lunedì 30 aprile 2012

Serge Aurier

Nome: Serge Aurier
Data di nascita: 24 Dicembre 1992, Abidjan
Nazionalità: Costa d'Avorio (con passaporto francese)
Altezza: 1,76 cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Tolosa, Ligue 1 (Francia)
Ruolo: Terzino destro, terzino sinistro, mediano
Valore: 2.000.000 Euro




La Francia in questi ultimi anni sta sfornando grandi talenti, spesso di origini africane, che danno ampie garanzie per il futuro della nazionale francese. Oggi vi proponiamo la scheda del giovane talento appena prelevato dal Tolosa, Serge Aurier.

Sergie Aurier cresce nel Villepinte, piccolo club di un paese vicino Parigi. Nel 2005 supera un provino con il Lens, che non perde tempo a tesserarlo insiema al fratello Cristopher. Inizia così la sua importante carriera giovanile con il club francese. Perde la finale con l'Under-16, ma poco dopo vince il campionato nazionale con l'Under-18. Passa nella squadra riserve, dove diventa subito capitano. Le ottime prestazioni offerte nel campionato riserve ovviamente gli permettono di guadagnarsi nel Giugno del 2009 il suo primo contratto pro. Comincia così ad allenarsi con la prima squadra, con la quale esordisce il 22 Dicembre dello stesso anno, appena 16enne, contro il Saint-Etienne in una partita di Ligue 1, vinta 1-0, catapultato da Willemme titolare per la squalifica di Ramos e l'infortunio di Payet. Le continue prestazioni convincenti gli fanno guadagnare la “Gaillette d'Or”, cioè viene votato come miglior giovane del suo club. La stagione successiva diventa quindi titolare indiscusso, ma il Lens retrocede in Ligue 2. Aurier continua ad impressionare in cadetteria e, nonostante il rinnovo del contratto fino al 2015, il Tolosa riesce a strapparlo alla concorrenza nel Gennaio 2012, pagando il Lens 1,3 milioni di euro. Con il Tolosa esordisce il 28 Gennaio 2012 con il Caen, vinta 1-0. Il 1 Aprile arriva il primo gol in Ligue 1 contro il Lille, persa poi 2-1. Con il Tolosa può contare 13 presenze e un gol.

Serge Aurier è un terzino destro potente ed esplosivo, dalla tecnica discreta e dalla velocità dirompente. Fa dell'atletismo il suo punto di forza. Spinge tantissimo sulla fascia, non disdegna la sovrapposizione e il tiro dalla distanza, ma deve migliorare nella fase difensiva, dove dimostra di non avere continuità, concentrazione per le importantissime diagonali difensive. Ultimamente viene impiegato anche come terzino sinistro e nelle giovanili ha giocato spesso anche come mediano davanti alla difesa.

Le ottime prestazioni offerte con Lens e ora con il Tolosa non hanno lasciato insensibili le tante squadre europee, sempre attente sui giovani. Lazio, Fulham, Manchester City, Blackburn e Getafe continuano a seguire la sua crescita. Ci troviamo di fronte ad un giovane dalle potenzialità enormi. Somiglia leggermente a Bakary Sagna dell'Arsenal. Nonostante non sia altissimo, fisicamente è un giocatore dominante, ma ha bisogno ancora di crescere molto da punto di vista tattico. Insomma si tratta di un giocatore da seguire con attenzione e vedrete che difficilmente deluderà le aspettative.



domenica 29 aprile 2012

Ecco la nuova sezione: TRASFERIMENTI



E' arrivata una nuova sezione di ProssimiCampioni: la sezione TRASFERIMENTI


Questa nuova pagina fornisce tutte le informazioni ai nostri lettori circa i trasferimenti dei giocatori recensiti nel sito. Dal momento della pubblicazione delle schede, attraverso aggiornamenti periodi, il nostro staff provvederà a individuare tutti gli spostamenti di ogni calciatore. I trasferimenti, i prestiti annuali e quelli semestrali saranno indicati accanto alla data di pubblicazione di tutti gli atleti, opportunamente divisi per anno di nascita e disposti in ordine alfabetico. Un'idea semplice ma molto utile, al fine di rendere trasparente il nostro lavoro e fornire un'ulteriore servizio a coloro che ci seguono.

Vieni a scoprire la pagina TRASFERIMENTI cliccando 


che si trova in home page sotto il sondaggio mensile.


Altre importanti novità sono in arrivo. Continuate a seguirci!


sabato 28 aprile 2012

Le giovanili della Juventus


La Vecchia Signora nasce nel 1897 come Sport Club Juventus, fondata da un gruppo di liceali di Torino. E’ la squadra che in Italia detiene il maggior numero di trofei nazionali e vanta la nomina come secondo miglior club europeo del ventesimo secolo. Certamente una squadra con questi titoli per continuare a puntare ai massimi traguardi ha sempre dovuto lavorare con i settori giovanili. Una politica della Juventus è sempre stata quella di fare acquisti di giocatori sconosciuti, farli crescere in prima squadra, e portarli ai vertici del calcio italiano e non solo. Le giovanili della Juventus in confronto ad altre europee non hanno lavorato bene, ma negli ultimi anni la società ha fatto un gran lavoro facendo il possibile per avvicinarsi alla qualità del “modello Barça”.



Il campo di allenamento è lo Juventus Centre a Vinovo (foto sopra), dove si allenano 17 squadre giovanili. Uno staff di qualità, che va da abili fisioterapisti e medici fino ai preparatori, sorveglia attentamente la crescita dei giocatori che vengono spronati a migliorarsi costantemente. L’ aspetto tecnico è sicuramente quello più curato, ma vanno spese due parole sul grandissimo lavoro psicologico che viene messo in gioco. La Juventus mira a far apprendere ai più giovani la mentalità vincente tipica della squadra, quella voglia di vincere che stupì addirittura Sir Alex Ferguson: infatti, quest’ultimo fece vedere diverse partite della Juventus ai suoi giocatori per far notare la foga e grinta che ogni singolo giocatore metteva in campo. A completare il quadro si aggiunge una struttura giovanile organizzata molto articolatamente. Juventus Soccer Schools è il progetto nato nel 2004 per far sbocciare i nuovi atleti tramite un programma di crescita altamente monitorato. Esiste una sorta di codice per i ragazzi: la società Juventus mira innanzitutto a far comprendere la disciplina, sia in campo che fuori. Possono parteciparvi ragazzi dai 6 ai 12 anni, con l’ estensione fino ai 16 per quanto riguarda il camp estivo. Quest’organo gestisce anche scuole calcio in Canada, Messico, Inghilterra, Grecia, Arabia Saudita, Australia, Svizzera e Stati Uniti.


Dal prossimo anno scolastico i calciatori di 14 anni (Giovanissimi nazionali) potranno iscriversi al Liceo scientifico delle scienze applicate, istituito grazie alla fondazione Agnelli. Il progetto nasce per sopperire alla grande dispersione scolastica vigente fra gli sportivi del calcio. L’obbiettivo è quello di creare un sistema molto simile a quello dei college negli Stati Uniti concentrandosi anche sulla formazione culturale e non solo calcistica come di solito avviene in Italia. Marotta all’inaugurazione quest’anno ha detto: "Un buon calciatore parte da una buona testa; al contrario ci si fa selezione da se'". La società ha poi costituito la prima università calcistica mondiale. Qui hanno coniato ilui hanno coniatoq modello JSS: ha come priorità la corretta formazione ed evoluzione professionale del Tecnico, la ricerca e la diffusione di tutte quelle caratteristiche tecnico-sportive, sociali e culturali che garantiscano ai giovani di praticare al meglio l'attività sportiva ed il calcio, dall'avviamento sino alla specializzazione (5-18 anni). Quest’ultimo soprattutto è l’elemento più interessante, vedendo nel ruolo di pioniere una società italiana: ultimamente nello sport siamo rimasti indietro rispetto ai nostri paesi concorrenti e questo è un buon modo per riavvicinarci alle vette che ci competono. I risultati di questa nuova organizzazione si avranno in questi anni, ma quella precedente ha avuto la sua importanza.



In particolare, tra i giocatori nati e cresciuti nella società torinese troviamo:

Giampiero Boniperti: leggendario giocatore del club bianconero, fece innamorare l’allora presidente Umberto Agnelli. Divenne pilastro dell’attacco negli anni ‘50 e fece parte del trio magico insieme a Omar Sivori e John Charles. E’ stato anche presidente del club.

Giuseppe Furino: è stato titolare inamovibile nella Juventus per più di dieci anni, era soprannominato furia per l’incredibile intensità di gioco che esprimeva. Fece parte della Juve di Trapattoni. Roberto Bettega: ala sinistra ambidestra con grandissimo senso tattico, gioco' nella Juventus per tutti gli anni ’70 e poi iniziò sempre qui la carriera di vicepresidente terminata nel 2006. Oggi è il Vice Direttore Generale.

Carlo Parola: ci si ricorda maggiormente di lui per la famosissima rovesciata fatta in difesa per rilanciare il pallone, divenuta poi immagine degli album Panini.

Ecco alcuni recenti importanti giocatori che la Juventus ha cresciuto:

Giovinco: inizialmente scartato dalle giovanili del Toro per la bassa statura, fu ingaggiato dalla Juve. Da qui riuscì a conquistarsi le convocazioni alle nazionali giovanili e poi venne dato in prestito all’Empoli. La stagione successiva, tornato alla Vecchia Signora, complici gli infortuni e le scelte tecniche, giocò pochissimo. Quando venne dato in comproprietà al Parma, ha iniziato a far vedere tutte sue straordinarie qualità.


Criscito: purtroppo il giocatore ha accettato il trasferimento allo Zenit dove si è distinto per ottime prestazioni e capacità, ma al Genoa era diventato un punto di riferimento. Anche lui purtroppo ha lasciato una Juventus che non ci ha mai creduto più di tanto.

De Ceglie: terzino o esterno di centrocampo dotato di velocità e potenza, non ha potuto distinguersi molto per i numerosi e continui infortuni che ne hanno ormai caratterizzato la carriera.

Nocerino: tutti avevano riposto grandi aspettative in lui ai tempi della Juventus e della nazionale Under 21, ma non era riuscito ad imporsi. Si trasferì a Palermo in seguito alla trattativa di acquisto di Amauri, dove è rimasto fino all’anno scorso, essendo stato comprato dal Milan. Questa stagione il centrocampista l’ha vissuta benissimo, diventando irrinunciabile per Allegri e segnando ad ora la bellezza di 10 gol.


Marchisio: il principino, così soprannominato ai tempi della primavera juventina, è oggi un pilastro del centrocampo di Conte. Possiede un notevole fisico è ha una gran visione di gioco; caratteristiche che lo hanno portato ad avere la maglia titolare anche nella nazionale maggiore.

Le giovanili della Juventus sono tra le più gloriose in Italia, sia a livello nazionale che internazionale, vantando numerosissimi trofei. L’ultimo nel torneo di Viareggio, vinto in finale contro una preparatissima Roma, altro settore giovanile di primissimo livello.




venerdì 27 aprile 2012

Giorgi Chanturia

Nome: Giorgi Chanturia
Data di nascita: 11 aprile 1993, Tiflis
Nazionalità: Georgia
Altezza: 1, 81 m
Piede preferito: Ambidestro
Squadra: Vitesse Arnheim - Eredivisie
Ruolo: Ala destra
Valore: 2.500.000 €




Quando il Barcellona compra un giovane per la propria Cantera siamo sicuri che comunque andrà, sarà difficile che non possa crescere un giocatore di grande talento. Oggi vi parliamo di un giovane georgiano, nel quale il club azulgrana aveva creduto molto, ma che si sta facendo notare in Olanda, nel Vitesse, sotto la supervisione del Chelsea di Abramovic.

Giorgi Chanturia cresce nell'accademia di Saburtalo in Georgia, nella quale entra all'età di 11 anni. Grazie al suo grande talento diviene il fiore all'occhiello della compagine georgiana e grazie ad una grande prestazione nel torneo internazionale Dana Cup in Danimarca nel 2006, stupisce tutti i più grandi osservatori dei club internazionali. In questa manifestazione viene notato principalmente dagli scout del Barcellona che lo seguono per 2 anni e mezzo prima di riuscire a strappare un prestito e portarlo quindi nel 2009 nella juvenil B. Nella stagione 2009/2010 alla Masia, il ragazzo fa scintille con ottime prestazioni e 11 reti in campionato, convincendo la società catalana ad acquistarlo a titolo definitivo. Il trasferimento però salta a causa del mancato accordo tra Barca e Saburtalo e Chanturia torna nelle giovanili del club nativo nel quale disputa la stagione 2010/2011. Tra le numerose società interessate a lui c'è anche l'onnipresente Chelsea che tenta di portalo a Londra, ma invano, a causa dei problemi con il passaporto (In Inghilterra infatti le norme sono piuttosto rigide in merito al contratto di lavoratori minorenni). In aiuto di Abramovic arriva però un suo vecchio amico, Merab Zjordania, presidente del Vitesse Arnheim. Il club olandese quindi preleva il giovane calciatore nell'estate 2011 e gli fa firmare un contratto da professionista fino al 2014. Nelle fila delle "aquile giallonere"ci vuole poco tempo per conquistare tutti e il debutto ufficiale in Eredivisie arriva il 7 agosto 2011 nello 0-0 in trasferta contro l'ADO Den Haag. La prima rete la sigla invece appena una settimana dopo, nella partita casalinga contro il VVV-Venlo (4-0 il risultato finale). Ad oggi l'esterno georgiano ha disputato 22 presenze ufficiali condite da 3 reti.

Georgi Chanturia è un attaccante esterno, brevilineo e molto dotato tecnicamente. Gioca nella corsia destra ma può benissimo essere schierato anche a sinistra grazie al fatto di essere ambidestro e quindi di calciare bene con entrambi i piedi. Ha grande dribbling e moltissima fantasia ma pecca nel fisico ancora poco robusto per campionati come quello inglese o quello italiano. Nonostante sia ancora un po' leggero fisicamente possiede comunque una buona altezza, il che lascia presagire uno sviluppo muscolare in divenire. Non si tira indietro nello scontro fisico e possiede una buona personalità anche se risulta ancora discontinuo nelle prestazione, tipica caratteristica dei giovani fantasisti. In patria è soprannominato il "Messi georgiano" e nel modo di giocare, con le dovute proporzioni, somiglia molto al giocatore del Barcellona.

Nelle selezioni giovanili nazionali disputa 9 presenze (5 reti) con la Georgia Under 17 e 3 presenze e una rete con quella Under 19. E' stato recentemente convocato con la Georgia Under 21 nelle qualificazioni agli Europei, esordendo così con i più grandi nonostante sia appena diciottenne (3 partite ufficiali). Le prestazioni di Chanturia in questa stagione sono state ottime e probabilmente non impiegherà molto tempo prima di lasciare il Vitesse per approdare in una big. Visti gli ottimi rapporti tra Zjordan e Abramovic, ricordiamo anche il prestito di Kalas, è quasi scontato il suo passaggio al Chelsea in un prossimo futuro, anche se il recente ingaggio di De Bruyne da parte dei Blues, gli potrebbe togliere spazio (in quel ruolo figurano anche i partenti Salomon Kalou e Florent Malouda, l'inglese Sturridge, lo spagnolo Mata, senza dimenticare il trequartista offensivo Lucas Piazon). C'è la possibilità che il giovane georgiano faccia un'altro anno di prestito ma sono in molte le squadre che lo vorrebbero, non solo a titolo temporaneo. Assieme a Jano Ananidze è il futuro della Georgia.




Al minuto 2.10 il primo bellissimo goal tra i professionisti.

giovedì 26 aprile 2012

ESCLUSIVA: ProssimiCampioni intervista Dino Baggio


Giovedi 19 aprile 2012 ProssimiCampioni ha avuto la possibilità di conoscere e porre qualche domanda all'ex centrocampista della Nazionale italiana Dino Baggio. In occasione di una tappa del tour italiano di  promozione dell'autobiografia del campione padovano, scritta a quattro mani con Marco Aluigi, lo staff di PC ha avuto la possibilità di conoscere gli interessanti aneddoti legati alla vita di un grande calciatore, arrivato a conoscere l'emozione di giocare una finale del Campionato del Mondo.

 - Cosa l'ha spinta a scrivere questa biografia, "Gocce su Dino Baggio" e cosa ha provato?

Tutto il progetto è nato da delle semplici chiaccherate insieme al mio vecchio amico, Marco Aluigi, il quale ha pensato di scrivere la mia biografia dandomi la possibilità di far conoscere la mia versione su molte storie della mia carriera.

- Qual'è il momento più felice della sua lunga ed importante carriera?

Sicuramente l'onore più grande è stato il giocare la finale del Campionato del Mondo. Purtroppo non abbiamo vinto, ma anche arrivare a conquistare il secondo posto non è un'impresa comune. Non ho molti ricordi della partita, la tensione e l'adrenalina erano troppe, ma ricordo perfettamente un aneddoto accaduto quel pomeriggio in albergo dopo l'incontro: passando davanti alla stanza di Franco (Baresi n.d.r) mi fece cenno di entrare, lui al momento stava mangiando una pizza, e mi disse: "Perdonami se ti ho fatto perdere il Mondiale". Beh io all'epoca avevo poco più di vent'anni e sentirmi dire una cosa del genere da Baresi mi fa venire la pelle d'oca tutt'ora. Gli risposi che gran parte del merito di aver avuto la possibilità di giocare una finale così importante era suo, ed ero io a ringraziarlo.

- Qual'è il miglior giocatore con il quale ha giocato?

Ho giocato con molti campioni nella mia carriera, da Baresi a Roberto (Baggio n.d.r) e molti altri, ma credo che il giocatore che mi abbia impressionato di più sia Lothar Matthaus. Ho giocato insieme a lui durante un anno in prestito all'Inter e lui era alla sua ultima stagione in Italia. Ero molto giovane ma rimasi profondamente colpito dalla sua tecnica e dalla sua eleganza.

- Cosa pensa del calcio giovanile italiano?

Credo che il livello sia calato negli anni. Parte della colpa va ai giocatori che non si applicano abbastanza negli allenamenti. Ricordo che io ed i miei compagni anche quando giocavamo ormai in Serie A o in Nazionale davamo sempre il massimo, nessuno si sentiva arrivato. Oggi basta poco ed i ragazzi si montano la testa. Un'altra fetta di colpa va agli allenatori delle giovanili che cercano a tutti i costi il risultato insegnando troppi tatticismi a discapito della tecnica di base personale.

- Qual'è l'aspetto principale nella valutazione di un giovane talento?

Fino a poco tempo fa si guardava il fisico ed in seguito tutto il resto. Addirittura so di alcune società e di alcuni allenatori che ai provini chiedevano quanto fossero alti i genitori del ragazzo. Dal mio punto di vista credo che l'aspetto tecnico sia fondamentale. La situazione di oggi è tragica, ci sono ragazzi che non riescono a fare più di trenta palleggi o non sanno controllare la palla con il piede debole. Al momento collaboro con il settore giovanile del Padova Calcio, curando proprio l'aspetto tecnico dei ragazzi. Dopo una serie di allenamenti specifici i risultati si vedono, ci sono giocatori che in una stagione cambiano completamente grazie ad una tecnica più solida.

- Che consiglio si sente di poter dare agli atleti che si stanno affacciando al professionismo?

Di non smettere mai di lavorare e di cercare di migliorarsi. La chiave per il successo è spaccarsi la schiena sul campo di allenamento.

- Riesce ad individuare nel calcio italiano un giocatore nel quale riconosce il Dino Baggio centrocampista?

Mi piacciono molto Claudio Marchisio e Riccardo Montolivo. Li seguo ormai da diverso tempo e con merito sono entrati in pianta stabile in Nazionale. In loro vedo alcune delle mie caratteristiche e credo che entrambi siano destinati ad una carriera con molte soddisfazioni.

- Come già detto al momento lei collabora con le giovanili del Padova. Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Sinceramente non ci ho ancora pensato. Mi piacerebbe allenare un giorno una Primavera ed ho anche conseguito il patentino, ma al momento mi piace anche il mio incarico di insegnante di tecnica.

ProssimiCampioni ringrazia Dino Baggio ed il suo collaboratore ed amico Marco Aluigi per la bella serata e la disponibilità dimostrata e consiglia la lettura dell'autobiografia dell'ex Azzurro "Gocce su Dino Baggio" edita da CIESSE Edizioni.


Nella foto scattata direttamente dai nostri ragazzi alla presentazione del libro, Baggio racconta alcuni aneddoti della sua carriera. Alla sua destra l'amico e collaboratore Marco Aluigi. 

L'autografo di Baggio a ProssimiCampioni e a tutti i suoi lettori.





mercoledì 25 aprile 2012

Alfredo Di Stefano...la Saeta Rubia



I geni del calcio, coloro che hanno saputo cambiare il gioco anticipando i tempi, sono veramente pochi, si possono contare sulle dita di una mano. Sono diversi dai "comuni" campioni, giocatori straordinari che si sono espressi al massimo nel tipo di gioco a disposizione. I geni inventano, creano, plasmano, prendono il calcio e lo migliorano portandolo ad un livello successivo. Alfredo Di Stefano è stato da giocatore un genio, colui che a cavallo degli anni '50 e della prima metà dei '60 ha mostrato al mondo quale sarebbe stato il futuro del gioco senza mai estraniarsi dalla sua epoca, anzi, integrandosi alla perfezione nel sistema di gioco di quegli anni. Ha preso una squadra imbattibile come il Real Madrid del Presidente Bernabeu e l'ha fatta diventare "Galactica", segnando in maniera indelebile la storia del calcio e della più grande competizione per club al mondo, la Coppa dei Campioni.

Alfredo Di Stefano nasce a Barracas, un barrio (quartiere) di Buenos Aires, il 4 luglio 1926. Figlio di un argentino di seconda generazione con sangue italiano, di Capri per la precisione, e di una ragazza con origini francesi, inizia a giocare, a conoscere, il pallone "en la calle" come tutti i bambini di quell'epoca e non solo. I primi calci li tira a delle pezze vecchie cucite insieme per dargli una parvenza di rotondità, scoprendo così di avere una predispozione a quel gioco, gli riesce facile calciare quelle pezze. Crescendo passa sempre più tempo per strada a giocare partite organizzate al momento e alla buona, fino a quando all'età di quindici anni entra nelle giovanili del miglior club argentino dell'epoca: il River Plate.
Inizia a giocare nella squadra riserve dei Milionarios mostrando sempre di più la sua classe cristallina, ma non facendo ancora abbastanza per convincere l'allenatore a farlo debuttare nel campionato Nazionale, chiuso anche da Adolfo Pedernera, autentico idolo della tifoseria che giocava nella stessa posizione, o meglio nello stesso ruolo. Viene mandato nel 1946 in prestito all'Huracan, dove il ventenne e maturo Di Stefano mostra a tutta l'Argentina il suo gioco. Da li è partita la sua rivoluzione, non si era mai visto prima di allora un centravanti che riempiva tutto il campo. Un giocatore completo che giocava un calcio totale. Lo si vedeva recuperare palla in difesa, alcune volte persino nella sua stessa area, e impostare il gioco; tagliava in diagonale tutto il campo per smarcarsi, affondava tackle e soprattutto correva, correva e correva. Per l'epoca infatti era velocissimo, veniva chiamato "La Saeta Rubia", il fulmine biondo, veloce tanto quanto resistente.
Queste erano le basi del suo gioco: una grande, per non dire perfetta, condizione fisica, grande visione e capacità di capire il gioco, ed un tiro in corsa indifferentemente col destro o con il sinistro a dir poco letale. Segna dieci gol con la maglia dell'Huracan in venticinque partite di campionato.
Nel frattempo le cose stanno cambiando al River, sulla panchina arriva Pepe Monella ed inoltre l'intoccabile Pedernera inizia a sentire l'avanzare dell'età. L'esplosione in maglia Huracan del giovane Di Stefano convince allenatore e società a dare il ben servito alla vecchia gloria Pedernera per affidargli, a soli ventun'anni, le chiavi dell'attacco dei Milionarios.
Quel River è diventato cosi un'autentica macchina da gol, accanto a Di Stefano giocano talenti come Moreno, tutto estro e fantasia, e Labruna l'unico capace di tiri più potenti dello stesso Di Stefano. Con quei tre davanti il River vince il campionato del 1945 e si ripete nel 1947 conquistando anche il titolo di capocannoniere con ventisette marcature. In quell'anno arriva anche la chiamata da parte della Nazionale argentina con la quale vince la Coppa America realizzando cinque gol in sette partite. Nel 1948 prende parte alla Coppa dei Campioni del Sudamerica, dalla quale in seguito nascerà la Coppa Libertadores, dove l'attaccante mette a segno quattro gol in sei partite. Di Stefano si trova bene nel River, gioca bene insieme a dei compagni eccellenti, ma vorrebbe guadagnare di più per soddisfare i suoi vizi, in fondo più avanti passerà alla storia anche per le sue doti di latin lover oltre a quelle da calciatore. Nel 1949 molti giocatori decidono di entrare in sciopero per le riforme volute dal Presidente militare Juan Peron, e Di Stefano venuto a sapere che in Colombia avrebbe potuto guadgnare cifre di molto superiori a quelle percepite al River decide di imbarcarsi su un aereo notturno con destinazione Bogotà.

In quegli anni la Colombia stava vivendo un periodo d'oro nel calcio, non a caso nominato "El Dorado". Le società avevano molti liquidi a disposizione ed hanno iniziato a prendere giocatori da Argentina, Uruguay, Brasile e persino dall'Europa. Molti arrivavano a fine carriera per alzare il livello del campionato e soprattutto per i grossi guadagni, ma Di Stefano arriva ai Millonarios di Bogotà a soli ventitre anni. In Colombia Di Stefano esagera, esagera con le donne, esagera con il buon cibo e soprattutto esagera con i gol ed i trofei. Vince per tre volte il Campionato colombiano conquistando per due volte il titolo di capocannoniere realizzando 139 gol in 142 partite di campionato giocate.

Nel 1953 il ventisettenne Di Stefano si appresta a lasciare la Colombia per approdare ad una società europea. Per casualità la Roma avrebbe la possibilità di ingaggiare l'attaccante, ma dopo un vertice societario decidono di lasciar perdere per puntare un giocatore più giovane. Arriva il turno del Barcellona che pare seriamente intenzionata ad ingaggiare il talento argentino, ma quando ormai sembra tutto fatto scende in campo il Real Madrid che brucia la concorrenza catalana ed ingaggia l'attaccante. Gira un teoria su questa vicenda, molto concreta, che dimostrerebbe l'intervento diretto di Francisco Franco in favore del Real Madrid. Il giocatore aveva praticamente firmato con il Barca ma una telefonata del "Generalìsimo" avrebbe bloccato la trattativa. Il Real dal suo canto voleva fortemente Di Stefano ma non a questo prezzo, quindi dati storici affermerebbero che i Blancos sarebbero stati pronti a spartirselo con i catalani facendolo giocare una stagione a squadra. La società blaugrana non disposta a scendere a patti avrebbe lasciato perdere tutta la vicenda e così l'argentino avrebbe vestito solo la camiseta blanca. Tutta questa storia sa di verità e leggenda allo stesso tempo e come per molte vicende simili è plausibile che la verità stia nel mezzo, fattostà che l'arrivo di Di Stefano a Madrid ha di fatto cambiato la storia del calcio spagnolo ed europeo.

Basterebbero i numeri per raccontare la carriera europea del grande attaccante argentino, ma in qualche modo sarebbe riduttivo. Accanto a grandissimi giocatori come: Marquitos, Zarraga, Marsal, Munoz, Rial, Kopa, Mateos e la grande ala Gento infrange tutti i record e tutte le barriere del calcio.
Al suo arrivo, all'inizio del 1953, il Real Madrid non vince il campionato da ben vent'anni, ma già dalla prima stagione centra l'obbiettivo primario. Si ripete la stagione successiva nell'importante annata 1954/1955 la cui vittoria finale vale la partecipazione alla prima storica Coppa dei Campioni. Nella prima partita della neonata competizione i Campioni di Spagna battono sia all'andata che al ritorno gli svizzeri del Servette. Ai quarti di finale battono con grande difficoltà il Partizan Belgrado perdendo 3-0 la partita di ritorno dopo aver vinto per 4-0 l'andata. In semifinale sconfiggono il Milan grazie al 4-2 casalingo ed approdano cosi alla prima finale dove incontrano i francesi dello Stade Reims allo stadio parigino del Parco dei Principi. Una vera finale d'altri tempi vede i francesi in vantaggio per 2-0 dopo soli dieci minuti. Serve un gol di Di Stefano al quarto d'oro a dare la carica ai blancos per la vittoria finale. Pareggio di Rial alla mezzora, nuovo vantaggio francese al sessantaduesimo, ennesimo pareggio madridista di Marquitos e gol vittoria di Rial. Partita finita 4-3 con Di Stefano che trascina i suoi ad una vittoria incredibile.
La vittoria vale la riconferma alla Coppa dei Campioni dell'anno successivo nonostante la mancata vittoria in Campionato. Ancora una volta i blancos riescono a liberarsi di tutte le squadre dagli ottavi in poi arrivando a vincere la finalissima contro la fiorentina. Quella stessa stagione vincono anche il Campionato realizzando cosi la prima doppietta storica Campionato/Coppa.
Di Stefano segna anche nella finale vinta in casa, al Santiago Bernabeu, davanti a più di centoventimila spettatori. E non si ferma li, perchè la storia del Real e quella di Di Stefano sono legate da un filo indissolubile, ogni vittoria finale porta la sua firma. Il Real conquista le prime cinque Coppe dei Campioni della storia, ed ogni finale porta la firma dell'attaccante argentino che realizza cosi un altro incredibile record.

Gli anni passano per Di Stefano ma lui sembra non accorgersene. Sembra lo stesso non fosse per la sua bionda chioma che si sta diradando sempre di più. Eppure in campo è sempre lo stesso, è sempre la Saeta Rubia che fa reparto quasi da solo e che all'occorrenza va a dirigere a centrocampo o a marcare in difesa. Grazie a lui ed ai suoi 332 gol in 372 partite il Real Madrid conquista 5 Coppe dei Campioni, 8 Campionati spagnoli, 1 Coppa di Spagna, 2 Coppe Latina ed una Coppa Intercontinentale. Inoltre dal punto di vista personale vince per 5 volte il trofeo "Pichichi" assegnato al capocannoniere della Liga, conquista per 2 volte la classifica marcatori della Coppa dei Campioni e nel 1957 e nel 1959 la rivista France Football gli assegna il Pallone d'Oro, premio riservato al miglior giocatore europeo che lui in quanto argentino non avrebbe potuto vincere, non fosse che nel 1956 ha acquisito la cittadinanza spagnola giocando anche 31 partite con la maglia delle furie rosse. In precedenza aveva vestito la maglia dell'Argentina vincendo la Coppa America 1947 ed addirittura ha indossato per quattro partite la maglia della Colombia "grazie" ad una controversia tra la federazione colombiana e la FIFA che ha portato l'esclusione della Nazionale colombiana dalle manifestazioni internazionali per diversi anni.

Dopo ben undici anni Di Stefano lascia il Real Madrid per giocare le ultime due stagioni della sua carriera con l'Espanyol, arrivando così effettivamente in Catalogna. All'epoca aveva ormai quarant'anni ed il calcio stava iniziando a cambiare, eppure era ancora la Saeta Rubia capace di entusiasmare le folle grazie alla dedizione all'allenamento che lo ha accompagnato per tutta la carriera. Nonostante tutto però il suo nome resterà per sempre legato al Real Madrid che lo ha nominato Presidente Onorario nel 2001 ed inoltre gli ha dedicato lo stadio del Castilla, ovvero la formazione riserve dei Blancos.

 Di Stefano verrà sempre ricordato per aver rivoluzionato il gioco.
Un calciatore moderno, mobile, dedito all'allenamento in un'epoca di ruoli fissi e statici. Un attaccante che impostava, si allargava e all'occorrenza difendeva. Un calciatore totale ben prima dell'Olanda di Cruijff. Oggi il grande Di Stefano è prossimo agli ottantasei anni, eppure a Madrid di generazione in generazione vengono raccontate le grandi imprese della Saeta Rubia così che anche i giovani conoscano la grande leggenda dell'attaccante argentino definito a detta di molti uno dei più grandi calciatori di sempre, un uomo che conosceva i suoi limiti e si spaccava la schiena per superarli. Semplicemente Alfredo Di Stefano.

«Per diventare bravi giocatori occorre pensare giorno e notte al pallone. I giovani che vogliono fare solo quattrini senza fatica o svolgere altri mestieri, anche soltanto per distrarsi, mentre giocano da professionisti, sbagliano, perché infallibilmente toglieranno, anche senza accorgersene, tempo prezioso al loro mestiere. Io non sono mai stato molto disciplinato nella vita privata, ho bevuto botti di vino e ho mangiato quintali di pesce fritto, ma tutto questo mi serviva per stordirmi e non pensare ad altro. E dormire. Ma in sostanza io mi sono mortificato in campo in allenamenti durissimi, mentre nei giovani d'oggi c'è la tendenza ad allenarsi poco e a non saper soffrire. Gli allenamenti duri, massacranti, estenuanti, sono indispensabili ad un campione, formano il campione. A me hanno dato l'ossatura. Il campione deve essere ambizioso ogni giorno di più, ogni giorno più ambizioso del giorno prima».     Alfredo Di Stefano
  

                     



                       

lunedì 23 aprile 2012

Mats Rits

Nome: Mats Rits
Data di nascita: 18 luglio 1993, Anversa
Nazionalità: Belgio
Altezza: 1,82 m
Piede preferito: Ambidestro
Squadra: Ajax - Eredivisie
Ruolo: Centrocampista centrale
Valore: 1.000.000 €




L'Ajax è da sempre portatrice di una filosofia di gioco brillante, nella quale i giocatori spiccano per tecnica di base, rapidità, visione di gioco e possesso palla, caratteristiche finalizzate ad un calcio offensivo. Il settore giovanile del club di Amsterdam forma giocatori secondo questo standard fin da piccolissimi, ma le stesse caratteristiche sono la base del background di chi, come il giocatore di oggi, non cresce nella premiata academy olandese fin da bambino, ma vi giunge già calcisticamente formato. Stiamo parlando del centrocampista belga Mats Rits, uno dei pilastri della formazione Under 19 dell'Ajax, che ha conteso la Next Gen all'Inter e fa faville nelle giovanili in Olanda.

Mats Rits nasce ad Anversa e inizia a giocare nell'FC Walem, squadra che gioca nella quinta serie belga. A 8 anni passa al Lierse, squadra di Lier nella provincia di Anversa, militante nella Jupiler Pro League (la massima serie belga). Al Lierse trascorre 4 anni (tra il 2001 e il 2004) per poi trasferirsi al Germinal Beershot (sempre militante in Pro League) che lo crescerà fino a farlo esordire tra i pro alla tenera età di 16 anni, 2 mesi e 16 giorni (3 ottobre 2009) nella vittoria casalinga contro il KVC Westerlo per 3-1. Conclude la stagione 2009/2010 con 6 presenze e 2 reti nella serie A belga. A 16 anni firma il suo primo contratto da professionista, a scoraggiare i tentativi di scippo ad opera di diverse squadre tra cui l'Ajax e il Real Madrid, pronti a portarlo a costo zero nelle proprie strutture. Nella stagione 2010/2011 colleziona altre 7 presenze che confermano le qualità del ragazzo, in odore di fare il successivo passo importante della carriera trasferendosi all'estero. A luglio 2011 l'Ajax riesce a battere la concorrenza e a portare il giovane ad Amsterdam con l'intenzione di fargli trascorre un anno di apprendistato nella promettentissima Under 19. Nell'Ajax dei giovani si dimostra subito uno dei punti di forza e risulta essere tra i migliori della Next Generation series 2012, persa solo in finale con l'Inter dopo aver strapazzato il Liverpool e il Barcellona Under 19 di Babunsky (6-0 e 3-0 tra quarti e simifinale) e aver convinto tutti per qualità e personalità in tutti gli incontri. Nell'Ajax dei grandi il centrale belga ha giocato ad ora solo 2 amichevoli di ottima fattura.

Rits è un centrocampista centrale rapido e dall'ottima struttura fisica. E' bravo sia a costruire gioco che in fase di interdizione e rappresenta il classico mediano di qualità che spesso propongono Ajax e Barcellona nei loro settori giovanili. Non è un regista basso, alla Xavi per intenderci, ma più un giocatore alla Fabregas, capace di interdire, ripartire con personalità e inserirsi in fase d'attacco. Può giocare molto bene anche come interno di destra e si fa valere anche nel ruolo di esterno destro di un centrocampo a 4, anche se crediamo questo non sia propriamente il ruolo a lui più congeniale. Calcia benissimo con entrambi i piedi e possiede una capacità di conclusione da fuori davvero interessante.

Il baby di Anversa è stato il capitano del Belgio Under 17 (5 presenze ufficiali e una rete) ma successivamente è stato convocato (1 settembre 2011) per un'amichevole del Belgio Under 19 contro i pari età della Germania. Il Belgio è uscito sconfitto per 5-3 ma Rits è stato il trascinatore ed ha messo a segno 2 reti.
L'Ajax ha tra le mani un giocatore promettentissimo, che le big d'Europa seguono con estrema attenzione. Crediamo che il giovane farà parte di quel gruppo di ragazzi che dal prossimo anno giocherà con l'Ajax dei grandi ma si attende un esordio che potrebbe arrivare già in questo finale di stagione. Dopo la stella assoluta Eriksen e la rapida ascesa di Boilesen, i lancieri potrebbero aver trovato l'ennesimo talento.



Rits e Babunsky in Ajax-Barcellona, semifinale della Next Gen 2012.





2 ANNI DI PROSSIMICAMPIONI



ProssimiCampioni.com oggi festeggia i primi due anni di attività. Era il 23 aprile 2010 quando questo progetto è iniziato e in due anni ha iniziato a svilupparsi fino a diventare una piacevole compagnia di tantissimi appassionati in continuo aumento.

Oggi 23 aprile 2012 tutti insieme diciamo:




Un ringraziamento a tutti coloro che rendono possibile questa bellissima realtà e a tutti i nostri lettori. Il merito di tutto questo è anche vostro, il continuo sostegno e tutto l'affetto che ci dimostrate sono la carica che ci spinge ad andare avanti e migliorarci sempre.

La nostra promessa è quella di sempre: un lavoro serio e costante con tutta quella passione che rende un'idea qualcosa di concreto! Non vi deluderemo!


Continuate a seguirci... Novità importanti stanno arrivando!
GRAZIE DI CUORE !!!

Lo staff di PROSSIMICAMPIONI.COM

domenica 22 aprile 2012

ESCLUSIVA: ProssimiCampioni intervista Paolo Poggi




A margine della conferenza stampa tenutasi a Mogliano Veneto (TV) il 20 aprile 2012, nella quale veniva presentato il progetto "Paolo&Nik Football Camp 2012" (progetto che in futuro ProssimiCampioni avrà il piacere di raccontarvi e che potete conoscere attraverso il link al sito ufficiale), Paolo Poggi, ex bomber di Venezia, Udinese e Roma, ci ha concesso una bella intervista nella quale ci ha parlato del suo passato da calciatore professionista, del suo impegno con i giovani e delle sue opinioni riguardo il panorama giovanile nazionale e internazionale.

Di seguito le parole di Paolo Poggi direttamente a ProssimiCampioni.com:

- Lei ha alle spalle una carriera da attaccante professionista lunga e importante, in particolare con le maglie di Udinese e Venezia. Cosa ricorda dell'esperienza in queste due società?

Il Venezia Calcio è la squadra della mia città, per la quale faccio il tifo e per la quale rimane la soddisfazione nell'averci giocato. Indossare quella maglia mi dava ogni partita un senso d'appartenenza particolare e quindi ha significato tanto per me. Rappresentavo tanta gente che conoscevo ed ero uno dei ragazzi della curva. Nell'Udinese ho fatto il passaggio da ragazzo a uomo. A Udine mi sono sposato, è nato mio figlio e ho passato anni importanti della mia carriera e della mia vita.

- Quali sono stati i momenti migliori della sua carriera e qual'è il goal che ricorda con particolare piacere?

I momenti migliori sono state le prime stagioni a Udine, quelle della Coppa UEFA sicuramente le più significative. Il goal più bello per me è stato quello del mio ritorno a Venezia fatto allo stadio di Sant' Elena contro l'Atalanta. Dopo tanti anni il goal al ritorno in una partita importante abbiamo vinto contro chi non aveva ancora perso in quella stagione.

- Dopo il ritiro ha continuato a lavorare nel mondo del calcio e poco dopo ha iniziato ad occuparsi dei giovani. Cosa l'ha spinta a decidere di dedicarsi a ragazzi?

L'idea di lavorare con i ragazzi è partita sicuramente prima di terminare l'ultima stagione anche se la spinta decisiva è stata l'esperienza da dirigente a Mantova. Ho lavorato con i professionisti e mi sono reso conto che non fosse esattamente quello che mi piaceva. Ho capito che per me sarebbe stato più gratificante trasmettere conoscenza ed esperienza ai ragazzi perché assorbono molto di più e sono più predisposti ad ascoltare i consigli, alla fine ti danno più soddisfazione.

- Cosa pensa della situazione del calcio giovanile italiano?

In generale credo ci sia stato un abbassamento della qualità dovuto al fatto che le società professionistiche, che sono da traino per tutto il mondo del calcio giovanile, purtroppo si affidano spesso a giocatori stranieri fin dal settore giovanile. C'è da dire che la vittoria dell'Inter primavera nella Champions League dei giovani ha dato lustro al nostro calcio. Sono molto favorevole a competizioni di questo tipo perché le prime squadre in Italia non danno la possibilità a molti giovani di fare esperienze importanti ad alto livello. La Next Gen è un'opportunità e pur non essendo come giocare in Serie A è un banco di prova importante.

- Sappiamo che lei è molto attento ai giovani e segue il calcio giovanile costantemente. C'è qualche giocatore o qualche squadra che l'ha particolarmente impressionata?

Senza fare nomi specifici posso dire che avendo contatti con un'agenzia che lavora in Repubblica Ceca ho notato la classe 94 e 95 come davvero interessante. In Svezia per esempio c'è un'annata, la classe 97, molto promettente. A livello giovanile in Veneto c'è un ragazzo del 1997 che gioca a Marghera (VE) che mi ha impressionato per qualità tecniche e fisiche. Credo che nella regione Veneto la classe 2002, se trattata nella maniera giusta, potrà dare grande soddisfazione.

-In conclusione le facciamo una domanda che esula dal calcio giocato. Ci può dire cosa significa essere stato una figurina introvabile ? (per chi non lo sapesse nella stagione 1997/1998 vennero commercializzati dei mini-album le quali figurine venivano distribuite attraverso la vendite di gomme da masticare che le racchiudevano all'interno della carta. Completando l'album si poteva richiedere un premio ma le figurine di Sergio Volpi (Bari) e Paolo Poggi (Udinese) erano a dir poco introvabili (link della vicenda).

(Ride)... Mah... Al momento angoscia. Ho saputo della vicenda attraverso la trasmissione "Mi manda Lubrano" (trasmessa su Rai3). Pensavo di aver combinato qualcosa di strano finché mi hanno informato del tutto, se non sbaglio una specie di truffa. Le figurine c'erano, quella mia e di Volpi, ma sono state nascoste da qualche parte. Oggi so che esistono addirittura dei gruppi su Facebook e comunque mi viene ricordata continuamente. 

ProssimiCampioni.com ringrazia Paolo Poggi per la grande disponibilità e la simpatia dimostrata. I migliori auguri a Paolo Poggi, Nicola Marangon e Mattia Collauto per il loro bellissimo progetto (Paolo & Nik Football Camp) e per i loro impegni futuri finalizzati alla crescita e all'educazione sportiva di tanti giovani atleti. 

Paolo Poggi in conferenza stampa insieme a Nicola Marangon (ex giocatore di Bologna, Brescia, Verona e Venezia).


L'autografo che Paolo Poggi ha fatto a ProssimiCampioni e a tutti i suoi lettori.



Paolo Poggi nasce a Venezia il 16 febbraio 1961 e cresce nel settore giovanile lagunare che gli permette di esordire tra i professionisti nel 1989 in Serie C1 (corrispondente all'attuale Lega Pro prima divisione). Con il Venezia trascorre 3 anni nei quali conquista la promozione in Serie B, segnando 15 reti in 66 partite e trasferendosi al Torino in Serie A dalla stagione 1992/1993. Con i granata debutta in Serie A nel derby di Torino contro la Juventus (1-2 per i bianconeri) e trascorre due importanti stagioni nelle quali segna 6 reti in 43 partite. La svolta nella carriera di Poggi arriva al suo passaggio all'Udinese dalla stagione 1994/1995. In sei stagioni con il club friulano Poggi conquista il primo storico quinto posto che consegna la prima partecipazione in Europa per la società dei Pozzo in Coppa UEFA (l'attuale Europa League). Con Marcio Amoroso e Oliver Bierhoff forma un trio d'attacco eccellente e nella stagione 1997/1998 segna 10 reti in 31 partite in campionato che valgono il terzo storico posto in classifica, dietro solo a Juventus e Inter (senza dimenticare le 2 reti in 4 presenze di Coppa UEFA, una al Widzew Lodz e una all'Ajax). Dopo 50 reti in 233 presenze con l'Udinese, dal mercato invernale della stagione 2000/2001 passa alla Roma di Capello con la quale gioca 11 partite senza reti. Dopo una breve ma ottima esperienza con il Bari (17 presenze e 4 reti) passa al Parma e poco dopo al Piacenza. Con i biancorossi segna la rete più veloce in Serie A: 8 secondi dal fischio d'inizio. L'anno dopo, stagione 2002/2003, torna nell'amata Venezia in Serie B realizzando in due anni segna 14 reti in 60 presenze (intervallate da una breve parentesi in serie A con l'Ancona nel 2003). Nel 2004 scende in C1 con il Mantova e conquista prima la serie B e poi i playoff per la promozione con 14 reti in 60 presenze in due anni e termina la carriera a Venezia nella quale trascorre gli ultimi tre anni da professionista. Si ritira ufficialmente nella stagione 2008/2009.


sabato 21 aprile 2012

Le giovanili del Bayern Monaco



La gloriosa società tedesca nacque il 27 febbraio del 1900 per iniziativa di alcuni soci della MTV 1879 München, club di ginnastica maschile che nel 1900 contava già 1000 membri e che fondò numerose associazioni sportive tra cui quelle di badmington, hockey, judo e ping pong. 
Già nel 1902 comparì il settore giovanile del Bayern che fino ad ora ha sfornato giocatori del calibro di Josef Dieter “Sepp” Maier, Franz Beckenbauer, Bastian Schweinsteiger e Thomas Müller solo per citarne alcuni. La grande forza di questo settore sta nel lavoro continuo e instancabile da parte dello staff che da sempre ha cercato di instillare nei ragazzi la consapevolezza di far parte di una famiglia.
In fin dei conti è questo il Bayern Monaco: i giocatori si sentono degli ingranaggi che si muovono insieme per far correre la macchina tedesca verso i suoi traguardi. Sicuramente per un ragazzino essere allenato da Gerd Muller  (non servono presentazioni per lui) non solo è uno stimolo, ma anche un sogno che si avvera; e non solo, visto che il presidente della società e molti membri dello staff fanno parte di quei giocatori che hanno fatto la storia del club. L’ immagine che vuole dare questo club è quello di continuità del gruppo, e ci riesce.


Le giovanili sono state ristrutturate nel 1995, e nello stesso anno Gerd Muller ne assunse il comando. Da sempre qui vengono preferiti i giocatori che vivono nelle vicinanze, infatti gli osservatori sono molto attivi nelle zone attigue a Monaco: Bastian Schweinsteiger, Thomas Muller e Holger Badstuber provengono tutti da non più di 100 km dalla città. Le qualità che cercano maggiormente sono controllo, dribbling e visione di gioco. Il Bayern ha creato i Talent Days, ovvero giornate in cui vengono valutati circa 500 giocatori provenienti in maggior parte dalla Germania ma anche da Francia, Austria e Italia. La formazione usata è quella del 4-3-3 ed è applicata a tutte e 11 le squadre, composte da un totale di circa 180 giocatori. A questi sono insegnati al massimo due ruoli, per non comprometterne la crescità. Per la realizzazione del progetto sono attualmente impiegati 29 persone tra allenatori e staff, 3 preparatori dei portieri, due preparatori atletici, 7 fisioterapisti e un medico. Per i giocatori provenienti da altre nazioni sono destinate 13 camere.
La società monitora attentamente l’aspetto scolastico: infatti se un ragazzo si trova ad avere un’insufficienza la squadra gli assegna immediatamente un insegnante per recuperarla. 
Finora il club tedesco conserva in bacheca molti trofei giovanili, tra cui 3 campionati tedeschi Under 19, 4 campionati tedeschi under 17, 2 Bundesliga sud/sud ovest Under 19 , 11 campionati bavaresi Under 19, una Bundesliga sud/sud ovest Under 17,12 campionati bavaresi Under 17, 11 campionati bavaresi Under 15. 



Negli anni più recenti quelli che si sono maggiormente distinti sono: 

Owen Hargreaves: centrocampista completo che ha giocato nel Bayern dal 2000 al 2007 vincendo una Champions League e quattro campionati tedeschi, prima di trasferirsi al Manchester United per 17 milioni di sterline. 

Philipp Lahm: entrato a 11 anni nelle giovanili, stupì la sua grande tecnica e capacità di leader; quando venne promosso in squadra si trovò chiuso dal terzino sinistro Lizarazu e per questo fu mandato in prestito allo Stoccarda. Quando poi tornò nel 2005 mise in crisi non poco l’allora allenatore Felix Magath che lo alternò a Lizarazu. Gli anni successivi giocò da titolare e venne poi spostato a destra, ruolo dove attualmente lo troviamo con la fascia di capitano. 

Bastian Schweinsteiger: centrocampista di qualità e quantità. Instancabile dal punto di vista fisico, fu da ragazzo una promessa dello sci alpino. Si dedicò poi al calcio con ottimi risultati: è attualmente pilastro a centrocampo per quanto riguarda la manovre sia del Bayern che della nazionale tedesca; nel 2002 venne portato in prima squadra e dal 2003 venne inserito nella formazione titolare. 

Thomas Müller: un attaccante dotato di grandissima tecnica e visione di gioco. A 11 anni passa al Bayern dove si fa notare anche per la sua grande maturità. Infatti non ci mette poi molto ad esordire in Bundesliga, nel 2008. Nella stagione 2009-2010 diventa titolare e da allora è inamovibile, vantando un gol ogni 3 partite. Niente male per un classe ’89. 

David Alaba: (foto in alto) questo giocatore ha fatto della duttilità una della sue armi, infatti può giocare in tutti I ruoli della difesa e del centrocampo, pur rimanendo quest’ultima la sua posizione ideale.

(Nelle foto Thomas Muller e Philip Lahm, due veri e autentici prodotti del settore giovanile bavarese).

        

venerdì 20 aprile 2012

Lucas Digne

Nome: Lucas Digne
Data di nascita: 20 luglio 1993, Meaux
Nazionalità: Francia
Altezza: 184cm
Piede preferito: Sinistro
Squadra: LOSC Lille - Ligue1
Ruolo: Terzino sinistro, centrocampista esterno
Valore: 750.000€




Nelle ultime stagioni il Lille ha deciso con lungimiranza di intraprendere una politica legata ai giovani ed al vivaio al fine di risollevare le sorti della squadra che da troppe stagioni navigava in cattive acque. I successi non hanno tardato a mostrarsi, tanto che la formazione del Nord-Passo di Calais è riuscita a trionfare nella Ligue1 stagione 2010/2011, anche per merito degli ottimi giovani cresciuti nel settore giovanile, su tutti Eden Hazard. Nell'ultimo periodo un altro talento ha iniziato a mostrarsi ed affermarsi in prima squadra, il terzino sinistro classe '93 Lucas Digne.

Lucas nasce a Meaux, una piccola cittadina nella regione centrale transalpina dell'Ile-de-France. Inizia a giocare all'età di nove anni nel Mareuil-sur-Ourcq dove milita per tre anni per poi passare al Crépy-en-Valois. Gioca per cinque anni nella società della Picardia dove è stato notato da diversi osservatori delle principali società della zona, a vincere la lotta per assicurarsi il giocatore è il Lille che aggrega il dodicenne centrocampista alla sua accademia. Segue tutta la trafila delle varie formazioni giovanili del Lille, facendosi notare anche nelle Nazionali giovanili transalpine, fino ad arrivare alla formazione riserve nella stagione 2010/2011. Qui procede la sua maturazione nella quarta divisione francese fino alla chiamata della prima squadra arrivata in occasione di una partita di Coupe de la Ligue (Coppa di Lega) contro il Sedan il 26 ottobre 2011. Nella partita casalinga, vinta per 3-1, il giovane difensore ha la possibilità di giocare l'intero incontro distinguendosi per la maturità mostrata. In seguito resta in pianta stabile alla corte di Rudi Garcia prendendo parte agli allenamenti e venendo convocato in diverse partite, senza però avere un'altra possibilità di scendere in campo. Una nuova occasione arriva in una partita di Coppa di Francia vinta ai supplementari in casa dell'AFC Compiegne dove gioca tutti i centoventi minuti. Da allora non ha più abbandonato l'undici titolare dei "Dogues", arrivando anche al debutto in Ligue1 alla ventunesima giornata giocando pochi minuti al termine contro il Saint-Etienne. Dall'incontro successivo gioca praticamente tutte le partite da titolare, siglando anche un assist nell'incontro casalingo contro il Valenciennes, e totalizzando ad oggi (20/04/2012 ndr) 11 presenze.

Digne è un terzino completo sia in fase di copertura che nella manovra offensiva, tanto da poter giocare all'occorrenza da esterno di centrocampo. E' dotato di un ottimo atletismo e di una grande resistenza, fattore fondamentale per un terzino ambivalente come lui. In fase difensiva è concreto ed attento e raramente si fa trovare fuori posizione, elemento importante tenendo conto delle sole 13 presenze fin qui accumulate con la prima squadra. Dal punto di vista della mentalità viene descritto da chi lo conosce come un ragazzo serio, tranquillo ed affidabile con molta voglia di imparare ed allenarsi, non certo una testa calda. Può fare ancora notevoli miglioramenti in fase difensiva, comunque affidabile finora come già detto, soprattutto perché in quel reparto si acquisisce confidenza con l'età e la maturità. Rudi Garcia, l'allenatore del Lille, ha molta fiducia nel ragazzo e pare intenzionato ad affidargli la corsia mancina anche nel prossimo futuro.

Il ragazzo si è fatto notare dai Selezionatori delle squadre Nazionali giovanili fin dal settore giovanile. Finora ha totalizzato 15 presenze in Under16, altre 15 in Under17, 11 in Under18 e 6 in Under19 dove gioca tuttora.

Il Lille capendo il potenziale del ragazzo ha rinnovato il suo contratto fino al giugno 2016, per evitare l'interesse o il corteggiamento di altre società. Il suo futuro prossimo sembra legato alla società del Nord-Passo di Calais, ma sarà sempre più dura reggere le pressioni di altre squadre, soprattutto straniere. Fino ad oggi non si hanno notizie riguardo ad eventuali richieste pervenute per il terzino, ma con l'arrivo dell'estate, che vuol dire soprattutto calcio mercato, l'interesse per il ragazzo aumenterà notevolmente.






Mirko Pigliacelli

Nome: Mirko Pigliacelli
Data di nascita: 30 Giugno 1993, Roma
Nazionalità: Italia
Altezza: 1,84 cm
Piede preferito: Destro
Squadra: AS Roma Primavera, Campionato Primavera (Italia)
Ruolo: Portiere
Valore: 200.000 €




Il calcio italiano ha una lunga tradizione di portieri affidabili e importanti. Oggigiorno la Serie A consta in quel ruolo di giocatori di un certo livello che non danno la possibilità ai talenti delle giovanili di mettersi in mostra. Perciò il campionato primavera diventa fondamentale per la ricerca e il monitoraggio di questa speciale categoria. Oggi vi proprioniamo Mirko Pigliacelli, protagonista delle ultime vittorie delle giovanili della Roma.

Mirko Pigliacelli nasce a Roma il 30 Giugno 1993 e, vivendo a Rignano Flaminio, all'età di sei anni entra a far parte delle giovanili della società del suo paese. Dopo due stagioni viene notato dagli osservatori della Lazio che provvedono così a tesserarlo. Grazie alle ottime prestazioni, la Roma riesce a strapparlo nel 2004 ai cugini, dando così inizio alla sua trafila nel settore giovanile giallorosso. Nella stagione 2006-2007 arriva la prima vittoria con i Giovanissimi Coppa Lazio (l'attuale Giovanissimi Fascia B Elite) conquistando il titolo regionale in finale contro la Cisco Roma. Nella stagione 2008-2009 nella categoria Allievi Nazionali allenata da Stramaccioni vince il double da assoluto protagonista. Dopo la vittoria del Torneo Beppe Viola di Arco e lo Scudetto Allievi Nazionali, entra a far parte della Primavera, dove però solo nella stagione 2010-2011 riesce a guadagnare la maglia titolare che coincide con la vittoria del campionato e con la sconfitta in finale di Coppa Italia di categoria. Grazie a Claudio Ranieri viene aggregato in Prima Squadra, con la quale per due anni consecutivi fa la preparazione precampionato a Riscone di Brunico. Ventuno presenze in questa stagione con la Primavera.

E' un portiere sempre molto seguito dall'entourage Azzurro. Infatti è stato spesso convocato agli stage delle varie Under. Fa il suo esordio con l'Under-18 il 14 Febbraio 2011 contro i coetanei della Norvegia, partita vinta 2-0 (in rete anche Valoti). Si mette in mostra nella partitella in famiglia tra Nazionale di Prandelli e Under-18 compiendo un miracolo su Pazzini. In totale saranno tre le presenze con l'Under-18, perché le grandi prestazioni offerte lo fanno notare positivamente dal ct della nazionale Under-19, Evani, che lo fa esordire il 28 Marzo 2012 contro la Turchia Under-19, ancora una volta vinta 2-0. Finora può contare tre presenze con l'Under-19.

Mirko Pigliacelli è un portiere molto spettacolare. Gli piace esibirsi in interventi difficili e nelle uscite basse, dove risulta praticamente insuperabile. Bravo tra i pali, deve sicuramente migliorare nelle uscite alte e nell'uno contro uno. Gioca in maniera esplosiva, spesso di intuito più che di tecnica. Punto di forza è la sua abilità di pararigori (tre rigori parati nello scorso campionato). Pigliacelli è un talento dal futuro assicurato, soprattutto perché è molto umile e un gran lavoratore. Dice di ispirarsi a Valdes e Casillas, ma probabilmente potrebbe essere considerato il nuovo Peruzzi. Noi speriamo che possa ripercorrere le loro carriere anche solo in parte rispetto ai citati campioni. Sarebbe una vittoria non solo per la Roma ma anche per la maglia azzurra. Dalla prossima stagione non gli farebbe male un'esperienza da titolare in Serie B in modo da confrontarsi ad alto livello e giocare con continuità (vedi Bardi).




mercoledì 18 aprile 2012

Il Torneo di Tolone



Il calcio giovanile vive di sperimentazioni e competizioni internazionali. Solo così, infatti, i tantissimi giovani talenti mondiali possono mettersi in mostra. Ormai la Prima Squadra è diventata un obiettivo sempre più difficile da raggiungere.
Tra i tantissimi tornei internazionali dedicati al calcio giovanile fondamentali per la visione e la crescita dei giovani è famosissimo il Torneo di Tolone. La denominazione in realtà è un'altra: Festival Internazionale Espoirs di Tolone e di Var, ma tutti noi lo conosciamo più semplicemente appunto come Torneo di Tolone, che si disputa ovviamente nelle città della Francia meridionale di Tolone e Var, nella regione della Provenza.


Questa competizione internazionale vede opposte le nazionali Under-20. Creata nel 1967 da Maurice Revello era in origine composta solo da 6 squadre di club, non di nazionali giovanili. La prima storica edizione viene vinta dall'Anderlecht, ma in seguito registra una brusca frenata a causa di problemi economici. Riprende solo nel 1974, dopo sette anni di inattività, con diverse novità: 8 squadre partecipanti, di cui 4 nazionali e 4 di club. Questa però sarà l'unica edizione ibrida perché dal 1975 le 8 squadre partecipanti rappresentano ognuna una nazione. Le ottime prestazioni e il grandioso spettacolo offerto dal torneo portano l'emittente Eurosport nel 1998 ad acquisire i diritti televisivi dello stesso, permettendone la visione al mondo intero e facilitando così il monitoraggio dei giovani talenti in vetrina.


Con il passare degli anni il Torneo di Tolone acquisisce sempre maggiore importanza, tanto da conquistare la denominazione FIFA dal 2002. Il formato è abbastanza semplice e pratico: la competizione raggruppa 8 squadre selezionate dagli organizzatori in funzione delle loro prestazioni. Le 8 squadre sono divise in due gironi a confronto diretto, alla fine dei quali sono qualificate alle semifinali le due migliori squadre di ogni gruppo. Semifinale e finale sono giocate anch'esse con sfide dirette e vengono giocate, come molti altri incontri, allo Stade Mayol di Tolone. Molte partite del girone si disputano invece allo Stade de Lattre de Tassigny a Aubagne, cittadina molto vicina a Tolone.
In occasione delle Olimpiadi, la FIFA ha deciso di alzare il limite d'età da 20 a 23 anni per permettere alle nazionali olimpiche di prepararsi al meglio in vista dei prestigiosi Giochi Olimpici. Questa situazione è avvenuta per la prima volta nel 2008, in occasione delle Olimpiadi di Pechino vinte dall'Argentina, mentre il Torneo fu vinto dall'Italia di Giovinco, prima e unica vittoria della nostra nazionale nella competizione francese. La formazione della finale contro il Cile di Bielsa era: (4-3-2-1): Bassi – Dellafiore, Coda, Bocchetti, De Silvestri – Nocerino, Cigarini (62’ Dessena), Galloppa (57’ Guarente) – Osvaldo, Giovinco (69’ Abate) – Pellè. (bench: Alfonso, Motta, Marzoratti, Marchisio, Candreva, Lanzafame) e in panchina Casiraghi (vinta con la rete di Osvaldo).


Sono tantissimi i giocatori che hanno partecipato con le rispettive nazionali al Torneo di Tolone. I più famosi sono sicuramente Zinédine Zidane, Alan Shearer (miglior marcatore nel 1991), Thierry Henry (miglior giocatore e mercatore nel 1997), Juan Romàn Riquelme (miglior giocatore nel 1998), Djibrill Cissé (miglior marcatore nel 2001), Cristiano Ronaldo, e ultimamente Sebastian Giovinco (miglior giocatore nel 2008) e Diego Buonanotte (miglior marcatore e giocatore nel 2009). Finora la nazionale con più vittorie è la Francia che sfruttando il tifo di casa ha vinto ben 11 volte il Torneo, arrivando in finale per altre 12 volte. Dietro ai francesi, Brasile con 6 vittorie ed Inghilterra con 4. Mentre la prima vittoria di una nazionale africana è avvenuta nel 2010 che ha visto trionfare la Costa d'Avorio. L'edizione 2011 è stata davvero appassionante con Colombia, Francia e Italia (Destro, Fabbrini, Borini, Caldirola) che hanno offerto uno spettacolo davvero mozzafiato. Alla fine sono stati i sudamericani ad avere la meglio grazie alla grandiosa prestazioni del gioiello del Porto James Rodriguez, premiato come miglior giocatore del torneo. Solo un terzo posto per l'Italia di Ferrara che ha dovuto capitolare di fronte alla più competitiva Francia di Monrose (miglior marcatore) nella semifinale.

La particolarità del torneo sono anche i premi individuali che vengono assegnati al termine della manifestazione. Infatti oltre ai classici riconoscimenti dati al capocannoniere, al miglior giocatore e al miglior portiere, vengono anche assegnati i seguenti premi: il premio al giocatore più elegante, premio al giocatore più corretto, premio speciale (dato da una giuria ad un giocatore che si è particolarmente distinto), premio al più giovane finalista, premio "al miglior gesto", premio fair play alla squadra più corretta e coppa dell'amicizia (non rivolto ai giocatori ma piuttosto ad addetti ai lavori). Nel 2008 e nel 2009, come detto, i migliori sono stati Giovinco e Buonanotte. Nell'edizione 2010 da annotare che il premio di giocatore più corretto è andato a Younes Belhanda, centrocampista che tanto bene sta facendo nello strepitoso Montpellier di Girard di questa stagione 2011/2012. Nell'ultima edizione Borini ha vinto lo stesso premio mentre il premio speciale della giuria è andato a Edwin Cardona. Ha un po' deluso Muriel, forse si preparava a fare grandi cose con la maglia del Lecce come sta facendo alla prima esperienza italiana.

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