Dubito vi siate mai recati A Pau Grande, un paesino che conta 5000 abitanti, distante 1 ora e mezza di
macchina da Rio de Janeiro , assolutamente anonima, ma famosa soltanto per il suo cimitero che ospita il
grandissimo Manoel Francisco dos Santos Garrincha.
L’uccellino, soprannominato così a causa del suo
aspetto minuto che ricordava gli uccellini che lui era solito cacciare da piccolo, nacque il 28 ottobre 1933. La
sua infanzia fu travagliata soprattutto dal punto di vista fisico, infatti, la causa del suo essere minuto ,deve
essere unicamente attribuita alla poliomielite che gli portò diversi problemi come ad esempio la
deformazione della spina dorsale e lo sbilanciamento del bacino. I medici lo dichiararono invalido e gli
sconsigliarono ovviamente di praticare il calcio. Contrariamente al parere dei medici decise di diventare un
calciatore ma era impossibile capire come un uomo a cui la gamba non poliomielitica si curvasse come
quella poliomielitica potesse camminare, ma smentendo tutti, divenne una delle ali destre più forti di
sempre.
Manoel esordì nelle giovanili del Pau Grande, la squadra della fabbrica tessile dove lavorava,
iniziando da trequartista, per poi essere schierato nel ruolo di ala destra, ruolo che lo consacrerà tra i
signori del calcio. A 16 anni divenne uno dei più forti della regione e si guadagnò un provino al botafogo
che gli permise grazie ad un ottima prestazione, di accedere alla prima squadra. Nel provino, la leggenda
narra di un doppio dribbling più tunnel ai danni di Nilton Santos che stupito, chiese ai dirigenti del club di
Rio di tesserarlo. Affare fatto, Garrincha si accontentò di 1500 cruzeiros (circa 72 dollari) e da lì a poco
divenne uno dei più temuti giocatori del mondo.
Con il “fogo” arrivarono diversi trofei: ben 3 campionati
carioca e 2 tornei rio-san paolo da assoluto protagonista. Grazie alle sue prestazioni si guadagnò la
convocazione ai mondiali del 1958 dove fu la rivelazione della squadra carioca trascinandola alla conquista
del mondiale insieme al connazionale Pelè. Ma fu nel 1962 che raggiunse l’apice della sua carriera
garantendo al Brasile a suon di gol il Brasile la conquista della sua seconda coppa del mondo consecutiva.
Nella competizione intercontinentale divenne il leadership incontrastato della nazionale dalla seconda
partita, dove, Pelè si infortunò gravemente. Anche il suo bagaglio tecnico crebbe, infati oltre al dribbling
secco, potè vantare anche di un potentissimo tiro ad effetto che gli garantì numerose segnature.
La sua dote migliore consisteva certamente nel suo particolarissimo dribbling, giocata che eseguiva nel
compiere due diversi tipi movimenti: tagliare verso l'interno del campo o, tipicamente, allargarsi verso
destra, sempre partendo palla al piede dal proprio settore di competenza: la fascia destra. Le sue azioni
risultavano essere piuttosto ripetitive tanto che in una partita valevole per il torneo Rio-San Paolo che il
Botafogo giocò contro l'América, l'arbitro arrivò a minacciarlo d'espulsione per via dell'eccessivo numero di
dribbling effettuato a scapito del terzino Ivan.
Il dribbling era reso particolarmente efficace dall'esplosività
dello scatto e dall'imprevedibilità dei movimenti dovuta all'asimmetria degli arti inferiori. Garrincha è
ritenuto il massimo rappresentante del cosiddetto futebol moleque, ovvero di uno stile calcistico incentrato
sull'inventiva e sull'improvvisazione, dove gli schemi tattici sono secondari rispetto al talento naturale
del calciatore. Ciò ha portato i critici ed i tifosi ad interpretare Garrincha e Pelé, i due maggiori calciatori
brasiliani dell'epoca, come due opposti, sottolineando da un lato l'approccio squisitamente ludico del
primo, dall'altro l'efficacia e l'efficienza del secondo;
In patria viene ricordato come il giocatore più forte di sempre, addirittura anche più di Pelè, perché mentre
quest’ultimo dopo aver dominato il mondo, approdò nella famosa MLS per ricevere i miliardi, Garrincha
è sempre rimasto a casa.
Viveva una vita sregolata, senza alcun controllo, infatti divenne totalmente
alcolizzato, si sposò varie volte, tentò il suicidio con il gas diverse volte fino a quando morì all’età di 49
anni. Ma prima di morire in uno dei carnevali di Rio apparì in uno di questi carri allegorici, era magrissimo,
completamente povero e si muoveva meccanicamente salutando con la mano la gente, ma le persone
impazzirono lo stesso perché lui Garrincha, era allegria del popolo. L’autopsia ci ha raccontato che è morto
di alcolismo cronico, non mangiava da 20 giorni ma beveva moltissimo. Ma se andate a Pau Grande dove è
sepolto in modo modestissimo, infatti la tomba è spartana, trovate accese sempre 7 candele, perché lui è
stato il più grande numero 7 di sempre, colui che fu la Gioia del popolo, Mané Garrincha.
Gambe storte per la tubercolosi... dubito che però ci sia stato, ci sia o ci sarà un giocatore come lui nel dribbling!
RispondiEliminaChe giocatore... Mamma mia...
RispondiEliminaCon questo articolo diamo il benvenuto a Paride De Fidelibus, un nuovo appassionato collaboratore che entra a far parte del nostro staff. Benvenuto Paride!!!
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