sabato 13 ottobre 2012

Il personaggio...Edgar Davids

Lo chiamavano pitbull. Avevano le loro buone ragioni per farlo: non tirava mai indietro la gamba e possedeva una grinta e una cattiveria tale da incutere timore e rispetto negli avversari. Questo soprannome gli era stato dato dal suo allenatore Van Gaal ai tempi dell’Ajax; Edgar era scontroso e irascibile, aveva un carattere molto difficile ma possedeva qualcosa in più rispetto agli altri giocatori: una grinta che rimarrà sempre d’esempio per tutti coloro che si avvicinano al mondo del calcio.

Edgar Steven Davids nasce il 13 marzo 1973 a Paramaribo, capitale del Suriname. Appartiene alla scuola giovanile dell’Ajax e debutta in Eredivise il 6 settembre 1991. Da qui in poi diventa sempre più fondamentale per la squadra poiché la sua incredibile eleganza nel trattare il pallone abbinata alle doti di mediano ne fanno un giocatore unico. Con la sua squadra vince tantissimo: 3 campionati, una coppa Uefa, una Champions League e raggiunge anche una seconda finale di Champions che però perde contro la Juventus.

Il Milan si accorge dell’importanza che potrebbe avere e decide nel 1996 di comprarlo, sperando potesse essere fondamentale come gli olandesi comprati da loro nel passato. Fin da subito si rivela un giocatore con un carattere difficile e al Milan iniziano a pentirsene. Durante la prima stagione totalizza solo 15 presenze anche per colpa di un infortunio: nel febbraio 1997 si frattura tibia e perone in uno scontro con il portiere Bucci. La rabbia però può essere un pregio oltre che un difetto: infatti dopo solo sei mesi riesce a recuperare pienamente dall’ infortunio lavorando duramente in palestra, spesso da solo. L’allora allenatore del Milan Capello era molto preoccupato della possibile influenza negativa del giocatore sullo spogliatoio e quando arriva la notizia di un’offerta della Juventus nessuno si oppone: tanto più che il giocatore era arrivato grazie alla sentenza Bosman a parametro zero e la proposta juventina era di 9 miliardi di lire.

Quando il giocatore arriva a Torino, al Milan sono contenti e felici del suo trasferimento tanto da dire “ci siamo tolti una bella grana”; a fine stagione però la Juventus vince serie A e Supercoppa Italiana mentre il Milan arriva decimo. Moggi e Lippi puntano tantissimo su di lui e gli consegnano le chiavi del centrocampo. La continuità di rendimento unita alla grinta, all'abilità nel tackle ed alla straordinaria tecnica individuale ne fanno uno dei migliori interpreti del suo ruolo di quegli anni е di ogni tempo.

Alla fine dell’anno viene chiamato a disputare il mondiale in Francia e qui gioca veramente bene portando l’Olanda in semifinale, partita persa poi con il Brasile. Alla fine della competizione viene eletto come uno dei migliori giocatori del torneo.

La stagione 1998/1999 non inizia però con il piede giusto: la Juventus non è brillante come nella stagione precedente e Marcello Lippi viene esonerato a metà anno. Al suo posto arriva Ancelotti che si trova subito bene con l’olandese; la squadra arriva fino alle semifinali di Champions League contro il Manchester United con cui perde con un risultato complessivo di 4 a 3. Inoltre la Juventus perde lo spareggio per l’accesso alla Coppa Uefa e questo desta molti malumori nello spogliatoio. L’anno successivo la Juve perde il campionato all’ultima giornata nella famosa partita contro il Perugia arbitrata da Pierluigi Collina e Davids ciononostante disputa un ottimo campionato. In estate gioca il campionato europeo in Olanda anche se purtroppo esce in semifinale contro proprio l’Italia ai rigori. Edgar è considerato il miglior giocatore del torneo e uno dei più forti giocatori del mondo.

L’annata 2000/2001 è la peggiore: all’olandese viene diagnosticato un glaucoma agli occhi e per questo è poi costretto a giocare con gli occhialini che tanto lo hanno caratterizzato nella sua carriera. Viene però trovato positivo all'antidoping dopo una partita con l’Udinese e nonostante la difesa da parte sua e della società (sostenevano fosse dovuto alle cure per gli occhi) viene squalificato per 5 mesi dai campi di gioco.

Al suo ritorno però la squadra ha dei problemi tattici: Lippi (ritornato sulla panchina bianconera) deve riuscire a conciliari i diversi giocatori che giocano sulla parte sinistra del campo: Nedved, arrivato per “sostituire” Zidane, Del Piero e Davids. La soluzione però viene trovata con un’ottima intuizione da parte dell’allenatore: Del Piero viene spostato più avanti, a Nedved viene concessa la possibilità di svariare e quindi si crea lo spazio per Edgar. La Juventus riesce così a vincere un contestatissimo scudetto ai danni dell’Inter e riesce a ripetersi anche l’anno successivo, perdendo però la finale di Champions ai rigori contro il Milan.

La stagione 2003/2004 comincia non proprio bene: la squadra ingaggia Appiah, ritenuto l’erede naturale di Davids, poiché quest’ultimo destava preoccupazioni dal punto di vista fisico. In più l’olandese, vicino alla fine del contratto, chiedeva un sostanzioso aumento di stipendio, cosa che Moggi non era disposto a concedere. Così l’allenatore lo schiera pochissimo e il giocatore stizzito chiede di essere mandato altrove. Viene così lasciato in prestito al Barcellona e qui sembra di rivedere il Davids dei migliori tempi: il Barca con lui in campo recupera terreno sulle prime e a fine stagione si classifica secondo. Purtroppo però la voglia di rivalsa di Edgar nei confronti del club torinese è talmente alta da fargli accettare l’offerta da parte dell’Inter: qui non riesce però a trovare la giusta condizione e gioca solamente 15 partite e neanche troppo bene. A fine stagione va al Tottenham dove gioca una stagione e mezza prima di ritornare all’Ajax, club che lo aveva lanciato. Qui rimane una stagione e contribuisce alla vittoria della coppa d’Olanda segnando il rigore decisivo. Si trasferisce poi nel 2010 per poco tempo al Crystal Palace e ora è allenatore/giocatore del Barnet, squadra che milita in Football League Two.

Di lui ci rimane il ricordo di uno dei mediani più forti di sempre, un autentico pitbull attaccato alle caviglie che però quando aveva la palla tra i piedi era capace di fare cose difficili anche per i registi più bravi. Possedeva veramente una tecnica fuori dal comune e nonostante inseguisse gli avversari per 90 minuti riusciva anche ad inventare la giocata di fino per il gol. Non a caso è stato inserito da Pelè nella sua lista dei 100 giocatori più forti di sempre.





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