mercoledì 17 agosto 2011

Apriamo gli occhi... I Bilanci dei 5 campionati



In un momento così delicato per ciò che riguarda la finanza mondiale, anche il calcio, in quanto movimento che fa girare grandissime quantità di denaro, viene messo sotto la lente di ingrandimento, e in particolare viene valutata la gestione delle varie leghe e dei club nel processo spese/ricavi.
Un' analisi effettuata dalla PrincewaterhouseCoopers (PwC, Network internazionale che si occupa principalmente di consulenza finanziaria e revisioni di bilancio) ha preso in esame gli indicatori finanziari delle principali leghe europee nelle stagioni 2008/2009 e 2009/2010, evidenziando in primo luogo chi abbia formulato la strategia vincente per abbattere il debito e prepararsi alle normative del Financial Fair Play. L'indagine pubblicata dal Sole 24 Ore (tabella in basso) il 21 marzo 2011 ha potuto confermare come la Bundesliga sia la lega che ha il miglior rapporto tra fatturato (ricavi) e posizione finanziaria netta (Pfn, grado di indebitamento).

Ma vediamo nel dettaglio il grafico sottostante, basandoci sulla stagione 2009/2010:





La Premier league inglese è la lega che genera il più alto giro d'affari del vecchio continente (2, 5 miliardi di €), ma possiede anche un rosso netto complessivo di 3, 8 miliardi di €. L'elevato fatturato è garantito da molteplici aspetti: impianti sportivi ottimi e di proprietà dei club, investimenti esteri dei magnati, gestione attenta e moderna del marchio da parte di ogni società (attività commerciali, merchandising, responsabilità sociale) e della lega stessa. I ricavi si scontrano però con l'ingente indebitamento dovuto ad una gestione folle delle spese di molte società inglesi. Il calcio in Inghilterra è letteralmente sommerso dai debiti dovuti principalmente alle sconsiderate somme investite nell'acquisto di giocatori e negli ingaggi astronomici offerti a questi. Prendiamo ad esempio il Chelsea del magnate russo Roman Abramovich che da quando è alla presidenza dei Blues ha speso oltre 70 milioni di euro solo per i tecnici e oltre 815 milioni per comprare giocatori. Basti pensare al regalo che si è fatto nel gennaio 2011 dove ha speso oltre 81 milioni di euro per comprare il duo Davi Luiz-Torres (ingaggi esclusi). Il Manchester City sta rapidamente raggiungendo il Chelsea e neppure lo United e il Liverpool non sono da meno. In generale i club della Premier spendono cifre eccessive sia per l'acquisto, che per il salario dei propri tesserati.




La Bundesliga è in assoluto la lega che sta maggiormente crescendo nel panorama europeo. Nel 2009/2010 ha aumentato del 15% il fatturato complessivo (1, 5 miliardi di €), mantenendo però sui valori contenuti il debito (100 milioni di €). La Germani sta raggiungendo (forse superando) il modello inglese. Molti club, grazie anche ai Mondiali del 2006, hanno impianti sportivi di proprietà, moderni e all'avanguardia. Questi impianti vivono tutta la settimana grazie a bar, ristoranti, palestre e concerti e sono costruiti seguendo tutte le esigenze del pubblico che vive in maniera entusiastica il rapporto con lo stadio (nessuna tessera del tifoso ad impedire di godersi lo spettacolo). Le 18 società della Bundes hanno grandissimi introiti anche dal merchandising e curano moltissimo il proprio marchio. I club non sono schiavi dei diritti televisivi, basti pensare che per il Bayern Monaco costituiscono solo il 21% del fatturato (in Italia oltre il 60% per le big). L'ultimo eccezionale capolavoro della lega tedesca e delle società è la formazione e l'impiego dei giovani. Con programmi accurati, l'apertura all'integrazione e il coraggio della federazione e dei club la Germania ha aperto realmente alle nuove leve abbattendo incredibilmente i costi (i giovani si creano in casa) e favorendo la crescita dei giocatori. La nazionale offre un calcio moderno e spettacolare e il campionato 2010/2011 ha visto vincere la squadra più giovane (Borussia Dortmund).




La Liga nonostante molti club di seconda fascia siano sull'orlo del fallimento, ha un indebitamento contenuto (1 miliardo) con un giro d'affari di 1, 5 milioni di €. E' evidente però il netto divario tra le grandi di Spagna (Real e Barca) e tutte le altre società. Il Real Madrid e il Barcellona hanno un impatto assolutamente devastante sul mercato. Tra stadi di proprietà, sponsor, attività legate al marchio, merchandising e imprese sportive vantano fatturati incredibili. Secondo Deloitte (la più grande azienda di consulenza e revisione del mondo), il Real Madrid ha un fatturato di 401,4 milioni di € mentre il Barcellona di 365,9 milioni, dati 2010 (per capirci Juventus, Milan e Inter hanno un fatturato di 201,3 milioni per i bianconeri e 196,5 per le milanesi). Le altre di Spagna non possono competere con le due grandi e non godono di ottima salute e sicuramente non ha giovato la modifica che è stata apportata dal 2011 riguardo la fiscalità. Prima in Spagna esisteva un particolare regime fiscale che accomunava i calciatori professionisti ai rimpatriati i quali, come non residenti, potevano beneficiare di un'aliquota del 24%, la più bassa in Europa e nel resto del mondo per quel che riguardava la tassazione dei calciatori. Dall'anno scorso, però, la situazione è cambiata: la nuova legislazione fiscale ha introdotto un tetto di 600 mila € al di sotto del quale si può ancora beneficiare della tassazione "privilegiata", ma al di sopra del quale le aliquote aumentano e si conformano alla media europea, passando dal 45% al 49% a seconda della regione spagnola in cui il calciatore milita. L''Italia prevede il 45% di aliquota massima che scatta per i redditi che superano i 75 mila € (ipotesi che coinvolge la quasi totalità dei calciatori professionisti).




In Francia sembrano essere più virtuosi, ma solamente a livello numerico. Il rapporto tra Pfn e fatturato è addirittura in positivo (19%) ma in realtà i ricavi non crescono e il movimento, su cui incidono pochi grandi club, è ancora piccolo. La lega ha avuto un fatturato di 1 milione di € nel 2009/2010 con perdite per 200 milioni di € ma c'è da dire che i ricavi sono bassi e concentrati in poche squadre (Lione, Marsiglia, Bordeaux e Psg principalmente). Con l'avvento dei nuovi proprietari del Paris Saint Germain le cose potrebbero però cambiare rapidamente. L'ammodernamento degli impianti, l'arrivo di giovani campioni e le capacità economiche potrebbero incrementare il valore del campionato e quindi aumentare il giro di soldi.




In Italia la situazione è critica. Se la posizione finanziaria netta (Pfn) è passata da 600 a 500 milioni di € tra la stagione 2008/2009 e la stagione 2009/2010, anche il fatturato è passato da 1,6 milioni a 1,5 milioni di €. Secondo Deloitte, per il Milan il broadcasting rappresenta il 60% dei ricavi, per la Juventus il 65% e per l'Inter il 62 per cento. Numeri, questi ultimi, che indicano come il calcio italiano sia troppo sbilanciato sui diritti Tv, peraltro non così richiesti all'estero, vista la non eccelsa qualità del gioco. Le società poi spendono cifre considerevoli per giocatori e relativi ingaggi dimostrando una poca attenzione al settore giovanile che garantisce un risparmia incredibile. Non a caso, Deloitte indica il rapporto stipendi/ricavi della Bundesliga (51%) come «il più in salute» mentre quello della serie A, pari al 73%, è il peggiore. Il campionato italiano inoltre non offre strutture adeguate. Gli stadi, non ci stancheremo mai di dirlo, sono impianti vecchi e mal funzionanti. Solo la Juventus, seppur con delle restrizioni, è riuscita a costruire uno stadio di proprietà e non esiste una legge che dia una regolamentazione riguardo l'argomento. I comuni, che guadagnano somme considerevoli dall'affitto percepito dai club, non concedono i terreni per la costruzione di impianti moderni e che possano vivere tutta la settimana (come detto all'estero offrono molteplici attività ogni giorno e non solo il fine settimana). Sta diminuendo l'affluenza del pubblico alle partite, in risposta ad ambienti obsoleti, privi di comodità e piuttosto ostili (se a questo poi aggiungiamo l'introduzione della Tessera del tifoso, la situazione sembra irrecuperabile). Nel nostro paese i grandi investitori non intervengono perché frenati dall'eccessiva burocrazia. Esempio lampante è l'estenuante trattativa dei neo proprietari della Roma (i Di Benedetto) che non hanno ancora effettivamente preso completo possesso del club a causa dell'infinito iter burocratico. Altro problema importante è lo scarso introito percepito dal merchandising. Le società sono ancora indietro rispetto alla gestione del business legata al marchio e alla comunicazione e devono combattere contro la piaga del merchandising contraffatto che in Italia è esteso all'intero panorama calcistico. Insomma ci troviamo di fronte ad una situazione davvero complicata e purtroppo le risposte delle istituzioni sono assolutamente desolanti. Speriamo si possa voltare pagina in un modo o nell'altro ma l'impressione è che servirà molto tempo per risalire la china (ad ora non abbiamo nemmeno iniziato).

Di seguito pubblichiamo la classifica della suddivisione delle percentuali dei ricavi dei 20 top club europei stilata da Deloitte al termine della stagione 2009/2010. Gli indici sono Matchday (che sta percentuale dei ricavi dalle partite), Broadcasting ( che sta per percentuale dei ricavi dai diritti tv) e Commercial (che sta per percentuale dei ricavi legati al marchio e al merchandising).
Da notare la sproporzione delle percentuali nei club italiani.

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