mercoledì 11 maggio 2011

Justin Fashanu: talento spezzato dall'omofobia.


Un peso troppo grande, qualcosa di insostenibile in una società come questa che si fregia di aver raggiunto una mentalità moderna e progressista ma invece spesso si riscopre vecchia e sorda. E' la propria omosessualità il peso che ha portato Justin Fashanu a interrompere una promettente carriera e a ricercare una pace che invece, complici numerose vicessitudini, si tramuterà nel suicidio in un freddo garage londinese il 2 maggio 1998.Justinus Soni “Justin” Fashanu nasce il 19 febbario 1961 a Londra da genitori anglo-nigeriani che al loro divorzio lo spediscono con il fratello John, anch'egli ex calciatore britannico molto importante, a crescere in una casa d'accoglienza.Fin da giovanissimo Justin ha mostrato di avere grande talento con la palla tra i piedi e dopo aver fatto tutta la trafila delle giovanili del Norwich City, debutta a soli 18 anni nel calcio professionistico nel ruolo di attaccante. Nel 1981, dopo un inizio di carriera esplosivo (35 goal in 90 presenze tra cui il “goal dell'anno” 1980 al Liverpool) è il primo calciatore nero inglese ad essere venduto per un milione di sterline al Notthingam Forrest del tecnico Brian Clough.
E' qui che la carriera dell'atleta subisce un brusco rallentamento complici un carattere non facile, qualche infortunio ma soprattutto il pessimo rapporto con Brian Clough. Il tecnico del Notthingam, Campione d'Europa nel 79 e nell' 80 con la squadra inglese, non gli risparmia battute omofobiche perché infastidito dalle voci sulle frequentazioni del giovane e lo mette ben presto da parte. Troppi infortuni e pochi goal segnati lo conducono al calcio minore degli States fino al ritorno con brevissime apparizioni nel Manchester City e nel West Ham United alla fine degli anni 80. Il 22 ottobre 1990 Justin Fashanu confessa al Sun la sua omosessualità ed è il primo calciatore di questo livello a fare il cosiddetto “coming out”.
Inutile dire che la notizia fa il giro del Mondo e viene accolta con ostilità, sia dal mondo sportivo, che dalla comunità nera britannica che accusa il ragazzo di essere una vergogna, patetico e imperdonabile e di aver portato un danno d'immagine ai neri d'Inghilterra. Pure il fratello John, ex attaccante di Aston Villa, Wimbledon e Millwall lo rinnega pubblicamente e porta Justin a dichiarare di sentirsi solo e disperato.
Giocare a calcio per Fashanu non è più la stessa cosa e dopo aver girato alcune squadre minori tra cui Leyton, Toquay, gli svedesi del Trelleborg e gli scozzesi degli Hearts, torna negli Stati Uniti per concludere gli ultimi anni della carriera (1995).
Nel 1998 viene accusato di stupro da un diciassettenne del Maryland con il quale aveva girato tutta la notte bevendo alcolici e fumando marijuana. Le accuse si rivelano piuttosto fragili e la polizia, complice la totale collaborazione di Fashanu, non ritiene opportuno il carcere preventivo. Spaventato l'ex calciatore inglese fugge in Inghilterra dove cerca di contattare amici ed ex agenti per programmare una difesa ma non trova nessuno a dargli il supporto sperato e questo lo conduce nella disperazione più totale.
Il 3 maggio 1998 Fashanu riesce a forzare la porta di un garage di Londra e si impicca. Lascia un biglietto con queste parole: “Spero che Gesù che amo, mi accolga. Troverò la pace, infine”.Nel memorandum da lui lasciato si faceva riferimento anche alle vicende con il giovane americano: “Desidero dichiarare che non ho mai e poi mai stuprato quel giovane. Sì, abbiamo avuto un rapporto basato sul consenso reciproco, dopodichè la mattina lui mi ha chiesto denaro. Alla mia risposta negativa lui mi ha detto che me l'avrebbe fatta pagare”.
A quanto risulta da un inchiesta inglese del 1998, non pendeva alcun mandato di cattura su Justin Fashanu e la polizia del Maryland aveva lasciato cadere le accuse per mancanza di prove.
La storia di questo ex attaccante è una vicenda tragica ma che purtroppo è passata come un episodio isolato. Il tema dell'omosessualità è un tema delicato che servirebbe discutere attentamente e magari dedicheremo una rubrica apposita sull'argomento. Per ora vi abbiamo parlato del triste epilogo di un ragazzo promettente che non è stato capito e soprattutto è stato trattato come un “diverso”. Una diversità dettata dalla percezione culturale della realtà, ma che rimarchiamo non essere la realtà che dovrebbe appartenere alla generazione moderna.
Il vero metro della grandezza di un uomo è il talento.



Ricordiamolo per questo goal. Premiato goal dell'anno 1980 contro il Liverpool.

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