Oggi vogliamo risvegliare in voi il ricordo di uno dei più grandi centrocampisti che il nostro mondo del calcio abbia avuto: Fernando Carlos Redondo Neri.
Al di là delle qualità innate dentro il campo, si è meritato il soprannome di “Principe” anche per la grandezza che ha saputo dimostrare in occasioni non pertinenti al calcio. Basti pensare che dopo il suo trasferimento al Milan ha proposto alla società di non percepire lo stipendio( 5 miliardi di Lire) fino al suo rientro in campo dopo il grave infortunio al ginocchio. Ma andiamo con ordine.
Il 6 luglio 1969 Fernando nasce a Buenos Aires durante una calda giornata d’estate argentina. Inizia la sua carriera calcistica in una società di calcio a 5, la Talleres de Escalada, dove gioca fino ai 15 anni poiché il padre lo convince ad iscriversi ad una squadra di calcio a 11. Con gli Argentinos Juniors debutta lo stesso anno ma viene poi relegato alle giovanili del club per maturare fino ai 18 anni. Nella stagione 1987/1988 colleziona 16 presenze e nel campionato successivo, quello 1988/1989, raggiunge una crescita tale da diventare membro inamovibile del centrocampo facendo registrare 44 presenze.
Iniziano così le convocazione nella nazionale ma ai mondiali del 1990 rifiuta di partecipare per poter finire la sua carriera universitaria in economia e commercio: questa è una vera e propria eccezione per un calciatore visto che non sono in molti quelli che riescono a concludere un percorso di studi così complicato. Nell’ estate di quell’anno si trasferisce in spagna al Tenerife, dove in quattro anni conquista una prestigiosa partecipazione alla Coppa Uefa. L’allora allenatore Jorge Valdano aveva un’immensa stima nei suoi confronti, tanto che quando si trasferisce a Madrid si porta anche Redondo per la non eccesiva somma di 5 milioni di dollari.
Nei mondiali del 1994 si prende sulle spalle l’intera Argentina ma non riesce ad arrivare oltre agli ottavi anche perché era scoppiato lo scandalo sul doping di Maradona: infatti la squadra sembrava spenta e svogliata e infatti perse contro la Romania disputando una pessima partita. Alcuni sostenevano che un palcoscenico grande come quello del Real Madrid fosse troppo stressante per il giocatore ma si dovettero ricredere quando per sei anni Redondo giocò da protagonista. Difatti Fernando possedeva una classe innata, una sapienza nel controllo del pallone che raramente si è vista in altri calciatori. Era dotato di una visione di gioco a dir poco incredibile, impreziosita da un dribbling e un fisico prestante: giocava da regista ma con una grande propensione per i recuperi di pallone. Ogni sua giocata era elegante, di una bellezza ed efficacia rara. I tifosi del Real Madrid lo hanno acclamato come “El Principe de Madrid”.
Con i Blancos conquista due campionati, due Champions League (nell’edizione del 1999-2000 viene anche nominato come miglior giocatore del torneo) e una Coppa Intercontinentale. Per cinque anni non viene convocato nella nazionale argentina poiché il mister Daniel Passarella non accettava il suo taglio di capelli, ritenuto non adatti alle competizioni per la loro lunghezza. Questo gli è costato il mondiale in Francia del 1998 ma nonostante tutto con il suo paese è sceso in campo 44 volte, segnando 3 gol e vincendo una Confederations Cup e una Copa America.
Nel 2000, arriva finalmente al Milan dopo un operazione costata 35 miliardi delle vecchie Lire. Purtroppo dopo pochissimi giorni di preparazione estiva, il ginocchio del Principe salta. Inizia così un calvario di due stagioni e tre operazioni in cui viene ricostruito il crociato anteriore e asportato e pulito il tendine rotuleo. In questo momento tutti temono di aver perso l’opportunità di vedere il grande giocatore vestire la maglia rossonera. Ma lo stesso giocatore afferma che giocare con il Milan “è una cosa che sogno da sempre”.
L’enorme forza di volontà lo porta a lavorare duramente per tornare in campo e nell’ottobre del 2002 scende in campo per la partita d’addio a Boban a Zagabria durante un’amichevole. E’ una grande emozione per tutti. Ormai è pronto e a Dicembre è finalmente un giocatore pronto per essere impiegato ma la lunga inattività e l’esplosione di Andrea Pirlo ne minano le presenze. Ciononostante Redondo totalizza nelle due stagioni di vera attività 33 presenze aiutando il club di Milano a conquistare uno scudetto, una Champions League, una Supercoppa Europea ed una Coppa Italia.
La sfortuna che lo ha colpito subito dopo il suo trasferimento al Milan non è riuscita a scalfire l’animo da vero campione che ha infatti lottato per due anni per riuscire a giocare con il Milan. Oltre che alla sua grandezza in campo rimane di lui anche l’esempio di professionalità e integrità morale che lo ha distinto da molti altri campioni. Nella nostra mente rimarrà sempre l’immagine di quella giocata fatta nel ritorno della semifinale di Champions League contro il Manchester United all’Old Trafford in cui dopo una corsa sulla fascia sinistra si smarca di due avversari con un colpo di tacco e mette in mezzo una palla che non poteva che essere messa in rete. Che gran giocata.
Questi erano giocatori con la G maiuscola, altro che le prime donne che ci sono ora.
RispondiEliminaNel Milan in realtà non fece granché... però era un bel giocatore
RispondiElimina"Il 6 luglio 1969 Fernando nasce a Buenos Aires durante una calda giornata d’estate argentina"...
RispondiEliminaPeccato che chi scrive questo articolo non è al corrente che a luglio in argentina se la temperatura arriva ai 10° è per che è stata una bella giornata invernale.