sabato 30 giugno 2012

Arsenal Academy


Uno dei club più importanti d’ Inghilterra e di Londra è sicuramente l’Arsenal, società calcistica fondata da un gruppo di operai nel 1886. E’ la squadra che milita da più tempo in Premier League, dalla stagione 1919-1920. In ambito internazionale non ha raccolto quanto ci si aspetterebbe: una Coppa delle Coppe e una Coppa delle Fiere. Per quanto riguarda invece le competizioni nazionali l’Arsenal ha vinto parecchio: tredici campionati vinti, oltre a dieci FA Cup, due Football League Cup e dodici Community Shield. Tra le squadre inglesi questo club è forse quello che si interessa maggiormente della crescita dei giocatori, infatti l’ attuale allenatore Arsene Wenger ha sempre puntato moltissimo su di loro e nonostante l’età media molto bassa della squadra è sempre riuscito a conquistare i primi posti del campionato anche se non ha raccolto quello che avrebbe dovuto. Uno dei primi club inglesi ad ottenere lo status di accademia nel 1998 fu l’Arsenal e in quest’ottica fu preso anche l’allenatore. Nel corso della sua esistenza l'Accademia ha sempre prodotto calciatori pronti per la prima squadra: 46 giocatori fin’ora hanno giocato in Premier League.



Il direttore Academy è leggendario centrocampista Liam Brady, che è abilmente assistito da David Court, anche lui un ex star dei Gunners. Entrambi sono responsabili dello sviluppo di tutti i ragazzi iscritti con l'Accademy di età compresa tra 9 e 21. Alla fine della stagione 2003/04, l'Under 17 e Under 19 sono state sciolte dalla FA per formare un unico livello agonistico per il club, ovvero gli Under 18. L'Arsenal Under 18 si allena presso il centro di formazione con la prima squadra e sono gestiti dall'ex Gunner Steve Bould. I minori di 18 anni hanno concluso nella metà superiore della classifica durante la stagione scorsa, un risultato degno se si considera che Bould costruisce regolarmente squadre molto giovani, al fine di far riposare i più anziani che possono giocare nelle riserve o addirittura in prima squadra. I risultati non sono tutto nella logica Arsenal, specialmente se si parla di giovani calciatori. Prima di tutto bisogna crescere, sia come persone che come professionista ed è questo che la società innanzitutto propone a coloro che si affacciano al grande calcio. Una regola ferrea dell’Accademy consiste nell’avere giocatori per le squadre under 12 che abitano a non più di un’ora dai campi di allenamento e per gli under 16 a non più di un’ora e mezza. Il motivo è che non si vuole far passare per troppo pesante l’allenamento e che oltretutto in questa maniera il club pensa di poter meglio controllare le vite scolastiche degli atleti. Fino agli undici anni le partite si svolgono nove contro nove, mentre poi si passa al classico undici contro undici. Il grande salto in questa squadra avviene quando si passa all’under 18 poiché ci si allena nello stesso campo delle riserve e della prima squadra. Alcuni allenamenti vengono svolti insieme ai più grandi in maniera tale che i giocatori della prima squadra conoscano i più piccoli se mai venissero lanciati in una partita ufficiale. A partire dagli otto anni il club fornisce ai giovani talenti biglietti omaggio per andare a vedere le partite, cercando di creare fin da subito così grande affiatamento.



Una grande caratteristica di questa squadra da quando si trova sulla panchina Wenger è avere un corposo numero di giocatori francesi e internazionali, mantenendo un piccolo numero di inglesi. La filosofia dei trasferimenti consiste nel comprare giocatori dai diciotto ai ventuno anni quando sono degli sconosciuti e portarli poi ai vertici del calcio mondiale. Attualmente i giocatori che hanno vestito la maglia dei gunners fin da piccoli sono molti, ecco alcuni di quelli che sono diventati poi ottimi giocatori: 

Ashley Cole, terzino titolare del Chelsea campione d’europa e della nazionale inglese. Possiede un ritmo davero notevole impreziosito da piedi degni di un buon regista. Dopo il suo trasferimento al Chelsea i suoi ex tifosi lo hanno spesso fischiato, contestandogli di essersene andato solo esclusivamente per soldi; durante una partita contro l’Arsenal gli hanno addirittura lanciato banconote false da venti sterline;

Jack Wilshere, piccolo centrocampista capace di fare la differenza. Nasce come trequartista ma poi crescendo viene impiegato come centrocampista centrale e come regista data la sua immensa tecnica. Wenger lo ha paragonato a Rooney (come incisività) in un intervista e potenzialmente può arrivare a quel livello ma deve ancora dimostrare moltissimo.



venerdì 29 giugno 2012

Nii Nortey Ashong

Nome: Nii Nortey Ashong
Data di nascita: 17 novembre 1994, Accra
Nazionalità: Ghana
Altezza: 1, 78m
Piede preferito: Sinistro
Squadra: Fiorentina - Campionato primavera
Ruolo: Terzino Sinistro
Valore: 300.000 €




Il Ghana è una delle realtà africane calcisticamente più floride. Negli ultimi anni ha prodotto ottimi talenti e a cominciare da Appiah, passando per Muntari, Asamoah Gyan e soprattutto Essien, le Black Stars (soprannome dato alla nazionale) hanno raggiunto un'incoraggiante quarto di finale al Mondiale 2010 e posto un'importante base per il futuro. La giovane generazione successiva, retaggio anche della splendida selezione Under 20 campione del mondo di categoria al Mondiale 2009, sta offrendo ottimi prospetti, soprattutto dal centrocampo in poi (Kwadwo Asamaoh, Jordan Ayew e i giovanissimi Amidu Salifu, Richmond Boakye e Kingsley Boateng). Quello che invece emerge recentemente è una significativa crescita anche nei ruoli difensivi con giocatori che grazie alla formazione europea possono migliorare più rapidamente e sfruttare le capacità fisiche ed atletiche importanti di cui dispongono. Il giocatore protagonista della scheda d'oggi è un terzino molto interessante, punto fisso della Fiorentina primavera della passata stagione ed elemento tenuto in grande considerazione per la prima squadra di Montella, parliamo di Ashong.

Nii Nortey Ashong nasce ad Accra, la città più importante del Ghana. Arriva in Italia nel 2009 alla Triestina e comincia a farsi conoscere nel vivaio biancorosso grazie alle sue qualità atletiche. Dopo appena due stagioni è già sul taccuino dei più importanti osservatori e la Fiorentina con un blitz targato Corvino, l'ex Ds con i giovani non ha mai sbagliato, se lo assicura in comproprietà per una cifra vicina ai 300.000 €. Nella stagione appena conclusa entra in pianta stabile nella formazione allenata da Semplici e risulta essere da subito uno dei suoi punti di forza e vincendo la Supercoppa di categoria in contro la Roma. Disputa in totale 24 partite di campionato più le due gare degli spareggi per accedere alla fase finale alle quali però la Fiorentina non parteciperà essendo stata sconfitta dal Varese. Il 24 novembre 2011 esordisce anche nei professionisti sotto la guida di Delio Rossi nella sfida vinta dai viola per 2-1, buona partita per lui.  

Ashong è un terzino mancino dalle ottime qualità atletiche e dalle buone qualità tecniche. E' rapido, possiede un tiro potente ed un buon cross ma deve migliorare quando si spinge in zona offensiva e offrire maggiori palloni agli attaccanti per incarnare le caratteristiche del terzino moderno che non si occupa solo di difendere ma di dare maggior supporto all'attacco con incursioni ed assist. Difensivamente parlando il ragazzo è davvero interessante, copre bene gli spazi ed è piuttosto puntuale nelle chiusure anche se è necessario vederlo nel calcio professionistico che per il ruolo ha un'impatto molto duro. All'occorrenza può giocare anche a destra.

Sul terzino viola si sono posati gli occhi di moltissime squadra, anche blasonate. Ai tempi della Triestina il suo passaggio all'Inter era praticamente fatto ma nella trattativa è intervenuto all'ultimo Corvino che forte dei buoni rapporti con il club friulano (bisognoso di introiti) ha chiuso il suo trasferimento. Certo il riscatto della seconda metà del ragazzo in questa sessione di mercato. Tra i club di A interessati al suo acquisto il più attivo sembra essere il neo promosso Torino che vorrebbe inserirlo in una duplice trattativa che porterebbe sotto la Mole anche l'esterno Cerci ma sembra difficile che la Viola si privi di un talento emergente così promettente. Molte squadre della serie cadetta invece lo vorrebbero in prestito e in pole rimane la Juve Stabia anche se le intenzioni del club dei Della Valle sembra essere quella di fargli fare un'altro anno in primavera per poi monitrarlo a stagione in corso e vedere se Montella vorrà inserirlo nel ruolo di vice Pasqual. Ashong comunque è un talento da seguire e siamo certi non tarderà a debuttare nella massima serie e dimostrare le sue qualità.  




mercoledì 27 giugno 2012

Italia 94...la sconfitta che non ti aspetti

Tutti gli appassionati di calcio non possono non ricordare il Mondiale del 1994, giocato negli Stati Uniti, con l'Italia capace di superare molte difficoltà gestionali e non, fino addirittura ad approdare alla finale persa ai rigori contro il Brasile di Romario e Bebeto. In quell'edizione del Campionato gli azzurri guidati da Sacchi hanno fatto fronte comune contro le avversità guidati dal talento cristallino di Roberto Baggio e da una difesa considerata la più forte del mondo. Non a caso accreditata da molti, compresa anche la FIFA che gli aveva consegnato il primo posto nel ranking dopo il girone di qualificazione, come una delle principali candidate alla vittoria finale, si qualificano con un'insperata facilità al Mondiale statunitense.
Come da protocollo la prima parte della preparazione si svolge nel centro tecnico federale di Coverciano in attesa della partenza per New York in vista della partita inaugurale contro l'Irlanda. Tra le tappe di avvicinamento erano previste due amichevoli rispettivamente con Francia e Germania. Entrambe si conclusero con una sconfitta degli azzurri, che vista la situazione di preparazione agli inizi si possono classificare come normali partitelle utili a valutare la condizione delle gambe dei giocatore più che ad indicizzare un reale valore tecnico della squadra. Niente di anormale quindi. Ma quando alla terza amichevole perdi per 2-1 contro una squadra non all'altezza degli azzurri di Sacchi, non all'altezza nemmeno della peggior compagine del Mondiale, ecco che allora scoppia un piccolo scandalo. E se quella squadra è il Pontedera, fresco campione dell'ex C2, lo scandalo non può che aumentare. E se quel Pontedera riesce a dare una lezione di gioco a Baresi e compagni, lo scandalo non può che avere una portata nazionale.

L’undici italiano scende in campo con Marchegiani, Panucci, Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Donadoni, Conte, Signori, R. Baggio, Stroppa; il Pontedera, guidato dal mister Francesco D’Arrigo, schiera Drago, Vezzosi, Paradiso, Rocchini, Allori, Cecchi, Rossi, Moschetti, Cecchini, Pane, Aglietti.
La piccola formazione toscana però non ci sta a fare da semplice "sparring" partner. Bisogna precisare che quel Pontedera non si è limitato a vincere il campionato di C2, l'ha dominato. Primo posto, miglior attacco, miglior difesa ed una tattica molto moderna. Mister D'Arrigo è sempre stato un "sacchiano" convinto, e schierò la squadra come al solito: difesa a quattro, rombo di centrocampo con Mario Cecchi mediano metodista, a destra Matteo Rossi e a sinistra Alessandro Pane, che è arrivato a giocare in serie A. Mezzapunta Moschetti dietro i due attaccanti, Alfredo Aglietti e Claudio Cecchini.
Le classiche indicazioni prepartita però erano un po diverse dal solito come racconta Daniele Allori, terzino toscano: "Ricordo un anedotto negli spogliatoi prima della partita. Ad un certo punto il mister si avvicina e mi fa:"Quando viene a saltare Baggio lo marchi tu”. Poi gli scappò da ridere, e tutti noi dietro a lui: non era certo quello il livello di calciatore che ero abituato a marcare!".

La partita doveva essere composta da due tempi di quaranta minuti, a dirigere l'incontro nientemeno che Pierluigi Collina. Gli azzurri partono sottotono, sicuramente non preoccupati dal livello dei loro avversari, ed i toscani sfruttano a loro vantaggio l'ingenuità dei campioni. Passano in vantaggio al diciannovesimo minuto con Rossi e raddoppiano tre minuti dopo con Aglietti. A quel punto gli azzurri si danno una svegliata ed iniziano a giocare seriamente come racconta l'autore della seconda marcatura Alfredo Aglietti: "Sicuramente all’inizio ci hanno preso un po’ sottogamba, perché il divario di categoria era davvero troppo. Poi, però, quando si sono accorti che eravamo un avversario duro, vedessi che entrate hanno iniziato a fare! Baresi tirava legnate come un fabbro. Nel secondo tempo, sotto due a zero, hanno cambiato la coppia d’attacco formata da Baggio e Signori con Casiraghi e Massaro."
Gli uomini di Sacchi infatti iniziano la ripresa a livelli altissimi cercando di rimediare alla figuraccia del primo tempo. La nuova coppia d'attacco tenta di tutto per trovare il gol, cercando così di guadagnarsi anche una possibile maglia da titolare per gli Stati Uniti. Al dodicesimo minuto Massaro trova il gol e al ventiquattresimo colpisce la traversa su ribattuta, dopo un insidioso tiro di Donadoni, che rimbalza sulla linea di porta per poi uscire e gli undici azzurri si trovano a protestare come se si trattasse di un gol fondamentale della fase finale di fronte ad un Collina irremovibile. Agli uomini di Sacchi non bastarono neanche i sette minuti di recupero regalati dall'arbitro per trovare la via del pareggio.
Al fischio finale i più sorpresi erano sicuramente i giocatori del Pontedera che non riuscirono a credere all'impresa appena realizzata. Tra i Nazionali girava un malcontento neanche troppo celato e l'unico a complimentarsi con gli avversari fu Beppe Signori.
Arrigo Sacchi intervistato a fine partita cercò di prenderla con filosofia adducendo alcune scuse al clamoroso fallimento collettivo, arrivando poi a dichiarare ad una televisione messicana: "Questo e' il momento piu' difficile da quando alleno la nazionale". I toscani del Pontedera si godono l'impresa e l'interesse di tutti i giornalisti presenti che il giorno dopo regalano prime pagine come: "Il pontedera ai Mondiali!" o "Lezioni di gioco dalla regina della C2". La vittoria della formazione meno quotata infatti non si può addurre solo ad un eccesso di fortuna, ma è stata il frutto di una perfetta organizzazione, merito di un gruppo affiatato e di un allenatore preparato, come conferma Daniele Allori: "Quell’anno avevamo un gruppo fantastico nell’intesa e nei meccanismi: il Pontedera era un giocattolo perfetto. A livello di serie C non credo di aver mai visto una squadra giocare un calcio come quello che giocammo noi in quella stagione. Lo dico con un po’ di presunzione, ma abbiamo vinto partite per 5-0, 6-0, eravamo un rullo compressore: si sono create delle sinergie tra noi, con un tale affiatamento a livello tattico che andava sempre tutto bene.". Quell'estate i giocatori del Pontedera si sono goduti la favola, protagonisti assoluti di feste di paese e inviti ai più prestigiosi programmi sportivi.

Quell'estate è finita come tutti sappiamo, vice campioni del Mondo con molti rimpianti dietro quel Brasile che sembrava imbattibile, e chissà che forse la sconfitta con il Pontedera non abbia acceso una qualche miccia negli azzurri. Per i giocatori toscani quell'estate resterà sempre quella in cui hanno battuto Baggio, Baresi e tutta la Nazionale italiana. L'estate del Pontedera brasiliano. L'estate degli imbattibili.


lunedì 25 giugno 2012

E' morto Miki Roque


E' un post che non vorresti mai scrivere... 
Muore un ragazzo di 23 anni e la sensazione che provi è quella che tu sia di fronte ad un'ingiustizia. Non è mai il momento giusto per morire ma hai la sensazione che per Miki Roque la vita non abbia mantenuto le sue promesse. 

Miki Roque nasce a Lleida in Catalogna l'8 luglio 1988. Muove i primi passi nella squadra locale per poi passare al Liverpool di Benitez dal 2005 al 2009. E' una promessa della difesa (sia al centro che nel ruolo di mediano), debutta anche in Champions League, ma in Inghilterra non riesce ad imporsi e torna in Spagna prima in prestito in alcuni club e poi successivamente a titolo definitivo al Betis. A margine di un controllo di routine per dolori alla schiena nel marzo 2011 gli viene diagnosticato un tumore alle ossa e viene operato d'urgenza il giorno successivo (vi avevamo parlato della sua storia in termini fiduciosi nella rubrica "un calcio al cancro"). Purtroppo dopo una lunga convalescenza a nulla sono valse le cure mediche. Muore il 24 maggio 2012 a due settimane dal suo ventiquattresimo compleanno.

Scriviamo un post per Miki perché se n'è andato un piccolo calciatore (ciò che tratta il nostro sito), una promessa, un giovane atleta che però è stato strappato alla vita. 
Scriviamo un post per Miki perché l'abbiamo visto crescere al Liverpool e ci siamo chiesti dove sarebbe potuto arrivare, perché era il nostro eroe quando lo acquistavamo a Scudetto (nel videogame) e diventava un pilastro della nostra squadra del futuro (chi si ricorda anni fa in quella versione la difesa composta da Micah Richards, Paletta, Miki Roque, Traoré...), perché fa male sapere che non è più tra noi.
Scriviamo un post per Miki perché quando c'è una disgrazia come questa i più sensibili sentono il peso della vita, che in realtà è quello delle scelte che hanno fatto e quindi, come per Morosini, può essere una buona occasione per fermarsi e riflettere.

Non è un urlo alla vergogna del nostro calcio, agli eccessi degli atleti, al disarmo etico di questo sport, ma piuttosto una voce sottile che vive dentro ogni appassionato e che la morte di un calciatore di 23 anni riesce ad amplificare. Chi non la sente, passi oltre, chi invece capisce ciò di cui stiamo parlando può riflettere in silenzio.





     

Wellington Nem

Nome: Wellington Nem
Data di nascita: 6 febbraio 1992, Rio de Janeiro
Nazionalità: Brasile
Altezza: 1, 65 m
Piede preferito: Sinistro
Squadra: Fluminense - Campeonato Brasileiro
Ruolo: Trequartista, esterno destro e sinistro
Valore: 2.500.000 €




Il Brasile è risaputo essere la patria del calcio offensivo e quindi la cantina più importante di profili fra i più interessanti, in linea con la tradizione verdeoro. In Brasile potranno mancare portieri o difensori, anche se sembra che madre natura abbia posto rimedio anche per la difesa in questi anni, ma non verranno mai a mancare trequartisti o bomber di razza. Nella trequarti la nuova generazione, capitanata dal campioncino di cristallo Ganso (Santos), ha dato alla luce talenti assoluti del ruolo, Lucas e Oscar su tutti. Il ragazzo di cui vi parliamo oggi è l'ennesimo prodotto del ruolo, Wellington Nem, fresco esordiente nel Brasile di Mano Menezes.

Wellington Silva Sanches Aguiar, meglio conosciuto come Wellington Nem, nasce a Rio e muove i primi passi nell'América Football Club, società di Rio della seconda divisione del campionato carioca (il campionato statale di Rio) ma dal passato importante grazie a 7 campionati carioca in bacheca. A 13 anni viene prelevato dalla Fluminenese che ne intravede il grande potenziale e lo aggrega al proprio settore giovanile. Nel 2009 partecipa ai Mondiali Under 17 con il Brasile e disputa comunque un ottimo torneo con una rete in 3 presenze e buone giocate che però non valgono ai verdeoro il passaggio agli ottavi (in favore di Svizzera, poi campione e Messico). Nel maggio 2011 viene ceduto in prestito alla Figueirense, club di Florianopolis appena promosso in massima serie, e gli consente di debuttare tra i professionisti il 22 maggio 2011nella vittoria interna contro il Cruzeiro per 1-0 (suo l'assist). In maglia bianconera gioca una grande stagione con 25 presenze, 9 reti e 6 assist e vincendo il premio come miglior esordiente del Campionato Brasileiro 2011. In questa stagione è tornato alla Fluminense con la quale ha disputato un'ottima Libertadores, 7 presenze ed un assist, che non sono valsi però il passaggio dei quarti contro il Boca Juniors attuale finalista (1-1 a Rio e sconfitta per 1-0 alla Bombonera di Buenos Aires). In campionato, da poco iniziato, ha 2 presenze e una rete all'attivo.
Per quanto riguarda il capitolo nazionali, il piccolo Nem ha collezionato 10 presenze e 3 reti in Under 17. Di recente ha fatto parte del tour pre-olimpico del Brasile (2 presenze) con i giovani Oscar e Juan che hanno ben impressionato e possono ambire ad entrare stabilmente nella Selecao di Thiago Silva e compagni.  

Wellington Nem è un trequartista rapido e molto tecnico. La bassa statura unita all'ottimo tocco di palla gli consentono di sfruttare a pieno le sue doti offensive fatte di cambi di direzione e giocate veloci ma abbiamo l'impressione che per l'Europa debba assolutamente crescere muscolarmente. Come Oscar può giocare benissimo esterno, destro e mancino, in un trio d'attacco con una punta centrale e sfruttare la sua  rapidità e il cross nelle fasce. Nel dribbling stretto a volte è impressionante ma deve crescere sia caratterialmente, per ciò che riguarda aiutare la squadra, sia nell'uso del destro.

In una recente intervista ha dichiarato che il suo sogno è quello di giocare in Europa e più precisamente con le maglie di Milan o Juventus. Se però i rossoneri hanno fatto solo qualche sondaggio o allacciato qualche timido contatto pare invece che Marotta e Paratici si siano mossi più concretamente cercando di gettare le basi per un possibile accordo con la Fluminense. A dicembre 2011 il CSKA Mosca ha tentato un approccio ma l'idea del ragazzo sarebbe quella di venire in Italia e a maggio la Juventus ha contattato i vertici del club carioca per sondare la disponibilità a cedere il trequartista. Nulla di concreto fino a questo momento e mezza Europa rimane vigile. Crediamo che quest'estate il telefonino di Sandro Lima, presidente della società di Rio, sarà bollente.




venerdì 22 giugno 2012

Alessandro De Vitis

Nome: Alessandro De Vitis
Data di nascita: 15 Febbraio 1992, Verona
Nazionalità: Italia
Altezza: 1,84 cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Modena, Serie B (Italia) – in prestito dal Parma
Ruolo: Centrocampista centrale
Valore: 500.000 Euro




E' risaputo che essere figlio d'arte nel mondo del calcio può aiutarti ma soprattutto metterti in grande difficoltà. Sono tanti i figli di grandi calciatori che hanno tentato o stanno tentando di fare i calciatori e vivere nell'ombra della figura di un padre, più o meno famoso, è un metro di misura che invita costantemente al confronto. In passato vi abbiamo parlato di alcuni giocatori dal nome illustre come Mattia Valoti e Simone Ganz del Milan, Simone Benedetti che si divide tra Inter e Torino fino al bomber principe di questo inizio di mercato, Mattia Destro. Oggi, invece, è il momento di Alessandro De Vitis, figlio di Antonio De Vitis che tra gli anni '80 e '90 collezionò ben 63 presenze ed 11 reti in A, 315 presenze e 125 reti in B.

Alessandro De Vitis nasce il 15 Febbraio '92 a Verona, trasferendosi ben presto con il padre prima a Piacenza, poi a Firenze dove entra a far parte delle giovanili della Fiorentina. Fa tutta la trafila delle giovanili con i viola fino a quando arriva agli Allievi Nazionali, dove si distingue per ottime doti. Prima di approdare nella Primavera accade che nell'Agosto 2009 il padre Totò diventa un nuovo osservatore del Parma, cosìcché anche Alessandro lo segue nel club emiliano. Diventa ben presto il pilastro della Primavera del Parma, tanto che il Ds Leonardi decide che è giunto il momento di fargli fare un'esperienza in Serie B. Così nel Luglio 2011 viene ceduto in prestito con diritto di riscatto e contro-diritto di riscatto (per il Parma) al Modena. Il 13 Agosto arriva l'esordio nella vittoria con il Frosinone per 4-0 in Coppa Italia. L'esordio in Serie B arriva poco dopo il 27 Agosto nella sconfitta al Granillo di Reggio Calabria per 4-1. Passa una settimana e arriva anche il primo gol il 4 Settembre nella prestigiosa vittoria per 3-2 contro il Pescara. Con il tecnico Bergodi è una pedina fissa mo dopo l'esonero del tecnico il sostituto Cuttone non lo vede troppo e lo usa con il contagocce. Al termine della stagione saranno comunque 25 le presenze ufficiali, condite da 2 reti. De Vitis è stato una pedina fondamentale nel centrocampo delle varie nazionali giovanili di cui ha fatto parte, dall'Under 16 (7 presenze) all'Under 17 (20 presenze, 2 gol e un Mondiale giocato da protagonista), passando per l'Under 18 (7 presenze), l'Under 19 (5 gol in 9 presenze) e l'Under 20 (una rete in 4 presenze), di cui fa ancora parte.

De Vitis è un centrocampista centrale moderno, molto completo. La sua posizione ideale è quella di mezz'ala dove riesce ad abbinare la sua grande capacità di inserimento con l'ottima tecnica di cui dispone. Ha un gran destro, preciso e potente, che in Serie B ha dimostrato di saper sfruttare per andare in rete. Buon manovratore, cerca spesso la verticalizzazione e favorisce i movimenti degli attaccanti. E' un centrocampista moderno, forte fisicamente e dotato tecnicamente, ma tra gli elementi da migliorare c'è soprattutto il fatto che spesso si intestardisce in giocate difficili e rallenta un po' troppo il gioco. Deve quindi migliorare molto nella velocità di gioco e nella fase difensiva, dove pecca di discontinuità e concentrazione.

Studia all'Università Economia e un'intervista risalente al novembre 2011 al Resto del Carlino ha affermato che vuole la laurea perché "si vuole concedere una seconda possibilità oltre il pallone e non gli piace pensare di stare a letto fino a mezzogiorno le mattine che non ha allenamento". Tornando al calcio giocato, piace tantissimo alla Juventus ma il Parma avrebbe però intenzione di puntare sul giocatore, magari cedendolo solo dopo aver dimostrato davvero tutto il suo talento ad un prezzo oltremodo superiore. Facendo un paragone con i centrocampisti nostrani si intravedono alcune caratteristiche del primo Marchisio, il quale ha avuto un percorso simile nella serie cadetta, ma la strada è lunga per arrivare a quel livello e imporsi nel Parma, nella massima serie, sarebbe un grande punto di partenza per la crescita di questo ragazzo che ha tutto per diventare un ottimo giocatore.





La rete al Pescara al minuto 3.08


La bellissima rete al Gubbio al minuto 1.45

mercoledì 20 giugno 2012

Il Verona di Bagnoli


Gli scudetti, è risaputo, hanno sapori diversi ogni anno, perché conquistati grazie a grandi prestazioni, alla coralità di grandi giocatori ma anche grazie ad episodi o a singole partite che possono cambiare un campionato intero. Quest’anno abbiamo ammirato una grande Juventus, ottima sul piano atletico e squadra molto unita che ha mantenuto l’imbattibilità per tutto il Campionato. Dopo la serie B e un ritorno nella massima serie, non senza difficoltà, ecco uno scudetto quasi inaspettato, almeno rispetto ai pronostici di inizio stagione. Questo scudetto per alcuni è stato lo “scudetto dei miracoli”, proprio come in quel lontano 1985 quando il Verona contro ogni pronostico vinse il suo unico scudetto della storia con in panchina Osvaldo Bagnoli. E' un paragone azzardato, diciamo pure improprio, ma richiama una bellissima storia di sport che non può non essere raccontata.
La storia del Verona nasce nel nel 1903 sotto il nome di Hellas Verona Football Club; i colori sociali sono il giallo ed il blu ed è una delle squadre più antiche d’Italia. Gli anni 80 sono gli anni più fiorenti per la società scaligera e lo scudetto dei “miracoli” comincia a prender forma nel 1981/82 con l’arrivo in panchina dell’allenatore Osvaldo Bagnoli (foto tratta da primoluglio2004.it).


Nasce a Milano e cresce calcisticamente negli allievi del Milan, fino ad approdare in prima squadra giocando con stelle del calcio come Cesare Maldini, Juan Alberto Schiaffino e Nils Liedholm. La sua carriera da allenatore passa da responsabile dei settori giovanili del Como e della Solbiatese fino ad arrivare ad allenare Rimini, Fano e Cesena sfiorando con quest’ultima una promozione in serie A. L’allora Presidente del Verona Celestino Guidotti decide di affidargli la panchina della sua squadra, coinvolgendolo in un progetto di rafforzamento della rosa. Non molti soldi ma idee chiare e precise cercando di massimizzare qualità e duttilità, queste erano le prerogative del Presidente e del Direttore sportivo Mascetti. Il primo anno si aggiudicano il campionato di serie B mentre l’anno successivo arrivano in finale di Coppa Italia e con grande stupore si piazzano al quarto posto in campionato. Il Verona comincia ad incuriosire e diventa la squadra rivelazione, un po' com'è stato il Chievo formato Champions di qualche anno fa. Bagnoli con onestà e semplicità riesce a dare un’impronta tattica ai suoi ragazzi e ne raccoglie i frutti domenica dopo domenica. All’interno della rosa fanno parte elementi quali Giuseppe Galderisi e Pietro Fanno che erano stati scartati precipitosamente dalla Juventus o giocatori come Volpati, Marangon e Tricella, elementi poi divenuti cardini dell’undici gialloblu. L’anno successivo nella stagione 1983/84 la svolta avviene con due acquisti di eccellenza che vanno a rafforzare ulteriormente la rosa; il centrocampista della nazionale tedesca Hans Peter Briegel e l'attaccante danese Preben Elkjær Larsen, quest’ultimo strappato a squadre come Real Madrid e Milan prima di un’eventuale e sicura asta di mercato. La squadra si classifica al sesto posto in campionato ma si intravede una base molto solida e una filosofia tecnica che prende sempre più piede.


L’anno successivo è l’anno dello scudetto, l'anno della magia: stagione 1984/85 campione con 15 vittorie, 13 pareggi e 2 sconfitte e un totale di 43 punti (al tempo si assegnavano ancora 2 punti a vittoria). La formazione era formata da: Garella; Ferroni ,Marangon; Briegel, Tricella; Fontolan; Fanna, Volpati, Galderisi, Di Gennaro, Elkjær; Riserve; Luciano Bruni, Luigi Sacchetti e Franco Turchetta. Il fautore di questa grande impresa fu proprio il tecnico Bagnoli perché riuscì a vincere uno scudetto con una rosa comunque inferiore alle rivali in campionato, nella quali militavano giocatori come Zico, Socrates, Platini e Maradona. Meticoloso e preciso era l’undici di Bagnoli, proprio come l'allenatore, molto dedito ai particolari che lo portarono ad essere soprannominato “lo svizzero”. In panchina però mostrava la sua semplicità senza per forza apparire come un “guru della panchina”, come se ne vedono tanti ultimamente. Calciava oggetti e sbraitava, mostrava a tutti il suo esser “vero” e non per forza speciale, anche se speciale in quella stagione lo è stato davvero.
La formazione base vincente era questa:

Garella: una sicurezza per la difesa, forte tra i pali e anche nelle uscite;
Tricella: libero molto abile tecnicamente, impostava il gioco della squadra;
Ferroni: un’ottimo marcatore;
Marangon: una spina nel fianco nella fascia sinistra, instancabile;
Briegel: il tedesco era una diga del centrocampo e forte negli inserimenti;
Fontolan: grande talento ed egregio marcatore, uno dei fulcri di Bagnoli;
Fanna: soprannominato “Turbo” ha messo in difficoltà tutte le squadre con le sue sgroppate in fascia; Volpati: tappava i buchi dei suoi compagni ed era uno dei più influenti nello spogliatoio;
Galderisi: velocità e scatti brevi erano i suoi colpi migliori;
Di Gennaro: fantasia ed essenza del pallone lo differenziavano da tutti a centrocampo per il ruolo da regista, piede sopraffino ed eccezionali tiri potenti dalla distanza;
Elkjaer: possente fisicamente, importante nel lavoro di squadra e una certezza in fase realizzativa.


I momenti chiave del cammino furono sin dalla prima giornata con la vittoria interna per 3 a 1 contro il Napoli di Maradona accreditato alla vittoria del campionato. Da lì il Verona non perse più la prima posizione della classifica. Le vittorie contro Juventus e Udinese diedero una pesante impronta al campionato; la prima un due a zero contro i neo campioni d’Europa guidati da un grande Platini, la seconda con un rocambolesco 3 a 5 in rimonta allo stadio di Udine dove militava il grande Zico. Il Verona impressionava per bel gioco e solidità e anche quando giocava male la squadra di Bagnoli, vinceva. Il titolo venne assegnato alla penultima di campionato a Bergamo contro l’Atalanta grazie ad un pareggio per 1 a 1 staccando di 4 lunghezze il Torino secondo classificato, con Inter e Sampdoria a completare le prime quattro posizioni della classifica.
Il pubblico di Verona ha dato un grande contributo a questa squadra con coreografie e trasferte di massa portando in giro per gli stadi la "matana", la cosiddetta follia veronese. Questa “follia” si trasmetteva anche nei soprannomi che i tifosi avevano dato ai loro beniamini, e fu così che Galderisi diventò "puffo al tritolo", Elkjaer "il cenerentolo" per via del gol segnato (perdendo la scarpa) alla Juventus, Fontolan "la quercia", Garella "Garellik" e Ferroni "il gladiatore".
Vogliamo chiudere questo articolo con delle parole che dovrebbero far riflettere nel calcio d'oggi, a dimostrazione di come le bandiere e i singoli giocatori di un tempo fossero anche degli esempi fuori dal campo:  «Perché quando hai modo di conoscere ed apprezzare chi soffre con te alla domenica e partecipa alle tue gioie e ai tuoi dolori pur non essendo in campo, ti ci affezioni. Almeno io sono fatto così. E per questo motivo, per rispetto nei confronti chi mi ha amato e osannato fino ad invocarmi come sindaco di Verona, non ho accettato di vestire altre maglie di società italiane. Il loro rispetto meritava il mio rispetto... »
(Preben Elkjær Larsen, bomber campione d'Italia con il "magico" Verona stagione 1984/1985).





martedì 19 giugno 2012

Concluso il sondaggio: "Qual'è il giovane portiere italiano della Serie B più interessante?"...Francesco Bardi



 Si aggiudica il sondaggio mensile, che vi domandava quale fosse il portiere italiano più interessante della serie cadetta, Francesco Bardi, giovane classe '92 di proprietà del'Inter reduce da una stagione in prestito al Livorno.
Il giovane Under21 gioca l'intera stagione ai toscani, suo club di nascita prima dell'approdo in nerazzurro, dove aveva già avuto l'occasione di debuttare in Serie A a soli diciotto anni. Il portiere livornese gioca l'intera stagione da numero uno, ad eccezione di qualche partita saltata per problemi fisici, mettendo a referto 34 presenze di cui 33 dal primo minuto, a cui bisogna aggiungere anche 1 presenze in Coppa Italia. Nonostante il Livorno non abbia disputato una stagione degna di nota, conclusasi al diciassettesimo posto, il giovane portiere ha avuto modo di mostrare il suo talento e la personalità. Le ottime prestazioni gli hanno permesso di conquistare il posto titolare a difesa dei pali dell'Under21 di Ciro Ferrara. Non si sa ancora quale sia il futuro di Bardi, l'Inter da un lato sembra intenzionata ad affidargli una maglia da titolare in futuro, ma nella prossima stagione pare sia già stato richiesto da alcune società di Serie B (Novara in pole position) e addirittura da squadra della serie maggiore. Si vocifera infatti di un interessamento del Torino che gli permetterebbe di confrontarsi con continuità nel campionato più difficile.

Ecco le percentuali complete del sondaggio:

1) Francesco Bardi (39%)
2) Nicola Leali (27%)
3) Mattia Perin (16%)
4) Antonio Donnarumma (9%)
5) Simone Colombi (5%)
6) Carlo Pinsoglio (2%)

Una menzione particolare spetta anche al secondo classificato Nicola Leali, fresco di ufficializzazione alla Juventus, dopo una stagione da 16 presenze al Brescia. Il giovane classe '93 è sicuramente uno dei migliori prospetti italiani. Al terzo posto invece si piazza Mattia Perin, scuola Genoa ed autore di una stagione da 25 presenze nell'ottima annata del Padova non approdato ai playoff per un soffio.

Nel sondaggio di questo mese ProssimiCampioni vi chiede: "Qual'è il miglior centrocampista Under 21?"

Le scelte a disposizione sono:

-Jack Wilshere, classe '92 inglese di proprietà dell'Arsenal.
-Mario Gotze, classe '92 talento scuola Borussia Dortmund.
-Christian Eriksen, classe '92 danese faro del centrocampo dell'Ajax.
-Thiago Alcantara, classe '91 brasiliano di nascita ma spagnolo di adozione, pura scuola Barcellona.
-Julian Draxler, classe '93 grandissimo talento tedesco di proprietà dello Schalke 04.
-Xherdan Shaqiri, classe '91 cresciuto al Basilea dal prossimo anno vestirà la maglia del Bayern Monaco.
-Casemiro, classe '92 mediano stile brasiliano tutto grinta e tecnica.

lunedì 18 giugno 2012

Jores Okore

Nome: Jores Okore
Data di nascità: 11 Agosto 1992, Abidjan
Nazionalità: Costa d'Avorio, con passaporto Danimarca
Altezza: 1,83 cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Nordsjaelland, Superligaen (Danimarca)
Ruolo: Difensore centrale
Valore: 2.500.000 Euro








venerdì 15 giugno 2012

Fernando

Nome: Fernando Lucas Martins
Data di nascita: 3 marzo 1992, Erechim
Nazionalità: Brasile
Altezza: 174cm
Piede preferito: Destro
Squadra: Grêmio Foot-Ball Porto Alegrense - Serie A Brasileira
Ruolo: Mediano, centrocampista centrale
Valore: 2.500.000€




Storicamente il Brasile è considerato la Patria del calcio, venendo addirittura definito il luogo dove risiede l'anima del gioco. La sua Nazionale è la più vincente di sempre, e fin dalla nascita del mercato e dello scambio i giocatori verdeoro sono sempre stati "merce pregiata". Negli ultimi anni il mercato si è orientato verso fasce di età sempre più inferiori, ed è normale quindi che giocatori che hanno trionfato con le varie Nazionali giovanili siano al centro di voci di trasferimento durante tutto l'anno. E' il caso, tra gli altri, del giovane Fernando, mediano classe '92 con un possibile futuro nel nostro Paese.

Fernando nasce a Erechim, città dello Stato del Rio Grande do Sul, non troppo lontano dalla capitale Porto Alegre. Proprio nella capitale dello Stato più a sud del Brasile inizia la vita calcistica del giovane centrocampista che ha sempre avuto nel cuore l'azzuro bianco del Gremio. Comincia la sua carriera proprio nella società che ha dato i natali calcistici a Ronaldinho e a moltissimi altri giocatori che hanno fatto la storia del calcio brasiliano. Fernando percorre per otto anni tutta la trafila delle varie formazioni giovanili dei due volte campioni del Brasile, fino ad arrivare alla prima squadra nel 2009. Da diverso tempo prendeva parte agli allenamenti con i professionisti e si stava ambientando nel gruppo che la stagione precedente era stato vice-campione. La chiamata arriva il 28 giugno in occasione dell'ottava partita di campionato. (In Brasile il campionato inizia a maggio e si chiude a dicembre.) Parte dalla panchina nell'incontro in casa dello Sport Recife, ma al settantesimo entra in campo in sostituzione del terzino Hélder giocando così i suoi primi venti minuto di calcio professionistico a diciassette anni compiuti da tre mesi. Nel corso della stagione non riesce più a trovare spazio nella squadra che alla fine chiuderà il campionato con un modesto ottavo posto. All'inizio della stagione 2010 Fernando viene definitivamente promosso nella squadra maggiore ed è tra i convocati nel primo incontro del Brasilerao. Gioca quattro minuti nella sfida persa contro il Corinthians alla seconda giornata, ma da quel momento il suo minutaggio comincia ad aumentare con regolarità fino ad arrivare alla decima di campionato dove parte dal primo minuto nel match casalingo contro il Vasco. Chiuderà la sua prima stagione ufficiale da professionista con 13 presenze, un assist e una media di circa trentadue minuti a presenza. Fin dall'inizio della stagione 2011 viene promosso a titolare partendo dal primo minuto in tutte le partite da lui giocate. Gioca un'ottima stagione nonostante la squadra fatichi ad ingranare andando poi a chiudere la stagione al dodicesimo posto. In occasione dell'incontro contro il Palmeiras del 13 novembre trova il suo primo gol da professionista con un tiro dalla distanza al novantesimo minuto che permette ai suoi di riacciuffare il pari chiudendo il match sul 2-2. Termina la stagione 2011 con quel gol in 22 presenze di campionato ed altre 4 in Copa Libertadores. Nonostante le voci di mercato sempre più inisistenti dall'Europa, resta al Gremio anche in questo inizio di stagione (l'estate è ancora lunga), riprendendo lì da dove si era fermato la stagione precedente, alla guida della squadra. Segna alla prima di campionato contro il Vasco, non riuscendo però ad impedire la sconfitta ai suoi. Realizza un assist decisivo alla seconda giornata contro il Palmeiras, gioca altri novanta minuti intensi nella vittoria in trasferta contro l'Atletico Goianense e gioca altri ottanta minuti contro il Corinthians, venendo sostituito quando il risultato era già sul 2-0 per i suoi. Queste finora le partite giocate in questo inizio di Brasilerao, con il giovane Fernando che ha già all'attivo 1 gol e 1 assist in 4 incontri e cosa ancora più importante ha saltato solo dieci minuti di gioco in queste quattro partite. A soli venti anni è già il leader ed il giocatore più importante del centrocampo della squadra di Porto Alegre.

Fernando è un giovane mediano importantissimo in fase di interdizione e di rottura del gioco, ma si sa disimpegnare con molta efficacia anche in fase offensiva. Dotato di un tackle preciso e di una grande lettura del gioco in fase difensiva è una roccia davanti alla difesa. Nonostante il fisico poco possente (solo 174cm) è dotato di una grande forza e di un atletismo che gli permetti eccellenti recuperi in velocità e chiusure tempestive. E' un motore di centrocampo all'apparenza instancabile che sa rendersi pericoloso anche in attacco con frequenti inserimenti ed un temibile tiro da fuori area. Tecnicamente è un giocatore valido, considerando il fatto che nasce mediano difensivo, come vuole la scuola brasiliana sa trattare il pallone con naturalezza e sa far partire l'azione come richiesto ad un giocatore del suo ruolo. Non ha la visione di gioco di un regista naturalmente, ma ha molta più tecnica di alcuni mediani che calcano i più importanti campi d'Europa. Deve migliorare nel utilizzo del piede debole, troppo spesso trascurato, suo vero punto debole, per il resto si può affermare in tutta tranquillità che è un giocatore pronto per l'Europa e per il difficile campionato italiano eventualmente.

L'avventura di Fernando con la maglia verdeoro brasiliana inizia con l'Under17 dove conta 3 presenze e a partecipazione al Campionato Sudamericano di categoria vinto proprio dai giovani brasiliani. Dopo quell'avventura arriva la chiamata dell'Under20 dove prende parte al vittorioso Campionato Sudamericano Sub20 andando poi a vincere anche il Campionato del Mondo di categoria. Ad oggi vanta 17 presenze con l'Under20 ed è un elemento chiave nella rosa di Ney Franco.

Le voci di mercato più inistenti per il giocatore arrivano proprio dal nostro campionato, e riguardano Inter e Roma. I nerazzurri sono stati i primi a muoversi per il giocatore ed hanno già fatto un indagine di mercato con il Gremio, senza però avanzare alcuna offerta ufficiale. Stesso discorso vale per i giallorossi, richiesta di informazioni ma ancora nessuna offerta. Anche il procuratore del giocatore ha dichiarato di aver ricevuto diverse consultazioni ma nessuna offerta concreta, ma si è detto fiducioso sull'arrivo di eventuali proposte. Un talento che sicuramente potrebbe fare molto bene sia a Milano che a Roma, oltretutto a costo accettabili vista l'età ed il talento. Inoltre il nostro campionato porta molto bene ai mediani brasiliani, speriamo che il giovane Fernando ne sia a conoscenza.






mercoledì 13 giugno 2012

Campionato primavera 2011/2012, la stagione



Il Campionato Nazionale Primavera è la massima competizione nazionale a livello giovanile, è riservato a 42 squadre tra Serie A e B (con giocatori dai 15 ai 20 anni) ed è stato recentemente intitolato alla memoria di Giacinto Facchetti (dalla stagione 2006/2007). Quest'anno è stato vinto dall'Inter che ha battuto in finale la Lazio ed ha centrato una sorta di “double” stagionale avendo portato a casa anche il titolo nella Next Generation Series 2012, la Champions League Under 19.
La stagione 2011/2012 è stata molto avvincente ed ha regalato un susseguirsi di emozioni come da tempo non se ne vedevano. Il livello del nostro calcio giovanile è fortunatamente in netto miglioramento ma sembra ancora difficile che questo possa rappresentare al preludio ad un maggior utilizzo dei nostri giovani che si trovano costretti poi ad emergere all'estero o in serie minori senza aver l'opportunità di imporsi in prima squadra. Oggi vi forniamo il resoconto del campionato sottolineando alcuni giocatori da tenere particolarmente d'occhio per il futuro.

SUPERCOPPA
La stagione si apre con la sfida tra la vincente del Campionato 2010/2011, la Roma, e la vincente della passata Coppa Italia di categoria, la Fiorentina. Partita spettacolare quella offerta dalle due squadre, davanti a circa un migliaio di spettatori. Grande equilibrio in campo e squadre destinate ai supplementari quando Acosty allo scadere ha messo a segno la rete definitiva che ha sbloccato il 2-2. Molto bene Viviani e Caprari per la Roma mentre nella Fiorentina hanno brillato Salifu, Babacar e Campanharo.

Roma - Fiorentina (2-3)

Roma: Pigliacelli; Sabelli, Orchi, Barba, Nego; Viviani, Caprari, Ciciretti (33'st Rosato), Verre, Piscitella (53'st Leonardi); Tallo (23'st Rosato). A disp: Proietti, Pagliarini, Ceccarelli, Cittadino. All.: De Rossi
Fiorentina: Lezzerini; Bittante, Camporese, Rozzio (50'st Empereur), Ashong (22'st Biondi); Salifu, Agyei, Acosty, Matos, Campanharo; Babacar (48'st Da Silva). A disp.: Bardini, Barbero, Fossati, Panatti. All.: Consumi (Semplici squalificato)

Marcatori: 7'pt Campanharo, 34'pt Viviani su rig., 12'st Caprari, 34'st Babacar, 52'st Acosty


CAMPIONATO PRIMAVERA 2011/2012

I GIRONI:

CLASSIFICA GIRONE A: 
Juventus 55, Torino 49, Fiorentina 48, Genoa 43, Sampdoria 41, Empoli 40, Livorno 40, Novara 35, Parma 33, Cagliari 29, Sassuolo 28, Siena 22, Modena 19, Grosseto 12.

Girone nel quale la favorita ha mantenuto le premesse: la Juventus è squadra solida e con elementi interessanti (Gabriel Appelt, Branescu, l'attaccante classe 94 Padovan e l'ultimo arrivato Bouy da seguire). Benissimo il Torino di Gomis e del centrocampista centrale Gatto (classe 94). Classifica marcatori vinta da  Moscati del Livorno (92) con 19 reti, a pari merito con Mauro Icardi della Samp (debuttante con rete in Serie B contro la Juve Stabia a fine stagione).


CLASSIFICA GIRONE B:
Inter 53, Milan 53, Varese 50, Chievo 47, Albinoleffe 47, Bologna 39, Padova 33, Cittadella 30, Udinese 30, Atalanta 29, Brescia 26, Cesena 24, Vicenza 23, Hellas Verona 21.

Girone guidato dalle milanesi ma straordinaria prestazione di Varese (grande anche lo scorso anno) e Chievo. L'Inter si aggiudica il primato avendo battuto il Milan negli scontri diretti e non paga eccessivamente il doppio impegno in Next Gen. Milan che viene fuori alla distanza grazie anche ai due bomber assoluti Comi (25 reti) e Ganz (15). Fantastici Bessa e Mbaye nell'Inter, da segnarsi Kirilov (esterno d'attacco classe 92) e Maccarone (centrale di difesa del 94) del Chievo e Fiamozzi (centrale di difesa del 93) e Borzani (centrale di centrocampo del 93) del Varese. Interessantissimo anche l'attaccante dell'Albinoleffe Belotti (classe 93) che ha segnato 12 reti in Campionato e 2 in Serie B con la prima squadra


CLASSIFICA GIRONE C:
Roma 70, Lazio 62, Palermo 58, Catania 46, Napoli 45, Reggina 40, Lecce 39, Ascoli 30, Juve Stabia 25, Nocerina 25, Bari 24, Pescara 18, Crotone 16, Gubbio 11.

Girone forse meno equilibrato rispetto agli altri. Roma e Lazio sono decisamente più forti mentre il Palermo è l'unica squadra a mostrare spunti che vadano oltre la parte restante della classifica. Nella Roma brillano Viviani, Verre e Tallo (attaccante da 17 reti del 1992), mentre nella Lazio ottimo Barreto (capocannoniere con 19 reti) e Ceccarelli con 17 reti (fino al prestito di gennaio alla Juve Stabia). Nel Palermo si distingue il baby Bollino (classe 94) che mette a segno la bellezza di 18 reti da attaccante esterno. 


FINAL EIGHT
La fase finale si tiene tra Gubbio e Foligno.


Roma - Varese (4-0) Ricci, Ciciretti, Nico Lopez, Frediani (Rom)

Lazio - Torino (2-1) Emmanuel, Emmanuel (Laz), Pinelli (Tor)

Inter - Palermo (2-0) Mbaye, Mbaye (Int)

Juventus - Milan (0-2) Ganz, Valoti (Mil)






SEMIFINALE

Roma – Lazio (1-3) 
Marcatori: 26' Zampa (L), 45'+1 Viviani (R), 67' Emmanuel (L), 85' Rozzi (L)

Roma (4-2-3-1): Pigliacelli, Sabelli (86' Leonardi), Orchi, Barba, Nego, Viviani, Verre, Politano (83' Ricci), Ciciretti (68' Nico Lopez), Piscitella, Tallo. A disposizione: Proietti Gaffi, Romagnoli, Carboni, Cittadino.
Allenatore: De Rossi.
Lazio (4-3-3): Berardi, Ilari, Crescenzi, Sbraga, Marin, Onazi, Zampa, Cataldi (74' Salustri), Rozzi, Barreto, Emmanuel (88' Crecco). A disposizione: Scarfagna, Serpieri, Cilfone, Tira, Vivacqua. Allenatore: Bollini.

Derby romano combattuto che nonostante i pronostici premia una Lazio compatta e cinica e una Roma a tratti convincente ma sprecona. In avvio parte bene la squadra giallorossa ma a metà primo tempo è la Lazio a passare in vantaggio con Zampa da 35 metri. Alla fine del primo tempo, dopo aver più volte sfiorato il pareggio, arriva una splendida punizione di Viviani a riequilibrare la partita. Nel secondo tempo le squadre faticano a scoprirsi ma è nuovamente la Lazio a portarsi in vantaggio grazie ad una rete di Emmanuel da dentro l'area. La Roma tenta di recuperare, prende un palo con Nico Lopez, ma poi si scopre troppo e prende il terzo goal da Rozzi sul finire del match. Biancocelesti in finale e grande prestazione per il portiere laziale Berardi. Vittoria meritata della Lazio.


Inter - Milan (4-3) 
Marcatori: 17' rig., 28' st Comi (M), 24', 8' 2ts, 17' 2ts Longo (I), 18' st Romanò (I), 4'1ts Innocenti (M) 

Inter (4-3-3): 1 Di Gennaro; 11 Alborno, 18 Spendlhofer, 13 Kysela, 3 Mbaye; 23 Romanò, 5 Duncan, 14 Crisetig; 10 Bessa, 9 Longo; 15 Garritano. A disposizione: 12 Sala, 24 Pasa, 16 Bandini, 8 Benassi, 20 Candido, 22 Forte, 7 Terrani.
Allenatore: Daniele Bernazzani. 

Milan (4-3-1-2): 1 Piscitelli; 2 Baldan, 15 De Sciglio, 6 Ely, 3 Desole; 8 Innocenti, 20 Cristante, 14 Hottor; 10 Valoti; 9 Comi, 11 Ganz. A disposizione: 12 Narduzzo, 21 Roggia, 18 Speranza, 23 Lora, 17 Prosenik, 7 Speziale, 16 Piccinocchi.
Allenatore: Aldo Dolcetti

Derby milanese davvero spettacolare che lascia tutti con il fiato sospeso per oltre 120 minuti di gioco. Rossoneri subito in avanti con Comi su rigore. Dopo pochi minuti arriva il pareggio di Longo dopo essersi smarcato abilmente in area e verso metà secondo tempo il vantaggio nerazzurro di Romanò di testa, vanificato poi dal pareggio di Comi sempre di testa. Ai supplementari è il Milan a passare nuovamente in vantaggio ma l'Inter non molla e ad inizio del secondo supplementare sfrutta una palla tagliata in difesa in cui Longo è lesto nell'intervenire. Le due squadre se la giocano ma quando sembra che la partita possa essere decisa ai rigori arriva la zampata di Longo che porta i nerazzurri in finale. Vittoria meritata per l'Inter ma grande prestazione di entrambe le squadre.




FINALE


Fin da subito c'è l'impressione che la vera finale si sia giocata tra le due milanesi e la Lazio crolla subito dopo un erroraccio difensivo nel quale Livaja ruba una palla vagante in difesa su retropassaggio e buca la porta di Berardi. L'Inter è padrona del campo ma la Lazio se la gioca senza timore e impegna in qualche ripartenza il portiere interista Sala (che sostituisce l'infortunato Di Gennaro, il titolare tra i pali nerazzurri). Al termine del primo tempo la Lazio pareggia con Barreto di testa, sfruttando una delle poche sbavature difensive della squadra allenata da Bernazzani che perde pure Bessa per infortunio. Il secondo tempo si apre con un'Inter arrembante che ritrova subito il vantaggio con Garritano su ribattuta di testa in porta, dopo un incrocio di Livaja. Dopo qualche timido tentativo biancoceleste ci pensa Longo a chiudere i conti su azione personale, supera due difensori e batte il portiere con una rasoiata sotto le gambe. A nulla vale la rete di Onazi sul finire della partita, l'Inter è Campione d'Italia Primavera. Longo sugli scudi (premiato miglior giocatore del torneo) ma grande prestazione di Duncan, Livaja e Mbaye. La Lazio ci ha creduto sempre ed ha tenuto testa fino alla fine mostrando un buon Rozzi, Barreto ed un eccellente Berardi. 




Inter - Lazio (3-2)
Marcatori: 4' Livaja (I), 48' Barreto (L), 3' st Garritano (I), 23' Longo (I), 44' st Onazi (L)


Lazio (4-3-3): Berardi; Ilari, Sbraga (9' st Serpieri), Vilkaitis, Marin; Onazi, Zampa, Cataldi (1' st Vivacqua); Barreto, Rozzi (42' st Tira), Emmanuel. A disp.: Scarfagna, Salustri, Cilfone, Grecco.
All. Bollini

Inter (4-3-2-1): Sala; Alborno, Spendlhofer, Kysela, Mbaye; Romanò, Duncan, Crisetig; Bessa (19' Garritano) (43' st Terrani), Livaja (33' st Forte); Longo. A disp.: Cincilla, Bandini, Benassi, Pasa.
All. Bernazzani


E' stato un campionato bellissimo nel quale abbiamo riscoperto la bellezza del nostro calcio giovanile. Le favorite erano Juventus, Roma ed Inter, con Fiorentina, Milan e Lazio come possibili outsider. Hanno deluso Juventus e Roma, squadre davvero promettenti che però si sono perse sul più bello. La Fiorentina avrebbe potuto fare di più ma è stata sfortunata a perdere ai rigori contro un grande Varese nei Play-off per entrare alle fasi finali. Il Milan ha finalmente mostrato ottimi talenti (Hottor, Comi ed Ely su tutti) ed avrebbe potuto centrare la finale se non avesse trovato un Inter superiore sia nel gioco che nella personalità. L'Inter ha vinto il trofeo grazie ad una squadra di grande talento e preparata a soffrire le partite decisive. In questo senso i ragazzi, di Stramaccioni prima e di Bernazzani poi, hanno imparato dalla Next Gen series a disputare gare di un certo livello e questo si è visto nella capacità di rimontare situazioni di svantaggio come quelle in semifinale. Grande pubblico alle finali di Gubbio e un plauso a Sportitalia, unica emittente a trasmettere le partite che hanno avuto molto successo. Il prossimo anno si aprirà con la sfida tra Inter e Roma (vincitrice della Coppa Italia contro la Juve 2-1) per la Supercoppa e speriamo che la prossima annata ci regali ancora più emozioni e talenti tutti da scoprire.






lunedì 11 giugno 2012

Luka Milunovic

Nome: Luka Milunovic
Data di nascita: 21 dicembre 1992, Belgrado
Nazionalità: Serbia
Altezza: 177cm
Piede preferito: n/d
Squadra: Stella Rossa Belgrado - SuperLiga
Ruolo: Seconda punta, trequartista, ala sinistra
Valore: 900.000€




La Stella Rossa di Belgrado è sicuramente, insieme al Partizan, la più grande fucina di talenti della Serbia oltre ad essere tra le migliori dell'intero panorama europeo, anche se spesso capita che acquistino giovani talentuosi da squadre minori potendo contare sul proprio blasone. In ogni caso la quantità di giovani presenti nella rosa della SuperLiga è a dir poco impressionante, e tutti questi giocatori un giorno andranno a rimpinguare la forte Selezione Nazionale che ultimamente sta passando un periodo di opacità dovuto alla mancata qualificazione per Euro 2012 nonostante un enorme potenziale di talento a disposizione. Un elemento che potremmo vedere molto presto nel reparto offensivo della Nazionale allenata da Sinisa Mihajlovic è la giovane seconda punta, attualmente titolare nella Stella Rossa, Luka Milunovic.

Luka nasce a Belgrado, capitale sia politica che calcistica della Serbia, ed ha mosso i primi passi nell'FK Zvezdara, club della capitale noto più per la dirigenza legata al mondo mafioso che per i risultati nei vari campionati. Nel piccolo club però Luka ha la possibilità di crescere con calma e tranquillità rinunciando così alle pressioni di club più blasonati potendosi concentrare unicamente sul suo obbiettivo: fare più gol possibili. Si fa notare in vari tornei e campionati giovanili a livello regionale e Nazionale, ma fino al 2010 non si fa avanti nessuno per lui. Nel 2010, ormai rassegnato ad una carriera di sacrificio nelle serie minori cercando così di guadagnarsi un posto nel calcio che conta, arriva la chiamata dall'OFK Belgrado che preleva l'attaccante e lo aggrega inizialmente alla formazione Under19 per poi promuoverlo definitivamente in prima squadra dove debutta il 22 luglio 2010 nella sfida di qualificazione per l'Europa League contro il Torpedo Zhodino, club bielorusso, dove gioca dal primo minuto prima di essere sostituito al sessantesimo. Un mese dopo, precisamente il 29 agosto, debutta in SuperLiga nell'incontro casalingo perso contro l'FK Partizan dove la seconda punta ha giocato la mezz'ora finale. Da quella partita purtroppo non ha più trovato spazio ed ha finito la stagione giocando per l'Under19 qualche incontro. Nel luglio 2011 viene ceduto allo Zulte-Waregam, club militante nella Jupiler Pro League (il massimo campionato belga), ed inizia molto bene la sua avventura in terra belga partendo da titolare nelle prime tre partite di campionato. Purtroppo però ha problemi di ambientamento e fatica a trovare il gol, così il suo minutaggio scende drasticamente fino a non vedere il campo in alcune partite.
Nel gennaio 2012 arriva la svolta della carriera. La Stella Rossa acquista il giovane attaccante avendone intuito il talento e da subito gli affida una maglia da titolare. Al primo incontro dal ritorno nella sua terra natale il giovane sfoga tutta la sua frustrazione segnando il suo primo gol da professionista e si ripete anche nel match successivo realizzando un'altra rete prima della sostituzione al settantesimo minuto. Due gol nelle prime due partite, prestazioni di tutto rispetto che gli fanno dimenticare i problemi accusati in Belgio e un volta ingranato fa fatica a fermarsi. Realizza 5 gol e 2 assist in 14 partite dal suo ritorno lo scorso gennaio, ma soprattutto diventa un punto fermo nell'attacco e negli schemi della Stella Rossa.

Luka è una seconda punta di movimento che varia su tutto il fronte dell'attacco. Molto abile negli inserimenti e temibile nel colpo di testa nonostante sia sotto il metro e ottanta, grazie all'ottimo tempismo. Vede molto bene la porta ed in generale sa leggere molto bene lo svolgersi dell'azione. Preferisce ricevere palla in movimento piuttosto che in posizione statica e sa farsi trovare smarcato con molta facilità. Calcia bene con entrambi i piedi ed inoltre è un discreto assitman. E' una seconda punta completa da affiancare ad un attaccante di peso o principalmente da area di rigore attorno al quale è libero di svariare cercando spazi. Se gli si volesse trovare un difetto si può affermare che dovrebbe essere più sicuro delle sue capacità così da essere più incisivo nei momenti chiave, anche se dopo la brutta avventura in Belgio ha sicuramente ritrovato in patria la tranquillità e la fiducia di cui aveva bisogno.

Finora ha giocato per le Selezioni Under19, realizzando 2 gol in 8 partite, e in Under21 con 1 gol in 7 partite all'attivo. Non ha giocato nelle Nazionali precedenti a causa della sua mancata militanza nelle più rinomate giovanili serbe.

Non si hanno voci di mercato recenti riguardo ad eventuali trasferimenti. Il giovane ha un contratto che lo lega alla squadra della capitale fino al 2014 e ci sono tutti i presupposti affinchè venga rispettata almeno questa scadenza.

sabato 9 giugno 2012

Le giovanili dei Galacticos


Fin da quando si è bambini si sogna di giocare nella propria squadra del cuore, ma non solo: in tantissimi
hanno sempre sognato di poter indossare un giorno la favolosa maglia bianca del Real Madrid Club de
Futbol.

La storia di questa squadra è direttamente collegata con il successo: da quando il club è stato fondato,
ovvero nel 1902, i Merengues sono sempre stati un riferimento per il calcio europeo; sono sempre stati tra
le squadre più forti e il fatto di essere la società più vincente di Spagna ne è la prova. Il loro primo trofeo
risale al 1905, una coppa del re, e vinsero anche le consecutive tre edizioni.


Il settore giovanile del Real Madrid è molto prolifico, avendo prodotto circa una 60 di giocatori che si
trovano nel calcio che conta. Per quanto riguarda la fase offensiva nel gioco del calcio, la Spagna è la scuola
migliore come lo è l’Italia per la fase difensiva.

La cantera si sviluppa intorno ad un concetto che purtroppo noi in Italia forse non adottiamo: i Blancos
cercano nelle giovanili il bel gioco, non il risultato; quello è una cosa che per la mentalità iberica arriva
in un secondo momento. L’obbiettivo diventa poi vincere giocando bene. In ogni caso il Castilla (prima
squadra filiale) è la più importante formazione b del campionato spagnolo, vantando una Segunda Division
e una finale in coppa del re persa proprio contro il Real Madrid.

Il settore giovanile dei Galacticos si sviluppa nei movimenti offensivi seguendo questi punti focali: recupero della palla e giocata sicura, giocata in ampiezza per cercare la superiorità numerica, sfruttare
il concetto di dentro fuori per creare spazi, fattore sorpresa attraverso la partecipazione di più uomini e
finalizzare aggirando la linea difensiva attraverso il cross. Questi movimenti sono curati nei minimi dettagli
dagli allenatori di tutte le formazioni del Real; questa è l’essenza del loro calcio.


Per quanto riguarda lo scouting addirittura venti osservatori nella solo capitale sono pronti a visionare
giocatori di tutte le età, aiutati dalle giornate di prova a cui si assiste a delle vere e proprie lotte per farsi
anche semplicemente notare. Questo è il caso del centrocampista Guti che entro nel club a nove anni, dopo
la partecipazione a una di queste giornate.

Fino ai 14 anni i ragazzini si allenano per il 90% del tempo con il pallone, mentre fino ai 12 anni gli
allenamenti vengono visti più come un gioco. Frequentemente gli allenatori dei Merengues misurano
i propri elementi nel calcio 5 contro 5 poiché ciò li abitua a giocare in spazi stretti e migliora la tecnica
individuale. Un aspetto che il club cura è la cura dell’errore: essendo umano errare non si redarguisce il
giocatore per aver sbagliato una volta, ma solo quando persevera. Inoltre il Real Madrid ha stipulato un
accordo con un istituto privato per far conciliare l’attività sportiva a quella scolastica, perché bisogna essere
preparati nel fisico come nella mente.

Il cuore dei Blancos è il centro sportivo Ciudad de Valdebebas, inaugurato il 30 settembre 2005 durante la
presidenza di Florentino Perez. Le dimensioni sono mastodontiche: 1200000 m² di cui solo 30000 sviluppati.
Il centro, costato 70 milioni di euro, include 12 campi d’allenamento e lo stadio del Castilla intitolato ad
Alfredo Di Stefano.


Il Real Madrid ha una fortissima rivalità non solo con l’Atletico Madrid ma anche con il Barcellona.
Infatti fin dall'inizio i due club erano visti come le rappresentanti delle due regioni rivali in
Spagna, Castiglia e Catalogna, così come delle due città. La rivalità raggiunse nuovi livelli negli anni in
cui Franco era al potere, quando Franco cercò di sfruttare i successi internazionali del Real Madrid; ad ogni
modo, durante la stessa guerra civile spagnola, membri del Real Madrid vennero giustiziati per mano delle milizie di Franco. Il presidente del Real Rafael Sánchez Guerra, un insigne repubblicano, fu imprigionato
e torturato. Le milizie arrestarono e uccisero anche un vicepresidente e un tesoriere del Real e fecero
scomparire un sostituto presidente.


Il Real Madrid, durante la prima presidenza di Florentino Perez, sono stati nominati i Galacticos: questo era
dovuto alle numerose stelle presenti in squadra. La filosofia di allora era prendere giocatori all’apice della
carriera ogni anno (Zidane, Ronaldo, Beckham, Owen, Robinho) e affiancarli ai giocatori provenienti dalle
giovanili. I veri campioni però non sono solo quelli acquistati ma anche quelli cresciuti negli ottimi settori
giovanili. Ce ne sono stati talmente tanti che vi proponiamo “solo” i più recenti:

Esteban Cambiasso, centrocampista argentino di quantità e qualità. E’ uno dei pilastri dell’Inter sia in
campo che nello spogliatoio; era arrivato in Italia a parametro zero.

Iker Casillas, capitano del Real Madrid e autentica bandiera. Ha giocato in tutte le formazioni giovanili della
società ed è quarto nella classifica delle presenze di sempre.

Raul Gonzalez Blanco, l’uomo che ha totalizzato più presenze nel club (741) e che ha fatto più gol (323).
E’ oltretutto il giocatore con più presenze(144) e gol della Champions League (71), miglior marcatore di
sempre delle competizioni Uefa (77) e il secondo miglior realizzatore con la Spagna (44), alle spalle di David
Villa


Samuel Eto’o, vero e proprio attaccante, di quelli che non perdonano se lasci loro un piccolo spazietto. Ha
vinto tutto il possibile con il Barcellona e poi con l’Inter. Ora gioca per i russi dell’Anzhi ma forse era troppo
presto per andare in un campionato così poco competitivo.

Juan Manuel Mata, approdato l’anno scorso al Chelsea. Possiede un mancino precisissimo ed è dotato
di una tecnica decisamente superiore alla media. E’ molto veloce e solitamente gioca come esterno di
centrocampo o mezz’ala.

Roberto Soldado, attaccante su cui il Real non ha voluto puntare. Quando poi è approdato al Valencia ha
fatto sentire tutto il suo peso: fin’ora la sua media realizzativa è di un gol ogni due partite.

Le scommesse sportive in Italia sono un fenomeno sempre più diffuso tra gli appassionati di sport


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