mercoledì 15 giugno 2011

La partita della morte: 9 agosto 1942


Nell'agosto del 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale, i nazisti stavano occupando da oltre un anno Kiev, la capitale dell'Ucraina, e decisero di organizzare un torneo di calcio tra squadre formate da ex prigionieri (per la maggior parte russi) e selezioni composte da soldati tedeschi delle varie Armi. Il torneo non era stato organizzato per manifestare la nobiltà del calcio anche in tempo di guerra e neppure in dimostrazione di virtù sportive, ma solo ed esclusivamente per affermare la superiorità fisica e strategica degli occupanti, che investirono entusiasmo e risorse al fine di rendere lampante "il credo" del popolo nazista hitleriano.
Una delle formazioni partecipanti al torneo si chiamava Fc Start, e fin da subito destò particolare interesse perché formata da prigionieri ucraini che prima di divenire soldati erano stati tutti calciatori di professione. L'Fc Start era formata da Nikolai Trusevich, Mikhail Sviridovskiy, Nikolai Korotkikh, Aleksey Klimenko, Fedor Tyutchev, Mikhail Putistin, Ivan Kuzmenko e Makar Goncharenko, tutti elementi di spicco dell'allora fenomenale Dinamo Kiev, e da Vladimir Balakin, Vasiliy Sukharev, e Mikhail Melnik provenienti da un’altra squadra della capitale ucraina, la Lokomotiv. C'è da dire che non godevano di condizioni fisiche eccellenti essendo stati in buona parte al fronte o avendo lavorato duramente in una bottega di un panettiere tifoso della Dinamo, ma la loro squadra rappresentava grandissimo talento ed esperienza.
Accettare di partecipare ad un torneo organizzato dai tedeschi in quegli anni non era facile, infatti si poteva essere accusati di collaborazionismo, ma la Start era fortemente motivata nel combattere, anche solo sul campo e senza armi, i tedeschi e la loro convinzione di superiorità. Il portiere e capitano Nikolai Trusevich (Foto 2) aveva inoltre recuperato della stoffa rossa con la quale cucire divise che rappresentassero al meglio l'antitesi del nero delle divise naziste oltre che il colore della bandiera dell'Unione Sovietica.L'Fc Start era nettamente superiore a tutti e vinse alla grande tutte le partite del torneo, trovandosi in finale contro la miglior squadra dell'esercito nazista, la Flakelf, composta dagli ufficiali dell'aviazione tedesche (Luftwaffe). In città non si faceva che parlare del talento dei giocatori ucraini a dispetto dei manifesti della propaganda che riteneva la Flakelf come una squadra invincibile (ignorando la sconfitta subita durante il torneo per 5 reti a 1 proprio dalla Start pochi giorni prima).
Il 9 agosto allo stadio Zenit di Kiev era tutto pronto e le squadre si stavano cambiando negli spogliatoi come da consuetudine. I giocatori della Start sapevano bene che il torneo era stato organizzato dai tedeschi e che il pubblico composto da soldati dell'SS, poliziotti locali ed agenti della Gestapo non avrebbe concepito una sconfitta della Flakelf. A conferma di ciò ci fu la visita dell'arbitro, un ufficiale dell'SS, che senza giri di parole fece capire agli ucraini quale dovesse essere l'esito dell'incontro.La partita cominciò e subito si capì il trattamento di favore rivolto dall'arbitro verso la squadra tedesca che tra entrate violente, falli generosamente concessi e dubbie decisioni a favore passò in vantaggio. Nella testa dei giocatori della Start scattò qualcosa: in rapida successione raggiunsero il pareggio, andarono in vantaggio e triplicarono le marcature terminando il primo tempo in davanti per 3 a 1. Inutile dire che negli spogliatoi venne ricordata loro la conseguenza di un eventuale vittoria contro la squadra ariana e infatti al ritorno in campo la Flakelf non faticò a riportarsi velocemente in parità.Nella mente di un uomo ancorato alla vita si desisterebbe e si tutelerebbe l'unica speranza di sopravvivenza concedendo la vittoria forzata all'avversario. A questo punto invece emerge l'orgoglio degli sportivi. L'orgoglio di quei calciatori professionisti ucraini costretti a giocare al di sotto delle loro potenzialità per sminuire non solo l'autorevolezza della tradizione calcistica sovietica, ma l'identità stessa di campioni ai quali la natura ha concesso un rapporto privilegiato con il pallone. Atleti vissuti attraverso il calcio nella convinzione che quando si gareggia, si lotta sempre per vincere. Un goal e poi subito un altro perché il calcio è sempre il calcio, e quando sai giocare non vorresti smettere più di farlo. La Start non poteva frenare le capacità delle sue pedine e la vittoria era un' inevitabile conseguenza. Il difensore Klimenko verso il termine della partita scartò quasi tutta la squadra in divisa nera superando anche il portiere e bloccando la sua avanzata sulla riga di porta. Non appoggiò la palla in rete ma si girò calciando la palla verso il centro campo. La partita terminò per 5 reti a 3 in favore dell'Fc Start.
Ci piacerebbe raccontare il finale del film "In fuga per la vittoria", la cui storia ha preso ispirazione dalla Start, ma i giocatori della compagine ucraina non si confusero tra il pubblico, scappando dall'amaro destino, come i giocatori del film di John Houston. Pochi giorni dopo vennero presi uno per uno, torturati e mandati nei campi di prigionia. Se ne salvarono soltanto tre e solo Goncharenko a distanza di anni riuscì a raccontare l'incredibile storia di quella magnifica squadra.
Lo stadio Zenit, che dal 1981 ci chiama Start Stadium, conserva un monumento in onore dei ragazzi coraggiosi che hanno battuto i nazisti quel 9 agosto del 1942 e la Dinamo Kiev ha eretto un busto per Goncharenko (che aveva realizzato la doppietta del 3 a 1) con la dedica: "A uno che se lo merita".

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