Dopo la prima puntata, dedicata a Gabriel Omar Batistuta, torna la nostra rubrica dedicata ad un grande personaggio del mondo del calcio. Oggi vi parliamo di uno dei difensori più forti della storia del calcio italiano, il simbolo del Milan Paolo Maldini.
Vi sono pochi casi nei quali il figlio di un grande sportivo abbia superato le gesta del padre, ma questo è il caso della famiglia Maldini.
Il genitore Cesare Maldini è stato un grande giocatore del Milan con alle spalle 11 anni di carriera, disputando 347 partite; è stato anche capitano della nazionale nella stagione1962-1963 e con il Milan ha vinto 4 campionati , una Coppa Latina e ha alzato al cielo una Champions League battendo il Benfica di Eusebio in finale a Wembley. Certamente non era facile riuscire a superare un cosi grande campione e bandiera ma Paolo ce l’ha fatta. I risultati parlano chiaro: 7 Campionati Iitaliani, 5 Supercoppe Italiane e una Coppa Italia, 5 Champions League, 5 Supercoppe Uefa, 2 Supercoppe Intercontinentali e una Coppa del Mondo per Club.
La grande fame di vincere di questo giocatore lo ha portato ad entrare nelle leggenda di un grande club e del suo sport.
Ma partiamo con ordine: la sua carriera inizia il 20 gennaio 1985 quando ancora sedicenne subentra in un match contro l’Udinese. L’anno successivo, a soli 17 anni, diventa già titolare e indossa la maglietta che poi verrà ritirata dal Milan, ovvero la numero 3.
Nella stagione 1997-1998 indossa la fascia da capitano, subentrando al grandissimo Baresi. Sì, perché Maldini non è stato in squadra a fianco ad un capitano qualunque, ma proprio a colui che la gente ricorda come forse il miglior difensore italiano di sempre. Paolo è stato capace di farsi amare, nonostante tutto, più di Franco Baresi, lasciando un ricordo indelebile nella memoria di tutti. Un'incomprensione che ai più è sembrata assurda ha rovinato il suo addio a San Siro (Milan vs Roma 2-3) dove un settore della curva Sud del Milan lo ha contestato (non ha mai legato con quella parte della tifoseria).
Tra i suoi ricordi più belli il grande terzino ricorda la finale di Champions League vinta contro la Juventus ai rigori nel 2003. Diverse volte ha vinto questa competizione ma la grande festa di aver battuto, ricorda, in finale la sua più grande rivale ha dato un sapore diverso alla vittoria. Inoltre questa è stata la sua prima coppa dei campioni alzata da capitano e proprio allora ricorrevano i 40 anni da quando suo padre la aveva alzata.
Il 16 febbraio 2008 ha raggiunto le 1000 partite da professionista, vero e proprio motivo di vanto oltre al fatto di avere il record di presenze in serie A, ovvero 647. Il 24 maggio 2009 Paolo ha giocato per l’ultima volta a quella che lui definisce come la sua casa. In occasione di ciò ai tifosi sono state distribuite sciarpe commemorative e album di figurine. In più il Milan ha disputato quella partita con indosso la maglietta dell’anno successivo con una patch commemorativa raffigurante il suo volto e la scritta “Tre solo per te”.
La grande maturità che lo ha sempre contraddistinto lo ha accompagnato durante tutta la sua vita. In una intervista lui stesso racconta: ”Non sono mancino e per questo papà mi spronava sempre a migliorare il sinistro, facendomi calciare ore e ore contro il muro. Così, già in quegli anni ho cominciato a capire quanto sia importante il lavoro quotidiano, l'esercizio, l'allenamento per poi essere nelle migliori condizioni in partita”.
E’ sempre stato dotato di un'ottima tecnica: il pallone veniva sempre accarezzato con un eleganza fuori dal comune per un difensore. Grandissimo era il suo senso della posizione e il contrasto, per non parlare della tranquillità e sicurezza che denotavano i suoi interventi. Inizialmente Maldini giocava come terzino destro ma al momento del suo approdo in prima squadra quel posto era già occupato. La grande occasione era lì che lo aspettava: la fascia sinistra era scoperta. Allora per non perdere il treno Paolo si è allenato giorno e notte con il piede sinistro, con il quale era comunque capace, fino a farlo diventare quasi il suo piede naturale. L’esigenza e l’occasione lo hanno quindi portato ad un livello diverso da altri giocatori: lui infatti nella sua carriera si è adattato a giocare in tutti i ruoli della difesa senza peccare in nessuno di questi. Numerosi sono le partite in cui ha dovuto stoppare un pallone alzato a campanile e il mondo in cui lo controllava lo faceva sembrare molto più simile ad un attaccante che ad un difensore.
Adesso Maldini si dedica ai figli e alla sua vita privata, ritagliandosi anche tempo per se stesso.
Ora infatti pratica boxe e calcio a sette il sabato alle undici, con gli amici più cari. Lui stesso afferma che in difesa non gli piace giocare, preferendo ora stare un po’ più avanti per sfruttare la tecnica.
Ci sono state delle proposte lavorative per farlo rimanere all’interno del mondo del calcio ma lui dopo 25 anni di carriera non ne ha voluto saper e preferisce rimanere, almeno fisicamente, al di fuori di questo ambiente.
In molti gli hanno sempre chiesto se lui non abbia avuto il rimpianto di non aver vinto il Pallone d’Oro ma lui ha sempre ricordato che alla fine il vero senso del calcio si racchiuda nel collettivo. Le vittorie non si raggiungono senza lottare e sudare tutti insieme e se il Milan ha vinto tanto molto lo deve anche a lui. L’unico vero rimpianto che riesce a trovare è non avere vinto un trofeo con la maglia della nazionale. Era capitano nel mondiale del 2002 e non vuole ricordare le ingiustizie della partita contro la Corea del Sud. La partita veramente che non riesce a dimenticare è la finale del 1994 persa contro il Brasile.
La sua carriera si è svolta solo esclusivamente al Milan, dai 10 ai 41 anni passando annate straordinarie e non, conquistando trofei e gloria. In molto lo hanno dato per giocatore finito dopo il mondiale per club del 2007 ma lui ha dimostrato esattamente il contrario, che di benzina ne aveva ancora molta. La grandezza di Paolo Maldini sta nell’essere sempre stato umile e non aver mai abbandonato una sfida, anche quando in molti erano contro di lui. Emblematico lo striscione che la curva dell'Inter gli ha dedicato il giorno dell'addio “Maldini: da 20 anni nostro rivale ma nella vita sempre leale”.
Beh, se il dna è lo stesso... attenzione al figlio di Paolo, quelle delle giovanili del Milan. Magari sarà più forte e vincente di Paolo!
RispondiEliminaA parte l'ironia... non nasceranno altri come Paolo Maldini, bandiera e fuoriclasse assoluto!