli del 2009. Inesistente al Genoa, non convincente all'Atlanta, così e così nel suo ritorno a Cagliari e trasferimento a Bologna nella stagione attuale con la possibilità di ripartire titolare. Complice lo sfortunato avvio felsineo, continua a non convincere.

Nel prossimo sondaggio ProssimiCampioni vi chiede: Qual'è l' Under 21 più interessante del campionato di Serie B italiana in quest'avvio?


Le opzioni:

- Lorenzo Insigne (Pescara): folletto partenopeo di proprietà del Napoli che sta facendo le fortune del Pescara di Zeman. Quest'attaccante esterno classe 91 ha segnato la bellezza di 7 reti e 6 assist in 13 presenze fino ad oggi.

- Ciro Immobile (Pescara): punta centrale di scuola Juve che si sta rivelando nel Pescara con una continuità impressionante. Ha segnato ad oggi 9 reti in 14 presenze (più 4 assist). Classe 90 che la Juventus si tiene stretto.

- Richmond Boakye(Sassuolo): Classe 93 ghanese dalla potenza e dal senso del goal fuori dal comune. E' un attaccante completo, insostituibile nell'attacco del Sassuolo che si sta imponendo ai vertici. Giovanissimo ma autore di ben 8 reti in 14 presenze tra campionato e coppa (2 reti in 2 presenze) con la formazione di Pea. E' in prestito dal Genoa.

- Nicola Leali (Brescia): Portiere titolare ad appena 18 anni (è un 93). Un estremo difensore così convincente a quest'età non può che essere un predestinato. 11 presenze in campionato ed una in coppa.

- Bartosz Salamon (Brescia): Centrale di centrocampo roccioso (è alto un 1 metro e 94 cm) ma dall'ottima tecnica è l'ennesima scoperta del Brescia. Titolare inamovibile è un classe 90 polacco che il Brescia rivenderà a peso d'oro (13 presenze, una rete e 2 assist ad ora).

- Mattia Perin (Padova): Portiere di proprietà del Genoa che sta difendendo splendidamente i pali del Padova. Questo classe 92
è una sicurezza. 9 presenze ad ora con la squadra veneta.

- Dejan Lazarevic (Padova): Esterno d'attacco funambolico classe 90 in comproprietà tra Padova e Genoa. Questo talento sloveno ha all'attivo 11 convincenti presenze in campionato e un assist.

- Alen Stevanovic (Torino): Ala destra serba dalla tecnica sopraffina e dalla grande fantasia. E' un classe 91 in comproprietà tra Torino ed Inter che sta convincendo per l'efficacia di giocate spettacolari ma mai fini a se stesse. 12 presenze, un goal e 3 assist all'attivo.

- Marco D'Alessandro (Verona): Ala mancina ma destro naturale che ha fatto le fortune delle giovanili della Roma. E' un classe 91 in prestito dalla società giallorossa che ha saputo ritagliarsi uno spazio importante con una delle squadre rivelazione della Serie B (12 presenze e una rete ad ora).

venerdì 18 novembre 2011

Mario Situm


Nome: Mario Situm
Data di nascita: 4 aprile 1992, Zagabria
Nazionalità: Croazia
Altezza: 173cm
Piede preferito: Destro
Squadra: GNK Dinamo Zagreb - T-Com 1.HNL
Ruolo: Ala destra, seconda punta
Valore: 500.000€




Ormai è superfluo lodare ancora il valore dei giovani croati (e balcanici in generale) e il modo di lavorare e di valorizzarli della varie squadre. La Dinamo Zagabria, oltre ad essere la squadra più titolata da quando è nato il campionato croato, è quella che lavora maggiormente dal punto di vista del settore giovanile, con i due titolari fissi Mateo Kovacic e Sime Vrsaljko che portano avanti una lunga tradizione.
Ma più in generale l'esportazione di talenti dalla Croazia sta vivendo un nuovo periodo d'oro con i vari Matej Delac, Marko Livaja e Dino Spehar il quale oggi milita proprio nella Dinamo. A questi bisogna aggiungere un nuovo talento che si sta affacciando al grande calcio e che sta facendo parlare di se con le molte richieste da parte di importanti società soprattutto inglesi, anche lui proveniente dal settore giovanile della squadra capitolina: Mario Situm.

Mario nasce a Zagabria nell'aprile del 1992 ed inizia ad appassionarsi al pallone all'età di dieci anni, iniziando a giocare nell'NK Spansko, "l'altra squadra" della capitale, un team che nonostante la concorrenza della Dinamo vanta una buona tradizione ed oggi milita nella terza divisione croata. Dopo solo un anno viene notato dagli attenti scout della Dinamo che lo invitano ad unirsi al loro settore giovanile, una richiesta che per un ragazzino tifoso dei "Plavi" (in italiano "I blu") è impossibile da rifiutare. Inizia la sua rapida ascesa nelle varie selezioni minori, affinando sempre di più la tecnica oggi suo punto di forza, fino ad arrivare al debutto nel calcio che conta alla diciannovesima giornata del Campionato 2010/2011 in casa dell'NK Karlovac, quando a sorpresa viene inserito nella formazione titolare. Il giovane attaccante esterno ci mette poco a ripagare la fiducia dell'allenatore di allora, il bosniaco Vahid Halilhodžić, segnando la sua prima rete da professionista con un pregevole tiro a incrociare sul palo lontano dopo soli dieci minuti di gioco. Concluderà quella stagione con un totale di cinque presenze, un gol e 298 minuti di gioco, dati sicuramente destinati a crescere. Infatti nell'attuale stagione gli viene rinnovata la fiducia dal nuovo tecnico, Krunoslav Jurčić, che gli concede poco spazio nelle prime due giornate, ma gli lascia via libera fin dalla terza, guarda caso nuovamente contro l'NK Karlovac, quando Mario entrato al sessantottesimo minuto segna la sua seconda rete nel Campionato croato. La partita dopo contro l'NK Osijek parte titolare e segna una pregevole doppietta condita da un assist. E' la prestazione che di fatto cambia la giovane carriera dell'ala che ha visto il suo minutaggio aumentare sempre di più e gli ha permesso di segnare un'altra rete, la partita seguente contro l'NK Lucko, marcatura decisiva nel difficile 1-0. Arriva anche il debutto in Champions League, con pochi minuti giocati nella doppia sfida del turno preliminare contro il Malmö FF, e in seguito nelle sfide di girone contro il Real Madrid e l'Ajax.
Ad oggi Mario conta 15 presenze, 5 gol e 2 assist in 1.HNL (il massimo Campionato croato), oltre a 4 presenze in Champions League.

Mario è un'ala molto veloce e dall'ottima tecnica. Preferisce giocare sulla destra ma all'occorrenza ha giocato anche da ala sinistra e da seconda punta. E' molto temibile negli inserimenti ed inoltre è dotato di un ottimo senso della posizione unito a un buon tiro che lo rendono particolarmente temibile in area di rigore. Fisicamente è già formato, anche se la non incredibile altezza (173cm) non lo aiutano nella palle alte, suo grande difetto. La cosa che colpisce maggiormente è la sensazione che non sia ancora al massimo della sua potenzialità, anzi sembra ben lontano dall'esprimersi in tutto il suo talento. Sicuramente a Zagabria stanno curando con molta attenzione la crescita del ragazzo permettendogli di fare esperienza senza però caricarlo di responsabilità.

Il talento di Mario non è passato inosservato ai Selezionatori delle varie Nazionali giovanili croate, il giovane esterno infatti ha vestito per 3 volte la maglia dell'Under17 segnando un gol, per 5 volte quella dell'Under18, altre 5 in Under19 ed inoltre è stato convocato 3 volte in Under21.

Il Manchester United e Sir Alex Ferguson sembrano i più interessati al ragazzo, avendolo già provato a prendere in accoppiata all'altro grande talento Mateo Kovacic.
La Dinamo ha resistito e non ha alcuna intenzione di privarsi di entrambi nel breve periodo. Mario intanto continua a crescere con calma e sta diventando sempre di più una pedina importante nello scacchiere della squadra della capitale. Dovesse continuare cosi non troverebbe più solo lo United a bussare alla sua porta.









Pubblicato il 18/11/2011

mercoledì 16 novembre 2011

Problema tecnico!

La rubrica prevista per oggi non potrà essere pubblicata. Ci scusiamo per l'inconveniente e assicuriamo la risoluzione del problema in tempi brevi!

lunedì 14 novembre 2011

Gokhan Tore


Nome: Gökhan Töre
Data di nascita: 20 gennaio 1992, Colonia
Nazionalità: Turchia (con passaporto tedesco)
Altezza: 176cm
Piede preferito: Anbidestro
Squadra: Amburgo SV - 1. Bundesliga
Ruolo: Centrocampista esterno, Ala
Valore: 2.000.000€




Ormai la questione "Oriundi" in Germania è una realtà ben definita. Sono molti i giocatori stranieri (principalmente di origine turca) che spopolano nei campi della Bundesliga, o sono cresciuti nei settori giovanili tedeschi, arrivando anche a conquistare posti nelle Nazionali giovanili e in quella maggiore. I casi di Ozil e Khedira sono gli esempi principali. Molti come ad esempio Nuri Sahin hanno scelto di rappresentare la Selezione del loro Paese di origine. Ha fatto questa scelta anche un giovane centrocampista esterno dell'Amburgo, fin dai tempi delle Nazionali giovanili, Gökhan Töre.

Gökhan nasce a Colonia ed inizia a muovere i primi passi calcistici in una piccola squadra della sua città, l'SV Adler Dellbrück. A 11 anni entra a far parte del settore giovanile del Bayer Leverkusen, nel quale percorre tutta la trafila delle varie squadre. Nel gennaio 2009 arriva l'offerta da parte del Chelsea di Abramovich, che ha notato il giocatore durante un torneo giovanile giocato a Cobham, ed inoltre il capo scout dei "Blues", Frank Arnesen, ha caldamente consigliato l'acquisto del giocatore. Töre si trasferisce a Londra per una cifra di poco superiore al mezzo milione di euro, e viene aggregato alla squadra riserve con la quale vince subito la Premier Reserve League e la Premier Reserve League South. Ovvero lo scudetto del campionato riserve e quello della zona sud in cui è inserito il Chelsea. Durante la stagione 2010/2011 viene convocato 13 volte accomodandosi in panchina senza mai fare il suo debutto ufficiale in Inghilterra. Nell'estate del 2011 lascia Londra per trasferirsi insieme ai suoi compagni Michael Mancienne e Jacopo Sala ai tedeschi dell'Amburgo. Il giovane esterno fa il suo debutto nel professionismo nella partita di Coppa di Germania (DFB Pokal) del 30 luglio 2011 vinta per 2-1 contro il Vfb Oldenburg. Il 6 agosto dello stesso anno debutta anche in Bundesliga nel match contro i campioni in carica del Borussia Dortmund. Ad oggi ha totalizzato 11 presenze nel massimo campionato tedesco realizzando anche quattro assist.

Dotato di un ottima tecnica e un eccellente rapidità, è un esterno molto insidioso in fase offensiva. Ambidestro ma con una preferenza mancina, si distingue in fase di impostazione e creazione della manovra per le frequenti sovrapposizioni in fascia e la tendenza a creare superiorità numerica. Dotato di un eccellente visione di gioco, che lo rende un temibile assist-man, pecca leggermente in fase di finalizzazione. Nonostante la giovane età si incarica di battere tutti i calci piazzati della squadra, dagli angoli alle punizioni, risultando spesso molto insidioso. Molto compatto fisicamente, ma scattante e agile, non fornisce punti di riferimento ai marcatori diretti, accentrandosi dall'esterno per cercare il passaggio o la conclusione, oppure attaccando il fondo per cercare il traversone. Può giocare indistintamente su entrambe le fasce sia come esterno di centrocampo che come ala in un 4-3-3.

Gökhan ha sempre scelto di vestire la maglia della Nazionale turca, nonostante la Germania abbia provato più volte a convocarlo. Ha vestito per 3 volte la maglia della Under15, 14 volte con un gol quella dell'Under16, per 18 volte con 3 marcature quella della Under17 della quale è stato capitano e con la quale ha giocato l'Europeo di categoria nel 2008. Dopo 2 partite in Under21 viene convocato, da Guus Hiddink, nella Nazionale maggiore, con la quale va in panchina in occasione di un match di qualificazione a Euro 2012 contro il Belgio, prima di debuttare il 10 agosto 2011 in occasione di un incontro amichevole con l'Estonia. Ad oggi ha vestito la maglia della Turchia in 6 occasioni.

Difficilmente si muoverà presto da Amburgo, dove è ormai un punto fermo della squadra. Dopo l'interesse del Chelsea non ci sono più state voci di mercato, anche se sicuramente vista l'età e il talento non mancheranno le squadre interessate.






Gökhan Töre ai tempi del Chelsea


Pregevole dribbling con la maglia della Turchia Under17



Pubblicato il 14/11/2011

venerdì 11 novembre 2011

John Flanagan


Nome: Jonathon Patrick Flanagan
Data di nascita: 1 Gennaio 1993, Liverpool
Nazionalità: Inghilterra
Altezza: 1,80 cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Liverpool, Premier League
Ruolo: Terzino destro
Valore: 1.500.000 €



L’Accademia del Liverpool ha sfornato negli ultimi lustri talenti davvero importanti che stanno tuttora facendo la storia del club e sono gli idoli della Kop. Parliamo ovviamente di Carragher e Gerrard ma anche gli ultimi arrivati Wilson, Spearing, Kelly e Flanagan. E proprio di quest’ultimo che vedremo come nonostanti limiti tecnici si possa sfondare attraverso la caparbietà e il lavoro.

John Flanagan è nato calcisticamente nell’Academy of Liverpool e ha debuttato in prima squadra all’età di 18 anni. Ha vinto con la squadra Under-18 del Liverpool il Lancashire Cup in finale con l’Oldham Athletic, selezionato così nel migliore undici della competizione. Il debutto in prima squadra arriva l’11 Aprile 2011 nella sfida con il Manchester City di Mancini all’Anfield Road dove gioca egregiamente tutti i 90’ minuti. A causa degli infortuni di Kelly e Johnson il menager dei Reds Dalglish continua a dare fiducia a Flanagan contro l’Arsenal, il Birmingham City e il Fulham giocando sempre con grande continuità tanto da essere inserito nel migliori undici della settimana di Premier League. Alla fine del campionato il giovane John viene premiato come miglior giovane della stagione 2010-2011. L’8 Luglio poi il Liverpool gli ha fatto firmare il suo primo contratto da professionista a lungo termine. Con il ritorno di Johnson, Flanagan in questo inizio di stagione ha trovato poco spazio, giocando solo tre partite con Sunderland in campionato ed Exeter City e Brighton e Hove Albion in Carling Cup. In totale può contare ben 8 presenze con il Liverpool.

Flanagan è stato convocato per la prima volta nella nazionale inglese Under-19 nel Maggio 2011 ma a causa di un infortunio torna a Liverpool. L’esordio arriva solo il 10 Novembre 2011 con la Danimarca. Invece, esordisce prima con l’Under-21 il 1 Settembre 2011 con l’Arzebaigian per le partite di qualificazione ai prossimi Europei di categoria in programma nel 2013. In totale ben 3 presenze con l’Under-21.

La sua caratteristica principale è la determinazione. Tecnicamente non è molto dotato. Si tratta di un terzino destro bravo nel recuperare la palla e bravo nei contrasti. E’ molto bravo tatticamente, sa anticipare l’avversario e può giocare, in caso di necessità, anche come terzino sinistro. E’ dotato di buonissima corsa, meglio in fase difensiva che di spinta, ciò che lo contraddistingue, come detto, è la caparbietà e la grinta. Deve sicuramente migliorare in fase offensiva e acquisire esperienza. Fisicamente è già ben piazzato.

Il Liverpool ha dimostrato di voler puntare molto su Flanagan ma la soluzione più giusta è il prestito in Championship per accumulare esperienza.

Come caratteristiche tecnico-tattiche e anche fisiche somiglia in maniera impressionante all’ex Liverpool Steve Finnan. Per grinta e determinazione può essere accostato a Carragher ma con più corsa.



Eccolo con l'under 21 inglese.


mercoledì 9 novembre 2011

FIFA 12 o PES 12? Continua la sfida.



Con la fine delle vacanze tra i banchi di scuola, università, ma anche tra le scrivanie degli uffici si apre sempre una battaglia che dura da molti anni, ovvero l'incoronazione del miglior simulatore calcistico dell'anno e quest'anno non possiamo non parlare di PES 12 e FIFA 12 i due e soli simulatori calcistici per eccellenza. Anche noi di Prossimi Campioni abbiamo deciso di dire la nostra, rendendovi partecipi e dandovi la nostra opinione su questi due titoli che piacciono a grandi e piccini riempiendoci ore e giornate con amici a suon di sfide on-line o off-line.

Novità

Dopo anni di predominio Konami con Pro Evolution Soccer, alla EA Sports non hanno voluto essere da meno e a partire dal 2008 con FIFA 08 ci hanno regalato simulatori calcistici con la S maiuscola. Quest'anno EA Sports con il suo FIFA 2012 ha voluto incrementare soprattutto il comparto Social, introducendo “Football Club” ossia un profilo personale dove verranno immagazzinati tutti i nostri dati su ogni azione che compieremo su FIFA 12 come una sfida completata con il nostro calciatore virtuale o la vittoria in una partita all'ultimate team. Ogni azione ci darà dei punti esperienza che verranno assegnati al livello giocatore ma andranno anche a supportare insieme ai punti esperienza dei giocatori sparsi per il mondo, il nostro Club preferito.
Il Team Made in Japan invece ha voluto rivoluzionare di nuovo un titolo che negli anni ha perso molto terreno puntando quindi su un nuovo gameplay riportando però Tornei come La Coppa Libertadores e la Champions League e sviluppando al meglio un “must” di PES come la Master League.

Giocabilità

In campo giocabilità notiamo subito grandi differenze tra i due titoli in quanto PES 12 purtroppo continua a mantenere una sorta di “binario” durante i passaggi e quindi viene meno una simulazione e una manualità di gioco, con l'aggiunta del controllo della CPU durante i nostri passaggi che il più delle volte non aiuta la creazione e l'impostazione di gioco da parte del giocatore. Sia la fase offensiva che quella difensiva hanno fatto passi da gigante in ambito “fisica e animazione”, i tiri sono molto più realistici e anche le movenze nei contrasti risultano più simulativi. Nella fase difensiva troviamo una IA più completa dove il giocatore mentre attacca deve “ragionare” di più per cercare la giocata o l'azione per liberarsi al tiro. In fase offensiva notiamo subito una feature che ci permette di muovere il proprio compagno e mandarlo in profondità grazie al movimento dello stick destro. Anche gli inserimenti dei giocatori da parte della CPU si notano subito e favoriscono molto l'impostazione della fase offensiva.
Con FIFA 12 si è puntato molto su due comparti simulativi e nello specifico parliamo dell'Impact Engine e del Tactical Defending, il primo ricrea una simulazione dei contrasti con animazioni e movenze molto realistiche, ora non vedremo come sui precedenti FIFA sovrapposizioni di poligoni o giocatori “fantasmi” che si trapassano. Di sostanziale importanza invece il Tactical Defending, un'intelligenza artificiale tutta nuova e rivoluzionata riferita alla fase difensiva, difese a uomo, pressing e allineamenti dei giocatori sono molto più realistici; faremo quindi ancor più fatica ad entrare in area di rigore perché i difensori avversari saranno bravissimi a chiuderci ogni spazio e a metterci in difficoltà.
Le differenza quest'anno sono sostanziali ma possiamo dire che PES 12 ha fatto passi in avanti in campo simulativo ma ancora FIFA 12 la fa da padrone con un Impact Engine tutto rinnovato e una fase difensiva ancora più simulativa.

Modalità

Nuovi arrivi e grandi ritorni la fanno da padrone quest'anno nelle varie modalità. In FIFA 12 comanda l'Ultimate Team sempre più rinnovato e completo; la possibilità di acquistare e vendere i nostri campioni tramite della “carte” è stata un'idea che negli anni in casa EA ha portato molte soddisfazioni. Una modalità 1 vs 1 On-Line (PSN/Xbox Live) anch'essa rinnovata e più “competitiva” con una speciale classifica suddivisa in livelli che si sale man mano che si vincono le partite fino ad arrivare al Livello 1 dove incontreremo i migliori giocatori di FIFA. La modalità Carriera anch'essa rinnovata con nuove introduzioni come le conferenze stampa insieme al nostro Calciatore Virtuale da far crescere.
Su PES 2012 ritroviamo una Master League solida insieme alla modalità “Diventa un Mito” dove potremmo crearci il nostro alter-ego e farlo crescere nelle varie stagioni. Entra invece ufficialmente come nuova modalità “Club Boss” ovvero ci siederemo sulla poltrona del Presidente della nostra squadra e controlleremo la fase finanziaria decidendo anche di “licenziare” l'allenatore nel caso in cui ci deludesse.

Licenze

Le licenze su FIFA sono sempre state negli anni il cavallo di battaglia e dispiace dirlo ma PES anche quest'anno ci delude molto in questo campo. Su FIFA possiamo scrivere poche righe dicendo che tutti i migliori Campionati/Leghe insieme a tutte le squadre hanno la loro licenza ufficiale, vuol dire quindi che tutte le squadre e leghe sono riprodotte come nella realtà (maglie, calzoncini, loghi, stemmi, sponsor sono originali e non “rifatti”). PES 2012 anche se con molte licenze in più rispetto al passato, lascia un po' a desiderare, infatti, nel campionato Inglese “Premier League” di ufficiale ci sono solo il Tottenham Hotspur e il Manchester United le restanti squadre hanno nomi e divise “taroccate”. Serie A, Lega BBVA, Ligue 1 ed Eredivise possiedono maglie ufficiali ma non tutti i loghi. Da notare come ancora non sia inserito il Campionato Tedesco (Bundesliga) ma presente solo alcune squadre come il Bayern Monaco.



Grafica

Negli ultimi anni PES 2012 ha fatto alcuni passi avanti a livello grafico soprattutto nei poligoni dei volti dei giocatori molto più reali e simili al giocatore in questione, c'è ancora molto da lavorare però. L'ambientazione è molto “intensa” ed avvolgente, si “respira” aria di calcio mentre si gioca: scenari, decorazioni, cartelloni, stadi sono molto dettagliati ma molte volte il pubblico lascia a desiderare. Buoni i contrasti di colore meno “freddi” rispetto ad una volta... siamo sulla strada giusta. In FIFA 12 abbiamo un comparto grafico più dettagliato con colori sobri ma idonei all'atmosfera calcistica. La cornice di pubblico è ben fatta ma da rivedere sicuramente, i doppioni delle tifoserie rimangono sempre. I volti sono molto dettagliati e abbastanza precisi così come le maglie e gli scarpini. Sicuramente un'ottima grafica meno coinvolgente rispetto a PES 2012 ma sfruttata al meglio sui singoli e su molti particolari.



Conclusione

Quest'anno PES 2012 ha fatto grossi passi avanti rispetto agli ultimi capitoli. Gli sviluppatori sono sulla buona strada, la giocabilità è stata nettamente migliorata, ora siamo più vicini alla simulazione ma ancora lontani da un ottimo risultato. Grafica decisamente buona, da rivedere di nuovo le licenze e alcune modalità. FIFA 12 rimane per ora il padrone incontrastato a livello di giocabilità e per quanto riguarda le licenze ufficiali; ottimo comparto grafico ma sicuramente migliorabile, ottime le modalità da giocare sia On-Line che Off-Line.

PES 2012 - VOTO 8

FIFA 2012 - VOTO 9




NOTA DI PROSSIMICAMPIONI:
Diamo il benvenuto al nuovo membro del nostro staff Carlo Fré che esordisce nel sito con la rubrica di oggi. Il nostro Carlo non è solo un fanatico di calcio come tutti noi, ma anche un grande esperto di videogiochi e di tutto il mondo che vi ruota attorno. Quale miglior rubrica per iniziare...
Un benvenuto a Carlo e un saluto a tutti i nostri lettori.

lunedì 7 novembre 2011

Souleymane Coulibaly


Nome: Souleymane Coulibaly
Data di nascita: 26 Dicembre 1994, Anguededou Sangon, Gounioubè
Nazionalità: Costa d’Avorio
Altezza: 1,72 cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Tottenham Hotspurs Riserve, Campionato Riserve (Youth Academy)
Ruolo: Attaccante
Valore: 2.500.000 €



La Costa d’Avorio Under-17 ha sfiorato la vittoria nei Mondiali di categoria, battendo nel corso della competizione anche il più prestigioso Brasile. Gran merito degli ottimi risultati riportati in Messico è del suo talento più fulgido. Parliamo ovviamente dell’attaccante Souleymane Coulibaly. Si sprecano elogi per il talento ivoriano. Un fenomeno, un predestinato che rappresenta il futuro di una nazione, calcisticamente parlando, in gran crescita e con tantissimi talenti.

Souleymane Coulibaly vive in Costa d’Avorio fino all’età di 12 anni, ma a causa della guerra civile nel 2006 raggiunge il padre a Montevarchi, sposato con un’italiana, e tre anni dopo inizia la sua carriera nell’ACD Junior Camp, società dilettantistica di Arezzo, satellite del Siena che lo porta nel suo settore giovanile. Coulibaly nell’ultima stagione ha giocato sia negli Allievi (13 goal in 17 partite) sia nella Primavera con la quale segna nel 2010-11 una rete in dieci presenze. Il grande Modndiale con l’Under-17 gli fanno guadagnare la chiamata del Tottenham, con i quali firma il 18 Luglio 2011. Costo dell’operazione ben 2 milioni di sterline, circa 1 milione e 750 mila euro. Esordisce con il Tottenham segnando contro il Brighton and Hove Albion. Coulibaly poi ha segnato due gol nella vittoria per 7-1 contro l’Inter nel secondo gruppo del Torneo Next Generations Series il 31 agosto 2011. Ha anche aperto le marcature nel terzo gruppo, contro il PSV, partita vinta 2-1. In totale può contare nove gol in quattro presenze. In nazionale esordisce il 21 Giugno 2011 nel Mondiale Under-17 dove ha segnato nove gol in quattro partite: un gol contro l'Australia , 4 gol contro la Danimarca , una tripletta contro il Brasile e un gol anche con la Francia. Vince così il titolo di Capocannoniere del torneo, dove solo un altro giocatore ha segnato lo stesso numero di gol, Florent Sinama Pongolle della Francia nel Mondiale Under-17 del 2001, prima volta che è andata in scena tale competizione.

Fisico compatto, accelerazione bruciante e uno spiccato senso del goal, Coulibaly ha un ottimo dribblin, grande potenza, agilità e personalità. Ha un destro preciso e potete, ma non disdegna di usare il sinistro quando c’è necessità. Deve sicuramente migliorare nel gioco aereo e nel gioco di squadra. La sua qualità migliore è la rapidità di esecuzione.

Già prima del Mondiale messicano Coulibaly era visionato dal Real Madrid e dalle big italiane. La grande conferma nella massima competizione internazionale di categoria ha portato anche le squadre inglesi ad interessarsi al calciatore fino a quando il Tottenham Hotspurs è riuscito a vincere l’asta. Il Tottenham punta molto sul giovane ma le big europee continuano comunque a seguire l’evoluzione dell’ivoriano. Molti addetti ai lavori lo considerano come il nuovo Drogba, ma del fuoriclasse del Chelsea ha solo il grande senso del gol e l’ottima capacità di reazione. Per caratteristiche tecniche, soprattutto l’agilità e la rapidità di esecuzione, e tattiche, svaria molto sul fronte d’attacco, Coulibaly somiglia molto di più al camerunense fuoriclasse dell’Anzhi Mackhakala, ex Inter, Samuel Eto’o. Bisogna fare molta attenzione però ai talenti africani che sviluppandosi prima fisicamente potrebbero poi ridimensionare in seguito, come è successo per esempio a Adiyiah. Ma non è il caso di Coulibaly che sembra aver davanti un futuro pieno di soddisfazioni.

Eccolo con il Siena.






venerdì 4 novembre 2011

Maksym Koval


Nome: Maksym Koval
Data di nascita: 9 dicembre 1992, Zaporizzja
Nazionalità: Ucraina
Altezza: 1, 88m
Piede preferito: Destro
Squadra: Dynamo Kiev - Premier Liga Ucraina
Ruolo: Portiere
Valore: 2.000.000 €



L'unico portiere ad aver mai vinto il Pallone d'Oro, era il 1963, è stato Lev Yashin, autentico fenomeno tra i pali della Dynamo Mosca e della nazionale di calcio dell'Unione Sovietica. Il "portiere del secolo" secondo IFFHS (Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio) è stato il primo di una dinastia di estremi difensori sovietici di tutto rispetto che però non sono mai riusciti nemmeno ad avvicinarsi al mito assoluto rappresentato dal "ragno nero" (soprannome dato a Yashin). Ci hanno provato in parecchi: Dassayev (primi anni 90), Kharin e il bulgaro Zdravkov (tra la metà e fine anni 90), Nigmatullin che ancora oggi difende la porta del Rubin Kazan, per finire con l'eterna promessa del CSKA Mosca Akinfeev che non riesce a fare il salto di qualità.
Oggi però vi parliamo di un portiere ucraino potenzialmente fenomenale che si sta mettendo in mostra quest'anno nella Dynamo Kiev: Maksym Koval.

Maksym Anatolijovyč Koval cresce nel settore giovanile della squadra della sua città: il Metalurh Zaporižžja, piccolo club che negli anni ha saputo mantenersi ad alti livelli centrando anche due qualificazioni alla vecchia Coppa Uefa nelle stagioni 2002/2003 e 2007/2008. Dal 2004 al 2008 brucia le tappe fino ad affermarsi nel gruppo e si conquista le attenzioni dello staff della prima squadra che lo promuove con i grandi sebbene sia coraggioso e un po' da incoscienti concedere spazio ad un baby tra i pali, soprattutto per difese non proprio imperforabili come quella del Metalurh, Dalla stagione 2008/2009 entra nel giro della prima squadra all'età di soli 15 anni e nella stagione successiva, complici numerosi infortuni, debutta a 16 anni e 10 mesi nel campionato ucraino (1 novembre 2010). Il primo match contro lo Zakarpattja Užhoro, 3 a 0 per il Metalurh, comincia a far conoscere Maksym che si distingue per alcune splendide parate e per la sua sicurezza. Qui inizia il cammino tra i pro di Koval che chiuderà la stagione con la bellezza di 22 presenze, 26 reti subite (dato di tutto rispetto) e ben 6 match a porta inviolata. Da citare la partita che più di tutte l'ha fatto balzare agli onori della cronaca nel pareggio contro la Dynamo Kiev (0 a 0) con rigore parato al minuto 94 ad Artem Milevskiy.

Evidentemente questa stagione e la splendida performance contro la squadra più titolata d'Ucraina ha convinto i vertici dell'ex club di Andrij Shevchenko a di puntare forte su di lui e l'ha portato a Kiev per poco più di 3 milioni di € (cifra importante per un giovane del campionato ucraino). Con la Dynamo, dopo una stagione di crescita ed ambientamento, vince la Supercoppa d'Ucraina ad inizio stagione ed disputa 3 ottime partite di campionato con una apparizione anche nella coppa nazionale. Ha anche esordito nella Champions 2010 nello spareggio d'accesso contro l'Ajax (1 a 1 all'andata e sconfitta per 2 a 1 al ritorno). Ad ora concorre con il capitano e leader Šovkovs'kyj per un posto da titolare ma sembra che la società sia orientata a dargli sempre più spazio.

Maksym Koval è un portiere rapido e molto abile nelle uscite. Possiede una grande sicurezza tra i pali con un invidiabile senso della posizione, ma pecca nelle palle alte, come da consuetudine per i portieri inesperti. E' fisicamente potente anche se non molto alto e piuttosto sicuro nelle situazioni di uno contro uno. Possiamo dire che possiede tutte le caratteristiche migliori per un estremo difensore moderno: agile, buona tecnica con i piedi e concentrazione, ma deve crescere ancora molto per poter competere ad alti livelli per gli standard europei.

E' un punto fermo dell'Ucraina Under 21 con la quale ha disputato 3 partite. Ha passato tutte le principali selezioni del suo paese: 8 presenze in Under 17, 6 presenze in Under 19, 1 in Under 20. Su di lui ci sono gli occhi di mezza Europa. In particolare Arsenal, Benfica, Bordeaux e Tottenham sono i più interessati con gli Spurs che prima di prendere Friedel hanno pensato seriamente di affidargli da subito il ruolo di vice Gomes. E' stato inserito dalla rivista spagnola Don Balon nella lista dei 100 migliori giovani del mondo nel novembre 2010.
Koval è un ragazzo davvero promettente che possiede tutto ciò che serve per diventare importante. Yashin forse sarà sempre inarrivabile, in quanto mito di un'epoca distante, ma portieri come Buffon, Julio Cesar e Neuer devono essere il modello da raggiungere per questi giovani. Buon lavoro!



In uscita su Suarez (stagione 2010/2011)


mercoledì 2 novembre 2011

Atheltic Bilbao...dove nasce la Cantera


Spesso si parla di modello Barcellona riferendosi al settore giovanile e alla formazione culturale del calcio in Spagna, ma non si cita l’esempio dell’Athletic Bilbao. La squadra basca è unica nel suo genere. Ci sono regole ferree da seguire per i dirigenti del Bilbao. Sono “ammessi” calciatori nati in una delle sette provincie basche, ovvero Biscaglia, Guipùzcoa, Alava, Navarra, Bassa Navarra, Labourd e Soule. Poi possono essere reclutati giovani che, pur non essendo nati in Euskal Herria, abbiano compiuto la proverbiale trafila delle squadre giovanili del club. I Paesi Baschi, tra Spagna e Francia, non arrivano a due milioni e mezzo di persone. Ed è da questo bacino di riferimento che l’Atheltic pesca i suoi giocatori. Uno slogan creato dai tifosi dell’Athletic recita:”Ellos tienen la cartera, nosotros la cantera!”, ovvero “Loro hanno il portafoglio, noi il vivaio!”. Allo Stadio San Mamès giocano solo giocatori baschi, seguendo così una tradizione che vive dal 1913.

In ogni sessione di calciomercato i dirigenti dell’Athletic possono contattare solo un pugno di professionisti affermati visto che di calciatori baschi, nei maggiori campionati mondiali, ne girano davvero pochi. Tra questi poi non bisogna considerare quelli che magari da poco hanno lasciato Bilbao. Coloro che restano nella lista dei papabili di solito sono sopravvalutati, visto che non ci sono molte alternative cui il club biancorosso possa rivolgere la propria attenzione e che quindi le altre società ne approfittano. Insomma si pesca nei campionati minori, alcune volte nelle categorie dilettantistiche regionali. Solo in questo modo si può dare un seguito alla tradizione.
Proprio per questo i vari presidenti baschi, sempre e solo baschi, hanno cominciato ad investire in maniera consistente nel settore giovanile. La sua scuola calcio ha sede a Lezama, nella provincia di Biscaglia.

Fondato nel 1971 dal presidente Felix Oraà, nel corso degli anni è stato più volte ampliato e ristrutturato fino ad estendersi su una superficie di circa centocinquantamila metri quadrati. Il capo della scuola calcio è ora Javier Irureta, ovviamente basco. La struttura è composta da 6 campi all’aperto, 4 in erba naturale e 2 in erba artificiale, e da un palazzetto dello sport coperto con fondo in erba sintetica; comprendono inoltre residenze per i giocatori, una sala stampa, un’area fitness, un centro medico e negozi. Il centro di Lezama ospita quattro squadre della categoria Alevines, 11 e 12 anni, due degli Infantiles, 13 e 14 anni, due dei Cadetes, 15 e 16 anni, e due dei Juveniles, 17 e 18 anni. Inoltre il Bilbao Athletic, la seconda squadra dell’Athletic Bilbao che milita in Segunda Division, disputa le partite in casa nel campo intitolato Santa María de Lezama, con capienza pari a 2.500 posti. Ovviamente il Bilbao Athletic non potrà mai partecipare, a causa delle regole spagnole, nella stessa serie della prima squadra. Nel complesso, calcolando tutte le Società in qualche modo affiliate al Club, il numero di giovani allenati sfiora i tremila.

Ma non c’è solo l’impianto di Lezama e il Bilbao Athletic. Infatti, l’altra principale succursale dell’Athletico Bilbao è la Baskonia, squadra che milita al momento in quarta serie. Questa è la vera e propria culla dei futuri campioni dell’Athletic, che molto raramente ha visto partire i migliori atleti alla volta di compagini maggiormente blasonate. Questo perché chi raggiunge la prima squadra si sente quasi sempre “arrivato” e non desidera altro dal punto di vista professionale. Storicamente coloro che hanno lasciato Bilbao per club più prestigiosi lo hanno fatto con il solo scopo di permettere alla società di incamerare discrete somme di denaro utili a superare momenti economicamente difficili.

A Lezama, dunque, i giovani studiano, si formano umanamente e sportivamente, seguiti da allenatori di straordinarie capacità tecniche e didattiche, sempre avendo davanti agli occhi i propri beniamini, i calciatori della squadra “A” che si allenano anche essi a Lezama. I giovani percorrono quindi la propria strada senza perdere mai di vista l’obiettivo da raggiungere, anche a costo di duri sacrifici: l’approdo alla casacca biancorossa. Dall’esempio di Lezama sono poi nate le “cantere” dei grandi club spagnoli, come Real Madrid e Barcellona.

La regola autarchica dell’ammissione basca, sebbene all’inizio sia stata seguita probabilmente più che altro per motivi pratici, difficoltà legate alla lontananza, in seguito ha assunta la fisionomia di un dogma che ha saputo dare i propri frutti nel corso del tempo. La sensazione è che la storia e le tradizioni dell’Athletic Bilbao ci portano di fronte ad un esempio di calcio assolutamente fuori dal tempo.
Oltre cento anni di storia, tradizioni e valori conservati e tramandati con amore e coerenza incredibili, dunque. Perché in quello spicchio di penisola iberica si è deciso di mettere in bacheca l’orgoglio e di investire sull’appartenenza invece che su qualsiasi giocatore comprato con dei pezzi di metallo.

Le scommesse sportive in Italia sono un fenomeno sempre più diffuso tra gli appassionati di sport


Punta sull'Udinese di Pawlowski su Bwin