mercoledì 12 settembre 2012

Calciatori o assassini: i casi Hall, Bruno e Edmundo


Il calcio è più di uno sport. Il calcio è una cultura, un sogno, un mezzo attraverso cui c'è democrazia e libertà. E' una condizione che tutti possono raggiungere. E' una chimera che ci rende la settimana lavorativa, impegnativa e problematica molto più sopportabile. Troppo spesso, però, negli ultimi anni in questo meraviglioso universo sono scoppiati scandali che allontanano le persone da esso. Si potrebbe dire che il problema del calcio è il calcio stesso. In continuo conflitto con se stesso, Dottor Jeckyl e Mister Hyde si affrontano non per avere la meglio sull'altro, ma per coesistere perché, come ha detto qualche tempo fa Yohan Cruijff: “Il calcio non è il buono contro il cattivo e fare in modo che vinca il buono. Il senso del calcio è che vinca il migliore, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget”.
Qualsiasi bambino sogna di diventare un giorno un calciatore professionista, sia perché può rappresentare il lavoro più bello del mondo, sia perché potrebbe risolvere per sempre qualsiasi problema economico, ovviamente a certi livelli, sia perché è il mezzo migliore e più rapido per diventare famosi in Europa. Una condizione di esteriorità che purtroppo sottolinea nel migliore dei modi le nuove generazioni, sempre più legate ai soldi, alla televisione e alle banalità. Soldi, potere e visibilità: un trinomio che chiunque aspira. Un trinomio forse troppo facile da raggiungere e da farsi sfuggire. Ebbene, sì. Molti, troppi calciatori hanno dovuto dire addio ai propri sogni per infortuni o, cronaca degli ultimi anni, scandali. L'ultimo scandalo, solo in ordine cronologico, è l'arresto con l'accusa di omicidio di Andrew Hall, giovane talento 18enne di belle speranze dello Stoke City, un dramma che ha rovinato la vita di più persone, non solo dello stesso promettente calciatore. Ma andiamo con ordine. Era il 9 Giugno quando il talento inglese, in compagnia della sua fidanzata, Megan Leigh Peat, 15enne, legata al giovane da dieci mesi, si reca ad una festa ad Ampthill, in Bedforshire. Dopo poco, Hall viene notato da alcuni di questi fuggire via tutto sporco di sangue. La domanda che ovviamente si pongono tutti è cosa fosse successo in quella tranquilla villetta dell' Inghilterra orientale. La risposta è molto semplice: Hall ha ucciso la sua fidanzata, in uno scatto di futile gelosia con ben 60 coltellate. La scorsa settimana è stato condannato dal giudice Richard Foster all'ergastolo. Una condanna giusta, una decisione che rovinerà la vita a colui che ne ha rovinate altre e che si è precluso una carriera sportiva dalle ottime premesse.


Ma, purtroppo, non è l'unico caso di arresto per omicidio nel mondo del calcio. Possiamo registrare altre due situazioni simili che hanno come protagonisti calciatori brasiliani, uno dei quali con un glorioso e vincente passato in Italia. Il primo, forse anche quello meno famoso, è relativo a Bruno Fernando de Souza, più comunemente conosciuto come Bruno, ex portiere e capitano del Flamengo, forse il club più famoso in Brasile. Giusto due anni prima dell'omicidio di Megan, il 9 Giugno 2010 l'amante di Bruno, la modella 25enne Eliza Samudio, scomparve. In un primo momento il calciatore fu ritenuto estraneo ai fatti, ma durante le indagini un parente dello stesso rivelò che Bruno e altre sette persone, tra i quali la moglie del calciatore, ne erano i colpevoli. Infatti, il brasiliano aveva sequestrato la donna, torturata, uccisa e data in pasto ai suoi rottweiler nel tentativo di eliminare ogni prova del delitto. Il movente era legato al fatto che la modella era rimasta incinta di Bruno dopo una notte di sesso e aveva rifiutato la possibilità di aborto. Gli otto entrarono in azione quattro mesi dopo la nascita del figlio illegittimo, rapendo la donna dall'hotel in cui soggiornava e segregandola in un'abitazione a Belo Horizonte, di proprietà dei coniugi Souza. Anche l'avvocato capì che era una causa persa e decise di non rappresentarlo più in tribunale. Bruno fu accusato di omicidio, sequestro di persona, corruzione di minori e creazioni di una band criminale.
Il secondo, invece, è molto famoso. Si tratta di Edmundo, ex bomber della Fiorentina e del Napoli, con una storia importante in nazionale. In questo caso la situazione è molto meno, si fa per dire, drammatica. Infatti, Edmundo è stato accusato il 15 Giugno 2011 per omicidio colposo nell'incidente di cui fu protagonista e nel quale morirono tre persone nel 1995 a Rio de Janeiro. Il 2 Dicembre di quell'anno, infatti, morirono tre persone: una ragazza che viaggiava con lui e una coppia in un'auto investita dal fuoristrada del giocatore. Altre tre ragazze, che si trovavano sul mezzo guidato da Edmundo, rimasero ferite gravemente. Nell'Ottobre del '99 il calciatore era stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere in regime di semilibertà, ma è sempre riuscito a rimanere fuori di galera grazie ai continui ricorsi presentati. Ovviamente Edmundo ha chiesto il ricorso e non si è presentato alla polizia. Abbiamo analizzato tre storie di calciatori assassini, casi analoghi e allo stesso tempo diversi che si accomunano soprattutto per un'unica conclusione imprescindibile: la rovina di vite proprie e altrui.



2 commenti:

  1. Davvero vergognoso!
    Tre ragazzi che hanno avuto tanta fortuna dalla vita e poi la buttano nella merda per pazzia!
    Scusate il turpiloquio, ma storie simili mi fanno davvero arrabbiare!

    PS: Complimenti per l'articolo. Ben scritto e molto commovente.

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  2. I complimenti vanno tutti al nostro Ben che ha scritto l'articolo... Tranquillo caro Rosario, queste storie fanno davvero arrabbiare ma ci ricordano che anche i calciatori sono uomini, e in quanto tali possono essere fragili, instabili o addirittura folli, anche se la loro condizione socio/economica dovrebbe rendere la loro vita molto più semplice ed apprezzabile...

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