sabato 31 dicembre 2011

Aleksandar Dragovic



Nome: Aleksandar Dragovic
Data di nascita: 6 Marzo 1991, Vienna
Nazionalità: Austria
Altezza: 1,85 cm
Piede preferito: Destro
Squadra: FC Basilea 1893, Axpo Super League (Svizzera)
Ruolo: Difensore centrale, mediano
Valore: 3.500.000 €



L'Austria non è sicuramente una terra dove il calcio è lo sport nazionale. Ma anche qui, sulle Alpi Retiche e Orientali, molti ragazzi si mettono in evidenza per la loro bravura con il pallone tra i piedi. E dopo Alaba del Bayern Monaco, adesso è il momento di parlare di Aleksandar Dragovic.

Dragovic nasce e cresce calcisticamente nell'Austria Vienna, dove percorre tutta la trafila nei settori giovanili fino a raggiungere la prima squadra. Ma prima viene aggregato alla seconda squadra che partecipa ad una divisione inferiore del campionato austriaco, la Erste Liga nella stagione 2008/2009, giocando 6 presenze condite da 2 gol che gli valgono la chiamata in prima squadra con la quale esordisce il 13 Luglio 2008 contro il Kapfenberg, finita 2-2. Le ottime prestazioni nelle 17 presenze totali da 17enne gli valgono la conferma in prima squadra nella stagione successiva come titolare, nonostante la giovanissima età, e la vittoria dello Young Star 2008, come miglior giovane austriaco. Nel 2009 vince la Coppa d'Austria. Nel Febbraio 2011, con il contratto che scadeva a Giugno con l'Austria Vienna, il Basilea lo strappa agli austriaci per 1 milione di euro. Il 12 Febbraio fa così il suo debutto con gli svizzeri contro il San Gallo, vinta per 3-0. Vince il campionato e durante l'estate vince anche il prestigioso torneo svizzero Uhrencup. Il suo primo gol arriva solo il 1° Ottobre contro il Servette, vinta 3-0. Con il Basilea finora conta 31 presenze e un gol.

Dragovic è stato il perno delle nazionali minori. Con l'Under 16 una presenza, con l'Under 17 2 gol in 11 presenze, con l'Under 19 2 gol in 6 presenze fino ad essere chiamato la prima volta in nazionale maggiore contro la Romania, valida per le qualificazioni al Mondiale in Sud Africa nel 2010, ma a causa di un infortunio non ha potuto giocare. Così l'esordio arriva solo il 6 Giugno 2009 contro la Serbia, persa dagli austriaci per 1-0. Può già contare ben 14 presenze.

Dragovic è un difensore centrale dal fisico equilibrato. E' molto bravo nell'anticipo e nella marcatura. Bravo di testa e rapido, è stato impiegato anche come terzino destro, soprattutto in nazionale. E' un destro naturale ma sa giocare con entrambi i piedi e le sue buone qualità tecniche gli permettono anche di disimpegnarsi come centrocampista difensivo, attraverso i cui piedi parte la rottura e impostazione primaria del gioco. Deve acquisire sicuramente esperienza e, soprattutto, deve migliorare nella tempistica delle scivolate. Infatti, talvolta è troppo irruento e commette falli evitabili.

In passato è stato seguito molto attentamente dal Genoa che è stato ad un passo dall'acquisto ma venne bruciato dal Basilea perché il presidente Preziosi voleva acquistarlo a parametro zero e girarlo in prestito per un anno al Livorno. Viene seguito soprattutto in Germania, l'Amburgo su tutte, e in Inghilterra, Arsenal, Fulham e Bolton. In Italia piace a Parma, Napoli, Juventus e Sampdoria. Ma anche il Twente e lo Schaktar Donestk inviano frequentemente osservatori in Svizzera per lui.

Nel Basilea sta mettendo in mostra tutte le sue qualità. Le favolose prestazioni offerte in Champions League e, soprattutto, contro il Manchester United sono la prova tangibile del suo immenso talento. Somiglia a Nicolas Otamendi del Porto per qualità tecnico-fisiche, ma più continuo dal punto di vista della concentrazione e più duttile dal punto di vista tattico. Insomma ci troviamo di fronte a un giocatore dal futuro assicurato che merita una chance nei maggiori campionati europei e internazionali.






venerdì 30 dicembre 2011

Christian Clemens


Nome: Christian Clemens
Data di nascita: 4 agosto 1991, Colonia
Nazionalità: Germania
Altezza: 183cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Fc Colonia - 1.Bundesliga
Ruolo: Ala destra - Sinistra
Valore: 2.500.000



Che la Germania dia ampio spazio ai giovani nel suo Campionato è tutto fuorché una novità. Ogni squadra dalla più blasonata alla neo promossa effettua importanti investimenti nel settore giovanile e ne viene ripagata dalle nuove leve che ogni anno si affacciano in Bundesliga e nella Nazionale maggiore. Il Colonia da sempre è uno dei vivai più floridi del Paese teutonico, soprattutto per quanto riguarda i ruoli offensivi, basti pensare al talentuosissimo Lukas Podolski, a soli ventisei anni autore di 43 reti in 95 presenze con la maglia tedesca. Un nuovo talento veste la maglia del Colonia: Christian Clemens, che sta affrontando la sua seconda stagione in Bundesliga.

Christian nasce a Colonia ed inizia a giocare a dieci anni, nel 2001, nell'SC Colonia Weiler Volkhoven, società del quartiere Cologne-Volkhoven e satellite della squadra principale della città. In seguito viene invitato ad unirsi ai "Caproni" e viene aggregato al team under17. Per tre stagioni è uno dei pilastri della selezione che ha dato molte soddisfazioni alla società, ma dalla stagione 2009/2010 inizia a far parte anche dell'Fc Colonia II, la seconda squadra. La stagione seguente, oltre ad aver fatto il ritiro pre-stagionale con il team principale, viene inserito nella rosa che affronterà la Bundesliga. Il debutto arriva alla terza giornata di campionato, quando a sorpresa viene inserito dal primo minuto nella partita casalinga contro il St Pauli, da allora non ha più lasciato la squadra. Il primo gol nel professionismo arriva alla sedicesima giornata di campionato, la sua dodicesima presenza, in casa contro l'Eintracht Francoforte, marcatura decisiva nell'1-0 finale. Si ripete poche giornate dopo nella vittoria per 3-2 contro il Bayern Monaco. Alla fine della stagione conterà 27 presenze, 2 gol e 3 assist, oltre ad un minutaggio medio di settanta minuti a partita. Nell'attuale stagione torna titolare dalla seconda giornata, che coincide con lo sfortunato K.O. esterno contro lo Schalke. Da allora salta solamente una partita e alza le sue statistiche con 4 gol e 2 assist in 15 presenze. Da segnalare la doppietta dello scorso 10 dicembre in casa contro il Friburgo, con il secondo gol segnato direttamente da calcio d'angolo.

Clemens è un esterno d'attacco molto veloce e tecnico. Può giocare anche sulla fascia sinistra anche se ha dimostrato di essere più temibile partendo dalla destra. L'atletismo è sicuramente la sua dote principale, è un motore sulla fascia dove spinge e cerca la profondità per tutta la partita. Tecnicamente è dotato di un buon dribbling e di un ottimo controllo di palla. E' un giocatore concreto, preferisce cercare l'incursione piuttosto che perdersi in giocate fini a se stesse, come d'altronde insegna la scuola tedesca. Deve migliorare dal punto di vista della fisicità, anche se ha una buona altezza (183cm) perde un po spesso negli scontri diretti.

Christian è stato notato anche dai Selezionatori delle varie Nazionali giovanili tedesche, conta infatti 1 presenze in Under15, 7 in Under16, 7 in Under17, 10 con 3 gol in Under18, 5 con 2 marcature in Under19, altre 3 presenze e 2 reti in Under20 fino a quando nel febbraio 2011 ha debuttato nel match contro la Grecia con la maglia dell'Under21.

Giocare per la squadra della sua città, della quale è tifoso fin da bambino, è sempre stato il sogno di Clemens, inoltre a soli vent'anni è un elemento fisso della rosa. Alcune squadre tedesche hanno provato a fare qualche sondaggio per il giocatore, ma niente di concreto, vista anche l'intenzione fin dagli anni scorsi del Colonia di non cedere il giocatore neanche in prestito.







Il video del gol segnato direttamente da calcio d'angolo contro il Friburgo




Ricordiamo ai nostri lettori che con l'arrivo del nuovo anno ci sarà il "pensionamento" dei giocatori classe '91. Dal 2012 spazio alle generazioni dal '92 in poi.

mercoledì 28 dicembre 2011

Top 10 FIFA Soundtrack - La classifica dei brani di FIFA


Da anni FIFA e PES si contendono la palma come miglior simulatore calcistico e il pubblico come sempre si divide. Noi di ProssimiCampioni abbiamo fatto, come ogni anno, il confronto tra i due (ecco il link delle recensioni per le versioni 2012) ma è opinione diffusa che almeno per quanto riguarda la colonna sonora, uno abbia sempre o quasi, primeggiato sull'altro. La Electronics Arts, società che produce e sviluppa FIFA, da anni cura ai minimi dettagli la colonna sonora dei propri titoli calcistici, accaparrandosi i diritti di artisti di fama internazionale e fungendosi da straordinario strumento pubblicitario per i cantanti o i gruppi musicali che stanno emergendo. Da FIFA 98 in poi, negli anni precedenti i brani venivano sviluppati dalla stessa casa di produzione attraverso commissione ad alcuni musicisti, la EA Games ha deciso di selezionare le soundtrack per FIFA tra artisti più o meno conosciuti nelle varie parti del mondo, cercando di fornire differenti tipologie musicali a seconda della lingua e del genere. Il pubblico ha dimostrato di gradire fin da subito questa scelta e la società statunitense di edizione in edizione ha ampliato la selezione permettendo agli utenti di godere di una colonna sonora originale e spesso di primo livello. ProssimiCampioni ha selezionato per voi 10 tracce tra le versioni del famoso videogioco calcistico e le ha collocate in una classifica che vuole risvegliare i nostalgici e allo stesso tempo intrattenere gli amanti della musica. Ecco a voi la Top 10 con l'invito a commentare la rubrica e magari fornire voi la vostra personale classifica.

10


10: Jamiroquai - Feels just like it should.
Album: Dynamate del 2005
FIFA 2006


9


9: Bloc Party - Helycopter.
Album: Silent Alarm del 2004
FIFA 2006


8


8: Tribalistas - Já Sei Namorar.
Album: Tribalistas del 2002
FIFA 2004


7


7: Oasis - Lyla.
Album: Don't believe the truth del 2005
FIFA 2006


6


6: Apollo Fou Fourty - Stop the rock.
Album: Gettin' High on Your Own Supply del 1999
FIFA 2000


5


5: Muse - Supermassive black hole.
Album: Black holes and revelations del 2006
FIFA 2007


4


4: MGMT - Kids.
Album: Oracular spectacular del 2008
FIFA 2009


Eccoci arrivati al podio:

3


3: Kasabian - LSF (lost souls forever).
Album: Kasabian del 2004
FIFA 2004


2


2: Fatboy Slim - Rackafeller skank.
Album: You've come a long way, baby del1998
FIFA 1999


Al numero uno poteva esserci solo lei, nella versione storica alla quale gli appassionati sono più affezionati. I giovanissimi non hanno avuto il piacere di giocarci, mentre chi, come noi, ha avuto il privilegio di averci passato anche solo un'ora della sua vita, iul ricordo rimarrà indelebile. Stiamo parlando dei FIFA 98 e del famosissimo pezzo d'apertura dei Blur, Song 2.

La storica presentazione di FIFA 98




1: Blur - Song 2.
Album: Blur del 1997
FIFA 1998



Per non farci mancare nulla ecco altre tracce fuori classifica che ProssimiCampioni ha selezionato per voi. A dimostrazione dell'ottimo lavoro effettuato dagli sviluppatori della EA Games e dell'impatto che hanno avuto, anche se in minima parte, nel titolo del simulatore calcistico più conosciuto.

ProssimiCampioni ha selezionato:

Christal Method – Busy Child (Fifa 1998)
Chambawamba – Thubthumping (Fifa 1998 World Cup)
Moby – Bodyrock (Fifa 2001)
Safri Duo - Played a live (Fifa 2003)
Goldfrapp – Train (Fifa 2004)
Kings of Lion - Red morning light (Fifa 2004)
the Caesars – Jerk it Out (Fifa 2004)
the Dandy Warholes – We used to be a friend (Fifa 2004)
the Streets - fit but you know it (Fifa 2005)
Scissor Sister - Take your mama (Fifa 2005)
K'naan - Soobax (Fifa 2006)
Mattafix – Big City life (Fifa 2006 World Cup)
Peter Bjorn and John - Young folks (Fifa 2008)
Ladytron – Runaway (Fifa 2009)
Plastilina Mosh – Let U Know (Fifa 2009)
Sam Sparrow – Black e Gold (Fifa 2009)
the Bloody Beetroots – Butter (Fifa 2009)
the Kooks – Always were I need to be (Fifa 2009)
Bomba Estereo – Fuego (Fifa 2010)
Matt and Kim – Daylight (Troublemaker Remix featuring De La Soul) (Fifa 2010)
CasioKids – Fot I Hose (Fifa 2010)
Passion Pit – Moth’s Wings (Fifa 2010)
Peter Bjorn and John – Nothing To Worry About (Fifa 2010)
Ana Tijoux – 1977 (Fifa 2011)
Linkin Park – BlackOut (Fifa 2011)
Malachai – Snowflake (Fifa 2011)
Scissor Sister – Fire with Fire (Fifa 2011)
Two Door Cinema Club – I Can talk (Fifa 2011)
Gorillaz – Rhinestone Eyes (Fifa 2011)
Chromeo - Don't turn the lights on (Fifa 2011)
Crystal Castles feat Robert Smith – Not in Love (Fifa 2012)
Dj Raff – Latino e Proud (Fifa 2012)
Tyng Tiffany – Drawnin' (Fifa 2012)
the Strokes – Macchu Picchu (Fifa 2012)
the Ting Tings – Hands (Fifa 2012)
the Vaccines – Wreckin' Bar (Ra Ra Ra) (Fifa 2012)

lunedì 26 dicembre 2011

Alex Sandro


Nome: Alex Sandro
Data di nascita: 26 Gennaio 1991, Catanduva
Nazionalità: Brasile
Altezza: 1,79 cm
Piede preferito: Sinistro
Squadra: FC Porto - Superliga
Ruolo: Terzino sinistro
Valore: 6.800.000 €



Può sembrare strano che ultimamente stiamo parlando di giovani talenti del calcio brasiliano che giocano nel ruolo di terzino sinistro. Ma non è per niente strano visto che in Brasile il ruolo di terzino sinistro ha un’importanza strategica fondamentale in una squadra, visto che gli esterni di centrocampo non esistono e tocca proprio ai terzini coprire di continuo tutta la fascia di competenza. E dopo i più famosi Danilo e Juan, adesso è il momento di Alex Sandro.

Alex Sandro inizia la sua carriera nell'Atletico Paranaense, dove vince una quantità impressionante di premi e riconoscimenti con l'Under 15, l'Under 17 e l'Under 18. Soprattutto sono le ottime prestazioni nella Copa del Paranà con gli Under 23 che gli fanno guadagnare la convocazione in prima squadra nell'Ottobre del 2008. Esordisce nel Brasilerao qualche giorno dopo, il 18 Ottobre contro l'Internacional de Porto Alegre. Nel 2009, Alex Sandro ha svolto un ruolo fondamentale per la vittoria dell'Atletico nel Campeonato Paranaense, giocando 8 partite. E il 25 Gennaio arriva anche il primo gol contro il Rio Branco. Nel Brasilerao, invece, disputa 9 partite. L'Atletico vende il suo cartellino al Club Deportivo Maldonado, squadra uruguayana, prestandolo al Santos nel Marzo del 2010. All'inizio Sandro è solo il panchinaro di Leo nel club paulista, ma quando viene chiamato in causa non delude mai. In totale 33 presenze per lui condite da tre gol, il primo dei quali contro il Cruzeiro, considerato tra l'altro tra i dieci più belli dell'intero campionato. Con il Santos vince in un anno e mezzo il Campeonato dello Stato di Sao Paulo nel 2010 e nel 2011, una Copa do Brasil nel 2010 e una Copa Libertadores nel 2011. Il 23 Luglio 2011 è il Porto a strappare alla forte concorrenza Sandro, pagando il Deportivo Maldonado ben 9,6 milioni di euro, facendo firmare al giocatore un contratto fino al 2016 con una clausola rescissoria fissata a 50 milioni di euro. In questi primi mesi con i Dragoes sta incontrando diverse difficoltà nell'evidenziare le sue qualità perché davanti a lui c'è un mostro sacro, almeno in Portogallo, come Alvaro Perreira, uno dei grandissimi protagonisti del triplete (Superliga, Coppa di Portogallo e Europa League) di Villas Boas. Solo due presenze quindi finora per Alex Sandro nel Porto, dove ha esordito il 15 Ottobre contro il Peo Pinheiro, partita vinta con un rotondo 8-0.

Alex Sandro si è però messo in evidenza soprattutto con le nazionali. Dopo essere stato uno dei pilastri dell'Under 18, esordisce con l'Under 20 a 18 anni nel 2009. Si è laureato Campione del Mondo della categoria nei mesi scorsi, risultando uno dei migliori. In totale può contare ben 11 presenze. Subito dopo la Copa Sud America, ha fatto il suo esordio anche con la nazionale maggiore di Mano Menezes. Già 2 presenze per lui.

Alex Sandro è un terzino sinistro di grande spinta, ottima corsa, potenza e preciso nei cross. E' bravo soprattutto in fase di copertura. Molto continuo nel pressing, chiude bene gli spazi, ha senso dell'anticipo ed è difficile da superare nella marcatura. E' però ancora acerbo nella marcatura a zona e soprattutto nei calci piazzati dove non è sempre concentrato. Deve migliorare anche nel colpo di testa. Non è un dribblomane, ma offre un contributo incessante alla fase offensiva e alla manovra, macinando chilometri su tutta la fascia sinistra, intelligente nelle sovrapposizioni e nel movimento senza palla. Deve migliorare con il piede d'appoggio, il destro. Ciò che impressiona di più di Alex Sandro è l'ottima fase difensiva, abbinata al giusto mix tecnico-fisico.

Prima che passasse al Porto è stato seguito attentamente da diverse squadre italiane, soprattutto il Milan che vedeva in lui il possibile nuovo Serginho, e spagnole, ma probabilmente la scelta portoghese è forse la migliore per la sua crescita.

Alex Sandro è sicuramente ancora in fase di crescita, ma dal potenziale enorme. Per le sue qualità tecnico-fisico-tattiche è forse il miglior terzino sinistro giovane brasiliano. Somiglia a Cafù per la sua praticità, ma dalla parte opposta del campo.









Golaço contro il Cruzeiro

giovedì 22 dicembre 2011

Concluso il sondaggio: "Qual'è l'Under 21 più interessante di Serie B italiana in questo avvio?...Lorenzo Insigne



E' Lorenzo Insigne il giocatore con la maggioranza di preferenze in questo sondaggio che vi chiedeva quale fosse il giocatore Under 21 più interessante nella Serie B in questa stagione. L'attaccante esterno in forza al Pescara, di proprietà del Napoli, non è una new entry per i lettori di ProssimiCampioni (QUI potete trovare la sua scheda). Il napoletano classe '91 vince con il 37% totale dei voti, con un ampio margine su Alen Stevanovic, secondo classificato, ed il suo compagno Ciro Immobile, terzo piazzato.

Grande stagione finora al Pescara per l'attaccante, il giovane di Frattamaggiore in 17 presenze in campionato ha siglato 7 reti e 6 assist. Merito va sicuramente al sistema di gioco offensivo di Mister Zeman, che sta guidando i "Delfini" pescaresi sulle vette della serie cadetta. Proprio il boemo, grande estimatore di Insigne, lo ha voluto nel suo Pescara, dopo aver avuto modo di allenarlo la passata stagione in Prima Divisione Lega Pro nel Foggia. Stagione incredibile in rossonero dove Lorenzo ha segnato 19 gol in 33 partite.
A Napoli, proprietari del cartellino, sanno di avere per le mani un gioiellino che per talento e possibilità potrà guidare l'attacco partenopeo nel prossimo futuro, intanto si discute sulla possibilità di farlo tornare in azzurro la prossima stagione, anche con poche garanzie di giocare. Il Pescara d'altro canto sarebbe ben felice di poterlo avere in rosa anche la prossima stagione. Mazzarri ha dimostrato più volte di apprezzare il giovane, entro la fine della stagione dovrà decidere se integrarlo definitivamente o meno.

Una menzione spetta anche al secondo classificato Alen Stevanovic. Dopo il debutto in Serie A con la maglia dell'Inter e un passaggio negli Stati Uniti, dovuto anche ad alcuni problemi personali, viene preso dalla corazzata Torino, squadra allestita per conquistare la Seria A, per dar man forte alle fasce di Mister Ventura. Convincente avvio di stagione per lo svizzero autore di 2 gol, di cui uno incredibile da quaranta metri, e 3 assist in 16 presenze.

Terzo posto per Ciro Immobile, compagno di Insigne nel Pescara zemaniano, e prodotto del settore giovanile della Juventus. Sorprendente avvio di stagione per l'attaccante napoletano, con 11 gol e 4 assist in 18 partite. Anche nel suo caso il sistema Zeman da i frutti sperati.

Di seguito le percentuali del sondaggio mensile:

1)Lorenzo Insigne (37%)
2)Alen Stevanovic (19%)
3)Ciro Immobile (15%)
4)Richmond Boakye (10%)
5)Nicola Leali (9%)
6)Mattia Perin (3%)
7)Marco D'Alessandro (2%)
8)Bartosz Salamon (1%)
9)Dejan Lazarevic (1%)



In occasione delle festività natalizie il consueto sondaggio mensile "va in vacanza". Riprenderà normalmente dal 1 gennaio 2012 assieme alle numerose novità che accompagneranno il nuovo anno.

mercoledì 21 dicembre 2011

La storia del Futsal


Il Futsal, Calcio a 5 o calcetto se preferite, è il classico sport che si fa in compagnia tra amici in una serata infra settimanale, un po per divertirsi e restare in forma, un po per il piacere di giocare. Eppure questa disciplina va oltre i campetti sintetici in provincia, arriva fino alle alte sfere dei gestori del calcio, la FIFA, arriva ad un Mondiale, un Europeo, una Coppa America e anche a una Champions League per club.

Procediamo con ordine: il Futsal nasce in Uruguay, dov'è chiamato Fùtbol dé Salon, nel lontano 1933, quando un certo Juan Carlos Ceriani Gravier, insegnante di educazione fisica, escogita un metodo per far giocare i suoi allievi al coperto, al gioco che in quel momento stava spopolando nell'Uruguay neo Campione del Mondo, sfruttando le palestre. La base era chiaramente il calcio, quindi si poteva toccare la palla con ogni parte del corpo ad eccezione delle braccia, per tutto il resto Ceriani prende spunto da altri sport: dal basket prende il numero di giocatori per squadra, cinque, e la durata del gioco, quaranta minuti, dalla pallamano invece le porte larghe tre metri e alte due, e infine dalla pallanuoto eredita le regole per i portieri. Quello che Ceriani non sapeva, o non poteva immaginare, era lo sviluppo che avrebbe avuto il gioco in pochi anni dalla sua nascita. Il primo Paese ad essere "contagiato" dal neonato Futsal è il Brasile, dove i ragazzini per strada giocavano praticamente lo stesso gioco e aspettavano forse solo la codifica del regolamento. Un giovane insegnate brasiliano, Joao Lotufo, appena tornato da Montevideo ha iniziato a far praticare questo sport, e cercare di dargli un regolamento unico e inequivocabile. Purtroppo in quegli anni in Brasile in materia di Futsal ognuno faceva come voleva: chi lo praticava nel modo originario, chi con sei giocatori o addirittura sette, la confusione era tale che il segretario all'educazione fisica iniziasse a fare pressioni per unificare le varie piccole leghe.
Nel 1954 nacque la Federação de Futsal do Estado do Rio de Janeiro, seguita l'anno dopo dalla Federação Paulista de Futebol de Salão. Rio e San Paolo, i due grandi poli brasiliani iniziavano a battagliarsi anche nelle palestre. I paulisti furono i primi a creare un libro delle regole, poi adottate anche dalla FIFUSA (Federação Internacional de Futebol de Salão). I carioca e i paulisti, insieme ai rappresentati delle varie federazioni che via via stavano nascendo, erano in completa disputa sul regolamento da utilizzare, anche se alla fine venne scelte quello paulista.
In tutto il sudamerica ormai si stava espandendo il Fútbol de Salòn (Futebol de Salão in Brasile)e nel 1965 si formò la prima commissione internazionale di questo giovane sport, la Confederación Sudamericana de Fútbol de Salón, che organizzò lo stesso anno il primo trofeo internazionale in Paraguay, vinto dai padroni di casa in finale contro il Brasile.
Nel 1971 si formò la già citata FIFUSA, organizzazione di 32 Paesi partecipanti, e Joao Havelange ne fu il primo Presidente. Tra gli anni '70 e l'inizio degli anni '80, il Brasile dominava ogni competizione, ogni torneo sudamericano, ma l'intenzione era di espandere il gioco fuori dai confini del Sudamerica, conquistando la vecchia Europa. In quest'ottica la FIFUSA organizzò un torneo in Spagna nel 1985, dieci Nazionali partecipanti, e ancora una volta i verdeoro Campioni davanti a una Spagna supportata dal calore di 12.000 tifosi.
Proprio l'importanza mediatica ha spinto la FIFA a stringere i tempi per inglobare questo sport tra le sue attività. Già dall'inizio degli anni'80 infatti si stava lavorando in quest'ottica, e visto l'interesse crescente bisognava fare il più in fretta possibile.
Iniziarono dapprima contestando l'organizzazione del Mondiale spagnolo, in seguito arrivarono addirittura a vietare alla FIFUSA di usare il termine "football" (in spagnolo Fútbol) poiché avevano l'intenzione di utilizzare il marchio Fútbol 5 per promuovere il gioco. Da qui nacque il termine Fútsal che col passare del tempo è diventato il principale e più usato per questo gioco. Il problema principale per la FIFA era introdursi in quei Paesi dove il sistema brasiliano era più radicato, quindi l'unica via d'accesso era accordarsi con le varie Federazioni Nazionali. In Argentina ad esempio, in collaborazione con l'AFA, organizzarono il primo campionato di Futbol 5, dove alle varie squadre del campionato nazionale di calcio a 11 venne imposto di iscrivere una squadra. Col passare del tempo vennero abolite le imposizioni, ma restava quella ai tesserati di non poter partecipare a eventi promossi dalla Confederación Argentina de Fútbol de Salón (CAFS). Tutte le squadre cosi si videro costrette ad abbandonare la CAFS per approdare al sistema FIFA.
Nel 1988 la FIFA istituì ufficialmente il "Comitato per il Futsal" che l'anno successivo si incontrò con la FIFUSA al fine di far sciogliere questa organizzazione per far convergere tutto nelle mani della FIFA. Le Nazioni favorevoli furono sette, tra cui il Brasile, dodici invece, tra queste il Paraguay, si rifiutarono e iniziarono una campagna contro la Federazione Internazionale per difendere l'autonomia di questo sport. Nel 1990, a Bogotà, venne fondata la Confederacion Panamericana de Futbol de Salon (PANAFUTSAL) di cui facevano parte Paraguay, Colombia, Messico, Uruguay, Argentina, Venezuela, Costa Rica, Puerto Rico e Bolivia, a cui si aggiunsero col tempo Ecuador, Antille Olandesi, Aruba e Canada.
Nel 2000 ci fu un incontro in Guatemala tra la FIFA e la PANAFUTSAL, al fine di limare le divergenze. La FIFA però non si attenne a quanto firmato dal cosiddetto protocollo "Guatemala 2000" e continuò la sua opera di promozione della sua personale versione del calcio a 5. La PANAFUTSAL invece aveva l'intenzione di preservare il gioco cosi come era nato ed aveva appassionato il Sudamerica, cosi nel 2002 diede vita ad un nuovo organismo per la tutela del Fùtbol de Salòn, la Asociación Mundial de Futsal, che ad oggi conta 31 Paesi affiliati.
Dal 1992 ormai il Campionato del Mondo si svolge sotto il regolamento FIFA, per quanto riguarda i Giochi Sudamericani l'edizione del 1998 è stata l'ultima giocata con il vecchio regolamento di trent'anni prima.
Le variazioni tra le due visioni di regolamento hanno piccole ma sostanziali differenze, che vanno dalla misura del campo a quella del pallone (visionalibili qui).

Nel 1989 si è giocata in Olanda la prima FIFA Futsal World Championship, che ha visto trionfare il Brasile che ha bissato nelle due edizioni successive. Le edizioni del 2000 e del 2004 hanno visto la Spagna campione prima di cedere lo scettro nuovamente al Brasile nel 2008. La Nazionale italiana può vantare un secondo posto nel 2004 e un terzo nel 2008.
L'Uefa European Futsal Campionship (o campionato Europeo) ha visto trionfare la Spagna nell'edizione del 1996, la Russia nel 1999, nuovamente la Spagna nel 2001, l'Italia nel 2003 (giocata in casa), e poi la Spagna nelle tre edizioni successive.
Ogni Federazione continentale promuove un torneo simile, e nel 2009, su iniziativa della Federazione calcistica della Libia, è nata la Futsal Confederation Cup, che riprende la formula dall'omonima competizione di calcio a 11, e che ha visto l'Iran primo vincitore di questa nuova competizione in finale contro l'Uruguay.

Esistono anche delle competizioni per squadre di club, la più importante in Europa è sicuramente la Uefa Futsal Cup (il corrispettivo della Champions League) i cui detentori del titolo sono gli italiani del Montesilvano. Anche questa competizione largamente dominata dalla compagini spagnole con ben 5 vittorie a cui seguono le 2 di squadre russe e 1 rispettivamente per Belgio, Portogallo e appunto Italia. Esiste anche il corrispettivo della Coppa Intercontinentale, ovvero la Intercontinental Futsal Cup, la cui prima edizione fu vinta dalla squadra brasiliana di Porto Alegre, mentre le ultime cinque edizioni sono state dominate dagli spagnoli.

In Italia si disputa un campionato regolare dal 1983, organizzato dalla Divisione Calcio a 5 della FIGC, questo torneo è diviso in Serie A, A2, B, C1, C2 (regionali) e D (provinciali).
Esistono anche nel nostro Paese dei promotori del Futsal classico, quello anti-FIFA per essere più chiari, nella Federazione Italiana Football Sala.

Ora sappiamo che alle spalle del gioco che facciamo tra amici, durante la settimana, esiste una storia interessante, un po oscura e dettata dagli interessi di qualcuno, che ha comunque reso popolarissimo questo sport.

lunedì 19 dicembre 2011

Juan Jesus


Nome: Juan Jesus
Data di nascita: 10 giugno 1991, Belo Horizonte
Nazionalità: Brasile
Altezza: 1, 83 m
Piede preferito: Sinistro
Squadra: Internacional - Campeonato Brasileiro Série A
Ruolo: Difensore centrale, terzino sinistro
Valore: 3.000.000 €


Il Brasile è sempre stata la patria di grandi giocatori offensivi: attaccanti e centrocampisti che abbinano grande tecnica a velocità e fantasia al servizio del goal e dello spettacolo fine a se stesso. Negli ultimi vent'anni però questa splendida terra ha partorito talenti straordinari anche per i ruoli difensivi. Questi hanno mantenuto quella peculiarità tutta verde-oro fatta di tecnica e ricerca della rete ma sono diventati punti di riferimento per il loro ruolo. Roberto Carlos ha gettato la base per le nuove generazioni e successivamente difensori del livello di Cafu, Lucio, Maicon, Dani Alves e Thiago Silva hanno tracciato la via che stanno cercando di seguire, non senza qualche difficoltà, i vari David Luiz (Chelsea), Marcelo (Real Madrid), Rhodolfo (San Paolo), Gum (Fluminense), Mario Fernandes (Gremio), Rafael Toloi (Goias) Leandro Castan (Corinthias), Dedé (Vasco). L'Europa è sempre attenta al Brasile e i suoi giovani talenti, anche difensivi, come quello che presentiamo oggi, scuotono il mercato e attirano gli investitori. Stiamo parlando di Juan, centrale dell'Internacional, al centro di un vero e proprio caso di mercato in questi mesi.

Nasce a Belo Horizonte e muove i primi passi nel classico futsal (calcio a 5), molto diffuso in Brasile, ottimo per la crescita della tecnica e per il senso della posizione dei giovani calciatori. Nel 2007 entra a far parte dell'Internacional di Porto Alegre, ex squadra del rossonero Pato e di Nilmar (Villareal), crescendo molto rapidamente sia nel ruolo di centrale difensivo, posizione nella quale sfrutta tutto il suo potenziale, sia come terzino mancino di spinta. Il 16 maggio 2010 fa il suo esordio, da titolare in prima squadra, nella gara esterna vinta per 3 a 2 contro il Goias. Nello stesso anno vince la Copa Libertadores con l'Internacional. Nel 2011 guarda dalla panchina la sconfitta dei compagni nella semifinale del Campionato del Mondo per Club, ad opera del Mazembe ma vince il Campionato Gaùcho 2011 (campionato dello stato di Rio Grande du Sul) e la Recopa Sudamericana 2011 (il corrispettivo sudamericano della Supercoppa Europea). Nella stagione appena conclusa ha disputato 18 partite (25 totali in carriera) con la maglia del club di Porto Alegre che gli ha permesso la vetrina giusta per diventare un punto fermo della nazionale brasiliana Under 20. Con quest'ultima ha vinto il Campionato Sudamericano Under 20 (nel 2011 in Perù) e conquistato da protagonista, assieme a Coutinho, al compagno Oscar, a Danilo, al portiere Gabriel e a Casemiro il Mondiale Under 20 in Colombia.

Juan Guillherme Nunes Jesus è un difensore centrale molto veloce e forte fisicamente. Fa dell'esplosività e del senso di posizione le sue armi principali ma si dimostra ottimo anche con la palla fra i piedi e nel gioco aereo. E' un centrale moderno, all'occorrenza terzino sinistro abile nella fase propositiva. Deve fare esperienza in Europa per affinare le sue doti e cercare di limitare la sua irruenza che nel calcio europeo non viene tollerata. Come spesso accade a difensori della sua età soffre gli attaccanti d'esperienza e pecca di amnesie difensive ma ha tutto per diventare un difensore di stampo internazionale, a patto che però non gli venga affidato da subito un ruolo di primo piano in un top club. Deve crescere con calma e senza troppa pressione.

Nella sezione di mercato estiva 2011 è stato seguito da vicino da molte squadre tra cui Napoli ed Inter che avevano presentato due prime offerte ufficiali, rifiutate dalla squadra brasiliana alla ricerca di far lievitare il prezzo, vista l'imminente esplosione del loro talento. Alle pretendenti si sono aggiunte, nel tempo, anche Benfica, Tottenham e Milan anche se l'Inter è stata, ed è, la squadra più vicina al giocatore. Sembra che il ragazzo di Belo Horizonte si sia promesso al club di Moratti e che la società milanese abbia nel frattempo pareggiato le richieste del club di appartenenza. Il 16 dicembre 2011 però l'Internacional ha ceduto il 65 % del suo cartellino (2.600.000 €) al procuratore Giuliano Bertolucci (in Brasile è possibile l'acquisizione da parte di privati) mentre il restante 35 % appartiene da tempo al fondo privato DIS. Sembra che dietro quest'operazione ci sia stata la necessità di estinguere un debito che il club deteneva nei confronti del suddetto procuratore in merito all'ingente rinnovo dell'altro suo assistito Oscar. Fonti brasiliane sostengono che la DIS e Bertolucci vogliano trasferire Juan all'Accademia de Coimbra, club portoghese legato all'azienda, ipotesi che ha fatto andare su tutte le furie il giocatore, il padre che assiste il ragazzo e l'Inter che si è detta non disponibile a trattare in condizioni simili. Il padre di Juan è intervenuto pubblicamente ad una radio brasiliana con queste parole: "Non so perché il presidente dell'Internacional, Giovanni Luigi, ha rifiutato un'offerta dell'Inter che era identica a quella formulata dal signor Bertolucci e ha deciso di cedere invece mio figlio all'agente. Quello che non riesco a comprendere è perché accettare l'offerta di una società di procuratori che non esiste e rifiutare invece quella dell'Inter. Questo è un raggiro!" (Fonte Fcinternews.it).
In seguito ha confermato che il giocatore vuole solamente l'Inter, che non vuole assolutamente trasferirsi in Portogallo e che è molto scosso della situazione. La situazione è in divenire, l'Inter non si è ancora ritirata dalla trattativa e a breve ci saranno importanti sviluppi. Quello che è certo è la necessità a tutelare il ragazzo e la sua carriera. I giovani hanno bisogno di serenità e non di essere al centro di interessi economici e speculazioni.





venerdì 16 dicembre 2011

Admir Mehmedi


Nome: Admir Mehmedi
Data di nascita: 16 marzo 1991, Gostivar
Nazionalità: Svizzera
Altezza: 1, 83 m
Piede preferito: Destro
Squadra: Fc Zurigo - Axpo Super League
Ruolo: Punta centrale, seconda punta
Valore: 2.500.000 €



La Svizzera sta crescendo vertiginosamente e questo è dovuto a molteplici fattori tra cui la capacità di programmare il futuro, l'apertura agli stranieri naturalizzati e alle strutture all'avanguardia di cui dispongono i club elvetici. Se la generazione matura attuale ha prodotto giocatori di ottimo livello, Inler, Dzemaili, Lichtsteiner e Derdiyok su tutti, la prossima promette giocatori dal talento immenso. Shaqiri e Xhaka del Basilea sono i simboli più luminosi del nuovo corso, ma recentemente si stanno affacciando al panorama internazionale talenti altrettanto validi tra cui il terzino Koch (Zurigo), di cui vi abbiamo parlato la scorsa settimana, e l'attaccante di cui vi parliamo oggi, Admir Mehmedi, suo compagno di squadra.

Admir Mehmedi nasce a Gostivar, una delle più grandi città della Macedonia, ma si trasferisce piccolissimo a Bellinzona in Svizzera. Muove i primi passi nelle giovanili della squadra locale, per poi passare all' Fc Winterthur all'età di 9 anni. Nella squadra del Canton Zurigo trascorre 6 anni e dopo un costante monitoraggio si trasferisce nel club più importante del cantone, l'Fc Zurigo. Dopo due anni di crescita costante Mehemdi ottiene la fiducia della società e dello staff tecnico e viene promosso in prima squadra con la quale debutta il 20 luglio 2008 nella vittoria esterna con il Neuchatel Xamax (1-2). Con lo Zurigo ad ora ha collezionato 17 presenze in campionato, 4 reti e 5 assist. Ha debuttato anche nelle maggiori competizioni europee: esordisce in Europa League nel 2008 nella sconfitta esterna contro il Milan per 3-1 e la stagione successiva in Champions nella sconfitta per 6-1 contro il Marsiglia. Ad ora ha all'attivo 4 presenze in Champions League con 2 reti (entrambe nelle qualificazioni) e 5 presenza in Europa League, una rete.

Mehmedi è un attaccante completo che può giocare sia come terminale offensivo che a supporto del centravanti. Ha una struttura fisica importante, è agile e vede bene la porta. Dispone di un'ottima tecnica di base e una buona capacità di calcio ma deve migliorare sotto porta e deve imparare a sfruttare le proprie caratteristiche per il bene della squadra. Potenzialmente può essere una delle sorprese del panorama internazionale perché possiede caratteristiche piuttosto difficili da trovare di questi tempi e un margine di miglioramento consistente.

La giovane punta macedone, naturalizzata svizzera, ha un'importante carriera nelle selezioni elvetiche giovanili che l'hanno portato alla recente ribalta con la nazionale maggiore. Ha all'attivo 3 presenze e 3 reti nell'Under 16, 16 presenze e 5 reti in Under 17, 26 presenze e 11 reti in Under 19, 2 in Under 20 e 9 presenze con 5 reti in Under 21. Con la Svizzera Under 21 è arrivato in finale dell'Europeo di categoria, perso solo grazie alle prodezze di Thiago Alcantara in favore della Spagna (2-0 per gli iberici). Con la Svizzera debutta nella splendida prestazione della squadra contro l'Inghilterra per le qualificazioni all'Europeo 2012 (2-2).

Mehmedi è seguito da numerose importanti squadre europee. Nell'estate del 2011 si era sparsa la voce del suo acquisto da parte del Palermo ma il tutto sembra essere stato rimandato al mercato di gennaio 2012. Nel frattempo il ragazzo ha raccolto sempre più consensi e al Palermo si sono aggiunte Cesena, Parma, Novara, Fiorentina, Atalanta, molte squadre tedesche, il Sunderland, e soprattutto il Liverpool. A gennaio potrebbero esserci movimenti, il suo contratto scade nel 2013, e la speranza è quella di poterlo vedere presto in Italia e non vederlo esplodere in Inghilterra o in Germania. Per la serie A sarebbe perfetto.






mercoledì 14 dicembre 2011

Quando i soldi non contano: la depressione nel calcio



La depressione è una patologia dell'umore, tecnicamente un disturbo dell'umore caratterizzata da un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali, somatici ed affettivi che, nel loro insieme, sono in grado di diminuire in maniera da lieve a grave il tono dell'umore, compromettendo il funzionamento di una persona, nonché le sue abilità ad adattarsi alla vita sociale. In Europa circa il 30% della popolazione generale, nel corso della propria vita, ha sofferto sintomi depressivi.

Soldi, tanti soldi. Dovrebbero rendere più serena la vita di chi li ha. Non sempre, però, denaro e felicità vanno di pari passo e sembra che il mondo del calcio negli ultimi tempi non sia immune da questo problema e dalla depressione che ne consegue. Infatti, come in ogni ambiente, è possibile trovare dei casi di depressione in ambienti sportivi e soprattutto nel calcio.

La vicenda dell’ex calciatore e allenatore del Galles Gary Speed ha aperto una voragine nei cuori di tutti gli amanti del calcio che sono tornati a ricordare i tantissimi esempi di giocatori depressi che hanno abbandonato il campo o sono giunti al più doloroso dei gesti: il suicidio.

In Italia è impossibile dimenticare Agostino di Bartolomei, ex capitano della Roma, morto suicida la mattina del 30 maggio 1994 a San Marco, dove viveva, sparandosi nel petto con la sua pistola Smith & Wesson calibro 38. Erano trascorsi dieci anni esatti dalla finale di Coppa dei Campioni persa dalla Roma contro il Liverpool.
I motivi del suicidio (si parlò di alcuni investimenti andati male e di un prestito che gli era stato appena rifiutato) divennero abbastanza chiari quando fu trovato un biglietto in cui il calciatore spiegava il suo gesto: “mi sento chiuso in un buco”.

Esempi più moderni nel nostro paese ce ne sono comunque, ma con la differenza che questi altri sono riusciti ad uscirne. Marco Bernacci, centravanti che nell’estate del 2010 abbandona il Torino ed il calcio per depressione. Dopo un anno di assenza, Bernacci è tornato a giocare con il Modena. Tra gli idoli del calcio italiano dei nostri giorni, soltanto Gigi Buffon ha confessato, nella sua autobiografia, di aver sofferto di depressione. Ma anche Christian Vieri e Adriano sono andati in depressione, tanto che il Presidente dell’Inter Moratti controllava il brasiliano. Questi spesso si rifugiavano nelle discoteche per nascondere i loro problemi.

Da ricordare la singolare situazione di Martin Bengtsson, adesso 25enne, e proveniente dall’Orebro FK, venne acquistato dall’Inter. I nerazzurri riuscirono ad assicurarsi le prestazioni dello scandinavo nonostante la concorrenza delle big d’Europa. Le grandi prestazioni con la Primavera portano i media a parlare in maniera entusiasmante del talento scandinavo, ma proprio quando mancava solo il debutto con la prima squadra, Bengtsson comincia a cadere sempre più nell’anonimato, scomparendo progressivamente dai tabellini e mostrando uno stato di forma a dir poco pietoso. Non passa nemmeno un anno che scompare del tutto, cadendo pian piano nel dimenticatoio, finché nel 2007 scrive la sua autobiografia: “Nell’ombra di San Siro”.
Lo svedese racconta la sua esperienza traumatica a Milano: storie di droga, alcool, sesso che sfociano in un tentativo maldestro di togliersi la vita tagliandosi le vene. Solo dopo essere stato curato in un ospedale psichiatrico torna in Patria e dice addio al calcio.

Ma è soprattutto in Germania che ci sono stati gli esempi più eclatanti. Il primo è Sebastian Deisler, ex grande fuoriclasse del Bayern Monaco e colonna della nazionale tedesca. Nell’autunno 2003 Deisler confessò pubblicamente di soffrire di depressione e interruppe l’attività agonistica per farsi ricoverare al Charité di Berlino. Deisler, complici ripetuti infortuni al ginocchio, terminò precocemente la carriera nel 2007, a soli 27 anni.

Due anni dopo soltanto, il calcio venne scosso dal suicidio di Robert Enke. Il portiere dell’Hannover 96 avrebbe giocato titolare nel Mondiale in Sud Africa del 2010, ma nel pomeriggio del 10 novembre 2009, all'età di 32 anni, si tolse la vita gettandosi sotto un treno nei pressi di un passaggio a livello, dopo aver abbandonato la sua auto a poca distanza dai binari. Enke soffriva di depressione da sei anni ed era in cura da uno psichiatra. In una lettera d'addio chiese scusa alla moglie e al suo medico curante. Enke fu seguito a ruota libera da due inquietanti confessioni pubbliche: quelle di Andreas Biermann, difensore del St. Pauli che ammise di aver cercato di togliersi la vita, dichiarando: “Desideriamo risparmiarci di dover costruire una facciata di bugie per nascondere il mio reale stato di salute. Impresa peraltro ardua, dato che la durata non preventivabile dei trattamenti psichiatrici, solitamente lunga, difficilmente può essere camuffata dietro a una lesione muscolare o a un intervento chirurgico che giustifichino l’assenza prolungata dai campi di gioco e dalla vita di squadra.”. E di Stefan Schumann, centrocampista del FSV Zwickau, militante in quinta divisione, che aveva a sua volta tentato il suicidio ingerendo un cocktail di farmaci.

Così fu istituita da Teresa Enke la Fondazione Enke con lo scopo di scardinare il tabù delle patologie psichiatriche laddove sono maggiormente stigmatizzate. Appunto nel mondo del calcio e dello sport di vertice, oggetti di un importante progetto di psichiatria da parte della Fondazione e dei suoi partner. Dopo due anni, grazie al lavoro di informazione e di sensibilizzazione della mentalità da parte della Fondazione Enke, altri calciatori ammisero di soffrire di depressione.

Il primo fu Markus Miller, ex secondo di Enke nell’Hannover, che dichiarò: “Da un po’ di tempo ho sempre più l’impressione di non essere utile alla squadra e di non concludere nulla di essenziale. In questo senso, sento crescere dentro di me una pressione e una tensione sempre più grandi, che hanno cominciato a bloccarmi”. Fu così che dopo aver annunciato di necessitare di cure mediche per una “Sindrome da Burnout.”, è rimasto ricoverato per 3 mesi in un centro specializzato.

Nell’Ottobre 2011 fu poi il turno di Martin Fenin, 24enne attaccante ceco dell’Energie Cottbus, il club di seconda divisione da cui era stato acquistato la scorsa estate proveniente dal retrocesso Eintracht Frankfurt. Ci fu un comunicato ufficiale del club nel quale Fenin dichiarava: “Necessito di uno stacco dal calcio durante cui sottopormi a cure mediche intensive per poter tornare in campo sano e al mio miglior livello. Ho constatato di non essere più in grado di gestire da solo la mia malattia. La rassegnazione, la sensazione di solitudine e gli attacchi di depressione mi accompagnano già da parecchi mesi”. Egli stesso, infatti, chiese al suo club di rendere pubblica la sua malattia.

In un’intervista a una TV peruviana, anche l’attaccante dell’Amburgo Paolo Guerrero, ex-Bayern Monaco, ha ammesso di essere caduto vittima di una grave depressione dovuta all’infortunio al crociato rimediato in Nazionale nel settembre 2009 durante l’incontro di qualificazione ai Mondiali 2010 contro il Venezuela . Queste le sue parole: “È stato per me un periodo spaventoso, il più brutto della mia vita. Ero frustrato e depresso“. Al punto di non riuscire nemmeno più ad imbarcarsi sul volo di ritorno per la Germania, per la “paura dell’aereo”.


Infine, anche un allenatore di successo è stato vittima di depressione. Parliamo ovviamente di Ralf Rangnick, che si dimise dalla panchina dello Schalke 04. Rangnick non era più in grado di guidare la squadra che aveva condotto alle semifinali di Champions League e alla conquista della Coppa di Germania, poiché affetto da un grave esaurimento.

Abbiamo accennato all’inizio della nostra inchiesta a Speed. L’ex ct del Galles è stato trovato morto il 27 novembre 2011, a 42 anni. L'allenatore si è tolto la vita nella sua abitazione nel Chester, dove è stato trovato impiccato. Non è però il solo che in Gran Bretagna abbia sofferto di depressione.

Come dimenticare, infatti, i casi di Andy Cole, Neil Lennon, Stan Collymore, ma soprattutto Paul Gascoigne e Clarke Carlisle.

Gascoigne, uno dei più talentuosi calciatori inglesi di tutti i tempi, è stato protagonista di una serie di eventi negativi che hanno evidenziato i suoi malori depressivi. Il 22 febbraio 2008, in base alla Mental Health Act, la legge sulla salute mentale che permette alla polizia inglese di fermare e portare in un posto di pubblica sicurezza le persone che presentano sintomi di disturbi psichici e possono rappresentare un pericolo per l’incolumità pubblica, gli agenti lo ricoverano coattivamente in un ospedale a causa di due incidenti avvenuti in altrettanti alberghi del Nord dell'Inghilterra: prima all’Hotel Malmaison di Newcastle e poi all’Hilton Hotel di Gateshead. Resta per 72 ore in ospedale, dove viene tenuto sotto controllo medico. La sua situazione mentale peggiora sempre di più ed il 5 maggio seguente, affetto da manie depressive, tenta il suicidio in un lussuoso hotel di Londra. Oltre ovviamente a tantissime altre situazioni legate all’alcol che spesso viene usato dai depressi come una specie di detergente per la propria malattia, non facendo altro però che peggiorarla.

Clarke Carlisle, difensore del Preston e attuale presidente dell'assocalciatori inglese, nel 2003 fu costretto a curarsi da alcolismo e depressione nella Sporting Chance Clinic di Tony Adams.

Come dimenticare quando nel dicembre 2010 si era tolto la vita Dale Roberts, 24 anni, portiere nelle serie minori inglesi. Non aveva tollerato il dolore della scoperta che la sua fidanzata lo tradiva con il fratello di John Terry. Ma tornando indietro nel tempo possiamo ricordarne altri.

Nel 2003 era stato un mix di depressione e dissapori con la moglie a scatenante il gesto di Sergio Schulmeister, 25 anni, portiere dell'Huracan, prima divisione argentina, che si era impiccato con una cinta nella cucina del suo appartamento. Mentre nell’ottobre '97, si era tolto la vita il capitano della nazionale boliviana Ramiro Castillo, 29 anni, trovato morto nella sua casa di La Paz. Non si era mai ripreso da dolore per la morte del figlio di 9 anni avvenuta a giugno per disfunzione epatica.

Ma come si può capire quando un calciatore è in depressione? La risposta più ovvia è l’assenza dal campo. Arrivare stranamente e ripetutamente in ritardo, esprimere eccessivamente un’insolita stanchezza, alienarsi dal gruppo, essere demotivati, tristi, introversi possono rappresentare dei campanelli d’allarme. Gli allenatori delle squadre giovanili dovrebbero non sottovalutare tali segni, soprattutto se hanno a che fare con adolescenti. Anche per questo motivo, i settori giovanili dovrebbero avvalersi di un maggior numero di psichiatri. Superata la pubertà, l’atleta, ormai più maturo, potrà comunque andare incontro ad episodi depressivi. La conoscenza dei fattori di rischio, quali fattori che se presenti possono aumentare la probabilità di malattia, può aiutare a riconoscere

in tempo tale disturbo. In particolare, il mondo del calcio, dove tutto è esasperato, può favorire la presenza di un alto numero di eventi ad elevato contenuto di stress. Il calciatore professionista vive di calcio e ruota attorno al calcio. Molto della propria autostima dipende dall’andamento di tale attività. Per perseguire nel proprio sogno spesso ha dovuto lasciare prematuramente la propria famiglia di origine per andare in un vivaio professionistico. Inevitabilmente, non ha potuto coltivare altri aspetti della vita puntando tutto sul pallone.

Quando avviene un fallimento, una grave sconfitta, un contratto non firmato, un infortunio o davanti alla fine della propria carriera è facile che possa avvenire un episodio depressivo, soprattutto qualora non sia avvenuta nel frattempo una crescita personale affettiva del calciatore, parallela a quella sportiva.

Per prevenire una situazione simile sarebbe opportuno che presidenti, dirigenti e allenatori considerino il calciatore come un uomo prima ancora che come atleta e pertanto fornire un’adeguata attenzione a tutti i suoi bisogni e non solo a quelli sportivi. La maggior parte delle persone che circondano i calciatori lo fanno spesso per motivi economici. Per un torna-conto personale. Bisognerebbe sapere e comprendere, invece, i motivi che hanno spinto i calciatori a dare tutto per lo sport. Quindi le loro preoccupazioni, le loro paure e i loro desideri. Il mondo del calcio è crudele. Non dà spazio al lato umano e si fa spesso influenzare dalla logica del risultato. L’unico modo per sconfiggere la depressione è condividere le proprie esperienze con gli altri, solo così l’uomo non andrà incontro a queste malattie depressive. Perché “l’uomo muore quando resta solo” (cit. Giovanni Falcone).


L'ultimo saluto dei tifosi a Gary Speed

domenica 11 dicembre 2011

Aleksandar Ignjovski


Nome: Aleksandar Ignjovski
Data di nascita: 27 gennaio 1991, Pancevo
Nazionalità: Serbia
Altezza: 1,75 m
Piede preferito: Ambidestro
Squadra: Werder Brema - Bundesliga
Ruolo: Centrocampista centrale, regista davanti la difesa.
Valore: 2.500.000 €

La Serbia sta tornando a sfornare giocatori di altissimo livello. Dopo la deludente generazione nata nel decennio che va tra gli anni 80 e 90, che ha visto emergere solo Nemaja Vidic come campione assoluto, mentre Kolarov e Krasic stentano ad emergere nelle squadre blasonate, ecco profilarsi la rinascita di un'identità calcistica, quella serba, che nella scissione con il Montenegro aveva perso grandissimo potenziale (Jovetic e Vucinic avrebbero fatto molto comodo).

Il ragazzo di cui parliamo oggi è Aleksandar Ignjovski, autentica rivelazione del Werder nella prima parte di stagione. Il centrocampista serbo è arrivato in punta di piedi ed ha saputo conquistare il tecnico Thomas Schaaf che si affida sempre di più alle sue qualità fatte di dinamismo e tecnica in mezzo al campo. Con Mijailovic, Djuricic, Stevanovic, Ljajic, il baby fenomeno Jankovic e appunto Ignjovski, colui che è più predisposto a mettere ordine tra questi raffinati e fantasiosi centrocampisti, la Serbia potrebbe aver trovato un centrocampo potenzialmente eccezionale.

Ignjovski nasce a Pancevo, provincia di Voivodina, e muove i primi passi nelle giovanili dell'OFK Belgrado (vi entra all'età di 7 anni), terza squadra della città dopo Stella Rossa e Partizan. Nella società bianco-celeste passa per tutte le selezioni giovanili fino alla promozione in prima squadra nella stagione 2008/2009. Questa è la prima stagione da professionista e Aleksandar la onora con 23 presenze e la bellezza di 3 reti, numeri importanti per un debuttante centrocampista difensivo. Le buone prestazioni gli valgono l'attenzione di numerose squadre e quindi la pretesa di un contratto tutto nuovo. Di comune accordo con l'OFK Belgrado passa al Monaco 1860, siamo nell'estate 2009, con la formula del prestito biennale e l'ambizione di sfondare in Germania, anche se nella seconda serie dopo la Bundesliga. In Baviera colleziona 53 presenze che gli valgono l'attenzione di mezza Europa. Si distingue anche per duttilità in quanto gioca a centrocampo e nei ruoli di terzino destro e sinistro. Dopo un'estate di trattative, quella del 2011, nella quale sembrava fatto il passaggio al Napoli, il giovane serbo decide di rimanere in Germania dichiarando la ferma volontà di arrivare in Bundesliga e firma con il Werder Brema, che lo preleva per circa un milione di euro. Nel Werder debutta il 10 settembre 2011 nella vittoria interna contro l'Amburgo (2-0) come terzino mancino e successivamente colleziona altre 10 presenze sia come difensore che come centrale davanti la difesa (dato aggiornato al 12 dicembre 2011).

Ignjovski è un giocatore versatile, può giocare appunto come esterno di difesa, all'occorrenza come centrale, ma soprattutto nella mediana come regista basso dotato di buone capacità di impostazione e allo stesso tempo di doti da centrocampista di rottura. Calcia bene con entrambi i piedi, non è un gigante ma fisicamente sa farsi valere con grinta e tenacia ed è sempre pronto a cogliere le occasioni che gli si presentano davanti. Un giovane combattente dalle indubbie qualità tecniche e dal senso del sacrificio, merce rara e preziosa al giorno d'oggi.

Pur essendo di origini macedoni ha sempre giocato con le selezioni serbe. Ha all'attivo 6 presenze in Under 17, 2 in Under 18, 6 in Under 19 con un goal e 13 in Under 21 per la quale rappresenta un perno fondamentale in una rosa di numerosi talenti dalle caratteristiche offensive. La carriera di Aleksandar è in ascesa, come la sua quotazione. In passato è stato cercato dal Napoli, come detto in precedenza, da molti club tedeschi e dalla Fiorentina che aveva addirittura presentato un'offerta ufficiale, rifiutata in favore della permanenza in Germania dallo stesso giocatore. Il Werder ora punta forte su di lui per il nuovo corso e Schaaf sembra non poterne più fare a meno.






venerdì 9 dicembre 2011

Philippe Koch


Nome: Philippe Koch
data di nascita: 8 febbraio 1991, Jegenstorf
Nazionalità: Svizzera
Altezza: 180cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Fc Zurigo - Axpo Super League
Ruolo: Terzino destro
Valore: 1.500.000



In questi ultimi anni la Svizzera sta assumendo un ruolo sempre più da protagonista nella gestione e la maturazione dei giovani talenti. Il secondo posto agli Europei Under21 della passata estate non è casuale, ma il frutto di un lavoro giovanile sul quale la Federazione ha deciso di puntare ed investire. I talenti svizzeri, come ad esempio Xherdan Shaqiri, il suo compagno di Club al Basilea Granit Xhaka o l'ex rosanero Pajtim Kasami, sono ammirati e ricercati da mezza Europa.
Un altro talento che ha avuto modo di mettersi in mostra all'Europeo della scorsa estate è il terzino destro, in forza allo Zurigo, Philippe Koch.

Koch inizia a giocare in tenera età, a otto anni entra nel Bibrist, piccola società di Jegenstorf sua città natale. Nel 2002 entra nelle giovanili del Soletta, modesto Club della Terza divisione svizzera (la nostra Lega Pro) che gioca nello stesso girone guarda caso dello Zurigo Under21. Resta nel Soletta fino all'estate 2007, quando viene prelevato proprio dallo Zurigo e mandato nelle squadra Under21. Resta solo un anno in quello che potremmo definire il Team B, nella stagione 2008/2009 viene infatti aggregato ufficialmente alla prima squadra. Fa il suo debutto il 28 agosto 2008, nella partita del secondo turno della Coppa UEFA in casa dello Sturm Graz. Entra al novantunesimo minuto ed ha la possibilità di giocare tutti i tempi supplementari. In seguito è tornato a giocare nella selezione Under21, per poi essere richiamato il 1 marzo 2009 per la partita casalinga di Super League contro il Vaduz. In quest'occasione ha la possibilità di giocare per gli interi novanta minuti, e con personalità aiuta la sua squadra a vincere 5-0. Entro la fine della stagione riuscirà a disputare altre dieci partite, portando cosi a 12 le presenze al suo primo anno da professionista.
Nel corso della stagione 2009/2010 viene promosso in pianta stabile nella squadra principale, e qui ritrova anche suo fratello Raphael, di un anno più grande, di ritorno da un prestito pluriennale proprio al Soletta. Durante la stagione Philippe ha modo di mostrare il suo talento e le sue capacità, gioca infatti ben 25 partite in campionato ed altre 8 in Champions League, preliminari compresi. Nella stagione 2010/2011 l'obbiettivo era quello di ripetere le belle prestazioni, crescendo e magari trovando anche la prima rete da professionista. La rete non è arrivata ma in campionato ha firmato 5 assist in 27 partite, aumentando di molto il suo minutaggio.
Nella stagione in corso si è riconfermato come uno dei titolari imprescindibili dello Zurigo, e noi tifosi italiani abbiamo potuto ammirarlo nella doppia sfida contro la Lazio nei gironi di Europa League.

Philippe è un terzino completo nonostante la giovane età. Dispone di un buon atletismo e con la maggior esperienza maturata in questi anni tende a sganciarsi più spesso per arrivare sul fondo e cercare il cross. In difesa è molto attento e sicuro, buon senso della posizione e buon anticipo gli permettono molto spesso di fare la differenza. Nonostante abbia già tre anni e mezzo di professionismo alle spalle ha bisogno di maggior esperienza prima di approdare a un campionato più importante, ma sicuramente ha abbastanza talento per poter arrivare.

Ha iniziato a giocare con la maglia della Svizzera dalla selezione Under19 dove ha totalizzato 14 presenze. Dal 4 settembre 2009 è un membro fisso dell'Under21, dove oltre alle 21 presenze condite da un gol, vanta come già detto un argento all'Europeo 2011 di categoria. E' stato inoltre convocato dal CT della Nazione maggiore, Ottmar Hitzfeld, per la partita di qualificazione a Euro 2012 dell'11 ottobre a Basilea contro il Montenegro, senza però scendere in campo.

Molte squadre hanno richiesto informazioni sul giovane terzino, che può all'occorrenza svariare su tutto il fronte difensivo, allo Zurigo. Tra le italiane si nota un sondaggio della Lazio che ha cercato di ripetere l'exploit di Lichtsteiner. Lo Zurigo per il momento non ha intenzione di privarsi del giocatore, forte anche della volontà del ragazzo di restare in Svizzera per il momento. Sicuramente la prossima estate diversi club voleranno a Zurigo per provare a convincere società e giocatore ad un eventuale trasferimento.



mercoledì 7 dicembre 2011

Manageriale...che passione!

Quanti di voi, cari appassionati di calcio non hanno mai pensato di immedesimarsi nell'allenatore o nel presidente della propria squadra preferita; chi non ha mai pensato “se fossi io l'allenatore avrei sostituito quel giocatore o se fossi il Presidente l'avrei già venduto”. Oggi parleremo dei vecchi e cari giochi di calcio manageriali che ci hanno appassionato sin da bambini.

Il gioco di calcio manageriale ci permette di prendere le redini della nostra squadra del cuore e seguirla passo passo, dagli allenamenti al mercato fino alla costruzione dello stadio.
Uno dei grandi fautori dell'era manageriale calcistica sicuramente è stato PC Calcio 7 che in molti ricorderanno. PC Calcio 7 uscì nel lontano 1998 e si poteva acquistare in tutte le edicole. Fu veramente il primo manageriale che stupì tutti infatti tutt'ora lo si ritiene il manageriale per eccellenza.
All'interno dei videogiochi gestionali potevi impersonare vari ruoli nel mondo del calcio, a partire dall'allenatore, passando per il Presidente del club o persino tutti e due. L'obiettivo era quello di far vincere al proprio team i migliori trofei nazionali ed internazionali ma allo stesso tempo crearti anche grazie al mercato la propria squadra dei sogni. C'era chi cominciava il campionato scegliendo la squadra della propria città la quale era in una serie minore, chi prendeva squadre blasonate e tentava la scalata alla Coppa dei Campioni e chi sceglieva giocatori sconosciuti e li faceva crescere nelle proprie file senza badare al campionato.
Una volta scelta la propria squadra preferita si potevano modificare alcune opzioni come l'aiuto da parte dell'allenatore in seconda se si impersonava il ruolo dell'allenatore; questo ti aiutava nelle scelte importanti soprattutto negli allenamenti personalizzati per i tuoi giocatori. Potevamo scegliere se avvalerci di uno staff dirigenziale nel caso facessimo il Presidente in modo da aiutarci nella gestione dei contratti e delle sponsorizzazioni. Per i più “fanatici”, invece, le varie opzioni di aiuto era disattivate e ci si immergeva nella totale simulazione manageriale, arrivando anche alla costruzione dello stadio con la gestione degli abbonamenti.
Una volta completato e scelto le varie opzioni di gioco iniziali, si cominciava la vera e propria esperienza; si avviavano le prime partite amichevoli puntando subito l'occhio verso gli obiettivi prefissati e ad un attento mercato sia in fase d'uscita che in fase d'entrata. L'allenatore doveva scegliere il modulo con cui giocare, scegliere i giocatori su cui puntare senza tralasciare un comparto importante quale la crescita del proprio settore giovanile. Avevamo a disposizione medici, psicologici, e giardinieri che durante l'anno ci affiancavano e ci consigliavano in che modo dovevamo comportarci con i nostri giocatori, che tipo di infortuni si erano procurati e in che modo dovevano essere guariti facendoli riposare o meno uno. Il Presidente invece doveva tenere i conti della società, trattare i rinnovi dei contratti e gestire gli sponsor fino ad arrivare all'ampliamento del proprio stadio.
Le partite potevano essere giocate manualmente, (alcuni casi) vedere subito il risultato o aspettare che la partita si concludesse visionando una sorta di telecronaca scritta minuto per minuto con i vari giocatori che si muovevano come pedine sul campo da gioco.
Durante l'anno ogni giocatore poteva crescere ed aumentare il livello di bravura, soprattutto nel settore giovanile se all'interno vi erano delle giovani promesse potevamo notare un incremento notevole del loro valore (ogni giocatore aveva una valutazione numerica in base al suo livello di abilità). Vi ricorderete sicuramente i vari giocatori delle “giovani spagnole” su PC Calcio 2001 dove il loro livello arrivava oltre il 90 e per chi aveva talento poteva riuscire a formare una squadra giovane e di talento, senza spendere molto. Ricorderete sicuramente i vari Drazer, Ferguson, Vos, su PC Calcio 7, giocatori che, o per volontà o per errore dei programmatori da totali sconosciuti diventavano fortissimi.
L'andamento delle partite era influenzato anche dalla mentalità che davi alla tua squadra e dalle dichiarazioni pre e post partita con i giornalisti; una dichiarazione positiva in sala stampa ad un tuo attaccante poteva farti vincere anche molte partite in quanto dandogli importanza, lo stesso tendeva a segnare di più. Un abuso di dichiarazioni portava i giocatori a rilassarsi e non dare il 100%.
L'allenatore in seconda veniva designato “di solito” per i lavori sporchi come gli allenamenti personalizzati da far fare ai propri giocatori; punizioni, rimesse laterali, calci piazzati erano all'ordine del giorno. L'allenatore in seconda però ti aiutava anche a scegliere la miglior formazione da mettere in campo tenendo conto di come i tuoi giocatori si erano allenati durante la settimana. L'allenatore infine, aveva un indice di gradimento da parte della società in base agli obiettivi raggiunti e quindi si poteva essere sollevati dal proprio incarico se la squadra non otteneva buoni risultati.
Parlando di società non ci resta che parlare del ruolo del dirigente che si poteva impersonava, molte volte si sceglievano le squadre più blasonate perchè si aveva un grosso budget a disposizione per il mercato o comunque una maggiore esposizione a trattare con i vai giocatori durante il mercato. (Se impersonavi il presidente del Real Madrid avevi più opportunità di far accasare giocatori come Shevchenko o Ronaldo invece che in squadre come la Pro Vercelli).
Il ruolo di dirigente era molto importante in quanto doveva gestire tutta la parte economica della propria squadra cercando di far quadrare i conti, pagare gli stipendi ai proprio giocatori, ma anche ampliare lo stadio grazie agli introiti delle coppe vinte. Molto bello era la creazione di uno stadio da 90000 posti o più con i relativi parcheggi, bar e ristoranti. Si doveva persino scegliere che cibi offrire all'interno dei ristoranti. Il dirigente grazie anche alle dichiarazioni stampa si congratulava con la propria squadra e i propri tifosi per le vittorie e i trofei conseguiti. Molta attenzione doveva fare per i conti perchè un maggior esborso di denaro portava ad un ammanco societario e quindi ad un sicuro licenziamento.
In conclusione i giochi di calcio manageriali negli anni si sono sviluppati moltissimo partendo da PC Calcio fino ad arrivare ai vari Football Manager implementando sempre anno dopo anno decine di funzioni ed opzioni. Per gli appassionati i giochi di calcio manageriali sono stati un percorso importante della propria infanzia e per i futuri campioncini sicuramente saranno dei titoli molto più tecnici e reali. Ricordiamo che alcuni allenatori di calcio hanno ammesso di aver fatto uso di giochi manageriali perchè molto simili alla realtà e quindi divertenti ed impegnativi allo stesso tempo, un caso è quello dell'attuale mister del Chelsea Villas-Boas. Un consiglio che noi di Prossimi Campioni diamo però è di giocare a PC Calcio 7 o PC Calcio 2001 due vere pietre miliari del calcio manageriale su PC che sicuramente hanno fatto la storia.

martedì 6 dicembre 2011

ESCLUSIVA: PROSSIMICAMPIONI INTERVISTA PAOLO CASARIN




In occasione dell'incontro organizzato dalla società Pro Mogliano Calcio di Mogliano Veneto (TV), in data 2 dicembre 2011, per un convegno dal titolo: "Dalle partite della Serie A alle gare del Settore Giovanile: le regole sono utili per tutti, attori e spettatori" abbiamo avuto il piacere di ascoltare e in seguito intervistare l'ex arbitro internazionale, ex designatore AIA, UEFA e FIFA per gli Europei e i Mondiali, Paolo Casarin.

L'occasione, durante un convegno promosso dalla società trevigiana ed aperto al pubblico, ci ha permesso inizialmente di poter ascoltare il pensiero dell'arbitro originario di Mestre, che ha trattato temi quali regolamento e libertà al fine di donare il suo punto di vista sull'influenza e l'importanza che possono avere gli arbitri in campo e gli allenatori, in particolar modo delle giovanili, ed i genitori a bordo campo. In un intervento dal titolo: "Un bambino e il suo sogno" ha potuto esprimere le sue considerazioni sull'istruttività del calcio quale fenomeno socio-culturale e l'importanza che può avere lo sport che amiamo nella fase di crescita di un bambino. Ha fornito inoltre il suo punto di vista da ex arbitro su argomentazioni quali regolamento e costituzione del calcio e la funzione della figura arbitrale.

Di seguito l'intervista realizzata da ProssimiCampioni:


- Vista la sua esperienza decennale all'interno del mondo del calcio ai massimi livelli, quali sono secondo lei gli aspetti principali che hanno cambiato il calcio degli anni 80-90 nel calcio moderno?

Senza dubbio la velocità. Lo si può vedere da una qualunque partita anche in televisione. Questo è frutto sicuramente di una preparazione atletica diversa sotto molti punti di vista, soprattutto quello dell'alimentazione. Inoltre adesso il gioco è più corto e tattico, la preparazione degli allenatori per le partite è più profonda ed accurata.

- Il calcio italiano fatica a puntare sui giovani. Per quale motivo secondo lei la differenza con Paesi come la Germania è cosi evidente? Perchè per un giovane italiano è più difficile imporsi rispetto ad un giovane straniero?

Credo sia più difficile rispetto ad una volta stabilire se in una Primavera ci siano talenti pronti ad inserirsi in Prima Squadra. Poi sicuramente il fattore mercato è di notevole importanza, non dimentichiamoci che un giovane straniero, ad esempio africano, costa molto meno in termini di cartellino e contratto di un giovane italiano. In più credo che alcuni giovani italiani debbano imparare a fare più gavetta, all'estero sanno bene che devono prima affermarsi nelle selezioni giovanili e in Under21 per poi approdare nei campionati più importanti.

- Quali sono secondo lei i settori giovanili che stanno lavorando meglio e possono aspirare a conformarsi ai migliori europei?

L'Atalanta storicamente è uno dei migliori vivai italiani che sa unire i talenti nostrani alle scoperte estere dei loro talent scout. Inoltre è da apprezzare anche il lavoro dell'Udinese, sebbene sia meno riferito ai settori giovanili, hanno scoperto e valorizzato molti giovani talenti, grazie anche alla gestione del Granada come società satellite. Chiaramente il punto di riferimento deve essere il Barcelona, che tralatro ha un giovane giocatore che mi piace molto, Thiago Alcantara.

-Lei ha avuto recenti esperienze nel mondo del giornalismo sportivo attraverso Mediaset, con Controcampo, e con Sky in qualità di opinionista. Non crede che il giornalismo italiano contribuisca a scatenare polemiche con l'obbiettivo primario di fare notizia? Possiamo identificare la stampa come uno dei mali del calcio italiano?

Sapete qual'è la prima cosa che fa un arbitro il lunedi? Controllare che voto ha preso sulla Gazzetta. Io sono per un calcio saporito, non mi piacciono le minestrine riscaldate, i commenti e i vari articoli arricchiscono il calcio e il suo mondo. Certo è che però in Italia non si conosce neanche il regolamento molte volte, e molti moviolisti dovrebbero analizzare meglio le situazioni. Noi siamo figli delle tradizioni, e la tradizione calcistica e quella giornalistica vanno di pari passo.

-Lei sarebbe favorevole all'introduzione di nuove tecnologie al fine di aiutare l'arbitro?

Sono estremamente favorevole! Credo ad esempio che il sensore sulla porta vada usato assolutamente. Inoltre sono favorevole anche alla moviola, d'altronde in occasioni importanti la FIFA ne ha già fatto ricorso. Al Mondiale del 2006 ad esempio è stata la FIFA ad avvisare l'arbitro della scorrettezza di Zidane, non potevano rischiare che la Francia vincesse con lui in campo e le conseguenti polemiche. Nel caso di Rosetti al Mondiale 2010 credo semplicemente non abbiano fatto in tempo ad avvertirlo.

Concludendo, qual'è il giovane che l'ha colpita maggiormente in quest'inizio di stagione?

Ho visto giocare Estigarribia qualche giorno fa (in occasione di Napoli-Juventus del 29/11/11 Ndr.) e mi ha molto colpito. Ritengo El Shaarawy un ottimo talento in prospettiva ma va sicuramente valorizzato di più. Mi piacciono molto anche Ramirez del Bologna, Maxi Moralez dell'Atalanta e il giovane Ibarbo del Cagliari.


Ringraziamo il Signor Casarin per la disponibilità e per l'interessamento al nostro progetto. Dal nostro canto rinnoviamo la grande stima per questa figura di un calcio passato ma con un occhio al futuro.




Prossimamente saranno pubblicate anche alcune foto della conferenza.

Le scommesse sportive in Italia sono un fenomeno sempre più diffuso tra gli appassionati di sport


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